mercoledì 26 luglio 2023

2023 07 27 – L’italiana delle alici in Algeri

 2023 07 27 – L’italiana delle alici in Algeri

 

Ma tu guarda cosa mi tocca sentire.

Morto uno stato se ne fa un altro.

E’ passata l’era dello stato imprenditore.

Quello del docufilm su Gardini del post di ieri.

Ed eccoci pronti per lo stato pescatore.

Ma tu guarda, ma tu senti, ma tu pensa.

Ma tu pensa cosa mi tocca vedere.

Non ci posso credere.

Allora riprendiamo pure l’Ansa.

Con il consueto completo hyperlink.

Che fa fico e poi non ho voglia di starli a sovrascrivere.

https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2023/07/25/fmi-alza-le-stime-dellitalia-meglio-di-germania-e-francia_fabbd2d8-08b3-4277-8617-91b5153b525c.html

Il Fondo Monetario Internazionale alza le stime del Pil dell’Italia.

E non manca l’integrazione di propaganda.

Meglio di Francia e Germania.

Sarà.

In realtà la notizia fa seguito a una di pochi giorni fa, ancora più eclatante.

Il debito/pil italiano scende al 143%.

Stava quasi al 150% poche settimane o mesi fa.

Vuol dire che abbiamo recuperato uno per l’altro almeno 150 miliardi tra maggior pil e minor debito.

Io ci ho come il sospetto che abbiamo contabilizzato già tutti i 200 miliardi del Pnrr come dati per incassati.

Ma nessuno ha protestato, almeno per ora.

Quello che però è importante sapere è che alcuni mesi fa uscì la notizia che la media d’Europa post Covid stava quasi al 100%.

Quindi non molto lontana da noi.

Solo la Grecia stava peggio, ma nemmeno troppo peggio, mentre virtuosi erano Estonia e Bulgaria, mi pare. O una qualche altra “ia”, prossimi allo zero o poco più.

E vabbè.

Io continuo a chiedermi chi se li compra questi debiti.

Ma intanto finché girano falli girare.

E quindi?

Quindi vuoi vedere che ci tocca diventare fascisti.

No, perché se questo è il trend e quando ce li leviamo più di torno.

Ma allora tanto meglio, forse ci conviene.

Combattenti, soprattutto di mare.

Si parte alla conquista del Mediterraneo.

Tanto per cominciare e in barba a turchi, russi, franchi e non so quali altri occupazionisti abusivi.

Il mare nostrum è nostrum.

Faccetta abbronzata, se non proprio nera.

A cominciare da quella storia della zona esclusiva di competenza.

E vi sgancio pure due link, che secondo me non tutti lo sanno.

https://www.notiziegeopolitiche.net/lalgeria-e-la-zona-esclusiva-fino-alle-acque-sarde-lon-di-stasio-spiega-come-stanno-le-cose/

https://www.limesonline.com/cartaceo/algeri-alle-porte

E allora meno male che ci sono gli economi fascisti.

Io di italiana in Algeri non ci mando mica una donna nell’harem.

Io torno egemone.

Io ci mando la portaerei ammiraglia della nostra flotta.

La Cavour.

E mi ripiglio quell’enorme lembo di mare, che questi malandrini di algerini hanno dichiarato da tempo essere loro fino a su, su, su.

Fino addirittura a Cagliari.

O addio Sardegna bella, o dolce terra mia.

E così finalmente potremmo riappropriarci di tutte le alici in medio terrarum.

Tenere in vita i tonni pinna gialla di Sicilia alla faccia dei voraci predatori pescherecci giapponesi.

E tornare a mangiare e esportare alici crude marinate.

Senza sesamo, senza rucola.

Senza condizionatori.

Alla faccia di tutti i decadenti susciasusci.

 

Kalimmudda ipsum dixit

L'italiana in Algeri - Rossini ouverture

L'italiana in Algeri - Wikipedia

 

martedì 25 luglio 2023

2023 07 25 – Visioni di rinnovabile rinnovamento

 2023 07 25 – Visioni di rinnovabile rinnovamento

 

Alla fine mi hanno convinto a spazzare via la riluttanza e a guardare un “docufilm”.

