lunedì 29 gennaio 2024

2024 01 29 – Miseria e falsità, orgoglio e nobiltà. Cfcd

 2024 01 29 – Miseria e falsità, orgoglio e nobiltà. Cfcd

 

Criptica vita feudale.

C’era una volta tanto tempo fa in una terra lontana lontana un piccolo feudo.

Eppure trovandocisi dentro, pochi sapevano in effetti cosa fosse un feudo.

Assai astruso appariva quell’ordine socio proprietario fatto di diritti su corpi e su beni.

Signorie su vassallaggi, sudditanze, schiavitù.

Parecchi secoli dopo si capì che era un ordine sociale contra naturam.

Era diritto reale su beni o persone  in grado di fornire una rendita a fronte di un servizio, spesso militare.

Convertendo il trono longobardo in merovingio senza che trasformandolo se ne cogliesse il senso di impero.

Passando terre ai pe’dei monti.

Il feudo aveva un preciso ordine sociale, di signori, vassalli, contadini, disgraziati.

E varie funzioni di staffa.

Il druido con la saggezza di quercia cercava di decifrare storie senza in effetti sapere cosa stesse facendo.

Il cerusico chirurgicavallava.

Il fabbro fabbricava.

Altri per lo più coltivavano la terra.

Per vedersene portare via i frutti, anche quelli del maiale invernale, pover purcel.

O partivano alla querra, ma a piedi senza cavalcatura armata

Il computista privilegiato faceva di conto e computava beni e riserve d’ogni sorta.

E tutto scorreva senza troppe pretese, contando i ricavi, valutandone le spese.

Ogni tanto toccava dovere armare il signore cavaliere.

E allora erano dolori di baiocchi.

Crociate.

Battute verso terre di terre terzi.

I signori avanzavano pretese, da cavalcature ad armature.

E il contadino scontava.

Mentre il computista computava.

Un certo qualdì nel villaggio si presentò un nuovo computista.

Durò il tempo di qualche tempo e se ne andò, perso in un motto di sbotto d’ira.

Suo e del signorotto.

Ne arrivò un altro scelto dal signorotto mismo manipolismo

In un bel mezzo medio vitae pulcino con ancora la con la paglia nel culo.

Fu addestrato come cavallo e venne, istruito erudito, cortesiato in ogni forna d’aiuto dal apprendista rimasto.

Seppe tutto quanto c’era da sapere di feudale.

Finche’ l’aiuto si ammalò per la frustrazione provata, solo mitigata col suo signorotto balocco.

Il computista lo parcheggiò nella stalla da cavalli bolsi.

Non più buoni neppure da tiro all’aratro.

Così credette il computeste, coi suoi decine di cervellini infilabili d’entro un scrigno di poca portata e pure ancora pieno di spazio.

Dimentico dell’istruzione ricevuta da pulcino pigolarne.

Ma il bolso sapeva che aveva in serbo una schioppetttata in testa.

Dimentico d’essere sua creatura pulcina.

Era un troppo nobile ingombro nella pochezza dei giochi di misero potere.

Dimentico di chi aveva trasferito tutto il suo sapere.

Con nobiltà d’animo e gratitudine arbitraria.

Miseria, quanta miseria.

False attitudine equivalse.

Sgarberie.

Si ricordò che il feudo era ai piedi dei monti.

Alla corte del re sole dove ci si dilettava di musica cortese alla franzosa

Non ai piedi dei monti d’eleganza carenti.

Falsi  e cortesi.

 

 

kalimmudda ipsum dixit

Medieval romantic warrior



 

venerdì 19 gennaio 2024

2024 01 19 – Movimento per la lemmanza italiana

 2024 01 19 – Movimento per la lemmanza italiana.

 

Dopo la difficile pesantezza del genitore generoso ci vorrebbe leggerezza.

E invece mi tocca sempre spezzare l’onda che monta.

Sono un frangiflutti.

E dovreste farlo tutti, in ogni modo vi riesca possibile.

Io scelgo spesso l’ironia.

Ma non c’è niente da ridere.

Questi hanno la cultura del porto l'armi.

E prima o poi viene fuori.

Lo sta già facendo

Si ma che palle questi fascisti.

Siete armati.

Ho io l’idea.

Sparatevi tra di voi.

Avete già iniziato.

