mercoledì 14 settembre 2022

2022 09 14 – Il casquè delle tarantelle

 2022 09 14 – Il casquè delle tarantelle

Dalla danza delle tarantelle al tango col casquè.

Un nuovo ibrido di metafora danzante.

Il casquè delle tarantelle.

Per evitare figuracce, prima del casquè, nel tango come in altre danze, bisogna fare attenzione a non inciamparsi i piedi.

Altrimenti che caduta, e che figuraccia tutta dedicata alla coppia.

Casquè è voce pseudo francese, dal verbo cascare, si capisce.

E’ figura di danza, caratteristica del tango.

In un arresto improvviso dei passi, la dama si piega sulle reni rovesciandosi all’indietro fin quasi a toccare terra, sostenuta dietro la schiena dal braccio sinistro del cavaliere.

Ma inciampandosi i piedi si può scivolare.

E si finisce in un suicidio ballerino, come minimo derisibile.

Seppur drammatico per la coppia, più che per il pubblico.

Una di quelle classiche occasioni che facciano profferire un “ohh” di massa.

Così leggiamo.

E suggerisco leggiamo tutto.

2022 09 14 - Ansa - Usa : dalla Russia 300 milioni a 20 partiti e paesi stranieri

Il primo pensiero è “sai che novità”.

Propaganda spicciola.

E spiccioli di propaganda.

E poi per quattro ceci.

Assumendo una media aritmetica, 300/20 fa 15 milioni.

A paese.

Peanuts, come dicono gli yankees.

I quali sono gli autori del leak milionario, in una grottesca esternazione.

Propria del loro modus operandi.

Eppure qualcuno deve dar loro retta.

Per quanto spicciola, questa propaganda si vede che funziona.

Altrimenti non la farebbero mica.

Mica sono stupidi gli apparati imperialisti.

Così una volta sganciata la bomba elettorale, ecco che delegano ai servizi italiani la smentita.

Poco convincente.

E che ci ricorda come noi siamo l’anello debole su cui puntare per una specie di golpetto da divide et impera foriero di tutto un catalogo di sventure.

Gli Usa smentiscono che ci sia l’Italia tra i paesi interessati.

Ma quella era solo una tranche e concentrata nel tempo

E poi se non i russi, i soldi ce li avranno messi loro.

Come i finanziamenti alle fazioni irachene, o afghane, o chi si ricorda più

O mille altri casi

E poi vai a capirlo e saperlo dove sta la verità.

Così adesso attendiamo gli sviluppi.

Se son rose fioriranno.

O forse meglio se son rose pungeranno.

E allora magari vedremo un clamoroso casquè.

In quella danza di amore e morte che è il tango.

Assurgendo le nostre tarantelle a miglior nobiltà.

Divenute libertango

Speriamo con il casquè giusto.

Metafore…

Chi ha orecchie per intendere,…

si risparmia una querela

 

Kalimmudda ipsum dixit

Libertango

domenica 11 settembre 2022

2022 09 11 – L’era dello scoiattolo urbano

 2022 09 11 – L’era dello scoiattolo urbano

Chi si ricorda della teoria dello scoiattolo?

https://cloeconomie.blogspot.com/search?q=la+teoria+dello+scoiattolo

Lascio tutto l’hyperlink in bella mostra che rimanda al trattatello di economia del 2014 “C’è sempre un’altra via”, la cui conclusione era l’intelligenza delle vie alternative, come dimostrateci da “pancia bianca”, lo scoiattolo di montagna ammirato con mia figlia e da lei così battezzato.

Ma li eravamo in montagna, dove lo scoiattolo ha un suo habitat naturale.

Oltre a ricordarmeli in Hyde Park, tanto per fare un’associazione gratuita e alla larga con il nuovo Re.

Invece alcuni giorni fa mi è capitato di essere ispirato qui a Milano dalla vista di scoiattoli come su passaggi zebrati.

Attraversavano sereni la strada zompettando da un lato all’altro.

