martedì 28 febbraio 2023

2023 02 29 – La revoluzione della mortadella

 2023 02 29 – La revoluzione della mortadella

 

Stamattina un conoscente mi si sbalordiva per il costo della spesa.

E’ uno di quei medioborghesi, privilegiati a loro insaputa.

Per eredità generazionale.

Dai e dai, l’inflazione ci sguiscia dentro anche tra loro.

Tecnicamente, l’inflazione è infine perdita di potere di acquisto.

Dovuta all’aumento dei prezzi.

La quale è connessa o alla maggiore domanda o alla minore offerta, ma non voglio entrare in tecnicismi.

Che tra l’altro mi sono oramai remoti.

Una cosa ricordo bene, però.

Bisogna solo premettere che la moneta non esiste.

E’ solo un grande pagherò che il sistema ha, alla fine del gioco dell’aeroplano, con la gente.

Una cambialètta.

In pratica ogni banconota che prelevate è una promessa di pagamento che lo Stato vi sta facendo.

Perché la gente si fida e lo lascia “battere moneta”, uno dei sintomi di regalità passate, che non ho mai capito perché detto“battere”, se prescindo dal fatto che fa tanto un’appropriata battona.

Quindi, se stampi moneta, allora i prezzi salgono.

In questi ultimi anni o decenni di moneta ne à stata stampata a strafottere.

Salvataggi bancari, pubblici, statali, pandemici, e chi più ne ha più ne metta.

Ma nel frattempo bisogna trovare qualcuno da incolpare.

Perché la soglia di povertà si fa sempre più vicina.

Per tutti.

E chi meglio dei soliti russi, che pure vi ho teorizzato ne La cartina tornasole  non entrarci un cazzo?

E’ pur vero, d’altronde, che tutta questa massa monetaria in realtà il mondo lo fa crescere davvero.

Ma allora subentra la annosa questione dell’equità della distribuzione della ricchezza.

Che richiede soluzioni di altro tipo.

E che tanto ricorda un elastico pronto a spezzarsi in rivoluzioni.

Attenti alle quali, che sono fenomeni ciclici e non è detto che il secolo delle rivoluzioni non si ripresenti.

Questo tra l’altro è il motivo per cui io ho sempre teorizzato di “revoluzioni”, che permettono di cambiare in corsa con piccoli aggiustamenti e senza grandi traumi da cui poi si deve resiliare.

Con tanti saluti agli attuali modelli di spesa e di presunto o effettivo benessere.

E vabbè, mi è scappato il pippone, ma magari scoprirete che la colpa è di chi guida, che in realtà è soggetto davvero pluralistico.

Insomma, se uno volesse sparare ad un responsabile, non ne troverebbe uno solo e il bersaglio diventerebbe mobile e volatile.

Ma torniamo in noi.

Io ricordo bene con nostalgia quando eravamo piccoli e si caricava la macchina stipata come un uovo e con le valigie sul tetto per andare in villeggiatura.

Era una Mini, ma quella Minor davvero non quella Bayerische Motor Woerke

Erano gli anni del primo benessere da boom economico.

E mio padre si preoccupava di preparaci da mangiare per affrontare il lungo viaggio alla volta del Sud.

Eravamo migranti stagionali al contrario.

E il mangiare era pane e mortadella, ma non quella coi pistacchi.

Era mortadella nuda, quella dei muratori.

Che se vedeste come viene prodotta non la mangereste più.

Mentre all’epoca erano gustose e festose proteine di scarto a basso costo.

Molto basso, tanto da potersela permettere un muratore della costruzione e ricostruzione edile.

Il famoso companatico.

Così la mortadella è rimasta il mio benchmark.

E non posso non notare che la stessa busta da 100 grammi negli ultimi mesi non costa più 80 cents, ma è arrivata a 100 cents.

99 in realtà per la psicologia dell’istigazione al consumo.

Io ho sempre detto che l’inflazione non esiste.

O meglio, esiste solo nella misura in cui io compro qualcosa.

Se cambio il mio modello di spesa e compro trendy bambini africani da adottare a distanza, ecco che il prezzo del marchio da consumo se ne va giustamente a puttane.

Ricordate poi il plusvalore e tutta quella manfrina marxista.

E questo fatto che l’inflazione non esiste è vero.

Ma fino ad una soglia minima.

Quella detta appunto soglia di povertà.

