venerdì 11 giugno 2021

2020 06 10 – Gostosa demensa triviale

 2020 06 10 – Gostosa demensa triviale

 Onscivaga Dgiurna Cungrega, alla portuguesa, deside d’esser gostosa.

Parliamo del gusto e pure del buon gusto.

Del gusto come capacità di cogliere il bello presente in ogni cosa.

La synfisica praticamente.

Oramai, sempre più riavvicinato e a portata di mano, ci riappropriamo del gusto a partire dalle piccole cose.

E se lo si sa cogliere poi lo si può diffondere.

Il gusto della vita riaperta ci ricollega con cotanta bellezza universale.

La bellezza salverà il mondo.

E vabbè.

Poi ci è pure il buon gusto, lo scimmiottare del gusto, ma è un’altra cosa.

E di gostoso, finisce la sofiopippa.

Con un salto semantico o sequantico ci ritroviamo nel quel che me gosta.

Ho riscoperto che nel mio libero privato stato di repubblica delle molignane non ho contemplato  i trans.

Ma che pecado, amòre meu.

Mascalsone safàdo.

E questo mi pare un bel problema di gusto.

Due sono le piccole cose per le quali difendere il gusto mi pare prioritario.

Dovessi parlare con il diavolo, firmerei un contratto per queste sole due cose, nel mio libero stato delle molignane.

I have very small desires in life, in effetti per il mio gusto.

Safàdo.

Quando potremmo ritornare a sollazzarci della prezzolata gostosa compagnia de una tetita transita?

Non ho sentito di riaperture di settore.

E col coprifuoco non credo nemmeno fossero a vista.

Dove son finite quelle orde di creature mitologiche che popolavano la città?

E i ristori li avranno avuti?

Insomma qualcuno ci ha pensato?

O ne hanno approfittato per rinchiuderli in degli hub evirali.

Io ce l’ho chiara la scala dei valori del gusto del piacere.

O del piacere del gusto.

Safàdo, mascalsone.

Bello tutto il discorso del bello.

Il gusto della vita.

Le piccole cose.

Ma alla fine cosa c’è di più bello di una mammellare protuberanza dalla perfetta sembianza.

Con la sua birra ancillare.

Ecco, gostoso.

Bisogna adattarsi.

Abbiamo imparato, oramai.

Piccole gustosità.

So, aperifè in the private state d’a molignana.

We all have to have very small desires in this new life

I do have very small desires in life (ODC :  4 e 35.  The end of safado devil’s rap)

Titties and beer.

Titties and beer.

Titties and beer.

Now I need a beer.

And it is titties squeezing time.

Kalimmudda. Gostoso. Demensiale. Triviale.




sabato 5 giugno 2021

2021 06 05 – Sinceromente vostro

 2021 06 05 – Sinceromente vostro

 Sinceramente vostro è quella tipica forma arcaica con cui si chiudevano le lettere di una volta, prima delle mail e dei uòzapp, a lapidario suggello della veridicità di quanto scritto. Quando ancora ci si dava del plurale. Roba tipo “in fede”. Così sa di epitaffio. Come un punto di non ritorno.

La parola buona di Ondivaga Diurna Congrega è sincero. L’etimo di sincero me lo ha anticipato ODC stessa. Sine cera, miele puro , forse sine skar radice indicativa di impurezza in genere.

Alla fine vuol dire roba vera. Vero.

Ma per ogni parola buona c’è un pensiero cattivo.

Sinceromente è per l’appunto un simpatico giuoco di parole di tipica schizofrenica ossimorìa.

Parola buona, pensiero cattivo

Allora mi riconnetto a quanto già altrovomente detto.

Tutti in coda per la dose. I vaccini vaccinano. I virus si ammosciano.

Nascono nuovi mestieri.

C’è chi misura quanti posti a tavola aggiungere.

Chi conta i dentro e chi conta i dehors.

C’è chi ritorna a prenotare vacanze, dopo tutto questo stress, uè che strèss.

C’è addirittura chi si preoccupa di tagliare gli elastici delle mascherine per non intrappolarci altri esseri viventi.

Tutto torna alla norma, come una bella spaghettata con gli amici piena di petonciane.

Tuttapposto guagliò, mi raccomando con prudenza e responsabilità.

E allora perchè io mi sento come quegli antichi franzosi e a me mi girano le balle?

Forse è quell’aria di festa per le nostre piccole vite salvate?

Ma no in fondo fanno tenerezza questi cittadini sollevati.

Vaccinate gente, vaccinate.

E poi se basta un aperifè a tenerli tutti buoni, non serve nemmeno il circo di neroni.

E allora? 

Di sicuro una cosa mi manda in pecora.

L’omologazione ideativa dilagante.

Talmente infarciti di propaganda da non rendersi  più conto di niente.

Solo del miraggio dell’aperifè,

E poi quel desiderio di ritorno alla norma.

Quella che già chiedeva revoluzione dei sopramezzo.

E invece questi allungano il passo e divaricano ancora.

Nuovi business miliardari nelle pere e nei danari.