Qualcuno mi ha detto che è una varietà infestante poco dissimile dai ratti, se non per quella coda a batuffolo che tanto lo rende dissimulato.

E simpatico

Ma io non credo.

Credo piuttosto a quei segnali dal brucomente dei quali sono stato privilegiato destinatario spettatore.

E così stamattina presto ero al pc a fare conti per me e per tutta la famiglia, che poi è fatta solo da mia figlia, cercando equilibri, alchimie e trovate varie per quadrare il budget familiare.

Interpretazione di vita basata sui numeri.

Palloso, eh?

Eppure ansiolitico.

A me quando i conti tornano mi mettono tranquillo e mi pare di avere fatto qualcosa di risolutivo.

Anche se è solo un esercizio rappresentativo della realtà.

Comunque.

Di botto sento un trambusto alla finestra, non faccio in tempo ad alzarmi che il trambusto sfuma in un “tonf”.

Pochi millisecondi dopo mi appare il cugino di pancia bianca proprio sulla ringhiera del balcone a cui di solito mi metto affacciato.

Dalla strada era arrivato fin quasi dentro casa.

Giusto per memoria mi torna in mente un merlo appollaiato sul mio pc di qualche giorno prima.

Capisco subito che è una di quelle occasioni rare in cui il mondo ci parla tramite la neurosfera.

Ma cosa mi vuole dire?

Ci sono tante possibili simbologie e significati, fate voi.

Lo scoiattolo rappresenta uno degli animali più scaltri.

E’ veloce e lungimirante poiché accumula rifornimenti per tutta la stagione calda allo scopo di garantirsi le provviste che gli serviranno durante l’inverno.

Nello svolgere questo laborioso compito rispetta l’equilibrio con la natura alla quale regala le ghiande che, con il tempo, sfuggiranno alla sua memoria dando vita a nuovi alberi. Lui traccia una mappa mentale dei luoghi in cui ha deposto le ghiande, ma alcuni gli scappano.

Per la sua sensibilità a ogni vibrazione o piccolissimo suono egli diviene il guardiano del luogo in cui si trova. Una delle sue peculiarità, infatti, è quella di segnalare in anticipo un probabile pericolo.

Come detto, rappresenta la lungimiranza, ma pure la purezza poiché accantona ciò che gli serve ma allo stesso tempo restituisce alla madre terra tutto ciò che è in eccesso.

Inoltre, lo scoiattolo simboleggia la fiducia.

Infatti, è uno dei pochi animali selvatici che permette all’uomo di potersi avvicinare.

Così mi si fa strada nella mente il messaggio recondito.

Conti di famiglia. E no.

Pancia bianca.

Altra via.

Brucomente.

Mondo perfetto.

L’era dello scoiattolo urbano apre le porte all’era del brucomente, se non bruciamo prima il bosco.

 

Kalimmudda ipsum dixit

A proposito di ere animali

venerdì 9 settembre 2022

2022 09 09 – Monarchia e borghesia

 2022 09 09 – Monarchia e borghesia

 

E’morto il Re.

Viva il Re.

Tanto adesso ne fanno un altro.

E’ il bello della monarchia.

Istituzione autoreplicante all’infinito.

Cosa cambia per noi piccolo borghesi?

Niente.

I presume.

Pur dotato di qualche ottavina reale di sangue blu, io non capisco nulla di dinastie, successioni, incoronazioni e istituzioni relative

Però posso dire che oltremanica si respira davvero un’aria di istituzioni e tradizioni fin dalle piccole cose.

Il monarca è una onnipresenza divina, per regale concessione offerta al popolo.

Con il suo carico di simboli e tradizioni da orgoglio nazionale e dinastico.

E così un popolo intero piange questo non meglio conosciuto personaggio da lignaggio. 

La Regina.

Io quell’aria nobile l’ho respirata.

E forse pure rimpianta.

Con un paio di simboli esemplificativi.

Andavo a Londra a studiare l’inglese.

Ma io scappavo dalle lezioni per andare a vedere i campioni di Wimbledon.

