domenica 31 dicembre 2023

2023 12 31 – Fuochi alle polveri

2023 12 31 – Fuochi alle polveri

 

Ero piccolo piccolo.

Arrivava l’ultimo dell’anno.

Aspettavo tremolante di gioia.

Mio padre ci portava in montagna.

Erano anni di bum.

Per la mia famiglia poi eravamo su di un treno in corsa.

Inseguivamo la carriera di mio padre.

E l’agognato benessere.

Forse monetaria ricchezza.

Al momento riferito al racconto avevamo una orgogliosa piccolissima casetta monolocale in montagna.

Nella lussuosa prestigiosa Svizzera.

Ma nel cantone agricolo del Vallese.

Per arrivarci si doveva passare il Sempione.

C’era la scelta tra valicare il passo e imbucare la macchina sulla navetta del tunnel.

Mio padre sceglieva sempre il tunnel.

Credo fosse per rispettoso ricordo delle sue grandi opere da ingegnere.

Il Sempione non l’aveva scavato lui, ma sapeva cosa aveva voluto dire.

La frontiera stava a Iselle.

Poche anime sui treni ad andare e venire.

E un casotto di alpina gendarmeria.

Ci facevano aprire i bagagli regolarmente per controllare.

E noi ci fottevamo di paura.

Mio padre col passato da contrabbandiere continuava la pratica.

Per mantenere viva la sua tradizione qualche rischio si poteva pure correre.

E contrabbandavamo spiegazioni al gendarme.

Con le valigie piene di vietatissimi dolci napoletani.

E soprattutto, sotto il loro strato, ancora più vietati fuochi d’artificio arrivati direttamente da Napoli.

Tramite il complice zio Geppino, che radicato nell’anima dei mille colori, lui sapeva da chi andare.

Non c’erano mica certificati di conformità, c’era la fiducia della conoscenza.

Comunque passavamo sempre, non so se per perpetrati piccoli reati di corruzione del gendarme.

Reati di cui mio padre era campione di mancia.

E quindi come sia sia, in Svizzera ci entravamo sempre.

Spesso c’erano anche le mie cugine, adottate di gioia.

Sbucati fuori dal tunnel e raggiunta la casetta si sciava e festeggiava aspettando il 31 a mezzanotte.

Giravamo orgogliosi tutti nel bagagliaio del nostro familiare protosuv rosso.

Alla notte del 31, partiva la sarabanda al comando di fuoco alle polveri di mio padre, che bene si curava di fare attenzione a maneggiarle le polveri.

Eravamo gli unici o quasi, ad illuminare il cielo di stelle.

E gli svizzeri agresti si affacciavano a guardare, qualcuno ululava e batteva le mani.

Oggi è pratica generale.

In tanti anni, sotto la responsabile vigile mano di mio padre, mai nessun incidente ci turbò la gioia straripata dopo un anno di attesa.

Oggi quanto è ipocrita la demonizzazione della tradizione.

E funziona.

Quanta gente conosco che ha paura di un piccolo bengala.

Certo ci sono gli incidenti.

E quello che vi sto per dire non vi piacerà.

Ma fateli due conti.

Siamo 60 milioni, coi fuochini pure di taglio da bambini.

Siamo certificati, conformati, controllati, e non so più quale ati.

Sempre se non diventiamo vietati.

Quale è la probabilità in percentuale dell’incidenza di un incidente?

Generalizzare è il problema che deresponsabilizza.

Chiedetelo all’anima di mio padre.

E per me date pure fuoco alle polveri.

La soluzione non è un divieto di tradizione.

Siate responsabilmente legali.

Io resterò a guardarvi.

Come ogni bravo vecchio, dalla casetta dei miei ricordi.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Ehhh, per niente facili uomini sempre poco allineati

 

Ps.

La notizia del giorno

Sventato a Milano vietatissimo contrabbando di struffoli e sfogliatelle




sabato 30 dicembre 2023

2023 12 31 – Un fascio di divieti

 2023 12 31 – Un fascio di divieti

 

Ve lo dicevo, io.

Sono mesi che ironizzo sull’esistenza di una pericolosa surrettizia latenza di pensiero fascista.