Finite l’opera.

E poi buttatevi nelle fogne.

Ripetutamente.

Praticate la lemmanza.

Ripetutamente.

Cassazione: 'Contro il saluto romano applicare la legge Scelba', legge 20 giugno 1952

La sentenza si commenta da sola sentenzia quella tipica nota voce roca.

Ma in che senso? Fascista o antifascista?

Probabilmente non è chiaro neanche a cotanto statista..

Ma poi figuratevi se io, o loro, sanno cosa sia la legge Scelba.

Allora mi documento.

"Chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da duecentomila a cinquecentomila lire, a lire del 52.

La decisione è delle Sezioni Unite della Suprema Corte , mica micio micio.

Ma Casapound dichiara che continueranno a farlo.

Ma chi cazzo sono questi figli di  Pound?

Durante la seconda guerra mondiale Ezra “casa” Pound iniziò a difendere l’operato di Mussolini e Hitler. Venne fatto prigioniero dai partigiani, che lo consegnarono agli alleati che lo giudicarono malato di mente.

E questo è l’idolo della ala estrema destra dei fascisti.

Un pazzo.

Citerei la Russa: la notizia si commenta da sola

Ma io voglio seminare un meme che attecchisca nell’ideologia fascista.

Non è solo un metaforico buttatevi dentro il cesso.

E’ di più, è dedicatevi alla lemmanza.

Pratica del suicidio di massa di piccole zoccole artiche.

Anche se pare sia una leggenda metropolitana, noi ai fasci non lo diciamo.

Al motto di se avanzo seguitemi.

E se indietreggio spingetemi.

Que viva el movimiento per la lemmanza fascista.

Contro il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista.

Perché fate attenzione alla funambolica capriola di propaganda manipolatoria.

La frase attribuita, secondo fonti informate, al presidente del Senato La Russa - "La sentenza si commenta da sola"- lungi dall'essere "sprezzante" è semmai di rispettoso riconoscimento". Lo dichiara Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera.

Ma sembrerebbe essere una affermazione di Crazy Pound.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Non c'è più rispetto



giovedì 18 gennaio 2024

2024 01 18 – Generoso genitore

 2024 01 18 – Generoso genitore

 

Per www.parolebuone.org su www.shareradio.it – Generosità

 

Generosità è qualità di chi ha nobiltà d’animo.

L’origine viene da genus, stirpe.

Si manifesta soprattutto come altruismo, disinteresse, prontezza al sacrificio e anche al perdono,

Quindi chi ha nobiltà e grandezza d'animo la avrebbe per linea di stirpe.

Signori si nasce, generosi si è nati, pronti a rinunciare ai propri interessi, per nascita.

Mah, a me mi pare una strunzata, però.

Come spesso faccio, attingo al campionario dal vasto repertorio di lossico familiare.

Per me generosi si nasce a prescindere dalla stirpe.

Mio pater familiae, una volta divenuto ricco, meglio non sapere come, divenne noto per la sua generosità.

Ma pochi la percepivano strumentale, e quindi non realmente generosa.

Niente si fa per niente.

Ma l’effetto grandezza annebbiava la vista di tutti.

Era uso girare con grandi mazzette di soldi casomai si trovasse in situazioni che richiedevano munificenza.

Partiamo delle mance da 200 euro al cameriere, saltando la fila orgogliosi del disappunto dei clienti

Mi diede una lezione di vita: le mance devono essere grosse e preventive, dopo non servono a niente.

Un giorno eravamo in taxi con il tassinaro che ci raccontava le sue sventure.

Doveva aggiustare la macchina perchè ci doveva lavorare, ma non aveva i soldi. Mio padre chiese quanto costasse e armeggiando con la tasca delle mazzette tirò fuori 10.000 euro.

Il tizio promise che li avrebbe restituiti e mio padre tirò fuori una delle sue massime di filosofia monetaria.

Non si preoccupi, è la mancia.

Se presti soldi a qualcuno considerali un regalo, potrai solo essere sorpreso.

L’ultimo esempio della escalation fu in letto di morte.

Quando per la prima volta chiese a me di lasciare una mancia di generosità.

Fu tenero: se riesci e ti sarà possibile vorrei che lasciassi una certa casa a un certo personaggio.