Così ripenso al medioborghese del principio, e gli racconto che oggi ci sono le uova in offerta alla Esselunga.

Si, quella di “falce e carrello”.

Bisogna conoscere la psicologia dell’istigazione al consumo e guardare in basso, non in alto ad altezza naturale del viso.

E allora si scoprono le 6 uova a 167 cents.

Mentre la mortazza sta sempre la, ma tanto il medioborghese la schiferà.

Non c’è manco un pistacchio.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Svalutation e molto più

lunedì 27 febbraio 2023

2023 02 28 – Gineceo per un giorno

 2023 02 28 – Gineceo per un giorno

 Oddio, sembrerò mica maschilista.

Ma no, diciamolo pure.

Ieri è stata una splendida giornata.

Al femminile.

Come il gentil sesso.

Che qualcuno poteva anche pensarci a definire al non maschile.

Ci penseremo noi.

Ma scordatevi la gentil sessa.

Intanto riassumiamo eventi e personaggi.

Personagge, mannaggia.

La solida trattrice mi ha salvato dall’eterna lotta con l’imperialista dei formati.

Una fatica porca, ma all’alba della fine abbiamo vinto noi.

La minuta papessa mi si è intrippata con il Corano e tra una sura e l’altra ci sono scappate pure 3 0 4 risate.

Credo stia ancora riflettendo sul fatto che iniziando a scrivere da destra a sinistra uno rischi di diventare fascista.

Ad un altra giovine mi sono ricordato di fare una gentilezza, e le ho messo a disposizione una sigaretta.

E quella gentilezza aleggerà per sempre leggera nella neurosfera.

Mi è mancata molto la mia alicetta fritta preferita, colonna portante contabile che tanto dissimula la sua grandezza d’animo e di cultura.

E poi la mia sorniona passione segreta, con cui abbiamo parlato della mia dislessica schizofrenia.

Che ci voglio dedicare anche una poesia d’amore, come usava una volta: un incespicante vecchio Cyrano.

Così ieri è stata una splendida giornata piena di gentile amorevolezza.

Pure del sciur padrùn, che pur si conferma del sesso forte, e non è diventato ancora trans.

A quel che ci risulta.

E tutto ciò ad una certa età non può che dare grande gratificazione.

Diventando naturalmente platonico.

Che l’era lu’ quello dell’amore universale mi pare.

Godendo di questi piccoli attimi, quindi, non possiamo che ringraziare.

E per farlo pensare alla testa di Tommaso Moro che scrisse così, quando ancora la testa la aveva sul collo.

Signore, donami una buona digestione e anche qualcosa da digerire.

Donami la salute del corpo e il buon umore necessario per mantenerla.

Donami, Signore, un’anima semplice che sappia far tesoro di tutto ciò che è buono e non si spaventi alla vista del male ma piuttosto trovi sempre il modo di rimetter le cose a posto.

Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri, i lamenti, e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo ingombrante che si chiama “io”.

Dammi, Signore, il senso del ridicolo.

Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo per scoprire nella vita un po’ di gioia e farne parte anche agli altri.

Amen.

E pure insciallah.

Tiè.

E per concludere, sono sicuro che una splendida giornata vi abbia evocato Vasco Rossi.

Ma io invece vi voglio dedicare un capolavoro intero di un altro intenditore del gentil sesso.

A Montreux, bollino di garanzia come il Parmareggio.

Dove volano solo le aquile.

O aquilesse.

Così, tanto per dire qualcosa di femminile, infine.

My name is Prince. And I'm lovely.

 

Kalimmudda ipsum dixit


Ndr : Cyrano con sottotitoli 

https://www.youtube.com/watch?v=TMRNckEAFmo 


domenica 26 febbraio 2023

2023 02 26 - Товарищ генерал Винтер

2023 02 26 - Товарищ генерал Винтер

Nell’universo della mia pazzia, ho una nuova teoria.

So cos’è che non va, disabitudine alla realtà.

Come dire sono solo.

E potrei anche finirla qui.

Dopo tanta entratura, che incipit è termine che mi ha scassato ‘o cazzo, tutto il resto è conversazione.

Invece mi aggrappo ad un bel giocattolo.

E ringrazio l’imperialista informatico per questa possibilità.

Posso scherzarvi e non dirvi cosa sto pensando, se non in un’opera di semantico camouflage.

Mentre mi preparo ad esporvi la mia teoria, ripenso al fascino del cirillico.