Lo sapevo che se durava troppo poco perdevamo il treno della revoluzione.

Ma quale norma. Dove è la gaussiana?

Ma non doveva essere l’occasione per cambiare modello?

Si, tranquillo nel tempo….

Adesso aspetto al varco i licenziamenti e le chiusure definitive.

Poi vediamo su quale mediana atterriamo, dove va finire il giocattolo.

Allora ecco che spunta dal cilindro il coniglio del redivivo pil.

Quindi io che sono il dittatore della mia libera privata repubblica delle petonciane, faccio l’unica cosa che posso fare. 

In culo il vaccino.

Ma che paura, ma che novac, dopo tutto quello che mi sono inoculato da solo.

Provac tutta la vita, ma col culo degli altri.

Sono sincero, senza mente. 

Sinceromente.

Finchè posso, scelgo, pur di potere scegliere.

Mi chiudo in casa traboccante di prudenza e responsabilità.

E aspetto che troviate la cura per quelli che restano fuori dal gregge pecorino.

Non di solo vaccino si può vivere. Si inventò la penicillina, e forse fa meno business di una pera ricorrente, non si sa nemmeno quanto spesso, sinceromente

Almeno blocco l’appropriazione del plusvalore.

E forse contribuisco al pensiero critico.

In pratica, abdico da dittatore e mi ritiro all’opposizione del mio stesso libero stato della molignana.

Con due spaghi alla norma, e 'na tazzulell 'e aperifè. Finche c’è.

Sinceromente vostro.



venerdì 4 giugno 2021

2021 06 02 – La libera privata repubblica delle petonciane

2021 06 02 – La libera privata repubblica delle petonciane

Le petonciane.

E chi le conosceva.

E invece sono le molignane sotto mentite spoglie onomatopeiche.

Con tanto di origine addirittura prearabica tra mele e ar bandingian .

Les aubergines, insomma. E dai che si capiva. Le melanzane.

Anche stavolta le balle che girano sono le nostre e non quelle transalpine.

E io ci faccio il mio privato stato repubblicano, in barba al petoprefisso, che le banane non mi piacciono.

E poi figurati se ci faccio un impero sul commercio della petonciana.

Non ci simo riusciti con la pizza, figurati con roba da fatica che anche lavata e tagliata non è così buona.

Lo stato d’a mulignana.

Sempre roba marcescibile.

Ma insomma, in questo stato tutto tira per il meglio.

Tutti in coda per la dose.

I vaccini vaccinano.

I virus si ammosciano.

Nascono nuovi mestieri.

C’è chi misura quanti posti a tavola aggiungere.

Chi conta i dentro e chi conta i dehors.

C’è chi ritorna a prenotare vacanze, dopo tutto questo stress, uè che strèss.

C’è addirittura chi si preoccupa di tagliare gli elastici delle mascherine per non intrappolarci altri esseri viventi.

Tutto torna alla norma.

Una bella spaghettata con gli amici piena di petonciane.

Tuttapposto guagliò,

Mi raccomando con prudenza e responsabilità.

Vaccinate gente, vaccinate.

E allora perchè io mi sento come quegli antichi franzosi e a me mi girano le balle?

Forse è quell’aria di festa per le nostre piccole vite salvate?

Ma no in fondo fanno tenerezza questi cittadini sollevati.

E poi se basta un aperifè a tenerli tutti buoni…

Non serve nemmeno il circo di Nerone.

E allora?

Di sicuro una cosa mi manda in pecora.

L’omologazione ideativa dilagante.

Talmente infarciti di propaganda da non rendersi  più conto di niente.

Solo del miraggio dell’aperifè,

E poi quel desiderio di ritorno alla norma che già chiedeva revoluzione dei sopramezzo.

E invece questi allungano il passo e divaricano ancora.

Lo sapevo che se durava troppo poco perdevamo il treno della revoluzione.

Ma quale norma.

Dove è la gaussiana?

Ma non doveva essere l’occasione per cambiare modello? 

Si, tranquillo fratello nel tempo….

Adesso aspetto al varco i licenziamenti e le chiusure definitive.

Poi vediamo su quale mediana atterriamo, dove va finire il giocattolo.

Allora ecco che spunta dal cilindro il coniglio del redivivo pil.

Come fosse quello del debito, col pilu’

Quindi io che sono il dittatore della mia libera privata repubblica delle petonciane, faccio l’unica cosa che posso fare.

In culo il vaccino.

Ma che paura, ma che novac, 

Io sono assolutamente provac. 

Ma col culo degli altri.

Solo che io che posso, scelgo, pur di potere scegliere.

Mi chiudo in casa traboccante di prudenza e responsabilità.

E aspetto che trovate la cura per quelli che restano fuori dal gregge pecorino.

I proletari agnelli sacrificali .

Almeno blocco l’appropriazione del plusvalore.

E forse contribuisco al pensiero critico.

In pratica, abdico da dittatore.

E mi ritiro all’opposizione del mio stesso libero stato della molignana.

Con due spaghi alla norma,

e 'na tazzulell 'e aperifè

Finche c’è