2023 06 30 - Metempsicosi di razza
Che
razza di reincarnazione.
Proprio
una reincarnazione di razza.
E
guardatevelo il dizionario di filosofia della Treccani.
Pensavate
al buddismo e invece si ripete da molto prima e pure altrove.
I
greci se ne sono appropriati, come di tante altre archetipiche protoidee
Qualcuno
mi ha chiesto che fine avesse fatto lo scrivere.
Ma
come ho già spiegato io sono solo uno scrivano.
Quello
che viaggia nella neurosfera vive di vita propria, in costante reincarnazione pensativa.
E
solo a volte viene colto da un centro di gravità per la mente che ne mette a terra
i movimenti gravitazionali.
Insomma,
se non arriva la brezza dell’ispirazione di materico pensiero è perché il
rotore semantico della terra sta veicolando altro altrove.
La
vita profetica viaggia a corrente alternata.
Tra
manìa di furore profetico e vuoti dell’anima del mondo.
E
a noi non resta che la messa a terra.
Allora
mi concentro altrove.
Sono
osservatore dell’astronomia.
Cerco
una galassia, la mia autonomia.
Ma
viviamo nel terrore che ci rubino l’argenteria.
E’
più prosa che poesia.
Così
divento spettatore dell’etologia.
Osservo.
Schemi
neuronali e dinamiche dominanti.
Comportamenti emergenti domestici.
E
trovo sempre qualcosa di cui potere dire maraviglie.
Questo nuovo cane è di fenotipo albino.
Che
non preclude peculiarità del genotipo.
Fossimo
nel medioevo tutto quel candore sarebbe demonio dissimulato.
Un
po’ come le streghe dai capelli rossi.
Oggi
mi evocano sprazzi di biodiversità.
Con
una punta di comportamentalità.
Insomma,
è molto strano.
Questa
Bea cagnolina albina adotta alcuni particolari comportamenti identici a quelli di
Tina, il cane da pastore di prima.
Con
certe uguaglianze e certe differenze.
Una
è tutta bianca albina l’altra era tutta nera come la pece.
Una
ha imparato da sola in due giorni a non fare i bisogni nemmeno nel giardino di
casa, l’altra pure.
Una
gioca alla giostra da torneo medioevale, l’altra mi puntava da lontano con la
stessa attitudine di sfida.
Una
abbaia a certi suoi rumori, l’altra ululava alle sirene delle ambulanze.
Una
dormiva a pancia all’aria e zampe dritte, l’altra giunta a casa ha iniziato a
farlo uguale.
E
poi la cosa più strana sono i sogni di entrambe, costellati di frammenti di
latrati e piccoli squittii.
Dopo
i primi giorni di silenzio la genetica da veggente albina deve per forza averla
messa in contatto.
In
una forma di ricezione telepatica dalla neurosfera, che gonfia di pensieri la
gabbia di Faraday di casa mia.
Deve
per forza essere questione di razza.
Una
era aristocratico ancestrale pastore, l’altra è detta bastarda.
Ma
guardandola correre in circolo io decido che abbia dei geni pastorali.
E
la battezzo ultimo sterile magico esemplare puro albino di maremmano nano.
Purtroppo
sterile perché per mano d’umano riproducibile solo per clonazione.
Insomma
ve la faccio corta, ma per me siamo testimoni di una reincarnazione.
Di
razza in razza.
Pura e bastarda.
D’altronde
l’anima del mondo sta nella neurosfera a botte di 21 grammi per volta.
Perché
mai non dovrebbe reinfilarsi e manifestarsi da qualche altra parte.
Penserete
che sia pazzo.
E
questa sarebbe schizofrenia, prima ancora che manìa.
Ma nel linguaggio corrente mania è sinonimo di fissazione, ossessione, esaltazione.
Allorché
andando più a fondo nella ricerca etimologica, si trova la radice sanscrita man
da cui il sanscrito mana = mente e manyu = furore.
Ma
quale maniacale furore profetico.
Voi
credete che io veda cose che non ci sono.
Ma
la realtà è che io vedo cose che voi non vedete.
A
volte.
E
un cane di più.
Nel
sottoscala della sterile ragione.
Tra le porte della percezione.
Kalimmudda
ipsum dixit
Ma che manìa : qualche grammo di reincarnazione d’artista.