Ellamadonna, va bene tutto, ma una casa addirittura,

Pensai alla preghiera di Tommaso Moro e gliela lasciai.

Signore donami un’anima santa che non si crucci per quella cosa troppo invadente chiamata Io.

Fu il terzo insegnamento. Io non servo più, l’io non serve più. E non mi crucciai.  

Ebbi la sensazione di avere fatto felice qualcuno senza doppi fini.

Così potrei citarne a bizzeffe.

E come credevo, nemmeno lo consideravo un grande uomo, perché in fondo bravo solo a pagare

Perlomeno così lo vidi io per tanto tempo

Bisogno di dimostrare il suo riscatto sociale.

Bisogno di insegare cosa è la tirchieria di tanti ricchi veri che lui conosceva.

Bisogna di fare lo sborone, tout court.

Così per tanti anni, considerai mio padre un arricchito, abbisognante di conferma.

Lui mi diceva che disprezzavo tutto quello per cui avevano lottato tanto.

Ma io non lo disprezzavo. Come nemmeno le mance.

Io disapprovavo l’ordine di grandezza e il dissimulato feudalesimo.

Ci si poteva fare qualcosa di utile per tanta gente con quelle cifre.

Invece di giocare a fare il messia monoporzione.

E lui stava zitto, con chissà quali segreti da nascondere.

Fino a che morì, con una fiumana di gente e con tanto di benedizione papale e arcivescovile.

Con l’enigmatico messaggio che la mano destra non sappia cosa fa la sinistra.

Nella vita è opportuno adottare un comportamento riservato, anche quando si pratica del bene.

Soprattutto quando si tratta di carità e beneficenza, non è necessario fare sfoggio delle proprie azioni.

Scopri così che la buone azioni papali di mio padre non erano le mancette, ma molto più oscure azioni ritenute vaticanamente buone e utili.

La mancette paterne dovevano nascondere ben altri meccanismi psicologici.

Chi fosse mio padre non l’ho ancora scoperto.

Ma lo promuovo generoso.

Per generosità.

Ed editto papale.

 

Kalimmuda ipsum dixit

Padre nuestro

Sfumare pure se ritenete

 



martedì 16 gennaio 2024

2024 01 16– Pig pharma

 2024 01 16– Pig pharma

 

Allora.

Manco ho finito di evocare l'ultimo profeta e quello mi si presenta in casa.

Non so se sia un segno del fatto che la neurosfera funziona.

O di certa mia sincronica incubata preveggenza.

Come sia sia ci becchiamo alcuni giorni di vomito a getto continuo, dolori alle ossa, febbre alta, panico polmonare.

E dire che rientriamo nella categoria non a rischio.

Già mi vedo inculato.

Ups, no, volevo dire intubato.

Ausculto con terrore i miei polmoni.

Sono da sempre il mio tallone del sistema immunitario.

Aborro gli antibiotici, che quando ero giovane mi ingollavo come acqua fresca.

Ma ora che sono vecchio e, contingenza a parte, in buona salute, so che lo devo proteggere.

Non posso mica raderlo al suolo, l’immunologo dentro me, che poi non si ricostituisce più.

Perciò odio ricorrere a farmaci.

Anche perché ne sono già imbottito alla follia.

E se posso preferisco viaggiare a rimedi della nonna .

Il citrone, gargarismi col limone, e almeno il mal di gola me lo sono risparmiato.

Contatto vari medici, e pure un farmacista.

Mi chiedo che fine ha fatto il vaccino obbligato.

Questione di lana caprina.

Non lo hanno obbligato e puntano sulla resistenza del gregge.

Strano che le pig pharma non abbiano protestato

Comunque straordinario  come per il covid non ci sia accordo nemmeno dopo due anni.

Eppure hanno imperato di pere mezzo mondo,

In ogni caso tre medici, tre cure.

Allora mi autocuro, faccio un cocktail delle varie prescrizioni.

Supportato da una certa conoscenza di base acquisita con le malattie e le morti di famiglia.

E’ l’ora della prima dose.

Apro il cassetto del frigo e scelgo aperitivo e pranzo.

Una decine di capsulette per cominciare d’embleé.

Nel frigo, che altrove non c’entrano, tengo un cabaret di tutti i farmaci che devo prendere

Tra le new entry, anche la azitromicina testè prescritta da uno della triade di medici consultati

Quell’antibiotico usato per il covid feroce, che pare non servisse a niente.