Arrivato al mitico tennis club, io giovane piccolo borghese venivo rimbalzato dai campi principali, per banale assenza di biglietto.

I campi top erano riservati in buona parte a nobili e personaggi di rango.

Ma scoprii presto la prima tradizione, osservando una fila di ragazzi.

Borghesi e proletari della racchetta, stavano appostati all’uscita dei palchi nobiliari.

I giovani venivano scrutati, censiti, e poi come per magia il nobile, che aveva esaurito la sua presenza, cedeva il suo biglietto ad uno di loro.

Con grazia e senza spocchia.

Il nobile si prendeva cura dei suoi sudditi.

Con eleganza.

Anche se può sembrare una mancia, in realtà non lo è.

E’ una tradizione sociale

Alla fine della giornata, prendevo il famoso metrò di Londra, altro simbolo di grandezza monarchica sul quale sorvoliamo, per tornare a casa.

Abitavo in una stanzetta da cui vedevo il giardino sul retro.

In fondo al quale c’era un casotto di legno scarrupato dove il padrone di casa si chiudeva di frequente.

Io lo guardavo entrare e lo aspettavo uscire con lo sguardo.

Finchè un giorno decise che poteva rivelarmi il suo segreto.

Mi chiamò e fece cenno di raggiungerlo.

Così feci.

E dentro il casotto lo trovai che spolverava una magnificente Rolls Royce d’epoca bicolore.

Spolverava e basta, ma con orgoglio.

Finchè mi si rivolse e mi chiese : “ Do you want to take a ride?” con quell’accento tipico londinese tutto aperto “potato in mouth” e per niente stretto yankee.

Ovviamente risposi di si e lui mi fece segno di salire.

Passò qualche minuto finchè io capìi che to ride non voleva dire in motion, ma solo un contemplare il simbolo di una nobiltà per il resto decaduta.

Così a volte ci ripenso.

E mi chiedo se un re sia un anacronismo o una difesa culturale.

Chissà.

Forse c’è re e re.

Di certo non lo scopriremo votando nella nostrana danza delle tarantelle.

Kalimmudda ipsum dixit

Evviva 'o re

mercoledì 7 settembre 2022

2022 09 10 – L' importante è partecipare

 2022 09 10 – L'importante è partecipare

 Per www.parolebuone.org su www.shareradio.it. Partecipazione

Con partecipazione si intende in generale, il fatto di prendere parte a una forma qualsiasi di attività, con la propria presenza, con la propria adesione, con un interessamento diretto, recando un effettivo contributo al compiersi dell’attività stessa.

Nella vita pubblica delle società democratiche, si intende la collaborazione e l’intervento diretto dei cittadini al funzionamento degli organi di governo mediante l’esercizio del diritto di voto.

Ah già.

Il voto.

Mo’ me lo segno.

Casomai mi dovesse scappare di mente.

Ma già so che non lo segno per andarci, al voto.

Lo segno per una forma di partecipazione occulta.

Una manifestazione di interesse, camuffata di disinteresse.

Ma non intrisa di complicità.

Io non sarò complice della danza delle tarantelle.

E se devo partecipare, preferisco l’accezione di prendere parte con un interessamento espresso più o meno surrettiziamente in quello che scrivo.

Da lì emerge anche la mia preferenza votiva.

Ora.

Se è vero come è vero che nella vita si vivono molte vite, io devo ricordare di averne vissute tante.

E ogni volta un punto di svolta mi ha rimesso in una certa direzione.

Ma ne ho alcuni in particolar modo significativi.

I ricoveri per manìa.

Prima di essi, io ero discretamente partecipativo.

Non che mi facesse impazzire dovere andare a votare, ma ci andavo.

Ma soprattutto cercavo di partecipare all’andamento del mondo, assommando esperienze di sorta.

Tutte incise nella neurosfera

Con i ricoveri, invece, sono stato disconnesso traumaticamente dalla neurosfera stessa.

Sempre lei, ebbene si.

