2014 10 15 – Ricchezze, finanze e monete ai tempi della
rivoluzione. Il Dio danaro è morto. Que viva el Cybratto.
Avevo
concluso il “breviario di guerra” con una speranza : che finalmente si portino
a casa i soldi all’estero.
Ma forse
si può, o si deve, immaginare di più.
Già
tempo fa scrissi su di una teorica Rivoluzione meridionale il cui fulcro era
l’appropriazione dei fattori produttivi, tra cui il fattore “denaro” . “Banche
occupate, sportelli espropriati, moneta requisita”, era uno degli slogan
immaginati. Aprile
2014 - Le Clofrenì (Les Claufrenies). Tra Polare e Tripolare – pg
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Anche se
in realtà la moneta, o denaro che dir si voglia, è diventato una adulterazione
del concetto originario di capitale familiare per tanti.
Si: oggi tra
capitale e moneta passa la stessa differenza che passa tra uova e maionese, tra
latte e panna montata, e così via. Ai primi posso associare i concetti di
dinamica dominante, di idea assoluta, di materia prima indispensabile, di principio
di base. Ai secondi, quello di derivato immateriale, di aria fritta.
Allora,
se non fosse chiaro, il concetto susseguente a quello di guerra come descritta
nel “breviario” 2014 09 21 – Breviario di
guerra ,
è quello di rivoluzione. In tanti la vorrebbero, pensando a quanto segue.
Allo
sfascio dovuto all’hard crashing dovrà seguire una ricostruzione del sistema,
depurato dalle sue manifestazioni deteriori che proprio perché infondate si
saranno sgonfiate da sole, impazzite come la maionese in odore di mestruo.
Tra
queste, in primis il sistema finanziario che nel caso Italia pesa per 270
miliardi di PIL, e si ritroverebbe praticamente “atterrato”.
Insomma:
se rivoluzione deve essere, allora si dovrebbe fare in modo che non sia la
prima rivoluzione “no profit” della storia. O almeno che non sia come tante delle
altre. Che non paghino sempre i soliti. Che non paghino sempre i poveri.
Questa
proprio non la digerirei.
Quindi, se
proprio si deve rivoluzionare, prima di tutto io vorrei sapere dove sta “il grano”. E anche
che cosa sia questo “grano” nella realtà.
Perché quella
che spero potrebbe essere l’ultima rivoluzione della storia, almeno sia fatta
una volta per tutte e a dovere. Proprio perché guerre e rivoluzioni fanno male,
almeno che ne valga la pena.
Insomma:
fuori i soldi, così li ridistribuiamo e li inventiamo migliori.
Anche se tutto
quanto sopra non vuol necessariamente dire una sanguinosa rivoluzione come
quelle viste in passato, di sicuro dovrà essere l’occasione per contemplare una
doverosa nuova, equa, concezione monetaria del mondo oltre, naturalmente, ad
una congrua redistribuzione di ricchezza.
Messa
così sarebbe una nuova visione comune che infine si palesi e ci pervada,
diventando rivelazione, apocalisse, monetaria.
La moneta
che conosciamo oggi, con cui viviamo, ha fallito. Non funziona.
E quindi
bisogna necessariamente passare oltre.
Per
capirci di più, bisogna innanzitutto dare uno sguardo ai concetti del titolo.
Sempre focalizzandosi sul sistema Italia bisogna iniziare andando ad osservare:
- Ricchezza
- Struttura di attività e passività finanziarie.
Come
sempre in questi scritti, vedremo che ad andare a guardare le cose dall’interno
sono assai diverse dall’immagine che proiettano all’esterno.
Perché è
importante saper quanto è ricco in media un italiano?
Innanzitutto
per sfatare qualche mito e quindi per capire se si hanno davvero dei margini di
sopravvivenza (per i più poveri) o dei margini di “contribuzione sociale”,
spontanea o forzata (per i più ricchi); la patrimoniale, tanto per capirsi.
Iniziamo
con i miti da sfatare: non è vero che ogni italiano è ricco perché ha 142.000
euro di ricchezza.