Quello sulla vita di Raul Gardini: https://www.raiplay.it/programmi/raulgardini

Se non fosse per il fatto della rievocazione della memoria della nostalgia, dovrei dire che non mi ha convinto.

Tanta idolatria e poca storiografia.

E poi questo panegirico del Moro di Venezia.

Capisco la presa sul pubblico, l’effetto nazionale del pallone, ma il Moro era semmai un simbolo, per una nazione popolare, di quella grandeur che ci siamo perduta per strada.

Spazzata via ad arte a suon di bastonate.

Giù la testa, coglioni.

Mi pare di sentirli gli americani.

Le vicende iniziarono lunedì 17 febbraio 1992, quando il pubblico ministero Antonio Di Pietro chiese e ottenne dal GIP Italo Ghitti un ordine di cattura per l'ingegner Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio e membro di primo piano del PSI milanese.

Nessuno ci fece caso sul momento.

La corruzione certo dilagava, era endemica, e sistemica.

Ma il popolino rimuoveva e non ci credeva, all’ordine di grandezza.

Oggi è peggio, in un salto di scala ammantato di ignoranza ed arroganza.

E lo so per esperienza, vedrete.

Ma prima la premessa.

Qualcuno disse una volta che Gardini era uno che se c’era da pagare la politica per arrivare all’obiettivo di un sogno, allora che la si usasse e la si pagasse.

Sono loro i colpevoli, quelli che chiedono tangenti, non chi è costretto a pagarle, diceva.

La verità probabilmente sta nel centro della psiche umana, sia da un lato che dall’altro.

Comunque non so chi si ricorda le concomitanze.

Ma furono anni in cui lo Stato si trovò sotto attacco.

Spazzata via una classe dirigente che tangenti o non tangenti teneva in piedi la baracca, ci siamo trovati governati da un culto delle personalità assai poco preparate. 

Pupazzi di noartri a scimmiottar gli americani.

A volte con una certa punta di italiano meridionale che manco si poteva sentire.

Ma forse non è un caso, oppure no.

Il 1992 è anche l’anno in cui Falcone e Borsellino morirono a circa due mesi di distanza, in due attentati ufficialmente mafiosi: la Strage di Capaci e la Strage di Via d'Amelio, avvenute rispettivamente il 23 maggio e il 19 luglio 1992.

Il Paese, già sbigottito per l’entità del sistema delle tangenti, si trovò pure martoriato e avvisato da una recrudescenza, attribuita alla autoctona mafia imperante.

Chissà.

A me sembra una classica operazione congiunta di destabilizzazione di Stato.

Erano già passati i tempi della resistenza di Sigonella

E chi più aveva il coraggio per opporsi ai padroni americani.

Chi più era patriottico al punto di immolarsi sulla tomba di Mattei.

Non ci restava che il transfert sul Moro.

Il Moro qui ci sta.

Orgoglio nazionale, rimozionista quanto il pallone, concentrato di un gigante di innovazione, scienza e chimica.

E agroindustria.

Questa era la apparentemente contraddittoria grande sinergia.

Tutta condita in centri di ricerca d’eccellenza pubblici e privati tra cui il centro Donegani, e citiamolo valà.

Una figata capace di sfornare brevetti di quella sinergia, e non solo.

Si fece la plastica con l’amido di mais, la carta con lo stesso amido di mais, la benzina con il bioetanolo e addirittura il gasolio con l’olio delle patatine fritte.

Rinnovamento rinnovabile della chimica globale.

Tanto per produrre abbastanza materie prime bastava inventarsi qualche organismo geneticamente modificato che facesse crescere mais come bambù, alto venti metri o pure di più.

Oppure ancora più semplicemente piantare dei cardi dove non c’è acqua.

Comunque io Gardini e compagnia li avrei voluti conoscere.

Il loro imprinting alla grandeur della grandezza mi è rimasto nei geni.