Chissà perché, ma mi piace un casino e mi affascina quanto tutto l’universo russo sovietico.

Forse nostalgicamente perché qualcuno era comunista.

E semplicemente sognava una libertà diversa da quella americana.

Ehhh, l'America

Ma non è il tema.

E poi in cirillico sarebbe una incognita Америка.

Dissimulazione tipica da servizi segreti, per non farsi riconoscere e operare nelle ombre.

La mia nuova teoria invece è la seguente.

Oggi si gela di venti siberiani.

Ieri invece faceva caldo.

Confidavo nell’arrivo della primavera, stagione di mezzo da 25 gradi costanti.

Come a Cuba, sogno di satellite sovietico, guarda un po’.

Senza bisogno di riscaldamenti ne gas.

Ed in effetti mi è venuto in mente che tutto il pandemonio del gas sembrava ridotto al bluff della cartina tornasole.

Allora mi sono detto che bisognava ringraziare i cambiamenti climatici.

La tundra e le sue betulle si è sghiacciata.

In fondo chi se ne frega, anzi.

Più facile trivellare.

Ma poi ho ripensato alla grandezza sovietica.

Mi è venuto in mente Gagarin, mica Armstrong.

E mi sono chiesto quanto improbabile potesse essere il passaggio logico scientifico da cambiamento climatico a controllo climatico.

Così ho immaginato l’avvento fuori stagione del generale.

Il compagno generale inverno.

Senza cirillico.

E se questi si fossero inventati la neve di ferragosto?

Allora si che vedi quanto ti costa il gas, una volta finite le scorte da scoiattolo.

Fantascienza?

“Questo no creto”.

Quanto piuttosto fantageopolitik forse.

Questo si che è più verosimile.

Ma magari ne avremmo un beneficio.

La guerra risparmierà le bombe a grappolo.

E ci manderà le bombe a fiocchetti.

Che perlomeno quando si sciolgono lasciano il sopra tutto intero come prima.

Ecco, questo è un bell’esempio di stupidera sinaptica.

O forse no?

 

Kalimmudda ipsum dixit

Generale

  

sabato 25 febbraio 2023

2023 02 25 - Il giullare vorace

 2023 02 25 - Il giullare vorace

 

Questo è un duello.

Devo salvare la testa perché dentro ci ho il cervello.

Almeno vale per quasi tutti quelli che valga la pena.

Ma non è solo questo.

Che sembra che parliamo di neuroscienze.

Io voglio essere molto più semplice.

E parlare di riflessi dell’eterna lotta tra bene e male.

Ci siamo soggetti tutti.

E una modalità che mi piace citare è quella psicologica.

Tanti anni fa, una british grande compagnia aziendale, non ricordo quale ma basti sapere che era la stessa Britain del loro humour nero, istituì la figura del giullare aziendale.

Qualcosa di simile ai pagliacci nei reparti oncologici dei bambini.

Che tra l’altro conosco bene avendoci lasciato il figlio di mia sorella a meno di dieci anni  e dopo mesi di straziante agonia.

Mi colpì sempre la serenità con cui i piccoli affrontavano la loro situazione.

E le risate loro indotte da semplici prestazioni, sketch e battute che noi giudicheremmo banali.

Ma c’è la scienza, a salvarci dallo scetticismo.

La risata genera endorfine e chissà quali altre ine.

Cosa che non fa il pianto, foriero forse di altre ine, ma di quelle dalla natura sfigata.

Ed inoltre è una celebrazione della forza e presenza del bene.

Vi rimando ad un cartone per bambini nato dal genio Pixar che si chiama Monsters.

Ma comunque sarà capitato a tutti di fare qualcosa di bello e gratificarsi almeno con un sorriso, ove non risata.

Così l’eterna lotta tra bene e male io la sintetizzo e distillo alla dicotomia tra ridere e piangere.

O per essere più diretti, godere dell’essere contenti invece che lamentarsi dell’onnipresenza del male.

Chi volesse farmi un dono, potrebbe leggersi l'irrefrenabile ilarità del Kalimmudda.

Che da pigarolo diventò ridarolo.

Ma serve qualche minuto più del solito.

Solo che io ci sono molto affezionato.

Comunque il punto è che questa lotta tra bene e male può essere metaforizzata.

In un duellante chef-d'œuvre che vi segnalo in fondo.

Dove con un po’ di pazienza potrete ascoltare il duello tra il giullare e il tiranno.