Se non ad aspettare che il virus passasse da solo.

Bestemmio ai ministeri.

Prese le mie dosi guardo nel cassetto pieno di scatole, dalle psichiatriche strutturali alle contingenti attuali.

Cazzo quanta grana alle pig pharma.

E quanto ci rimandano alle  teorie del complotto delle case farmaceutiche.

I possibili complotti mi piacciono un casino.

Ma quale complotto.

La Pfizer, quella che ha inventato senza scrupoli generazioni di conigli impestati e strafatti di Viagra veicolante cocaina.

Poi qualcuno mette in giro un virus di cui viene accusata la Cina ma che puzza di modus operandi altrui.

E infatti a tempo di record arriva il vaccino di mamma Pfizer.

E se non ce la fa, ecco l’antibiotico Pfizer che va a ruba.

Siamo portatori sani di sistemi immunitari monetari.

Siamo malati immaginati, per profitto.

Dollaro, dollaro, dollaro.

Basta guardare il link a wikipedia per strabuzzare gli occhi.

E così vi ricordo un ancestrale indicatore di civiltà.

Immolato ippocratico, a suo modo.

I medici degli imperatori cinesi di non so quale dinastia, se l’imperatore si ammalava, venivano giustiziati.

Loro compito infatti non era curare l’imperatore malato.

Ma evitare che si ammalasse.

Quanta poesia e quanta saggezza.

Noi invece siamo proprio portatori sani di sistemi immunitari monetari.

E non possiamo nemmeno giustiziare nessuno.

Mamma che caos.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Mamma che caos


 

 

Ndr

https://www.iltempo.it/attualita/2022/01/13/news/antibiotico-introvabile-malati-di-covid-finito-nelle-farmacie-virologi-non-serve-30084395/

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Teorie_del_complotto_sulle_case_farmaceutiche

 

 


domenica 14 gennaio 2024

2024 01 14 – Le donne dei miei nervi

 2024 01 14 – Le donne dei miei nervi

 

Basta pensare a sottomesse concubine.

Parità di genere anche nel sultanato.

Il sultano che sono io

Nel mio piccolo reame.

Mi piace il titolo, ma queste mie sono compagne.

Come ciclicamente regolare, ecco che m’è arrivato.

E’ stato solo un altro naufragio di nervi.

Così chiedo aiuto e lo trovo inaspettato.

Mi guida per mano la mia tenera marmotta.

Così mi piace chiamarla, e adesso scopertane la natura, mi pare che ne sorrida anche lei.

Ci presentiamo insieme al Cps, centro psico sociale dell’Asl.

Servizio pubblico, mica puzzonerie da psicopippe private.

Questi son psichiatri, neuroscenziati, mica micio micio bau bau.

Lei vuole capire, nonostante la paura dell’ignoto.

Merito non da poco e non da tutti che mi fa confermarle fiducia.

Mi rendo conto che mi deve proprio volere bene.

Non ci sono abituato.

Sono piuttosto uso ad essere trattato da bancomat.

Così piano piano mi rendo conto che non si può non volerle bene.

Un batuffolo di tanta fragile capacità di forza.

Una roccetta, che sopporta e reinsiste come un picchio.

Andiamo dalla leonessa della psiche che opera con delicata dolcezza, a dispetto di un ruggente cognome.

E ci suggerisce un’ altra struttura da cui farsi aiutare.

Sempre dell’Asl.

Sempre roba pubblica, mica i micio micio di prima.

Alla prima scivolata mi paventano ricoveri coatti e altre similia privative della libertà.

Ma che paura, che mi fa questa nuova dottoressa.

La soprannomino mastina, che non molla mai la presa delle devianze dalla logica.

Oh, fermi tutti, non ci penso manco cecato a farmi rinchiudere.

La marmotta prende in mano la situazione scrollandosi la pelliccia di paura.

Concordiamo con la mastina di trasferirmi di casa nella tana della marmotta, limitare l’accesso ai danè, portare fuori il cane ad ogni buco di altri impegni, evitare contatti di evocativa psicotropia.

E' comportamentale, a sovrascrivere schemi neuronali.

E lo facciamo sotto il vigile amorevole occhio della marmotta.

Il pensiero di mia figlia mi rincuora e mi da altra forza.