Da neolaureato lì ho mancati per un pelo.

Ma mi sono trovato per cugino un loro ghost.

Così mi piazzò nell’ufficio finanza strategica di Ferruzzi Finanziaria, mitica Ferfin centro della finanza nazionale e oltre.

Acquisizioni, vendite, fusioni, tutto di aziende con le persone accluse e tutto sulla carta.

Io non mi ci trovavo proprio, in quel mare di astrazione numerica.

Per cui un giorno si presentò un altissimo dirigente a chiedere chi volesse occuparsi della realizzazione del progetto “Novamont”, industrializzazione a partire dallo zero di qualche brevetto di quelli della ricerca.

Ricordo bene il panico generale; gente che si faceva piccola piccola, come a scuola, nascosta dietro gli schermi dei pc nella speranza di non farsi scegliere e dovere abbandonare il loro mondo di giocatori di astrazione per dedicarsi alla costruzione.

Mi alzai io.

Con tutta quella visione come ci potevo rinunciare?

E così partimmo con lo start-up, da zero.

Del gasolio vegetale.

Il mondo non era ancora maturo per la plastica di mais, mentre il gasolio di semi si poteva mettere già nei serbatoi, almeno in parte.

Ci toccava quindi mantenere vivo il sogno di mais, in attesa del risveglio della ragione.

Tengo a precisare che non era un sogno di chimica rinnovabile.

Era la chimica e basta, come sarebbe dovuta diventare e come ci accorgemmo tutti decenni dopo.

Comunque eravamo quattro.

E costruimmo impianti pilota.

E poi impianti veri.

E promuovemmo il gasolio pulito.

E lo mettemmo negli autobus che giravano per le città con il loro tipico profumo di patatine fritte.

Mentre cercavamo di guadagnare tempo per il mais.

Oggi il mais lo trovate in mille applicazioni.

E ogni volta che lo incontro mi inorgoglisco al pensiero che l’ho fatto io, ma per davvero.

Senza lo start-up di noi quattro intoccabili dell’olio, oggi la plastica sarebbe ancora tutta di monomeri di carbonio e idrogeno, o altra petrolifera roba simile

Morale: il colpo di stato è riuscito.

E hanno spazzato via una intera classe dirigente, ancora dotata di resistente visionarietà della grandeur.

Ma il Mater-bi è ancora li.

E le tangenti?

Posso solo dire che se quella Enimont era la madre di tutte le tangenti io poi ho conosciuto il padre.

In una certa sinistra grandezza di bilanci studiati pro bono per la CGIL.

In occasione della vendita di Telecom Italia, uno dei pochi gioielli nazionali all'epoca rimasti.

E che tangentone.

Un crogiuolo di trovate creative con cui distrarre fondi, e pubblica opinione, in ogni guisa immaginabile.

In parte nascosti dietro un nome che è tutto un programma.

In un fondo quercia, ma all’americana.

Per chi si vuole sforzare di fare due più due, ricordano chi era che c’era al potere.

E che posso dire.

Italiani, brava gente.

E l’Italia giocava alle carte.

E parlava di calcio nei bar.

Durante la presa del potere.

 

Kalimmudda ipsum dixit

La presa del potere

 

Ndr. Questo non è un post da un A4, ma sono due, che vi fan bene.

 

lunedì 24 luglio 2023

2023 07 24 – Manifesto contro la dilatata spazialità dei siti web

 2023 07 24 –  Manifesto contro la dilatata spazialità dei siti web

 

C’è qualche imbecille che ha lanciato una moda, già da un po’.

Eppure è gente che ci studia.

Per cui ci sarà pure una ratio.

Magari la dilatazione spazio pubblicitaria.

Ma è una razio del cazzo.

Soprattutto se è per realtà istituzionali di pubblica utilità.

In principio, o forse poco dopo in posticipo, furono quei bei siti compatti.

Nella prima scrollata di home page c’era già tout ce que il fallait voir.

Potevo poi scrollare in un basso di dettagli.