E scoprire che ogni tiranno del malumore alla fine perde sotto la gragnuola della bellezza assoluta delle risate.

Le risate.

Questo è il motivo per cui, quasi come se fossi un buffone, cerco sempre di fare ridere.

La stupidera.

Il potere della stupidera.

Quasi come in una lotta tra Davide e Golia, io mi voglio sentire giullare, e non tiranno delle paure.

E sono vorace di risate.

E alla fine, come farà il bene, all’alba vincerò.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Il duello tra il giullare e il tiranno

Roba di mostri, che dovrebbero fare studiare a scuola.

 

venerdì 24 febbraio 2023

2023 02 25 – Il feticcio del pantone

 2023 02 25 – Il feticcio del pantone

 

Sarò scolastico.

E parto con un paio di definizioni strumentalmente scelte.

Interessante il feticcio.

Termine che i primi viaggiatori portoghesi in Africa occidentale applicavano agli oggetti come idoli e amuleti che, secondo le loro osservazioni, erano venerati dagli indigeni, e rimasto a indicare ogni oggetto inanimato, naturale o artificiale, cui viene tributato culto da popolazioni feticiste.

Ma vuole anche dire cosa o persona esaltata oltre misura, fatta oggetto di fanatico culto, o assunta come simbolo da gruppi sociali, correnti religiose o artistiche o letterarie.

Per ora riassumiamo in idoli.

Pantone, invece, ve lo riservo alla fine.

Bisogna sapere che lavoro in una azienda creativa.

E certe cose, in apparenza di forma, in realtà hanno il potere di essere tramutate in sostanza.

Così storie, forme, immagini, disegni e cose simili devono per forza venire venerate come idoli.

E vabbè, ci sta.

Mi ricordo allora del mio primo lavoro.

Ad essere precisi del mio primo giorno di lavoro, nella grande mamma Montedison.

Dopo una giornata spaesata quanto può esserlo una prima, verso le sei sono pronto per tornare da mammà e papà, che mi aspettavano a ca’.

Sto per uscire e mi bloccano perché c’è un lavoro urgentissimo da fare.

La presentazione di un progetto all’amministratore delegato.

“Controllala”, mi dicono.

E io controllo scrupolosamente e poi riporto.

Il mio capo la guarda un istante e mi dice secco : “hai sbagliato, rifalla”.

Io mi arrovello, ma non trovo davvero nulla di sbagliato.

La riporto e quello mi rimbalza di nuovo lo stesso “hai sbagliato, rifalla”.

Andiamo avanti così per qualche ora.

Si fa notte, senza che io avessi il coraggio o il potere di fare niente, nemmeno una telefonata a casa.

Sarà mezzanotte, quando all’ennesima tornata sbagliata il capo si muove a compassione e mi fa’secco: il pantone; stai usando un pantone che non è quello aziendale.

Io manco sapevo cosa fosse il pantone.

Oggi lo so, anche se ci ho messo una nottata ad impararlo.

Pantone Matching System. Pantone.

Il sistema Pantone è stato messo a punto negli anni cinquanta per poter classificare i colori e "tradurli" nel sistema di stampa a quattro colori composti (o quadricromia) CMYK (ciano, magenta, giallo e nero) semplicemente grazie a un codice. I colori, coi relativi codici, sono quindi inseriti in un catalogo, denominato in italiano "mazzetta" o "tirella", dove è possibile "sfogliarli" e selezionarli.

Ma il punto è l’attenzione al dettaglio.

Verde era verde, ma il mio occhio dilettante non vedeva differenza, lampante invece all’artista cromatico.

Così oggi so bene perché si possano rifare certe cose anche decine di volte, se non si è feticisti del pantone.

Che poi per estensione intendo del dettaglio.

Così se vi capita quello che è capitato a me non prendetevela.

La bellezza totale è fatta di mille dettagli.

E la loro ricerca è cura d’amore.

Feticisti del pantone, dunque.

Che siamo tutti feticisti del pantone.

E chissà quanti pantoni vedeva Hendrix in acido.

Chiedetelo all’asso, audace come l’amore.

Lui sa tutto.

And you, r u xperienced?

 

Kalimmudda ipsum dixit

The rainbow bold as love

giovedì 23 febbraio 2023

2023 02 22 – Naturalia naturaliter

 2023 02 22 – Naturalia naturaliter

 

Il signore dei merli.

Ho deciso di attribuirmi questa onorificenza.

