giovedì 30 aprile 2020

2020 04 30 - Lessico virale : colibrocce e mariunglo


2020 04 30 - Lessico virale : colibrocce e mariunglo

Covidlessico.
Visto che ci hanno abituato ad un sacco di nuove parole e terminologie, ecco che ne invento un paio anche io.
Sono dunque parte del mio lessico virale.
La linguistica è affascinante.
Come nascono le parole, e di conseguenza le lingue, non lo sa nessuno, ma c’è tanta gente che ci studia.
Da una gutturale e una vocale primigenie, il ka, si sviluppano sistemi semantici che ci permettono di intelligere prima ancora che di comunicare.
E con il virus in canna ecco che qualcosa da intelligere di nuovo compare all’orizzonte dei nostri pensieri.
Per capire ci vuole una storiella.
Di mio c'è solo il titolo.
La storia me la raccontava sempre mio padre che a sua volta l'aveva mutuata da qualche parte.
Mi sembra quanto mai attuale in un tempo in cui dobbiamo concentrarci su noi stessi e sui nostri da fare quotidiani per non sprofondare nell'abisso dell'ansia per quello che incombe fuori di noi.
E' un trucco ansiolitico ma funziona.
Comunque tornando alla storia, un giorno nella jungla divampa un incendio.
Tutti gli animali, in preda al terrore cominciano a scappare incalzati dalle fiamme che avanzano.
Tra questi c’è anche un leone che, come spesso accade, nel momento della verità si dimostra vigliacco a dispetto della sua regalità.
Mentre scappa si accorge che c’è un colibrì che sbattendo freneticamente le sue ali vola in senso contrario, dritto verso le fiamme.
Volando volando, però, si ferma presso uno stagno, si riempie il becco d’acqua e poi riparte in volo verso le fiamme contro le quali lascia cadere le poche gocce d’acqua che aveva nel becco.
Il leone lo vede e gli fa : “ma che sei scemo ? Cosa credi di fare? Non lo vedi quanta è poca l’acqua che puoi portare ? Credi di potere spegnere l’incendio da solo?”
Il colibrì lo guarda e gli fa : “no, ma almeno io faccio la mia parte”. E riprende a volare verso il fuoco.
Ecco, siamo gocce nel mare in tempesta, ma pur sempre di gocce è fatto il mare.
Oppure se preferite siamo tanti piccoli colibrì nella jungla in fiamme.
Che siamo le une o che siamo gli altri, quindi, nel grande mariunglo in cui ci arrabattiamo a nuotare siamo tutti colibrocce.
Mementiamocelo.

lunedì 27 aprile 2020

2020 04 26 – Show must go on. La rivoluzione d’ottobre


2020 04 26 – Show must go on. La rivoluzione d’ottobre
E così il mondo riparte.
Zitti zitti rimuoviamo pezzi di lockdown programmando riaperture settimanali come se da una settimana con l’altra il virus scomparisse selettivamente.
Deve essere un virus di categoria, come i sindacati, senza con ciò volere fare del sarcasmo sui beneamati sindacati che spesso più che il virus sono la cura.
Avranno valutato i rischi, uno si potrebbe dire. Si, ma se invece hanno sbagliato, o forse meglio dire taroccato, i conti? Che succede allora ?
Il punto e’ che siamo talmente schiavi del nostro presunto benessere, delle nostre abitudini, del nostro stile di vita che non ci possiamo permettere di stare fermi, anche a costo di taroccare i conti, appunto. E’ tutta una questione di economia alla fine. Quella e’ l’artefice del nostro presunto benessere e quella deve girare altrimenti ci ritroveremo tutti sul lastrico più di quanto non siamo già.
E quindi ben venga un po’ di macelleria sociale.
L’immunità di gregge ci salverà. Chissà se qualcuno si offende a sentirsi paragonato ad una pecora. A me un po’ di fastidio lo da, anche se la pecora e’ un dignitoso animale capace di darci lana e formaggi mangiando solo erba. Un alchimista, praticamente. Magari fossimo così anche noi.
Ma d’altronde questa immunità di gregge e’ solo un po’ di sana selezione naturale. E’ così che si evolve la vita, o no?
La verità però e che si devono fare i conti con gli imprevisti, che per assurdo in questa situazione sono già previsti da tutti. E’ la famosa ondata di ritorno, dovuta a contagi trasversali o a errata valutazione della diffusione dei contagiati esistenti.
E allora se arriva l’ondata di ritorno, eccoci di nuovo tutti in lockdown per la seconda volta.
Ma questa seconda volta non ci sarà nessuno ad aiutarci di nuovo perche’ abbiamo sbagliato i conti e la responsabilità sarà solo nostra. E allora sarà un “ognuno per se” e “tutti contro tutti”.
E quindi niente aiuti dall’Europa, di nuovo tutti disoccupati, ancora collasso sanitario, poveri, disperati e alla fine il grande crollo che altro che Grande Depressione.
A questo punto il popolo non starà mansueto come il gregge di pecore dell’immunità, ma si rivolterà contro chi ha taroccato i conti per potere ripartire prima del tempo e allora saranno scontri di piazza e rivolta sociale che si cercherà di controllare con lo Stato di polizia e i militari per strada.
Ma sarà troppo tardi.
Così dopo avere immaginato un nuovo ordine mondiale da fusion tra “I have a dream” e “yes we can” ecco che a causa del fatto che “the show must go on” ci ritroveremo alla rivoluzione d’ottobre, periodo notoriamente fertile sia per le rivoluzioni che per i contagi.
Meglio.
Magari e’ la volta buona.