Questo è
un valore contabile, non è un fair value (per usare termini di moda).
E’ un
valore rappresentativo di quanti soldi ogni italiano ha allocato (investito,
risparmiato) nel tempo su attività finanziare o reali reputate “ricchezza”.
Non ha
nulla a che fare con
- quanto valgano realmente o,
- quanto siano liquidabili o,
- mescolando le due, quanto varrebbero se non fossero liquidabili.
Quest’ultimo
è lo scenario tipico dell’ “hard crash” che genererà quello che possiamo anche
ribattezzare come “crash crunch”. Tutto si “comprimerà” e non varrà più come
oggi.
Se
osserviamo i numeri di Banca d’Italia, senza populismi ma con la dovuta
attenzione, la realtà balza subito all’occhio.
Nella
tabella seguente sono riassunti tutti i dati necessari. Dalle serie storiche di
18 anni, alle percentuali di incremento e di peso sul totale (in rosso), fino
alle ultime colonne con un’ipotesi di perdita di valore del 30% e le ultime due
colonne con i dati “a persona”. Ognuno può divertirsi a suo piacimento.
A me non
interessa nulla :
- nè sapere se la “ricchezza” è cresciuta tanto o poco (rispetto a chi o a che cosa, poi?);
- nè sapere se siamo più o meno “ricchi” dei tedeschi o dei francesi.
Mi
interessa parecchio, invece, capire se davvero siamo ricchi, come è fatta
questa presunta ricchezza e se con essa possiamo davvero farci qualcosa.
Il dato
di 142.000 euro pomposamente diffuso da tanti media nasce da 5.768 miliardi di attività
reali + abitazioni (4.833) e 3.670 di attività finanziarie, per un totale di
9.438 miliardi. A questi vanno detratti i prestiti per 896 miliardi.
Il vero dato
importante però è quello delle attività finanziarie (3.670) al netto delle
passività finanziarie (-896).
Le prime
in teoria sono liquidabili; le seconde, sempre in teoria, sono certe e
ineludibili.
Il netto
a persona, a valore del 2012, è pari a 61.000 euro – 15.000 euro a testa. 46.000 mila euro. Una bella differenza
rispetto ai teorici 142.000, che fanno tanta scena e ci fanno credere di essere
ricchi con la stessa logica di psicologia spiccia dei fruttivendoli che
scrivono 9,99 euro invece di 10.
Ma non è
finita. In ipotesi di “crash crunch” i valori di realizzo non saranno certo
quelli del 2012. Io ho ipotizzato un valore reale inferiore del 30% solo su
alcune classi di assets (ipotesi ottimistica), il che comporterebbe 10.000 mila
euro medi a persona in meno. Siamo a
36.000 euro.
Perché
non considero le abitazioni ?
Dagli
scritti precedenti penso traspaia già una certa avversione per il settore immobiliare
e per la specie infestante di molti dei suoi attori: i palazzinari. Per decenni
ci hanno imbottito di abitazioni spacciandole per bene rifugio quando in realtà
erano rifugio solo per loro. Perché?
Perché costruire
una abitazione, “largo-circa”, costa più o meno sempre 1.000 euro al m2.
Ogni
prezzo di vendita è un multiplo di questa cifra. Sfido chiunque a trovare
prezzi di acquisto inferiori a 2.000/3.000 euro al metro. Il palazzinaro,
quindi, guadagna fino al 200/300 % ogni volta che vende qualcosa. Queste sono
percentuali che nemmeno osa immaginare neppur il peggior usuraio.
Termine
che possiamo applicare tranquillamente anche in questo caso : il capitale è
sempre capitale.
Che sia
di rischio o di debito, può rendere sempre entro un limite massimo. Altrimenti
non è più capitale, ma è una rapina ai danni del sistema.
Se una
banca non può applicare tassi del 200/300%, non dovrebbe essere legale farlo
nemmeno al palazzinaro.
In ogni
caso il valore intrinseco di quella cosa, rimane quello di 1.000 euro al m2.