Sprazzi di primavera non bastano a diventare frutti.

Ma sprazzano.

Questo si.

Naturalia naturaliter c’è sempre da imparare.

Naturalmente.

Così dopo la teoria dello scoiattolo, che potete provare anche a cercare e che ci ha insegnato che c’è sempre un’altra via, naturalia mi insegnano, guarda un po’, la stessa cosa.

Abito in centro a Milano, con il lusso di un piccolo giardino.

Che di recente è divenuto popolato assai.

Si, ci sono passati anche gli scoiattoli, ma oramai Milano sembra un bosco alpino, e quello che dovevo imparare dal roditore l’ho imparato già anni addietro.

Nel ritiro della mia solitudine allora mi fermo a contemplare la soluzione alla fame nel mondo.

C’è sempre un’altra via, diciamo che diceva lo scoiattolo, d’altronde.

Mi fa compagnia una famiglia di merli.

Di cui mi piace pensare di essere il signore.

In senso signorile, mica prioritariamente feudale.

Non so se sapete che sono addomesticabili.

Io lo scoprii tra i merli di un castello di certi amici dei miei, dove proliferavano questi volatili.

La famiglia e congiunti si sono stabiliti da me, e mi piace l’idea che sia per scelta.

Ma la realtà potrebbe essere diversa.

Forse sono qui per spegnare i morsi della fame.

Tutto avviene con una curiosa danza quotidiana.

Nel giardinetto zen, davanti alla finestra, la famiglia di merli passa la giornata in modo inusuale.

Saltano.

C’è un albero pieno di bacche, su cui saltano confidenti in una tosta fine d’inverno.

E’ strano.

Gli uccelli sono fatti per volare.

Ma questi saltano.

Finchè a furia di osservarli capisco la grandezza del disegno universale.

Sono fatti per volare, ma se serve a dar mangiare, possono anche saltare.

Il punto è che gli uccelli volano quando dispiegano le ali, attivando inconsapevoli quel mirabolante effetto di fisica che chiamiamo portanza.

Quella degli aerei.

La forma delle ali, e la spinta iniziale, li porta in un volo a planare, che è quello che tanto ci affascina dai tempi di Icaro, dovuto alla combinazione tra spinta e differenziali di pressione tra superficie superiore e inferiore delle ali.

Insomma, i miei merli danno una sbattuta di ali, si alzano in volo e poi invece di planarsene via, beccano una bacca e tornano a terra dove si saziano in questo curioso baccanale.

L’albero adesso è quasi nudo.

E io non sono il signore di nessuno.

Spero che il baccanale sia stato congruo alle aspettative.

E i miei merli si siano addomesticati da soli.

Spesso ripeto loro che mi chiamo Claudio.

Confido che mi cinguettino un ciao di rimando.

E che qualcuno trovi il modo di usare le naturalia per dar da mangiare a chi non ne ha.

Saltapicchierello.

 

Kalimmudda ipsum dixit

La pertinenza del volo a planare

 

mercoledì 22 febbraio 2023

2023 02 22 – I bambini feroci

 2023 02 22 – I bambini feroci

 

Chiudete gli occhi.

Immaginate.

Un bambino muore di fame.

Ci siete abituati.

Vi hanno assuefatto tante pubblicità.

Spesso insopportabilmente crudeli da farvi cambiare canale.

Allora il sogno si trasferisce.

E già più a fatica sopportate di vedere bambini trucidati.

Se va bene che hanno perso tutto.

L’affetto dei genitori, il calore del nido di una casa, i compagni di una scuola.

Tutto.

Sono piccoli.

E anche questi sono spesso immaginati colorati.

Spesso sono negri.

Continuate a immaginare.

E vedete come si potrebbero salvare facilmente.

Con un semplice cambio di modello di spesa.

Con le adozioni in presenza.

Io l’ho fatto.

E ho cresciuto due bellissimi bambini negri brasiliani, fino alla scuola di agraria che gli avevo costruito e ai loro progetti di microcredito.

Api, capre, orti, e roba così.

Ed erano sempre più o meno negri.

Adesso preparatevi ad aprire gli occhi.

E quando lo fate non stupitevi se invece dei negri troverete degli ariani.

E’ l’effetto di un anno della guerra dell’orrore.

Su 1,5 milioni di bambini.  

Ora immaginate pure ad occhi aperti se moltiplicate tutto per le 60 guerre che ci sono in giro per il mondo.

