2023 08 31 – Liberté d’abaya
La
notizia.
Ecco
che anche in Francia mi spuntano i fascisti.
Deve
essere una malattia contagiosa.
E
lo è davvero, ci scommetto qualche trattato di sociologia.
Probabilmente
legata all’ingiustizia sociale.
Comunque,
nelle scuole di banlieue, le ragazzine si presentano con l'abito lungo e largo
che copre tutto il corpo fino ai piedi e la testa avvolta nel velo, che
scostano soltanto all'ultimo momento entrando nel cancello della scuola.
"Siamo
sempre stati chiari: la scuola è il tempio della laicità”, dicono certi
istituzionali.
Occhio
fascisti d’oltralpe che messa così dogmatica pare proprio una religione.
La
religione della laicità.
E’
interessante il costante riferimento alle Banlieues, per un briciolo di
rispetto con la B maiuscola.
Nell’accezione che fa riferimento al senso di esclusione che
la periferia evoca rispetto al centro cittadino e fa quindi risalire l'origine
del termine "alla messa al bando", lontano dalla città, degli
individui più poveri e ritenuti più pericolosi, in questo caso i mussulmani.
Non
è un problema se la metto in centro a Parigi, dunque.
Perché
in tal caso se vado al Ritz è probabile che io sia parente di uno sceicco.
E’
un problema se la metto dove possa montare l’odio per sperequazione.
Quindi,
mi sento di azzardare che il problema non è l’abaya.
Quanto
piuttosto le banlieue.
E
l’odio che si portano dentro.
Chi
non lo ha fatto, lo guardi il vecchio film, l’Odio.
Cadendo dal 50esimo piano, fino a
qui tutto bene.
Il
problema non è la caduta, il problema è l’atterraggio.
«Fino
a qui tutto bene…», mi sembra una giusta metafora.
Io
tanti anni fa qualche giornata di banlieue l’avevo passata.
Non
so dire quanto fosse una “cattiva”.
Ci
andavo a dormire a casa di amici, circondato di mussulmani di certo non sceicchi.
Non
senza qualche timore pregiudiziale.
E
invece non mi è mai successo niente.
Ma
chissà come sarebbe oggi.
Bisogna
fare attenzione alle derive.
Sono
correnti lente.
Per
quello capisco bene la paura dei fasisti transalpini.
Sono
anche in terra dai geni rivoluzionari.
Ma credimi, la Tour Eiffel è ruggine, e la cultura è fragile, c'è fumo nero nel cielo.
Guardami, viviamo nell'immagine, ma poi restiamo al margine.
Credimi, il fanatismo è illogico, non
è un fatto di cellule, la fede fa paura.
Questi periodi erano inarrivabili strofe della canzone al link finale.
Comunque
alla fine del mio sproloquio, ho immaginato un dialogo.
Il
dialogo tra il fasista e il matto.
Che
ne pensi della proibizione dell’abaya?
Giusto.
E’ un paese laico.
Non
so non sono sicuro. Si, ma e la libertè? Quella fondante del detto di Francia
libertè egalitè fraternitè?
Eh
no, perché se io non posso mettere la croce in aula per esempio o manifestare
la mia religione perché loro si?
Infatti
io metterei tutte le croci e lascerei tutti liberi di esprimersi. Ma io sono il
matto….per un mondo perfetto futuro, che costruirete voi giovani liberi di ogni
colore, razza, religione e tutto il resto.
La
liberté non è imagine no religion.
Quanto
piuttosto imagine all religions.
E
poi fareste meglio ad abituarvi.
I
mussulmani sono 2 o 3 miliardi.
La
più giovane e oramai popolosa religione monoteista.
A
volte integralista.
Esattamente
come eravamo noi qualche secolo fa.
Rispetto,
ci vuole.
Ed
evolutiva inclusione.
Senza,
io vedo fumo nero nel cielo.
Altro
che veste nera.
Kalimmudda
ipsum dixit