E come altro volete chiamarlo.

E come altro volete chiamarli.

Si deresponsabilizza l’individuo.

Con la coercizione forzosa.

Roba da coatti dell’intelletto.

Questa è follia da patriarcato.

Del suo delirio di potenza.

Camuffato patriarcale.

Operazione capodanno sicuro.

Firmate parecchie ordinanze di capodanno.

Mi vien voglia di riportare tutto il comunicato Ansa.

Perché vi rendiate conto di come si sguiscia strisciando nelle menti.

E lo riporto si.

Ma in coda per non disturbare

Qui basti sapere che c’è tanto divieto di botti, di vetro, di circolazione e pure, udite udite, pure di alcol.

A Milano dal pomeriggio del 31 alle 6 del 1 gennaio sarà vietata la vendita dell'alcol all'interno della cerchia filoviaria: chi vuole brindare al nuovo anno potrà farlo nei locali.

Ecco l’ignoranza che striscia come una biscia.

Pensiero stupendo, nasce un poco strisciando.

Cambridge.

Cittadella univeristaria.

Bisogna esserci stati, anche lì.

Dove di certo serpeggia cultura.

Ecco quindi la demo dell'utilità dei divieti.

Tradizionale pub all’inglese

Sono le 22 e 45.

Suona la campanella.

Alle 23 scatta il divieto di vendere alcolici nei pub.

I ragazzi si mettono in fila.

Passano in cassa e tornano fuori.

Ognuno col suo fascio di pinte sottobraccio.

Fasci di guinness.

Fasci da guinness.

Alle 24 sono tutti ubriachi.

Poi sembra l'errore di una spinta, alzan la voce.

È un attimo, e il tempo scorre più veloce.

Big Jim lo centra con l'anfibio nel torace.

Rosso di sangue cade a terra, braccia a croce.

E la rissa continua tra il fascio di divieti.

Era l’affresco del tanco del murazzo

Qua si fanno provini per la parte del proibizionista Capone

Già che ci siamo vietiamo anche il cappone, così solo per assonanza.

Mi viene anche una buona soluzione per il tanto attualizzato problema della violenza di genere.

Vietiamo i contatti tra uomini e donne.

Ghetti e ginecei.

Così resta solo la cyberviolenza.

Che tanto è saiberg, sai che nce frega.

Chiacchiere e distintivo una sega.

Questi hanno la divisa nera.

Sono pericolosi.

Non metteteceli più in divisa.

E allora faccio l’anarchico.

Esco col cane di bianco pilu vestito.

E compro vino fin dal mattino.

Mentre mi chiedo.

Ma questo stato emergenziale, sarà poi costituzionale?

Striscia pensiero, striscia.

Come un cobra indecente.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Il cobra non è un serpente ma un pensiero frequente che diventa invadente.

 

Ndr : il fascio di divieti

Lotta ai 'botti', alle sbronze e alle bottiglie in vetro: a 48 ore dalla notte di San Silvestro le grandi città, da nord a sud, si preparano allo scoccare della mezzanotte e a dare il benvenuto, in piena sicurezza, all'anno nuovo.

Molti sindaci in tutta Italia hanno già firmato parecchie 'ordinanze di Capodanno'. Anche i prefetti e forze dell'ordine stanno all'erta per il rischio terrorismo.

Parla, forse un po' per tutti, Lamberto Giannini a Roma: "Sicuramente le misure saranno rafforzate - ha affermato oggi al termine di un Comitato per la sicurezza - Ci sarà un grande sforzo delle forze dell'ordine. Il contesto internazionale è assolutamente delicato e richiede la massima attenzione". E sebbene "non ci sono particolari situazioni che vengono segnalate, questo non significa che si abbassi la guardia".

Occhi aperti, dunque, perché tutto si svolga nel segno solo del divertimento. Roma radunerà come ogni anno migliaia di persone al Circo Massimo per il concertone, e il Campidoglio è pronto a schierare ben 1.200 vigili solo per la notte di Capodanno. Dal 31 fino alla Befana, poi, sarà vietato l'uso dei 'botti', che dal 2012 a oggi, in tutta Italia, hanno causato oltre tremila feriti e sei morti, secondo la Società italiana di medicina ambientale.