E col tempo, che pure non esiste, la partecipazione ha cambiato forma, divenendo più intima.

Spesso mi dicono, o mi dico, che non partecipo alla danza della realtà.

Anche se non la definiscono per quel "tutto danza" che è Lila.

Per me sarebbe ricevere un complimento, avendo avuto il privilegio di partecipare a realtà infinitamente più profonde.

Immense.

Ma ciò è impossibile, se incomprensibile.

Il che, dunque, non vuol dire che io non partecipi.

Se ricordate l’immagine del mondo divisa in quadranti dentro ciascuno dei quali vi sono degli archetipi, io sono il profeta del mio quadrante, grande quanto una stanza.

Dentro cui, hai voglia se partecipo.

E dal quale diffondo la mia partecipalità.

Confidando nelle onde gravitazionali che trasportino il pensiero, le parole, le opere e anche le omissioni “across the neurosphere”

Una partecipazione autoctona in principio, ma non autarchica.

Per ordine naturale delle cose.

Si partecipa a prescindere dalla volontà.

E se libertà è partecipazione, l'importante è partecipare

 

Kalimmudda ipsum dixit

Across the universe

Con tanta psicotropìa


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ATTRAVERSO L’ UNIVERSO

(John Lennon- Paul McCartney)

Le parole scorrono come pioggia incessante
Dentro una tazza di carta
Scorrono selvaggiamente e scivolano via
Attraverso l’ universo
Pozze di dolore, onde di gioia
Vanno alla deriva nella mia mente aperta
Mi possiedono e mi accarezzano

RITORNELLO (2 volte)
Niente cambierà il mio mondo
Niente cambierà il mio mondo

Immagini di luce frammentata che ballano
Davanti a me come un milione di occhi
Continuano a chiamarmi
Attraverso l’ universo
I pensieri vagano come il vento incessante
Nella cassetta della posta
Procedono alla cieca mentre si fanno strada
Attraverso l’ universo

RITORNELLO (2 volte)

Suoni di risate, ombre di vita
Squillano nelle mie orecchie aperte
Mi incitano e mi invitano
Amore immortale senza limiti
Che splende intorno a me come un milione di soli
Continua a chiamarmi
Attraverso l’ universo

domenica 4 settembre 2022

2022 09 04 - Transperanza

 2022 09 04 - Transperanza

Bisogna sapere che a me di scrivere lo ha ordinato il medico.

Serve a convogliare la mia a volte turbolenta frenìa, e che l’ansia si porti via.

Così nei periodi più propensi, o in quelli meno, do retta al mio medico.

He does the best with me he can , in fondo.

E mi risparmio depressione, manìa e corredo.

Dunque scelgo e mi ripeto in intro, perché mi va.

Sapete come è: repetita.

E poi potremmo chiamarla una rubrica “segnali dal brucomente”.

Come già detto ne il delfinato del mare,  qua bisogna cercare di aggrapparsi ad un rotore semantico.

Che ci àncori ad un centro di gravità per la mente.

Solo così possiamo sperare che la neurosfera riprenda a parlarci

E rilasciarci vibrazioni dai suoi solchi di vinile.

E’ importante.

È la porta che porta verso l’universo.

Ognuno ci arriva come può o come sa.

Ma quella porta la cercano tutti, spesso inconsapevoli del bisogno di trascendenza.

Che ci porti a cavallo delle onde gravitazionali per tutto l’universo, con cui sentirsi cosa sola.

Allora alla ricerca di quella porta a me piace navigare nelle notizie.

Con lo sguardo del rapace allenato a riconoscere ogni minimo segno di pace.

E spesso la neurosfera mi restituisce proprio quel segno di pace.

Così oggi leggo di tale trans Trace Lysette, fiera di essere infine un’attrice.

Onore al merito a tanta transparenza.

Ma al tempo stesso mi viene in mente che oggi non è 30 anni fa.

Ne è passata di acqua sotto i ponti.

Mulinata di sofferenze personali additate di pregiudizio.

E quanto gay pride.