E quando
arriva il “crash crunch”, ecco che la maionese impazzita si sgonfia e torna a
quel livello li: quello dell’elemento di base, dell’uovo.
Inoltre
siccome quasi nessuno ha a disposizione multipli pluridecennali di risparmi da
spendere, deve ricorrere a multipli pluridecennali ipotecari, di fatto
ipotecandosi la vita intera.
Se gli
indios d’America ci incontrassero oggi direbbero che le fotografie erano
bazzecole. E’ il mutuo che ci ruba l’anima: un solo pezzo di carta firmato in
un singolo istante, si appropria di tutto quello che siamo e potremmo essere. Che
poi è l’essenza dell’anima.
E questo
lo si capirà quando si proverà a rivendere quello che è stato comprato.
Purtroppo è l’unico modo di verificare la reale liquidabilità di qualche cosa.
Motivo
per il quale, per me la ricchezza totale non può considerare le abitazioni.
Farlo è
solo un artificio contabile per non fare capire come stanno le cose. Per non
far capire che sono ricchezza di chi le ha vendute e non di chi le ha comprate.
Quindi,
se tutto va molto bene, ogni italiano ha disposizione circa 35.000 euro.
Ma
potrebbero essere molti meno.
Il tutto,
quindi, per circa 2.000 miliardi (3.670 – 580 fair value – 896 debito) pari a
poco più del PIL e poco meno del Debito.
Altro che
6 volte il PIL.
Chiamarla
ricchezza mi sembra un bell’azzardo : siamo “ricchi” quanto un anno di PIL.
Come dire
che un italiano che ha guadagnato 12.000 euro/anno per 30 anni, pari a 360.000
euro, ne avesse da parte 12.000 in tutto.
Tutto
qua.
Come
sempre, ci sono diverse prospettive da cui osservare certi fatti.
Nello
specifico, se l’italiano medio di botto si scopre povero e non ricco perché non
ha più i 142.000 euro, al tempo stesso l’italiano medio può tirare un respiro
si sollievo.
Si, perché
l’italiano medio non esiste.
È solo un
concetto statistico e, in quanto tale, è solo una astrazione.
La realtà
è che di ricchi (o presunti tali) in Italia ce ne sono. Nella tabella seguente
si vede che dividendo la popolazione in 10 scaglioni di ricchezza, ognuno di
essi pesa circa il 10%. Tra 5 e 6 milioni di persone a scaglione. Ognuno è
libero di giocare e “tagliare” gli scaglioni come vuole. Gli ultimi due, ad
esempio (ricchezza maggiore di 350.000 euro), includono 11 milioni di persone e
1.600 miliardi di ricchezza di cui 550 miliardi di ricchezza in “soldi” e non
in case.
La
tabella seguente riporta la stima di distribuzione di ricchezza nazionale presa
a riferimento.
Più che
concentrarsi sui dati progressivi, come quelli per cui il xxxx% della
popolazione detiene il yyyy% della ricchezza, si è adottato il criterio della
rappresentazione a scaglioni usati anche da Banca d’Italia. Sono 10.
Il dato
di persone in percentuale per ogni scaglione è ufficiale, e quindi determina in
maniera oggettiva il numero di famiglie
e persone.
La media
di ricchezza a scaglione è invece un dato ricavato da me per potere ipotizzare
degli importi totali per scaglione della ricchezza in attività reali e
finanziarie al netto delle passività. Le ripartizioni di queste per scaglione
sono quindi delle stime che comunque
quadrano per totale (8.542 miliardi).