“Nei 365 giorni di guerra in Ucraina, i bambini hanno vissuto un anno di "orrore": 1,5 milioni sono a rischio di depressione, ansia, disordini da stress post-traumatico e altri problemi di salute mentale.

Sono raddoppiati quelli che vivono in povertà passati dal 43% all'82%.

5 milioni hanno dovuto interrompere l'istruzione.”

A dirlo è l'Unicef ricordando che "non c'è un solo aspetto della vita dei bambini su cui il conflitto non abbia avuto un impatto, con bambini uccisi, feriti, costretti ad abbandonare le loro case, a perdere un'istruzione fondamentale e a vedersi negati i benefici di un ambiente sicuro e protetto".

“Milioni di bambini vanno a dormire al freddo, spaventati, e si svegliano sperando che questo conflitto brutale sia finito. Sono stati uccisi e feriti bambini e molti hanno perso genitori, fratelli, sorelle, case, scuole, parco giochi.”L'accesso di bambini e famiglie ai servizi di base è stato devastato. Ci sono notizie - sottolinea ancora l'Unicef - di oltre 1.000 strutture sanitarie danneggiate o distrutte da bombardamenti o attacchi aerei; questi attacchi hanno ucciso e causato ferite serie ai pazienti, compresi bambini, al personale medico e hanno ristretto l'accesso alle cure. Migliaia di bambini in fuga dal conflitto in tutto il paese non hanno ricevuto vaccini vitali per essere protetti da polio, morbillo, difterite e altre malattie che minacciano la vita”.

Ora che avete visto, richiudete gli occhi, e pensate pure ai bambini di ogni colore dell’arcobaleno.

E chiedetevi cosa succederà a cominciare da tra meno di una decina di anni.

Ecco, adesso svegliatevi con le adozioni.

O tra dieci anni vi troverete una ulteriore orda di bambini cresciuti.

Che non saranno più soltanto feroci.

Ma saranno un’altra generazione inferocita.

Assuefatta alla cultura del terrore e assetata di vendetta.

Tutti noi, se fossimo nati e vissuti così, oggi probabilmente faremmo i terroristi.

Memento.

 

Kalimmudda ipsum dixit

I bambini di we are the world

 

martedì 21 febbraio 2023

2023 02 21 – Il mio orgoglio e il vostro pregiudizio

 2023 02 21 – Il mio orgoglio e il vostro pregiudizio

 

Partiamo identitari.

Voglio affermare.

Sono affetto da disturbo bipolare.

E’ uno squilibrio nella biochimica cerebrale.

Oscillazione tra depressione e manìa.

La quale è la parte più interessante.

Quella che mi ha fatto “taggare” come pazzo.

Con una deriva in sindromi e diagnosi prossime alla schizofrenia.

Furore profetico, lo chiamavano i greci.

Un intingolare il dito dritto nel centro dell’origine dell’universo, là dove tutto è, dico io tra le altre cose.

Ho visto cose che mi hanno illuminato.

E tanto altro.

Hanno deciso che fosse una malattia.

E forse è così se ci si circoscrive all’aspetto superficiale di quelli chiamati deliri.

La realtà è che separarsi dalla piccola ragione fa paura.

Tuffarsi dalla fisica attraverso la metafisica, fino alla synfisica è roba che tanti credono di volere.

Ma poi, prima di tutto non possono deciderlo, e poi nel profondo ne hanno paura.

Così adottano quella forma di ostracismo intrisa di pregiudizio.

Lo stigma per il diverso da loro.

E credono di sapere.

Guidati dal desiderio di profumo di sangue delle altrui stigmate.

In croce.

Bruciamo le streghe.

Alla corda.

Così ieri mi è giunta voce che qualcuno aveva detto che si vedeva che stavo male.

E mi è scappata una risata mentale.

Proprio adesso che è un buon periodo, qualcuno ha deciso di proiettarmi addosso il non essere me.

E’ una sindrome della bestia feroce, attivata dai piccoli feromoni.

Non interpello e non favello.

Nel dubbio, io sbrano.

Ma è anche psicologia fine.

Allora decido di autocitarrni,

Brutto vizio di chi ce l’ha, metaforicamente o no, troppo piccolo e da piccolo tutti lo scherzavano.

Ma farò una eccezione.

E vi rimando a questo: Io sono opera d'arte

Nel caso non l’aveste già capito, o non ci possiate arrivare.