Bisogna sapere che io ho sempre avuto una certa attrazione per quel lato che definire oscuro non potrei.

Sentirsi intrappolati nella psiche e nel corpo sbagliato.

Ed avere tanto coraggio da cambiarlo per seguire l’istinto.

E’ la forza dell’amore, credo.

Che niente ha a che fare con il sesso.

La ricerca del quisè, qui e sè

Così mi sono avvicinato decenni fa a quel mondo trans.

Inizialmente tramite prostitute, a volte poi divenute amiche.

Alcune mi hanno salvato la vita quando avevo dei collassi da sovradosaggio psicotropo.

Il terzo sesso.

O forse il sesso zero.

Affascinante.

Senza indulgere nel rimirare un fenomeno da baraccone.

In principio non sapevo perché.

Poi iniziai a vederlo come il futuro del genere umano.

Senza più scissione tra maschio e femmina.

Ma solo un unico recettore di amore universale.

Così oggi ripenso a Lysette e con lei a tutte le omologhe.

E mi viene la riflessione che tanta sofferenza pregressa è servita a preparare il terreno della tolleranza.

Non essendo infine più solo fattore di tendenza.

Ma questione del rispetto della propria essenza.

Esiste una forza dominante che ci evolve con pazienza, costanza e perseveranza.

Proprio come il brucomente.

Fino a che saremo tutti farfalle.

Tutte trans, per ordine naturale delle cose.

D’altronde il genoma non mente

 

Kalimmudda ipsum dixit

Chillo è 'nu buono guaglione

sabato 3 settembre 2022

2022 09 04 – Cazzimma e scazzimma

 2022 09 04 – Cazzimma e scazzimma

In effetti nella vita una dose di cazzimma aiuta.

Anzi, la prescriverei come antidoto totipotente.

Ma non saprei definirla.

So che se ce l’ho, faccio tutto quello che mi va.

Perché sono così e non voglio cambia’.

Così cantava Pino Daniele, tradotto a beneficio dei presenti.

E dei posteri.

Cazzimma e’ voce ampiamente usata e trattata.

Dalla Treccani fino alla  Accademia della crusca che la intendono come una sorta di furbizia opportunistica.

Che rende colui che ce l’ha uno furbo, scaltro, sicuro di sé, che sa cavarsela, anche a discapito degli altri.

Ma il termine copre uno spettro di significati e atteggiamenti ampio.

La cazzimma può infatti indicare anche semplicemente la cattiveria gratuita.

O come piace dire a me, con una vena di negatività in meno, la dispettosità.

Cosa è la cazzimma ordunque ?

Beh, non ve lo voglio dire.

Eccola qua.

Ma la scazzimma invece è termine di nuovo conio, almeno per me, di cui andare fieri.

E’ un opposto in qualche modo.

Vorrei fare tutto quello che mi va.

Ma mi scontro con il non si può fa’.

E mi ritrovo nello stato d’animo maligno.

Asprigno, arcigno e non benigno.

Così mi analizzo e trovo che mentre imperava il Delfinato del mare c’era un’aria stabile.

Ma e’ durata lo spazio di una giornata.

Fino ancora a questi poi.

Guerra, povertà, petrolio, gas, inflazione, disoccupazione, proteste, tumulti, russi, americani.

E chi più ne ha più ne metta.

Qua ci vuole resilienza.

Ma a ciclo rapido.

Non passano due giorni uguali.

E per resistere bisogna essere abituati di scazzimma.

Scazzo viene dal gergale scazzo, di chiara derivazione.

E imma vai a sapere, se non sei un etimologo accademico.

Pare sia una mutazione semantica di ime, che a sua volta vai a sapere.

In ogni caso la scazzimma è più potente dello scazzo.

Probabilmente per la doppia coppia.

E tutto ti pervade

Togliendoti la voglia di muovere una foglia.

E come si cura la scazzimma?

Suggerisco la tanto da me bistrattata rimozione.

Ove addirittura non la negazione.

Se non della sana proiezione, ammesso che si abbia su chi proiettare.