O almeno così mi immaginavo che avrebbe dovuto essere.

Poi d’incanto mi accorgo che tutti gli aiuti vengono da donne.

Io lo dicevo che sono più brave dei maschi.

Speriamo che sia sempre femmina.

Nel mio harem terapeutico, ma anche fuori.

Gineceo fatto liceo.

Dove possiamo imparare che non esiste parità di genere che tenga.

Le femmine sono meglio.

Rassegnatevi maschietti alfetti.

Una marmotta, una cagnetta, una ruggente e una mastina.

Sono loro quelle toste.

Mi ricondussero a bordo.

Era solo un naufragio di nervi.

Uno di quelli periodici.

Alla fin la più tosta è diventata la marmotta.

Ma anche loro nella loro paffutaggine si incazzano.

E proteggono urlanti di fischi.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Just another nervous wreck

 

La marmotta mi protegge, non fatela incazzare che vi stordisce di urla fischianti



sabato 13 gennaio 2024

2024 01 13 – Affresco di barrio

 2024 01 13 – Affresco di barrio

 

Passeggio il cane nel mio di fresco occupato barrio metropolitano.

E’ quel mio cane razzista dissimulato, travestito di bianco pelo antifascista.

L'insegna delle marchette è ancora al suo posto.

Penzola rossa d’amore in attesa di una mignotta col suo cliente, pescado del dia alla guatemalteca.

Gente di mille colori è indaffarata in ciondolanti far niente, in una inconsapevole danza di nessi acausali.

Siamo ancora in sincronia, ne arriva una ventata, e’ tutto collegato.

Forse sono gli stormi di piccioni che a volo radente planano tra gli stessi due alberi della strada maestra.

Pur osservatore etologista non riesco a capire chi glielo fa fare, ma so che se lo fanno c’è un motivo.

E muovendo l’aria smuovono la distribuzione di massa della  gravità, volando con pensieri e parole.

La sincronicità si manifesta, mentre penso alla parità di genere della distribuzione di cretini al mondo.

Ne arriva una, chiusa nel suo piccolo mondo astratto dal contesto degli accadimenti locali celati.

Apre bocca e rivela uno di quei cervelli che mettine dieci in una scatola di scarpe e  resta ancora posto

Chiede ai pulotti municipali perchè non sia risolta la vitale questione delle deiezioni di cane.

Il municipale trattiene a stento una risata e tira un’occhiata seria ai suoi di cani, che hanno altro da fare.

Sembrano cani girovaghi che bighellonano con aria indifferente, mentre usmano a chilometri distanti.

Fiutano con dissimulata giocosa intensità, ci sono addestrati, e giocano con la loro capacità di identificare odori fino a 100.000 volte superiore di quella dell'uomo: sono i cani antidroga.

Sono i poliziotti che prefriamo, portati dalla polizia dei poveri, la municipale, che sarà pure povera, ma il cannone in divisa ce l’ha sempre appresso lo stesso, fascisticamente.

Il cane invece non e’ fascista per natura, al massimo bimordace.

Mentre ci penso ecco una nuova zaffata di sincronicità e arriva una fascista.

Campionario di sproloqui griffati e ingioiellati fino al classico questo non è più un quartiere, è una favela.

Ahiahiahi ecco l’onda, e porta l'armi.

Sento puzzo con ribrezzo, questo e’ olezzo di fascista, si distingue tra la piazza.

Il popolo le rimbalza che se le scippano il borsellino fanno bene che e’ tutta un insulto alla miseria.

La favela è un concetto da maneggiare con rispetto, e magari averla prima vista.

Ma d’improvviso arrivano i rinforzi, in questa malcelata guerra urbana.

Arriva la Polizia, quella vera.

Invisibili vedette dello spaccio allarmano, lanciano e poi si rintanano nella indifferenza simulata.

Volano schisci tutti insieme come colonia di marmotte all’arrivo dell’aquila icona di fascista potenza.

Partono le perquise.

Il cellulare vomita divise .

E una, due, tre, quattro.

Qualcuno in borghese si raduna come pecore dal pastore, il tenente da minchia signor tenente.

Alla fine si accrocchia un capannello di una quindicina di agenti.

Certo che la sicurezza urbana è importante.

Magari però un’indole fascista fa perdere la misura.

