2023 11 0 – Fànkokkole
Per
www.parolebuone.org su www.shareradio.it . Coccola
E’
curioso quali significati possa avere una parola.
E
come possano essere opposti.
Si
parta pure con i frutti del ginepro, e va bene.
Per
archiviare subito la questione botanica, coccola deriva dal latino coccum che a
sua volta deriva dal greco kokkos.
Sempre
di chicco o di grano si tratta.
Tenerezza
di cocchi giovani virgulti che ci danno semi fatti frutti da mangiare.
A
prima vista coccola evoca il derivato del verbo coccolare.
Si
intende carezza, gesto di tenerezza e di affettuosità.
Specialmente
al plurale tutti sappiamo dire che si fanno le coccole.
E
tutti le vorremmo, queste coccole.
Nella
nostra civiltà sono come una sorta di diritto acquisito.
Di
cui spesso una gran parte viene a torto privata.
Niente
coccole, vita grama.
Ma
la parola ha un che di vezzeggiativo che trovo anche fastidioso.
Così
mi addentro nei meandri treccani e trovo che coccola diventa anche opposto.
Nessuna
tenerezza, nessun vezzeggiativo.
Mi
ci riconosco già di più.
Coccola
vuol dire bussa o percossa.
Che
poi diventa il notorio coccolone di tanti stecchiti accidenti lanciati.
Che
ti venga un coccolone, o una coccola, si impreca.
Augurando
un colpo d’apoplessia fulminante.
Così
rifletto sul fatto che io le coccole le riservo al cane.
Son
bisogni da esseri più primordiali che umani.
E se
salite la scala dei bisogni in cima non trovate
rassicuranti carezze d’amore.
Quanto
la più elevata necessità psicologica della autorealizzazione, motivazione di
crescita o ancora più lirica necessità di essere.
Si
raggiunge solo se i gradini precedenti sono scalati, anche con tante
rassicuranti carezze.
Purtroppo
io non sono stato educato così.
L’imprinting
primigenio non era alla carezza di tenerezza, quanto ad un senso del potere
intriso di dovere.
Mio
padre per i miei dieci anni non mi regalò la coccolante bicicletta.
Ma
una carabina smontabile calibro 22.
Voleva
che sparassi alle lucertole.
Dovevo
imparare cosa volesse dire togliere la vita ad un essere vivente.
Per
vari aspetti mi evoca una sorta di educazione siberiana.
Ma
forse più napoletana, per precisione più casertana.
Io
le lucertole le avrei ricoperte di coccole.
E
non capivo perché dovevo ammazzarle.
Così
finalmente mio padre ci convinse che non ero buono, e mi portò a sparare ai
tronchi nel bosco.
La
prima volta con un fucile a pompa stile polizia americana il rinculo mi
sbattete indietro contro un albero.
Mio
padre mi fece una coccola alla sua maniera dicendomi che non ero buono neanche
per quello.
E
quindi che volete che vi dica.
Io
non credo al potere delle coccole.
Credo
piuttosto che il loro bisogno sia sintomo di decadenza dell’impero di cultura occidentale.
Non
ce lo vedo Attila a coccolare la fine dell’impero romano.
Anche
se la civiltà delle coccole potrebbe essere una bella parte di quella civiltà
dell’intelletto.
Quella
che oramai dovreste conoscere.
E
quindi per concludere, quando io mi voglio coccolare per soddisfare un gradino
della scala dei bisogni, ecco cosa faccio.
Ascolto
funkokkole.
Che
funzionano pure meglio.
Eh,
lo so sono un po’ strano.
Piuttosto
freak.
And
so.
Con
alla batteria tanto di master Hakim.
E
una dream band.
A
Montreux.
Dove
non entri se non sei kokkolante.
O
meglio.
Funkokkolante.
Kalimmudda
ipsum dixit