2020 04 25 – Estinguiamoci, che facciamo un favore all’universo


2020 04 25 – Estinguiamoci, che facciamo un favore all’universo
Se il coronavirus e’ solo la grande prova generale di come il mondo, Gaia, ci rigetterà, arriverà prima o poi qualche cataclisma, naturale, sociale o economico che sia, che ci spazzerà via per davvero.
Ma noi abbiamo la conoscenza e gli strumenti per porre rimedio a tutte le nostre malefatte e prevenire l’apocalisse, e il virus ci obbliga ad adottare nuove configurazioni comportamentali in potenza salvifiche.
Però mentre il mondo della gente normale si ritrova a mettere in campo mille modalità di solidarietà ed adattabilità, chi governa continua a litigare. Sulle misure da adottare, sulla prevenzione da realizzare, su chi abbia creato il virus, e così via, continuando a generare sofferenza e disperazione.
Ecco allora che mentre io immagino la fusion tra il “we have a dream” e il “yes we can” il mondo si arrabatta tra i suoi mille particolarismi, di grande o piccolo taglio che siano.
E mentre io immagino, la gente si ammala, muore o perde il lavoro, proiettandosi come minimo in uno stato di collettiva ansia di massa.
La soluzione che ci propinano e’ riaprire le attività, e questa  una scelta obbligata soprattutto per prevenire ulteriori tensioni sociali e shock economici, ma allo stesso tempo apre le porte ad una immensa ondata di ritorno difficilmente controllabile.
Io non credo all’informazione di regime, per cui ne faccio la tara ogni volta che me la propongono.
Allora, quasi quasi, abbandono il pensiero positivo che faticosamente cerco di salvaguardare e propongo un’altra soluzione.
Non confido tanto nella capacità di Gaia di autoregolarsi e sopravvivere rigettandoci di conseguenza  almeno in parte.
Penso a qualcosa di più vasto.
Sofferenza per sofferenza sarà l’universo che ci rigetterà.
Come un sistema immunitario con un virus o con un tumore, verremo espulsi dal creato come corpo estraneo non soltanto moralmente indegno di farvi parte, ma soprattutto fattore di disturbo interstellare.
A quanti è mai venuto in mente che tutta la sofferenza che produciamo genera onde, in principio psichiche ma che in seguito, tra campi elettromagnetici e gravitazionali, veicoleranno onde varie, che si diffondono oltre il pianeta e l’atmosfera?
E’ come un campanello di allarme, un segnale di pericolo che l’universo continua a ricevere o assorbire, in apparenza impotente.
Una configurazione di energia cosmica negativa, che per sua natura ne attirerà di più negative.
Pensate ad un lamento universale : Ah…,ah….,ah,….
E che palle!
Un giorno il cosmo si romperà i coglioni e ci azzittirà. E forse quel giorno sta arrivando.
Senza arrivare ad immaginare alieni che vengano a distruggerci esasperati dalla nostra distonìa, è dunque bene pensare al costante fremito di dolore che emaniamo.
Prima o poi tornerà indietro.
Come se fossero onde sonar, prima o poi rimbalzeranno e torneranno indietro.
E se anche non dovessero tornare indietro tanto presto, perche’ l’universo e’ parecchio più grande di noi e per attraversarlo ci vuole un bel po’ di tempo, è una vibrazione negativa in costante trasmissione dalla terra.
Il cui rimbalzo prima o poi ci colpirà come un Gran Ceffone tiratoci in faccia col dorso della mano.
Per questo mi piace provocare, ma non troppo, dicendo “estinguiamoci, così facciamo un favore all’universo”.
Eviteremo in tal modo di diffondere un fastidioso ronzìo come quello di una grande zanzara, destinata a farsi  schiacciare per ordine naturale delle cose.