E sono pieno di orgoglio per una vita vissuta disordinariamente

 

Kalimmudda ipsum dixit

Pride Milan in the name of love

 

 

domenica 19 febbraio 2023

2023 02 20 –Я звучу не по-русски

2023 02 20 –Я звучу не по-русски

 

In tutto questo protrarsi di informazione o pseudo tale sull’endemìa bellica, nessuno si cura di un’altra parte offesa.

Quando il conflitto cominciò parlai con una cara amica russa dell’impatto popolare che l’impopolarità di un manipolo di gerarchi avrebbe generato a danno di un popolo intero.

Erano i primordi.

Mi raccontò dello sgomento tra i suoi amici.

Di una diffusa dissociazione dalla guerra che per nulla sentivano loro.

Della paura che il conflitto dilagasse.

E di quella delle conseguenze delle sanzioni.

Di una generale incredulità di fronte ad uno scenario da decenni precedenti.

In fondo, fino a pochi decenni prima questa sarebbe stata una guerra civile.

Ed in termini extra statali, questa era una guerra tra popoli fratelli.

Poi sono passati i mesi e io ho perso i contatti.

Ma non credo che la percezione di massa russa sia cambiata.

Così mi è venuto in mente di scrivere questo appello.

Citando o parafrasando la celeberrima frase di Kennedy rivolta ad un popolo strappato in due.

Fu un grande incoraggiamento morale per gli abitanti di Berlino ovest, che vivevano in una enclave all'interno della Germania Est dalla quale temevano un'invasione.

«Duemila anni fa l'orgoglio più grande era poter dire civis Romanus sum, sono un cittadino romano. Oggi, nel mondo libero, l'orgoglio più grande è dire 'Ich bin ein Berliner.' Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole 'Ich bin ein Berliner!'»

Ecco, oggi stavo guardando il video qui sotto riportato e non ho potuto non notare il diverso gioioso stato di un popolo in festa per un concerto in piazza Rossa.

I Beatles, icona pop a testimoniare una novella comunanza culturale di popoli.

Seppur in quella occasione presente anche Zar Putin, nemmeno un sorriso gli scappò.

E mi sono sentito di dire una cosa.

Non tanto “Io sono un ucraino”, che sarebbe una oscena banalità.

Quanto piuttosto un incoraggiamento per la popolare cosiddetta parte avversa.

Che queste parole possano essere spoken as “words of wisdom”.

E riconducano tutti alla ragione.

Il popolo lo fa già, I presume.

Perciò io non sono un berliner, che non rischio di avvallare la memoria di qualsivoglia obsoleta dicotomia.

E non sono un ucraino.

Troppo facile a parole.

Io confido nel potere della neurosfera.

Che diffonda pensieri e parole di saggezza, come sussurrava mother Mary.

E mi dichiaro.

“Я звучу не по-русски”.

Che se il traduttore imperiale non tradisce, o censura, vuol dire questo.

“Io sono un russo”.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Let it be - Red Square

 

  

sabato 18 febbraio 2023

2023 02 18 – Albeggia lo squarcio

 2023 02 18 – Albeggia lo squarcio

 Per www.parolebuone.org su www.shareradio.it  : Alba


E’ così che fa l’alba.

La più bella quella di mare.

Si arrampica affaticata sulle braccia dell’orizzonte dell’acqua.

E lentamente progredisce verso il suo culmine.

Uno squarcio di luce che strappa il crepuscolo.

Uno spettacolo di potenza.

Che si ripete sempre uguale.

E sempre rinnovatamente nuovo.

Se parlassimo di musica diremmo un reiterato tema in “crescendo”.

E forse lo faremo davvero.

Dopodiché possiamo immaginare tutte le immagini, metafore, allegorie o altre figure retoriche che ci piace.

Certamente è vero che la forza della luce è capace di uccidere ogni tenebra.

E dopo ogni cataclisma la vita trova la via di rialbeggiare.

A chi mi dice che il mondo va a scatafascio io rispondo sempre che questo è ciò che sembra.

Se si guarda lontano dal quadro di insieme.

Dentro di esso, invece, la realtà è che l’ordine vince sempre.

La vita vince sempre.

E la vita è ordine cosmico.

Così mi ricordo il mio primo ricovero coatto.

Un tuffo nel buio più pesto che c’è.

Vedersi portare via tutto.

Financo la propria mente.