Si può ricorrere ad un amico immaginario da rendere destinatario del malessere.

Ma non vi fate sentire a parlarci insieme.

La proiezione diventerebbe contenzione.

E allora la scazzimma diventerebbe esponenziale.

Il meccanismo il più sano, alla fine, è proprio la cazzimma,

Sapersene fottere.

E godere del proprio quisè, qui e sè.

Vagabondi nella neurosfera.

Come quel famoso duo di The Voices

 

Kalimmudda ipsum dixit

Sinatra Fitzgerald-The voices are a tramp

2022 09 03 – Il delfinato del mare

 2022 09 03 – Il delfinato del mare

Qua bisogna cercare di aggrapparsi ad un rotore semantico.

Che ci porti ad un centro di gravità per la mente.

Solo così possiamo sperare che la neurosfera riprenda a parlarci

A rilasciarci vibrazioni dai suoi solchi di vinile.

E’ importante.

È la porta che porta verso l’universo.

Ognuno ci arriva come può o come sa.

Ma quella porta la cercano tutti.

Spesso inconsapevoli del bisogno di trascendenza.

Così cerco tra le notizie interessanti che viaggiano nell’etere.

Cercando di dribblare la trita cronaca politica, le guerre, le tragedie e così via.

Mi ci vuole una luce di speranza.

In questo periodo di attuale confusione e grandi tumulti.

E il mio sforzo viene premiato.

È dei delfini la più vasta rete sociale dopo quella umana .

Aiutano a capire anche la nostra evoluzione, come le società di certi primati.

Ma questi mammiferi sono più stratificati.

Possono formare alleanze su più livelli arrivando ad un più efficiente successo genetico.

L’accoppiamento.

Nei branchi possono formare reti cooperative di primo livello, formate da due-tre maschi, per condividere l'accesso ad una femmina.

Questi nuclei iniziali si possono alleare poi in gruppi più grandi di secondo livello, costituiti da 4 a 14 esemplari, che competono tra loro, ma possono stringere anche alleanze più grandi di terzo livello.

La dinamica dominante è la cooperazione e non la pur presente competizione.

Così si riproducono più efficientemente.

Ma questa è una visione parziale. Etologica.

Che i delfini di certo non comprenderanno.

Bisogna averli osservati per capire che sono fatti così, qualsiasi cosa facciano.

Io nelle mie varie vite fortunate, ne ho avuta una in cui avevo una barca.

A due motori.

Né troppo grande né troppo piccola. Giusta.

Giusta per uscire in mare aperto, spegnere i motori e aspettare.

Fino a vedere l’acqua ribollire frustata da una miriade di pinne caudali, avvicinantesi in branco.

Mi avevano riconosciuto e sapevano che potevo cooperare per quello che volevano.

E in qualche modo, nella loro sofisticata modalità di comunicazione, fatta di suoni, battiti e movimenti, mi dicevano che dovevamo cooperare,

Con un fine all’inizio oscuro, ma di certo votato all’ordine.

Il branco circondava la barca.

Pretendeva che accendessi i motori per creare l’’onda multipla dietro di essa.

Ottenuta l’onda, scomparivano, rituffandosi nelle loro profondità.

Fino a che riapparivano in perfetta formazione.

I più grandi, tre per onda, a fare surf.

Pattuglie numerose a circondare la barca come gendarmi di rotta.

I cuccioli in un tripudio di piroettare davanti alla prua.

E tu capivi che tutto cooperava ordinatamente con il fine ultimo semplicemente di giocare.

Non ho mai visto due delfini collidere tra loro, come gli storni che volano in stormo

Anche giocare è una cosa seria, con ordine.

Tutto questo per dire che quegli incontri erano una meraviglia da cogliere con occhi da bambini.

E forse un giorno nell’era del brucomente potremmo aprire le metaforiche porte della politica.

E scoprire, l’umanità tutta, che si può cooperare.

Non solo confondere e collidere.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Come è profondo il mare

Bonus track E il mare sta sempre la