Anche Firenze dice no ai petardi (fino alle 7 del 1 gennaio) ma anche alla vendita di bottiglie in vetro. Vetro proibito anche a Napoli in occasione del concerto di piazza del Plebiscito; qui, e a via Caracciolo, non potranno essere introdotti petardi; stop alla vendita dello spray al peperoncino. Restando in Campania, anche Caserta ha vietato nelle ore più 'calde' del Capodanno le bevande in vetro.

Crotone, in piazza Pitagora, ospiterà il Capodanno Rai 'L'Anno che verrà' e il Comune ha predisposto parcheggi, navette e maxischermi per rendere più semplice raggiungere l'evento.

Fuochi d'artificio e petardi proibiti anche a Palermo pena una sanzione fino a 5000 euro.

Passando al nord: a Milano dal pomeriggio del 31 alle 6 del 1 gennaio sarà vietata la vendita dell'alcol all'interno della cerchia filoviaria: chi vuole brindare al nuovo anno potrà farlo nei locali.

A Torino in occasione del concerto in piazza Castello si delimiterà una zona rossa e una zona gialla con divieti alla circolazione dei veicoli; occhi aperti della Questura sulla 'festa itinerante' organizzata dal centro sociale Askatasuna. Restando al nord, a Trieste la festa sarà in piazza Unità d'Italia, dove saranno off limits bottiglie di vetro e bevande alcoliche, ma anche ombrelli, seggiolini pieghevoli, aste da selfie e spray urticanti; vietati anche nel resto della città i 'botti'. Udine invece celebrerà il Capodanno con i 'fuochi gentili', luci e colori con meno impatto sonoro; stop al vetro in piazza Primo Maggio. A Venezia due ordinanze dei vigili permetteranno di bloccare il traffico delle auto a Piazzale Roma e di obbligare i pedoni a percorrere le calli a senso unico.

 

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2023/12/29/capodanno-sicuro-rafforzati-i-controlli-e-botti-proibiti_7a909d88-7893-4daa-8867-3afaae8c8f98.html

 

venerdì 29 dicembre 2023

2023 12 29 – L’ubercazzolo è maturato

 2023 12 29 – L’ubercazzolo è maturato

 

Alla fine è morto il re.

Era il primo di maggio.

E io sono diventato una persona normale.

Quasi.

Non c’entra un cazzo.

Ma mi regala un incipit allo stracazzo.

Così scelgo il qualunquismo.

In crosta di consumanismo.

Sogno l’abboffata coi botti.

Pulisco la coscienza rivolgendo un pensierino ipocrita e pure saltuario tipo meglio allòro.

Ma si, chi sono io per non essere quasi normale.

E allora non ammorbatemi i festoni.

Morti ammazzati, no.

Morti affamati, no.

Morti di guerra, no.

Morti affogati, no.

Povertà, no.

Malattie, no.

Disgrazie, no.

Però.

Una cosa mi salva sempre.

E’ ovvio adoro l’ironia.

Detesto cordialmente l’allegria.

E cosa mi resta di cui parlare?

Sogghigno.

Indovina indovinello.

La supercazzola ci va a pennello.

Ma siccome da protofascisti eravamo teutonici vorrei ma non posso, perdo il tassì e scelgo uber.

E lo incorono maschio, come se fosse ariani.

Nasce così.

Era maturanda, è maturato.

Ma chi?

Come chi.

E’ l’ubercazzolo.

Con l’aiutino dello scappellamento a destra come se fosse antani, che prima erano ariani.

Sono i soldini che ci regalano i fascisti per le feste.

Quanti siano è difficile sapere.

Scommetto anche per loro.

Si sbocciano antani come fiorami di platani.

Però potete provare a leggere di sotto a fine postino.

Buona fortuna.

Ci sono gli uberlink pregni di mensch.

Se ci capite un cazzolo.

In particolare non mi è chiaro quanto spendiamo e dove rientriamo.

Ma meno male che adesso c’è la premierona europica germana.

Che ci vigila sovrana.

Confido che ci ho un sogno.