Ma solo se lo volevo, non perché costretto.

Intanto in alto avevo già visto tutto.

Vedere.

Questa è la chiave.

Ma bisogna avere qualche nozione di neuroscienze.

Mica solo di design e bannerizzazione.

Ho capito che così ogni notizia mi si insinua lasciando interstizi tra i miei neuroni.

Aprendo la porta a spazzatura di banneroni.

Ma il quadro di insieme se ne va a puttane.

E qui scoprirete più avanti che non parlo di un sito qualunque.

Ma della principale fonte nazionale di informazione globale.

Ed in generale dei pubblici siti istituzionali.

Quando io avevo un sito internet, gestivo i rapporti con Google per raccogliere pubblicità.

Tra le altre cose, una che ritengo indicativa che mi insegnarono quei cervelloni, è che i banner in alto a sinistra costavano più degli altri, inclusi quelli uguali ma a destra.

Perché i neuroscienziati di Google non pensavano alla simmetria del design.

Ma a roba tipo il valore delle manchette di un quotidiano.

E soprattutto al fatto che l’immagine si innestava nell’occhio a partire da sinistra verso destra.

Così leggiamo noi.

E come noto la prima “impressione”, con tutte le sue opportune virgolette, è quella che conta.

Dopo un po’ l’occhio si stanca di spostarsi a destra e l’impressione diventa meno efficace.

Se Google fosse mussulmano il ragionamento varrebbe a partire da destra verso sinistra.

Oggi è uguale, ma si parte dall’alto e poi si scrolla in basso, e dai e dai e dai, fino addirittura a dovere finire su altre pagine.

Sarà che ci hanno studiato, ma per me, e non solo, è la moda dei cretini del solito consumanesimo.

Ogni passaggio di vista sovrascrive gli altri e dopo poco mi sono già dimenticato dell’inizio.

Protesto quindi formalmente contro la dilatata spazialità dei siti web.

Vi ricordo che mentre la lettura scrollata viaggia alla velocità del dito, quella della lettura lineare a voce va alla velocità della meccanica del suono.

Si, ma quella dell’immagine vi si flasha impressa nel cervello alla velocità della luce.

Nidificandosi tra le sinapsi giuste, al proprio posto tra gli schemi neuronali.

Così resto nudo e poi protesto.

Manifesto.

Uno è l’esempio principe di recenti rovinati nuovi siti che voglio citare.

Anche il sempre istituzionale www.rai.it non scherza un cazzo.

Ma il vero giraballe principale è www.ansa.it.

Lo usavo per aggiornarmi sulle notizie.

All in one, bello, flashante, immersivo, riassuntivo.

Mo’ mi tocca l’onanico scrollare di un dolce su e giù.

Meno male che per lo meno tutto questo shiftare evoca un beneaugurale shifting da destra a sinistra.

Ah già, ma io non sono mica mussulmano.

E quindi mi tocca restare nella tradizione.

Scrollando da sinistra a destra.

Stancamente relegata in posizione subordinata.

La sinistra.

Nonostante le sue sinistre verità.

Metafore.

Diceva un neruda.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Manifesto

 

domenica 23 luglio 2023

2023 07 23 – Testamento di razza

 2023 07 23 – Testamento di razza

 

Testamento di razza, ma che razza di testamento.

Io questo fatto che poi uno muore l’ho capito bene.

Ho anche capito bene che poi si viene sparati nella neurosfera.

Là dove niente viene perduto.

E ho anche capito a fottere che poi la neurosfera ci rispara da qualche altra parte.

In un sasso, in un animale, in un umano, poco cambia.

Il nocciolo è essere in circolo.

Circolare, direbbe il vigile del tutto.

Come un virus nella creazione.

Ho pure capito che non sono un rimozionista metodista.

Per cui questi fatti ce li ho bene presenti.

E sono pure metodico nel percepirne il lento avvicinamento.

Muoio continuamente.

A mano a mano che procede il mio decadimento.

Ho anche imparato bene che più che pauroso sono curioso.