L’antidroga municipale continua imperterrita a bighellonare.

Mentre l’accrocchio di pulotti circonda due consumate mignotte non esattamente arrizzacazzi.

Quello alto in grado urla che le marchette devono farle da un’altra parte.

Strategia della dislocazione del problema.

Alla fine se ne vanno, sia le une che gli altri.

Per un giorno.

Mentre i cani usmano e fiutano fino a pomeriggio inoltrato.

Ho il sospetto che non abbiano trovato niente.

D’improvviso parte una scarica di fuochi d’artifico.

Il mio cane se la fa addosso, mentre quelli poliziotto usmano e fiutano imperterriti.

Pare che i fuochi al giovedì siano il segnale che la droga e’ arrivata.

Forse è leggenda metropolitana.

Tipo il dio c’e’ della droga in offerta di certe scritte.

Il giorno dopo tornano pure le mignotte.

Mi aspetto rinforzi di poliziotti.

Sia per droga che per mignotte.

Che sortiranno flebili effetti.

Ma va bene così.

Almeno torneranno a dare spettacolo quei magnifici cani.

Quelli con l’unica divisa che certi amici forse sopporterebbero, la pettorina insignita.

E pensare che basterebbe legalizzare.

Comunque in un paio dei ben peggio barri di Guatemala io ci sono stato.

E non mi e’ successo niente.

Anzi mi hanno scherzato un agguato per poi ridere dicendomi di stare tranquillo.

Porquè el barrio non e’ così male, senor.

Ma questa e’ un’altra storia.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Cuidad, peligroso esta el barrio sin el perro

 

El perro de la seguridad



 

venerdì 12 gennaio 2024

2024 01 12 – La sorpresa del topello

2024 01 12 – La sorpresa del topello

 Movimento di Intelligente Resistenza. 

MIR.

Ricevo una mail che mi segnala un webinar.

Già d’emblée mi girano i coglioni.

E’ anglofono.

Sarebbe: ricevo della posta circa un seminario in rete.

Oh, così suona italiano.

Che questa mania di tu vuo’ fa l’americano ci ha rotto i cugghiuni.

Si l’America è arrivata e ci ha portato tante cose.

Sono passati tanti anni e tante storie ma non se ne va.

Ci ha regalato pure la rete, ma nessuno si ricorda che l’infrastruttura ce l’hanno loro, mica noi.

E poi ti arriva questa vaccata dell’intelligenza artificiale.

Io come un vero vecchio retrogrado la rigetto l’IA.

Mi ricorda già dal nome il verso dell’asino.

Hanno ragione quelli che mettono in guardia.

Progresso.

Forse.

Ma a che prezzo?

Ricordate quando Ford si inventò la modello T, conosciuta anche come Tin Lizzie o lucertolina di latta.

Fu la prima automobile sufficientemente economica da poter essere acquistata dalle famiglie della classe media americana.

E’ rapidamente divenuta il simbolo della modernizzazione e della motorizzazione di massa negli Usa.

Ma che bella, coi suoi cavalli vapore a petrolio.

Ma quasi nessuno si chiede che fine hanno fatto i cavalli.

Milioni di disoccupati.

Probabilmente macellati.

Oggi è quel lamento dell’asina che segnala futura macelleria sociale.

Ogni grande transizione lascia una scia di fame da mancata riconvertibilità dell’umano.

E poi ricordate che in cambio le T ci hanno regalato tonnellate di anidride carbonica.

Che poi è diventata effetto serra.

Eppure l’elettricità esisteva già.

Invece la logica del profitto immediato dirottò l’intelletto senza ragionare dell’effetto.

Ovviamente c’è chi guida e si arricchisce.

Perché la natura umana è ancora troppo giovane.

Ma è inumano.

Abbiamo 8 miliardi di cervelli che ci prodighiamo a sterminare.

Basta mettere quelli in rete e ottenete “il supercomputer intelligente”.

Con una capacità di calcolo sterminata.

Un giorno sarà così davvero.

Sarà la civiltà dell’intelletto.

8 miliardi di cervelli in interconnessione telepatica.

Il cervello di Gaia, la terra.

A quello serve quel noto 80% di parte di cervelli inutilizzati.

Perché devo fare una brutta copia di quello che è già perfetto?