Che i fascisti abbiano sbagliato i conti.

E veniamo invasi.

Dagli uberpanzer della retta via.

Un’Italia a testa in giù.

Con i piedi nell’aria tramontana da lander.

Un uberlander magistrale.

Col righello a bacchettarci.

Mes an cul qualunquemente.

Più sinistri certamente.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Sogghigni, tra sprazzi di uberdilà

 

Ndr : le notizie dell’ubercazzolo

 

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2023/12/28/consiglio-dei-ministri-si-al-dl-ad-hoc-sul-superbonus-e-via-alla-nuova-irpef_a068c50c-2682-4066-8735-c38c50a6ab72.html

 

https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2023/12/28/la-riforma-del-fisco-3-aliquote-e-non-piu-4-risparmi-fino-260-euro_f47aff1c-aa03-41df-9fcf-c8f87963ba6e.html

 

 

giovedì 28 dicembre 2023

2023 12 28 – Per un fascio di lampadine

 2023 12 28 – Per un fascio di lampadine

 

Sono qui a rimirarlo.

Il mio nuovo scailain.

Mi piace perché sono in alto.

Domine della città.

Si lo so potevo fare il figo e diventare domine dell’urbe.

Ma cuntetuma della sensazione proprietaria.

Madiolana roba mia.

La notte poi è ancora più bello.

Tutto quel buio inframmezzato di vita di luci.

Di lampade.

Di lampadine.

Poi in una scala condominiale qualcosa mi turba.

Un neon inizia a flesciare i suoi ultimi ritmi di vita.

La sera dopo non flescia più.

E’ morto, andato, fulminato, kaput.

Volgo il pensiero al requiem del freon.

E come di incanto mi si spegne un faro vitale di vita.

Lo skyline regala una magnificente vista sul palazzo della Regione.

Quello famoso per le tangenti.

Alto, maestoso, curvo, rotondo.

Pregno di consulenziale design di qualche archistar approdato off-shore, oltremare, che ci ha lasciato un palazzo a banana,

Ma banane a parte qualcosa mi stona.

Non capisco bene finchè realizzo.

Sono le luci per gli aerei.

Che poi gli ultimi aerei volati così in basso sono quelli dell’11 settembre.

E quel pazzo entrato ad elica senza alcun blocco dentro un ufficio del Pirellone.

Un pirlolone.

Sta di fatto che la terza luce rossa si è spenta.

Non senza una qualche mia angoscia.

Non foss’altro che vivendo vicino alla stazione non vorrei mai che un jumbo volesse atterrare in Gioia, senza troppa mia di gioia.

Ma penso sereno e fiducioso che il grande potere istituzionale della decentralizzazione avrà senz’altro squadre di manutentori pronti ad evitare la collisione.

Se non la collusione.

E vado a letto sereno.

Il giorno dopo mi sveglio e ricevo conferma dei precedenti dubbi rosso notturni.

Le lucine lampeggianti al ritmo come di addobbi sono tre, bianche e tutte alla stessa quota, in cima al tetto regionale.

Cala la notte ma la terza luce rossa ancora non c’è.

E così via per qualche giorno.

Non mi resta che richiedere l’intervento dell’autorità costituita.

Invoco l’ultima primiera fascista, quella piena di buona volontà.

So’ fiducioso che risolverà i problemi, tutti e di tutti.

Un cicinin per volta.

E quindi mi accodo nella sociale preghierina.

Premierina premierina, vieni qua a cambiar la lampadina.

Già che vieni portamene un fascio.

Non mi dire che non abbiamo il soldino.

Se non possiamo manco cambiare una lampadina siamo davvero alla frutta.

Adesso vediamo stasera.

Ora mi si pone un grave probblema, peggio di quello del traffico a Palemmo

Al kalimmudda che canzone ci metto?

Dai e dai la premierina mi ispira.

E ci ho anche la canzone importante.

Forza fasisti buttatevi, che da così in alto come dalla pirlina pirellina vedrete che imparate pure a volare.

Basta saltare.