Non vedo l’ora di vedere come è pesare solo ventuno grammi.

O addirittura non pesare niente.

Ridecaduto e reincarnato in fotoni di luce.

Per farmi capire, perché in realtà sarebbero gravitoni alla velocità della luce, o più.

So anche che la gente da buoni consigli quando non può più dare cattivo esempio.

E me li vedo già dal mio campetto d’ossa.

E qui c'è chi ha la faccia di chiedermi rinunce.

Di non fare bisboccia, di risparmiare i soldi, di non andare a zonzo.

E so bene anche come funziona la mente umana.

Per cui non se ne accorgono nemmeno, comme il faut d’altra parte, che stanno rimuovendo.

Ma mica il loro dolore.

Stanno rimuovendo le colpe che pure sentono di avere commesso, o che commetteranno.

Così ieri ho fatto un pezzettino di testamento.

Pezzettino che in effetti sarebbe divertente se fosse uno spoiler.

Un guastafeste in potenza.

Ma in realtà l’ho fatto perché parlavo della mia proprietà di vivo valore.

In effetti dimenticando di includere un bonsai, una mangiafumo, un limone, un ulivo nano, pure lui, e pure quattro piantine grasse.

Esseri viventi abbisognanti di umana cura.

Avrei da disquisire su questo fatto della convenzionalità della proprietà privata.

Di un essere vivente, poi.

Un giorno nella civiltà dell’intelletto sarà un concetto superato.

Ma oggi no.

Quindi per ora io lo devo includere, il cane.

Se muoio o mi invalidano, poi chi ci pensa.

Che poi immaginiamoci se morisse di stenti in una sua reincarnazione interrotta per mala curia d’umano.

Così ieri ho iniziato un percorso testamentario.

Iniziando dal cane.

Esemplare unico di razza di maremmano nano albino.

Un patrimonio.

Si parte dal cane e si decade fino al campetto d’ossa.

In mezzo ci potrebbero stare grandi moti di cazzimma.

Sapete, come quelli che lasciano tutto al gatto.

Io lo farei coi poveri.

Per regalare agli eredi un po’ di vita dura.

Che chi lo sa se ne han bisogno.

Che poi la vita non è un sogno.

Ma io in realtà posso solo sognarlo.

Essendo ritenuto abbisognante di sostegno tribunalizio per disporre anche di una mia semplice matita.

E me li vedo già, sul mio campetto d’ossa.

Abbrunare gli occhioni.

Per il pianto delle grandi occasioni.

In effetti so un sacco di cose.

E conosco bene anche la cazzimma.

Per cui posto presto stamattina.

Lasciando il dubbio su quante ore io abbia dormito.

Magari sto slatentizzando il cristo profeta che c’è in me.

O magari sto morendo d’insonnia.

E magari a qualcuno piacerebbe.

O magari mi sono solo turbato a scrivere la prima rata del mio potenziale  testamento.

Chiedete a loro, dotti medici e sapienti, spacciatori di litio et similia.

Io umano sono umano.

Troppo, anche troppo.

 

Kalimmudda ipsum dixit.

In trinità di link.

Il testamento

Le tango funébre

Tango funebre in sublime traduzione

giovedì 20 luglio 2023

2023 07 19 – Rammolliti del caldo

 2023 07 19 – Rammolliti del caldo

 Da  www.parolebuone.org a www.shareradio.it via https://cloeconomie.blogspot.com/

 

Generazioni di rammolliti dal ka.

Generazioni di rammolliti del ka.

Ho capito.

La decadenza di una civiltà si misura in chilovattora.

E sesamo, e rucola, e susci.

58 milioni di gigamegasuperipervattora.

Non sono gli italiani residui.

Sono il picco dei consumi di energia elettrica.

Condizionatori.

Non nel senso di influencers.

Il mio si è rotto.

Qua ci vuole un po’ di vita dura.

Altro che paura.

E chi lo sa se ne ho bisogno.

Tanto la vita è solo un sogno.