Eppure camminando camminando l’alba si presentò ancora.

Là dove mai avrei immaginato.

In un giardinetto, che battezzai zen, dove passavo le ore a camminarmi sui miei passi al ritmo dei miei respiri.

E così vale dopo cataclismi di massa.

A riguardarsi indietro vedrete che la vita vince sempre.

Nonostante chi gioca contro.

Così voglio tornare al “crescendo” dell’albeggiare.

E citare questa cosa.

Meglio l’oro o il paradiso?

C’è chi è più capace di me, a fare traduzioni e interpretazioni.

Ma taglio qui e lascio spazio volutamente.

Vorrei che ascoltaste un classico in una strepitosa versione.

Addirittura presidenziale, presente perfino un Obama sognante.

E se ascolterete, e potendo guarderete, allora vedrete l’alba crescente.

E uno squarcio sulla scala del cielo.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Stairway to heaven

 

Ndr : non sfumare o tagliare se possibile. Ho lasciato spazio nel testo apposta per gli 8 minuti con “squarcio”

 

venerdì 10 febbraio 2023

2023 02 10 - La cartina tornasole

 2023 02 10  - La cartina tornasole

 

L’economia l’è una roba spurca.

La finanza l’è una roba spurca.

La globalizzazione l’è una roba spurca.

La geopolitica l’è una roba spurca.

E’ tutto un gran magna magna di spurcizia.

Qualunquismo è fastidio?

Ma è un po’ come un luogo comune, che poi è vero davvero.

E allora io voto scheda bianca.

Per non spurcare.

A prescindere.

E nella misura in cui.

Il mio gocciolatoio di embargo io l’ho fatto.

Non ho acceso il gas per tanti mesi.

Mi sono pure raffreddato.

Oh, poverino.

Ma niente in confronto al potere di Carmela.

La bomba intelligente, che nessuno ha ancora visto.

Quelle che alimentano il circo bellico non hanno niente di intelligente.

A meno di considerare i benefici di una futura ricostruzione.

E quelli del girello dell’economia di guerra.

Tanto valeva scavare trincee per ririempirle daccapo.

Un modo di fare girare la spurca economia.

Comunque il punto centrale è un altro.

Se la geopolitica l’è una roba spurca, noi abbiamo le prove.

Ci hanno terrorizzato con lo “shortage” di gas.

Abbiamo fatto scorte.

Il prezzo è schizzato alle stelle.

E poi, zitti zitti, quatti quatti, piano piano è successo qualcosa.

La guerra è diventata endemica.

E americani e russi si devono per forza essere accordati.

La geopolitica l’è una roba spurca.

Oggi l’Ucraina dell’Ussr.

Domani una chissà.

Intanto gli uni continuano a fornire armi, e quelli a usarle dietro lo schermo del dobbiamo difenderci. Dall’invasor.

Oh bella ciao.

In mezzo c’è la gente.

E noi non ci ricordiamo nemmeno più della fortuna di non essere quella gente.

Semplicemente nata nel momento e dalla parte sbagliata.

La fortuna è un fatto di geografia.

Ma come faccio, io povero embarghista solitario a immaginare tutto cio?

E molto semplice.

E’ questione di tornasole.

Il tornasole è un colorante di origine vegetale ottenuto come miscuglio di differenti sostanze coloranti estratte da licheni.

E’ solubile in acqua e viene di norma assorbito su carta da filtro per produrre uno degli indicatori di pH: la cartina al tornasole.

Vira al rosso in ambiente acido (pH < 4,4) e al blu in ambiente basico (pH > 8,0).

Oggi la nostra cartina di tornasole si chiama gas.

Dopo averci terrorizzato con il sopradetto taglio del gas, in realtà non è successo niente.

E il nostro indicatore di acidità è diventato il prezzo del gas.

Tanti hanno subitanei cavalcato l’onda dell’inflazione indotta.

E probabilmente si sono frettolosamente arricchiti.

L’economia l’è una roba spurca.

Poi come di incanto tra sanzioni, forniture ed embarghi, il gas si è dimostrato tornasole di accordi segreti.

E il prezzo è ripiombato ai bassi livelli pre guerra.

Nonostante la guerra continui, in apparenza molto meno minacciosa globalmente.

La globalizzazione l’è una roba spurca.

Se non vi folgora tutto ciò dovrete aspettare la prossima bomba.

E vi ricorderete della spurca geopolitica.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Carmela