In quel nastro di nero.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Imparando a volare, al buio del nero  

 



 

mercoledì 27 dicembre 2023

2023 12 27 – La casa è felice

 2023 12 27 – La casa è felice

 

E io che ho sempre mal sopportato le case.

Estremi simboli di consumanesima borghesità.

Così me le hanno insegnate.

A chi ce l’ha più grossa.

Mentre invece nascono tane.

E servono da nidi.

Da cui spiccare il volo.

Nascondigli.

Contro le onde del logorìo della vita.

Ma che pirla.

Così vado per citazioni di alta poesia.

Non scimmiottiamo il perfetto.

E di nuovo cambio casa.

Di nuovo cambiano le cose.

Cambio posto e chiedo scusa.

Cambio umore, numero e quartiere.

Fintanto che nessuno è come me.

Ed invece eccola qua.

A sorpresa.

La casa.

La casina di gioia.

Mi ci trovo per caso.

O per costruzione di un amore.

Un giorno avrà più di cento bambini.

E certamente due porte.

Una in faccia al sole.

E l'altra che ci pioverà sempre forte.

E’ una casina di gioia perché è proprio costruita di gioia.

Di lavoro, di tempo, di fatica, e di miriadi di piccoli gesti d’amore.

Da molto prima che ci arrivassi io.

Io l’ho solo riconosciuta nido.

Per reimparare a volare.

Non più tana di paure.

Sta in una corte di palazzi tremanti di vita fremente.

A volte così tanto che da immobile diventa mobile.

Ma non bisogna dirlo alla padrona, se no se la sogna smossa di notte in un altro quartiere.

La corte sta in un quartiere brulicante di vita.

E’ un barrio metropolitano.

Io non ci sono più abituato.

Ma è quello che avrei sempre voluto.

Almeno prima di dovere essere ufficialmente intossicato di lentezza.

Ieri ho visto e non letto un cartello tradotto in ben più di dieci lingue.

Melting pot.

Roba che adoravo da giovane.

Prima che mi richiudessero nelle trincee della mia mente.

Realizzo così che io vivo e dormo in una casa di quartiere dormitorio.

Gente che esce la mattina da brava.

E torna la sera, nell’orgoglio del suo benessere opulento creduto guadagnato se non dovuto.

Ma qua siamo nella limitrofica cerchia della stazione centrale.

Che assorbe e rilascia sprazzi di vita.

E la piazza e’ una meraviglia di circo massimo pronto per la battaglia navale di antiche galere romane.

Insomma alla fine quelle certe decine di metri quadri di vicinanza al cielo stanno qua.

Ben più leggera della mia mausoleica  casa di radice

Che dire.

Grazie all’accoglienza di una famiglia intera di pace, a partire dal nome di giudice che non giudica.

Famiglia di forza in una casa felice.

Fatta così.

Costruita di quotidiana faticata felicità.

La casa.

La casa di Daniela.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Con la doppietta che tanto piace al giudice che non giudica.

E di nuovo cambio casa.

La casa.

 



E che vista d'altura





 

martedì 26 dicembre 2023

2023 12 26 – Effetto marmotta

 2023 12 26 – Effetto marmotta

 

Stefanos santos proteggi nos tu.

Στέφανος, Stephanos, letteralmente significa corona.

In senso lato, il nome è interpretabile come coronato, incoronato.

Oh, quanta associazione si apre al mio neurone.

Ma me la tengo riservata.

Noi qua nella nostra oasi di Pace.

Il resto del mondo traballa di dolore ed inquietudine.

Conosco un modo con cui le marmotte la sanno placare.

Ma non ne posso parlare.

Sono tecniche private.

Umidificate.

Geneticamente approntate.

Nei secoli dei secoli.

Sono forti le marmotte.

Animali di pace sociale.

Tanalinghi.

Colonie sterminate che vivono nei tunnel.

Dentro cui vanno in letargo.

Quando arriva il freddo.

Il freddo.

Il freddo.

Non è un personaggio da romanzo criminale.

Quanta gente sento che si sgomenta per il freddo.

Che non c’è.

Quello che non c’è più.

Ieri a Milano era primavera.

Ma che paure.

Questo clima che ci sterminerà tutti.

Ma perché vi sbalordite.