Schizzi di stupidera.

Si sa l’effetto che fa.

La calura.

Dà in testa alla testa.

Che calore dice la chiattona.

Saglienno ‘i gradi nun ce la fa.

Ma c’è sempre un’altra via.

Di vedere le cose.

Sintomi di decadenza.

La memoria si raffredda.

E si fa finta che non sappia.

Non tiratemi fuori i cambiamenti climatici.

Avrà pure ragione l’Onu.

Ma se oggi viaggiamo a quaranta ieri non eravamo mica a venti.

Quando eravamo piccoli aspettavamo il solleone.

Ci anticipava le vacanze estive.

Fino all’alba di una partenza.

Tutti stipati come elefanti in una cinquecento.

Stretti, sudati alla volta del meridione.

Coi finestrini chiusi.

Non per spararci nel freddo.

Condizionatori non ce ne erano mica.

Ma per non fare entrare il caldo.

Questione di prospettive.

Ricordo la cattedrale dell’autosole.

Gente che doveva lavorare.

Colate di asfalto fumante.

In un caldo dal bagliore accecante.

Che direbbero loro di noi?

Era pane e mortadella e un fiasco di vino.

Carboidrati, proteine, zuccheri a lunga conservazione.

Inconsapevole buonumore a pancia piena, e basso costo.

Senza sesamo, senza rucola, senza susci.

Che tra l’alto è pure mediterraneo.

Prima che il sole si levasse, noi si festeggiava ad alici crude marinate.

Pesce azzurro popolare, mica pinna gialla imperiale.

Marinate al sole della macchia.

Dalla vegetazione bruciata.

Cresciuta poco alla kalimma del sole.

Ma capace di farlo senza acqua.

Così abbiamo fatto la consueta trasmissione radio, ottantratrigesima puntata Odc

Ovoidale.

Un caldo africano.

Un caldo d’inferno.

E lo sappiamo tutti.

E una domanda sponte mi sorge.

Senza condizionatori.

In quanti chilovattora si misura la capacità di soffrire.

E di accettare la sofferenza che fa parte del vivere.

Mentre per ora decadiamo lentamente, come radioattivi.

Non più capaci nemmeno di reggere un po’ di caldo.

Se già adesso non ci stiamo più dentro allora siamo cotti e fritti.

Da questo si misura la decadenza di una civiltà.

Sesamo, rucola, susci e chilovattori condizionatori.

Da Roncobilaccio in su.

O forse a testa in giù.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Siamo meridionali

 

E pure,

Bomba o non bomba

 

Ndr. Inzevato di citazioni, se vi pare

 

martedì 18 luglio 2023

2027 07 18 – Il trigèmone infiammato

 2027 07 18 – Il trigèmone infiammato

 

Insomma, alla fine della storia della trilogia della trigemonìa la domanda è questa.

Ho il trigèmone infiammato.

Si può vivere senza trigèmone?

Lennon diceva di si.

Imagine there is no country.

And no religion too.

Già che ci siamo, estemporanei.

Nella civiltà dell’intelletto.

Dove tutto concorre al bene.

Salvo errori ed incidenti.

Perché otto miliardi di intelletti sono la vera arma.

L’arma di costruzione di massa.

Un amico mi disse che non mi leggeva più.

Perché parlavo sempre delle mie paure.

Proiettandole www.

E questo dà un gran fastidio.

Controrimozionisticamente parlando

È vero, almeno in parte.

Ma è anche questione di analisi.

Di terapia alla malattia.

Con la logìa della follia.

Roba da logos, non solo da pathos.

Non è vero che è solo scarico proiezionista.

Piuttosto un download della neurosfera.

Mestiere da centro di gravità per la mente.

Ma se poi dobbiamo angosciarci per il trigemòne, che si fottano di malediziòne.

Allora meglio adeguarsi al rimozionesimo.

Insomma, mi sono rotto.

Dopo la grana, mo’ ci mettono pure il grano.

Vogliono una guerra terminale?

Meglio.

Un ritorno fattuale.

