domenica 4 luglio 2021

2021 07 03 - Discorso sulla dignità dell'uomo

 2021 07 03 - Discorso sulla dignità dell'uomo

Ehh, paroloni

Ohh, che cognomi

Il discorso, manco me lo ricordavo, ma per fortuna c’è uiichipedia.

Il Discorso sulla dignità dell'uomo è una orazione scritta nel 1486 da Giovanni Pico della Mirandola, celebre umanista italiano.

Tale discorso asserisce la potenza dell'intelletto che mette l'essere umano al centro dell'Universo, definendo con ciò, si un Dio plasmatore, ma già non subito d’umanità creatore.

E’ ritenuto il "Manifesto" del Rinascimento italiano.

Sembra roba comunista, quindi

In effetti parte bene.

Non so se è l’incipit, ma è molto Pico.

«[...] Già il Sommo Padre, Dio Creatore, aveva foggiato, [...] questa dimora del mondo quale ci appare, [...]. Ma, ultimata l'opera, l'Artefice desiderava che ci fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la vastità. [...] Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova creatura, né dei tesori [...] né dei posti di tutto il mondo [...]. Tutti erano ormai pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi. [...]»

Insomma, finito e creato tutto quanto, Dio cercava compagnia, e pure qualche complimento.

Così Pico se la canta e se la conta e si immagina la nascita dell'uomo e il suo rapporto con il mondo dell'Essere.

Formulando un suo mito personale, ovvero   una narrazione investita di sacralità relativa alle origini del mondo o alle modalità con cui il mondo stesso e le creature viventi hanno raggiunto la forma presente, Pico immagina Dio intento a creare il Cosmo con le piante, gli animali e ogni genere di creatura vivente che conosciamo, traendo spunto dalle Sacre Scritture.

Successivamente il Creatore, dato che la Catena dell'Essere (o dell'Esistenza) era stata colmata dagli angeli che, salendo di grado in grado per le loro qualità si congiungevano a lui, non sapendo bene come riempire quel buco, diede origine alla razza umana.

Prese della terrà e ci sputò sopra.

E Adamo così risvegliato disse subito: “ah però, cominciamo bene”.

Ma Dio, come spesso accade agli dei, ancora imbriaco di ambrosia, gli disse che quello scaracchio di vino si chiamava intelletto.

E l’uomo, avvalendosi di queste sue capacità intellettive, sarebbe stata artefice del proprio destino o salendo la Catena mediante lo studio e la filosofia, o pensando alle cose inutili, divenendo così un vegetale ignorante.

Adamo non ci capì quasi niente, dato che aveva appena iniziato ad essere vegetale ignorante.

Nè venne in mente a Dio, che subito fu tutto preso dal racconto alla sua nuova creatura di compagnia.

Ma in sostanza su ciò si basa il concetto di "dignità umana" ovvero la qualità suprema che solo l'uomo ha ricevuto da Dio. Per  Pico.

Egli può coltivarla e farla crescere avvalendosi solo della conoscenza della filosofia, di tutte le filosofie, trascendendo quella geolocale e ascendendo in trascendenza.

Praticamente la mia synfisica, la mia civiltà d’intelletto diffuso d’amore pervaso.

Guarda un po’.

Ecco qua quanta dignità.

Condizione di nobiltà morale in cui l’uomo è posto dal suo grado, dalle sue intrinseche qualità, dalla sua stessa natura di uomo. E insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e ch’egli deve a sé stesso.

Io che ho fondato il mio personale libero stato della molignana avrò fatto qualcosa di dignitoso.

Chissà se l’aperifè l’è plèn de dignitè.

Mi sa che minga no.

Poca trascendenza, manc’ancora adolescenza. 

Tutti ancora melanzane.

Ma c’è il rifugio da petonciane.

Kalimmuddignio lux videt

"chi si guarda nel cuore sa bene quello che vuole e prende quello che c'è".

Dignitosissima, la pianta del tè 

https://www.youtube.com/watch?v=Wgmy2YEhGQw 




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