Ogni volta che commentate.

Non lo sapete che c’è l’effetto terra?

Lo chiamo così, quello che Gaia ce la rivolta proprio tutta contro.

E’ quella roba li.

Cioè, questa roba qui.

Con quella questione del grado e mezzo che però mica ci riporta indietro.

Ghiacciai scivolati a mare mica riscaleranno le vette.

Insomma le artificiali strisce da sci popoleranno i monti delle marmotte.

Povere.

Niente più letargo.

Convivenza con gli umani tra ferrosi binari delle lame da sci.

Quelle a gradi novanta per tenere sul ghiaccio.

Di questo passo l’effetto terra arriverà ai gradi 90 anca lù.

E noi ribolliremo come piatti tradizionali.

Ma è tutto più facile.

Stefanos santos ricordaci della luna piena della ragione di Astolfo

Ci vuole minga la scienza infusa a sistemare le cose.

Basta la volontà.

Quella che è capace di sparare al suo fratello.

Mentre basta seguire il precetto dell’aquila renata.

Con la savia marmotta in amicata.

Che ricordi a tutti una prima verità.

Io non sevo più.

L’io non serve più.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Letargo ciao

 


Andale! 

Grazie Alberto


 

lunedì 25 dicembre 2023

2023 12 25 – Inizio e poi rinizio

 2023 12 25 – Inizio e poi rinizio 

 

Inizio e poi rinizio.

Evoca la parola tentativo.

Ci sto provando.

Bisogna farlo.

Cercare nel mantra dei miracoli.

Da quando sono nato miracolato sono.

E sono nato tante volte che ne ho perso il conto.

C’è qualcosa che mi frena.

Allora inizio a cercare.

E apro la porta.

Blindatissima.

Forse è lei che non mi fa passare messaggi.

Che tronca questo rinizio.

Come se fossi perso dentro un’eclissi.

Forse sono nel bozzolo dei miracoli dei rinizi.

A chi son concessi, chissà per quali meriti.

E da quale giudice.

Ma ammorbare proprio no.

Non voglio appestare la festa.

Già martoriata d’umani.

Voglio solo eleggere la dolcezza.

E quella come per miracolo rinizia.

E allora decido che posso pure inire.

Entrare nel racconto dell’assenza.

Dall’ultimo postino dispaccetto di intelletto sarà passato almeno un mesetto.

Chissà dove ero finito.

Allora rinizio e riparto in trasparenza.

Dalla solinga compagnia di certuna signorina mia.

Perché e percome non ce ne sono davvero.

Era solo uno di quei bassi sprazzi nel tempo

Funziona così.

Ma ancora stavolta mi è concessa una angelica chicca, un drappello di angeli.

Un custode.

Giudice che non giudica.

Porta pace con una trincea di tenerezza.

E’ un cuore bambino, ricevuto vicino.

Di quelli rari che sanno ricevere la meraviglia senza nemmeno saperlo.

E diventarne parte.

E così rinizio.

Ma stavolta non sono solo.

Trovo il coraggio e abbatto il muro della paura.

E’ tutto a posto.

Si sente.

E’ solo amore.

Entrato dall’universo ci illumina da questo cielo terso.

Ho fatto bene ad aprire la porta corazzata.

A fare inire a sciogliere quell’eclissi.

E’ il mattino.

Si inizia e si rinizia.

Straordinario restare vivi


Kalimmudda ipsum dixit.

Straordinario restare vivi


Ndr.

Vasco per la mia Pace: e il mattino.

Beauguri.

 

 



lunedì 4 dicembre 2023

2023 12 03 – Nano nucleare

2023 12 03 – Nano nucleare

 

Meloni alla conferenza sul clima cop28. Serve una transizione ecologica non ideologica.

Oh.

Accantonate le guerre si torna a parlare di clima.

Con le guerre sempre là.

Più rimosse che archiviate.

Fascisti fattivi con la premierina in prima linea sul fronte del palco mondiale.

"L'Italia sta facendo la sua parte nel processo di decarbonizzazione in modo pragmatico con un approccio che rispetti la neutralità tecnologica "libero da radicalismo: se vogliamo essere efficaci" serve "una sostenibilità ambientale che non comprometta la sfera economica e sociale, una transizione ecologica non ideologica".