Giù nel regno animale.

Insettuale.

Scarafaggi.

Sono tre.

Egemone trinità.

Ne resterà soltanto uno?

Si può vivere anche senza trigèmone.

Captavo dalla neurosfera?

Le paure nei reconditi subconsci?

Beh, mi sono rotto.

Torno a casa.

E mi rimetterò in mutande.

Que sera sera.

Aspetto l’onda.

Che ci riporti al grande reboot.

Ho altro da fare.

Che lei non la rimuovo.

Devo uscire il cane.

Che lo devo pisciare.

Torno e tutti scarafaggi.

Tanto meglio.

Ma togli il cane.

Escluso il cane.

Io rinascerò grande cafchiano.

Col maremmano nano, albano.

Per il gusto di una trima.

 

Kalimmudda ipsum dixit : bau

Ma togli il cane , nano masterpiece per gente assurda.

 

Ndr: chissà se ci ho preso, con gli accenti del tre volte egemone. Li odio, gli accenti.

Ma nel caso, ce lo meritiamo o no un bonus serio assai, con la surprais?

Canta il lupo

 

 

lunedì 17 luglio 2023

2027 07 17 – La tettonica corda di Putin

 2027 07 17 – La tettonica corda di Putin

 

Perdonerete la citazione di un criminale di guerra.

Ma quando ce vo’ ce vo’.

A suo modo egemone geniale, ecco che Putin vi fa il quadro.

Dovete sapere, intanto, che i macroblocchi geopolitici sono come le placche tettoniche.

Si spostano piano, eppure si spostano.

E ogni tanto scaricano la forza in un terremoto.

Così’ mentre Putin fa ironia, fa anche una altra cosa.

Le esercitazioni militari di propaganda congiunta nei mari cinesi.

Con la Cina, ça va sans dire, pour grandeur.

Le manovre militari sono parte essenziale nella messaggistica geomondiale.

E’ naturalmente una dimostrazione a chi ce l’ha più grosso.

Però l’ironia nel frattanto ha un che di geniale.

Imperiale.

Essenziale.

Un frame che mai potrebbe permettersi un politico da repubblica.

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2023/07/16/putin-leader-europei-si-impiccherebbero-su-richiesta-usa_c92674b9-6f82-4e0f-8134-15452ec2edaa.html

"Se gli Stati Uniti chiedessero ai leader europei di impiccarsi, questi lo farebbero.

Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, citato dalla Tass.

A volte sembra che loro, i politici europei, stiano facendo quello che gli viene detto dall'estero.

Se gli viene detto domani, 'abbiamo deciso di impiccarvi tutti!' faranno solo una domanda.

Con gli occhi bassi per la sorpresa della loro audacia.

Possiamo farlo con l'aiuto di corde fatte in casa?

Ma penso che sarebbe un fiasco per loro perché è altamente improbabile che gli americani rifiutino un contratto così grande per la loro industria tessile".

Ha ironizzato.

Suprematente.

Se lo può permettere, evidentemente.

E così ci troviamo ovviamente a condannare la guerra.

Sorvolando in rimozione su quella che potrebbe essere.

La terza mondiale.

Magari scatenata ad arte proprio partendo da un default globale.

https://cloeconomie.blogspot.com/2023/05/2023-05-24-il-grande-buffo-di-marilyn.html

Quello degli Usa dai debiti di dollari in mano alle riserve monetarie dei cinesi. 

O dei finanziariamente geosparpagliati oligarchici russi stessi.

Di certo di un certo ordine di grandeur.

https://cloeconomie.blogspot.com/2023/07/2023-07-16-lordine-di-grandeur.html

Così non sarebbe nemmeno colpa di nessuno.

Agli occhi della pubblica opinione.

Colpa dei mercati.

Il demone dei mercati.

Quel dannato Smith.

Non so bene se quello adamitico o il compare di mister wesson.

Ma forse entrambi, davvero sacrale sintesi della cultura americana in un cognome foriero di morte.

Svalutazione uguale rivoluzione, tornando in noi.