Ma purtroppo oggi il mondo è ancora pieno di cervelli che se ne metti 10 in una scatola da scarpe rimane sempre posto.

Mentre galoppano le neuroscienze.

La vera frontiera della conoscenza scientifica.

Non per copiare ma per imparare.

Quella del futuro.

Ma tu guarda che sorpresa.

Disse il topello dal grande cervello.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Dead in the Usa

Ansa. La sorpresa del topello.

 




 

 


domenica 7 gennaio 2024

2024 01 06 – L’ultimo profeta

2024 01 06 – L’ultimo profeta

 

Ma si.

E allora vai col postino associativo.

Sinaptico neurale.

Pure con frammenti di ricerca, pure un po’ ricercativo.

Ho voglia di essere mistico.

Epifanico.

Relativo a un'epifania, che costituisce un'apparizione, una manifestazione, una rivelazione.

Come una volta.

Me lo ricordo bene il mio periodo profetico.

Predicavo, predicevo, prevedevo, reincarnatomi Gesù.

Poi mi hanno rinchiuso, anche se spesso ci beccavo.

E io mi sono messo a riflettere sbirciando oltre le sbarre della prigione della mia visione.

E riflettevo, studiavo, cogitavo, dubitavo, meditavo.

Finchè decisi che non c’era nulla da cambiare.

Era così, e basta.

Perché siamo tutti profeti, profeti del proprio quadrante.

Fazzoletti cuciti patchwork nel grande lenzuolo che tutto sventola, svolazza, sbatacchia, avviluppa.

Il vento del lenzuolo universale che diffonde i suoi messaggi in tutti gli universi.

Solo che lo siamo per natura, e nessuno ce lo insegna che siamo fusione di fisica e metafisica, che siamo nel reame della synfisica.

Finchè scavando, cercando e ravanando mi imbattei niente popodimeno che nel Concilio Vaticano II.

Sono educato cattolico quindi mi viene naturale, seppur non esclusivo, il riferimento a questa religione.

Affascinanti costrutti nella loro formazione e conformazione di percezione, quelli delle religioni.

Profeta.

Nella Chiesa cattolica in realtà ogni cristiano è profeta, nel senso che diventa capace con la forza dello Spirito Santo di diffondere dovunque la viva testimonianza del Cristo, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di carità. Attraverso il compito di vivere la propria vita i credenti ancora oggi annunciano la sovranità di Dio e la sua priorità nella vita.

Roba grossa.

E arriviamo in noi.

Profeta è parola composta da pro, davanti, prima, ma anche per, al posto di, e dal verbo φημί femì, parlare, dire. Letteralmente quindi significa colui che parla davanti o colui che parla per, al posto di, sia nel senso di parlare pubblicamente davanti ad ascoltatori, sia di parlare al posto, in nome di Dio, sia in quello di parlare prima, anticipatamente, del futuro.

Ecco.

Noi ce lo abbiamo avuto l’ultimo profeta.

Sembrava la fine del mondo.

Ma siamo ancora qua.

Però che paura ci eravamo presi.

Profeta Covid ci ammoniva tutti quanti.

State attenti che Gaia trova il modo e vi rigetta.

L’umano benedetto apparì di sua natura canceroso.

Incurante di curare e rimirare la meraviglia di creazione ricevuta con degli occhi da bambino.

E per vari mesi l’ammonimento aveva lasciato il suo testamento.

Un’autostrada di buoni propositi.

Notoriamente quelli di cui si lastrica la via per l’inferno.

Equità, pace, giustizia, salute, economia, ambiente e chi più ne ha più ne metta.

Poi è arrivato il vaccino, e l’umanità ricca si è più o meno immunizzata.

Il profeta covid lo abbiamo messo in croce alla memoria.

Riprendendo il nostro corso canceroso.

Mentre l’umanità povera, la maggior parte, moriva.

Al nostro grido silente di meglio a loro che a noi.

Il profeta inascoltato, come spesso è capitato, alla fine sembra spirato.

E’ tornato in voga il falso profeta dello spauracchio delle bombe con i funghi.

Ma meglio.

Ripartiremo scarafaggi.

E per penitenza vi do 17 minuti di rieducazione alla meraviglia della gioia perduta.

Ecco cosa sappiamo fare.

Ecco il peccato mortale.

Non farlo è omissione.

Ma ci vuole più contemplazione.