2020 04 19 – Il nuovo mondo nell’era del virus


2020 04 19 – Il nuovo mondo nell’era del virus
A febbraio 2020 mi sono ritrovato per l’ennesima volta ricoverato in reparto psichiatria.
Ci sono entrato con le solite sensazioni di costrizione e reclusione a cui fortunatamente sono oramai abituato.
A ripensarci oggi c’e’ da rimpiangerlo, il reparto.
Appena uscito mi sono ritrovato la sorpresa del coronavirus.
Dopo qualche settimana ho dovuto constatare una costrizione e una reclusione di massa, diciamo www.
E di nuovo mi dico meno male che ci ero abituato.
In ogni caso già dal nome che gli hanno dato mi evoca una dominanza regale.
Insomma  un virus con tanto di corona deve per forza essere dominante, e questo dominante lo e’ di sicuro.
Cinicamente parlando, ci ha obbligato a constatare che bastano alcune decine di migliaia di morti per mettere in ginocchio tutto il mondo.
Siamo niente nell’immensità del tutto e adesso ne abbiamo la prova empirica. Polvere siamo…
Al tempo stesso non posso non pensare alle punizioni divine e dirmi che ce lo siamo meritato.
Ambiente, guerre, fame, morti ovunque in un’era in cui abbiamo a disposizione conoscenza per risolvere qualsiasi problema come mai in passato.
Il virus siamo noi.
Ma la terra e’ un organismo vivente che vive di vita propria e che oltre alla capacità di adattarsi ha la malaugurata tendenza innata a sopravvivere.
Ed ecco allora che devo constatare che il virus siamo noi umani e la terra ci da la prova inconfutabile della sua vitalità, organizzando un colossale rigetto di massa.
E questa e’ solo la prova generale.
Sempre cinicamente, osservo che i poveri morti da Covid-19 sono un’inezia di fronte ad un cancro da 8 miliardi di umani.
Se non cogliamo l’occasione e non recepiamo il messaggio la prossima reazione di Gaia sarà infinitamente più grande e allora ci troveremo proiettati nell’era dell’apocalisse per davvero.
E quindi ?
Quindi restiamo a casa, finche’ possibile senza distruggere definitivamente l’economia, che come noto e’fatta per girare, e senza la quale nel lungo periodo siamo tutti morti.
Ma poi traiamo insegnamento dall’emergenza e rendiamola sostenibile questa economia.
Constatiamo come sia facile risparmiare l’ambiente in primo luogo. Non serve un secolo per riparare i danni. Bastano un paio di mesi, il cielo si pulisce e gli animali tornano a convivere con noi.
E constatiamo come l’emergenza ci renda tutti uguali, uniti in mille modi, anche essi testimoni del fatto che le divisioni sono solo figlie di un’idea, soppiantabile facilmente da un’altra idea più adatta al contesto in cui si sviluppa. Evoluzione naturale delle idee.
Ma poi un paradosso: speriamo che il virus resista abbastanza a lungo da costringerci a rendere strutturali certe nuovamente diffuse attitudini comportamentali.
Se l’emergenza dura solo qualche mese, infatti, poi coglieremo l’occasione per rimuoverne il dolore dai nostri ricordi e ritorneremo come prima.
Caro virus, dunque, grazie.
Ci indichi la strada per un nuovo ordine del nostro mondo.
Insomma, vedo una fusion tra il “we have a dream” e il “yes we can”.
E allora facciamolo.