Il giochino che fecero già col Giappone decenni fa.

Con la differenza che il Giappone è un protettorato ereditato dalla seconda, di guerra mondiale.

La Cina pure per me ha qualcosa di protettorale.

Tutta la storia della delocalizzazione nella globalizzazione mi sembra sempre una invenzione americana.

Ma negli imperi capita che anche i protettorati si svincolino, e gli imperi si spezzino.

E' tettonico.

Per concludere.

Pasquale, tu te la sei fatta la terza guerra?

No?

E te la devi fare.

Perchè?

Perché è mondiale.

Questa la capisce solo qualche partenopeo.

E naturalmente il kalimmudda

 

Kalimmudda ipsum dixit

Pangea, Gondwana, Zimbabwe

 

 

domenica 16 luglio 2023

2023 07 16 - L’ordine di grandeur

 2023 07 16 - L’ordine di grandeur

 

Imperialità.

Cosa ci vuoi fare.

O ce l’hai oppure no.

Al prossimo giro che rinasco rinasco egemone.

Deciso.

Guiderò anche io la mia supremazia come fossi Sparta egemone nella lega peloponnesiaca.

Mi piace Sparta.

Più di Atene.

Sempre pronti a far la guerra.

Gente dura di spartana educazione, mica ricchioni, con affetto parlando.

Guidare il mondo deve proprio essere bello.

Ma quale fardello.

Però bisogna averci la predisposizione.

All’imperialità.

E da che si vede se uno è imperiale?

L’essenziale è farla discernere, la propria supremazia.

A partire dall’ordine di grandezza di quello che si fa.

Così riporto che il dipartimento dell'istruzione americano ha annunciato che oltre 800.000 studenti vedranno estinto il loro debito verso le università nelle prossime settimane per un totale di 39 miliardi di dollari.

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2023/07/14/usa-estinti-i-prestiti-per-oltre-800.000-studenti_1cf0f818-f26d-4511-bfc6-0adf3898b7f4.html

Già che c’ero io facevo grandeur ronde à quarante.

Non mi piace la roba a 9 e 99 cents.

E un miliardino è sempre un miliardino.

La vicepresidente Kamala Harris ha sottolineato che il governo Usa "non si fermerà qui".

"Siamo impegnati a dare sollievo a chi ha preso prestiti studenteschi così che possa andare avanti con la sua vita: avere figli, comprare una casa o diventare imprenditore".

La scala dei valori.

Diventare imprenditori.

Un esercito da 1 milione di imprenditori.

Che paura che mi fanno.

Chissà quali diavolerie mai più senza ci propineranno.

E noi obbligati a comperarle.

Il punto è questo.

La grandeur è pensiero in grande.

Ed in effetti anche in lungo.

E questi quando si mettono a battere moneta non li batte nessuno.

Magari hanno qualche tara ancestrale.

Ma con la grana ci sanno davvero fare.

Sono grandiosi.

Sempre in bilico.

Tra minacce di default.

Ed esortazioni all’accattatavilli.

I treasuries, che sembrano tesori ma sono titoli di debito garantiti dalla carta.

E se non ve li accattate vi mandiamo i topo cani all’amatriciana.

Intendevo i top gun dei tifoni sui cellulari, nel caso non aveste ricollegato il filo.

Poche settimane fa erano in default.

Paura globbale del grande buffo.

https://cloeconomie.blogspot.com/2023/05/2023-05-24-il-grande-buffo-di-marilyn.html

Ma poi basta qualche missile vagante.

E si rinvigorisce il regnante.

Chi ce li mette, dunque, questi 39 miliardi?

Sempre voi, che credevate.

Magari ci vuole qualche passaggio monetario, ma alla fine si tratterà sempre di prestargli i soldi con cui poi loro ci venderanno qualche messianico imprenditore.

Profeta del profitto.

Per educazione americana.

Ah, se almeno questa pecunia circolasse.

Intanto io pago.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Gli americani : il più grande spettacolo dopo il big bang