Vorrei conoscere chi glielo ha scritto

Io non ci ho capito un ciufolo.

Il palco è quello della Conferenza Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2023, nota come Cop28.

Dove una ventina di Paesi vuole triplicare il nucleare.

Scommetto un euro che sono quelli che inquinano di più.

E non hanno altre soluzioni pronte all’uopo.

Ma dalla dichiarazione della premierina noi capiamo che siamo favorevoli al nucleare o no?

Di solito la confusione espressiva nasconde scomode verità.

E infatti.

"Ci viene chiesto di fissare una chiara direzione e agire in modo ragionevole ma concreto".

Io capisco di si, concreto nucleare.

Se non altro perché è la soluzione pronta per l’uso.

Pare che le rinnovabili non bastino.

E’l’idrogeno sia complicato.

Quindi resta l’atomo.

Per altro già ampiamente utilizzato mondialmente.

Dunque mi documento, e scopro che si apre un mondo.

Reattori di qua, reattori di la, reattori di su, reattori di giù.

Un caso interessante fu quello della americana Terra power, pure in accordo con la Cina.

Decine di miliardi spesi per prototipi di reattori di nuova generazione.

Ma pure da Bill Gates e se ci crede lui, chi siamo noi per dubitare dell’inventore della office automation.

Fino al fatto che a novembre 2021 viene identificata la cittadina di Kemmerer, nel Wyoming per il primo reattore dimostrativo che sarà operativo dal 2028 e dal costo di 4 miliardi di dollari.

Ciuspia.

E per convertire tutto il mondo quanto ci vuole?

E pensare che il Wyoming io lo volevo dare ai palestinesi come novella terra promessa.

Così sarebbe pure energeticamente autosufficiente per 50 anni almeno.

E fine black outs tipo Gaza,

Ma la riflessione realmente dirimente è questa.

Oggi siamo nell’era della cosiddetta GNR, genetica, nanotecnologie e robotica.

Quella che mi intrippa è la nanoteconologia.

Possiamo creare cose piccole piccole, ma piccole davvero. Microbiche. Minuscole

Materie come pulviscoli e pure riassemblabili.

Allora mi chiedo perché, invece di pensare sempre a mega prototipi da decine di miliardi, nessuno pensi almeno al nano nucleare.

Dalla dimensione di una fabbrichetta, ad un condominio, ad una lavatrice, ad una televisione, ad un’auto.

Tutti col loro reattore interno.

Nel dopoguerra l’uomo conquistò la lavapiatti e la lavatrice.

Cambiarono la vita di milioni di casalinghe liberate dalla incombenze familiari per lo shopping seriale.

Ma produssero inquinamento sia in produzione che in utilizzo che in smaltimento

Oggi, superato lo scoglio ambientale, possiamo operare con un vantaggio enorme in termini di sicurezza.

Contro la paura da retaggio storico.

Se mi salta un reattore nano, il peggio che mi può capitare è un funghetto gassoso in cucina.

Un porcino di condominio.

Forse una più appropriata ammannita televisiva.

Mi rimane solo il problema delle nano scorie dopo 50 anni o forse più.

Ma coi fasisti su marte siamo già cavallo e ci spariamo tutto sopra.

Infine un dubbio sistemico.

Ma se ci diamo l’obiettivo di emettere roba per restare ad un attuale malsano 1,5 gradi come facciamo a tornare alle temperature di 50 anni fa.

Quelle con i ghiacci marini e montani.

Ma tranquilli, riprendiamo la premierina.

“L'Italia sta facendo la sua parte nel processo di decarbonizzazione. E' un momento chiave del nostro sforzo di contenere le temperature entro 1,5 gradi. Anche se ci sono ragioni per essere ottimisti l'obiettivo è lontano, la Cop28 deve essere una svolta".

Premierina, e quali sarebbero le ragioni per essere nazionalisti ottimisti in tale questione mondiale?

Ecco qua sotto quanto conta l’intervento Italia.

Fate voi.

 



 

Kalimmudda ipsum dixit

Nuclears