D'occhi puri da bambini.

 

Kalimmudda ipsum dixit

17 minuti di meraviglia alla gioia

 Una bagliore di luce nella nebbia del buio.












  

venerdì 5 gennaio 2024

2024 01 05 – Non molestare la bea che dorme

 2024 01 05 – Non molestare la bea che dorme

 

Allora, a me piace essere osservatore dell’etologia.

Molti comportamenti animali richiamano anche i nostri e le comuni radici genetiche.

Non so se ancora non sia chiaro, dopo raffiche di postini e fotine.

Ma io ho un cane.

In realtà è in comune con quella santa donna Daniela, giudice che non giudica.

Ma quello preposto alla sua protezione, educazione e gestione sono io.

Tecnicamente è una cagna.

Però il termine non solo fa cagare.

Ma potrebbe anche risuonare come invito provocatorio.

Per cui pur senza prevaricare le esigenze poetiche, la volevo chiamare Cana come le nozze.

Ma Cana è sterilizzata e non può figliare.

Quindi non si vuole nemmeno accoppiare o sposare.

Peccato, è talmente intelligente e buona che avrei potuto farci una razza.

Purissimo esemplare di maremmana nana dalla mia personale repubblica della melanzana.

All’uscita dal canile era uno zerbino.

Sottomessa e timorosa sempre a protezione con la coda tra le zampe.

Una sola volta le diedi un buffo sul sedere e lei si fece la pipì addosso.

Che vergogna di abuso, mi resi conto.

Mai più buffi quindi, ma solo voce e carezze.

E molto in fretta, come fosse piena di gratitudine da rilasciare, si è educata da sola.

Ha sempre giocato come una matta anche lasciando tentate le montate dei maschi.

Solo una cosa non sopportava.

Lei che è tutta bianca albina.

Erano le persone di varia gradazione di colorazione.

O sei bianco, o niente da fare tra ringhi ed abbai.

Constato osservando che ho il cane razzista.

Si vede che il padreterno mi ha punito di karmapasso per qualcosa che non so di avere fatto.

Sta di fatto che da bravo osservatore dell’etologia, negli ultimi giorni noto qualche primo accenno di aggressività che si slatentizza.

Non è più cucciola, finita l’adolescenza sta diventando donna compiuta.

Con i suoi geni da pastore difende casa, madre e padre che sarei io.

E io ne vado fiero.

Vuol dire che siamo stati bravi rieducatori per la povera bea prima rinchiusa per mesi in una gabbietta.

Ma quale povera.

Negli ultimi giorni abbiamo cambiato casa e lei ci protegge pure di più.

Anche troppo, forse.

Ma vedrete che in certi casi il troppo non stroppia.

La prima avvisaglia di fine adolescenza l’ha subita la mamma del giudice di pace.

Colpevole di reato di tentata carezza non autorizzata si è beccata una quasi sgagnata.

Poi siamo usciti per strada, dove pullula di colori di pelle, e un povero marocchino si è reso reo di avvicinarmisi troppo. Bea all’attacco ha tentato la sgagnata, trattenuta dal guinzaglio, quello si è spaventato e mi ha iniziato ad insultare tanto de impaurirmi per l’arrivo di qualche compare a farmi menare.

E poi l’apoteosi che, sarò sincero, mi ha riempito d’orgoglio.

Un maskio di razza pura tutto fighetto si è messo ad annusarla la dove non batte il sole.

E poi a cercare di montarla.

E uno, e due, e tre, alla quarta la bea si è girata come una iena sulle zampe posteriori, denti alzati e mozzicate.

Puntava alla giugulare, la tenera pastorella, non c’era da scherzare un cazzo.

Se fossi etologo direi che deve avere pensato che le molestie sessuali proprio no.

Tentando di strappargli le palle partendo dalle vene del collo.

Etologicamente la bea è un raro incrocio di lupo da pastore.

Comunque il maschio aggiugulato si è preso paura, il padrone di più e se ne sono scappati in qualche rifugio di razza da maschi.

Certe volte per difendere la tolleranza bisogna strappare qualche coglione.

Etologicamente parlando.

Sesso debole un cazzo.

Ma si deve essere di razza pura.

Razza bastarda vera.

Quindi, non molestate la cagna che dorme.

E portate rispetto.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Respect