1
|
2
|
3
|
4
|
5
|
6
|
7
|
8
|
9
|
10
|
TOT.
|
|
Ricchezza da euro
|
0
|
500
|
5.900
|
4.100
|
92.500
|
143.300
|
193.700
|
254.600
|
345.000
|
533.000
|
|
Ricchezza fino a euro
|
500
|
5.900
|
4.100
|
92.500
|
143.300
|
193.700
|
254.600
|
345.000
|
533.000
|
533.000
|
|
Media scaglione
|
250
|
3.200
|
5.000
|
48.300
|
117.900
|
168.500
|
224.150
|
299.800
|
439.000
|
533.000
|
|
Persone a scaglione
|
10,2%
|
10,6%
|
10,5%
|
10,6%
|
10,1%
|
9,9%
|
9,9%
|
9,7%
|
9,3%
|
9,3%
|
100,0%
|
Nr famiglie - milioni
|
2,448
|
2,544
|
2,520
|
2,544
|
2,412
|
2,376
|
2,376
|
2,328
|
2,232
|
2,220
|
24,000
|
Nr persone - milioni
|
6,120
|
6,360
|
6,300
|
6,360
|
6,030
|
5,940
|
5,940
|
5,820
|
5,580
|
5,550
|
60,000
|
Ricchezza attività reali
|
588
|
611
|
606
|
611
|
580
|
571
|
571
|
559
|
536
|
534
|
5.768
|
Ricchezza attività fin.
|
374
|
389
|
385
|
389
|
369
|
363
|
363
|
356
|
341
|
339
|
3.670
|
Ricchezza passività
|
-91
|
-95
|
-94
|
-95
|
-90
|
-89
|
-89
|
-87
|
-83
|
-83
|
-896
|
Totale
|
871
|
905
|
897
|
905
|
858
|
846
|
846
|
829
|
794
|
790
|
8.542
|
Ricchezza fin. netta
|
283
|
294
|
291
|
294
|
279
|
275
|
275
|
269
|
258
|
257
|
2.774
|
Ipotesi aliquota
|
5%
|
5%
|
5%
|
10%
|
10%
|
10%
|
|||||
Patrimoniale totale
|
0
|
0
|
0
|
0
|
14
|
14
|
14
|
27
|
26
|
26
|
120
|
Base tassata
|
279
|
275
|
275
|
269
|
258
|
257
|
1.612
|
||||
Persone tassate - mil
|
6,030
|
5,940
|
5,940
|
5,820
|
5,580
|
5,550
|
34,860
|
L’ipotesi,
anche per quanto detto al paragrafo precedente, è di riferirsi solo alla
ricchezza finanziaria netta che è pari a 2.774 miliardi (3.670-896). Questo
dato non tiene conto del “crash crunch”. Con esso, a valori più bassi del 30%
(ottimistico ?) rispetto al 2012, diventerebbe circa 2.000 miliardi.
Lo scopo
della tabella è farsi un’idea di massima di una possibile patrimoniale una
tantum, da applicare nell’ottica del processo di ristrutturazione complessiva
del sistema Italia.
Con
aliquote poco invasive si potrebbe
ipotizzare di raccogliere 120 miliardi.
E’
evidente quindi che non è un importo determinante. Da solo non risolve niente. Tassando
questi ricchi non si risolve il problema alla radice.
Al tempo
stesso si deve considerare la possibilità di forme “appetibili” di patrimoniale.
Una ad
esempio potrebbe essere di dedicarne gli importi a investimenti a cui
partecipino anche i tassati, che farebbero da banca.
Alternativamente
si può immaginare una patrimoniale espropriativa. Vale a dire che si può anche
pensare a percentuali più elevate o addirittura totali.
A me
sembrano irrealistiche se si pensa di mantenere in piedi il sistema, almeno in
parte. Ma forse dipende dal fatto che sono privilegiato e mi trovo nell’ultimo
scaglione. Spero di no, spero di avere fatto delle valutazioni oggettive.
Tornando
al fatto che percentuali eccessive mi sembrano irrealistiche, osservo quanto
segue. Se immaginiamo che ricchi, e quindi da tassare, siano i soggetti con più
di 100.000 euro totali (senza cioè contare la questione abitazioni e senza
contare l’opinabilità di considerare ricchezza un importo di 100.000 euro) con
lo schema immaginato nella tabella precedente si arriverebbe a tassare 34,86
milioni di persone.
Più di
mezzo paese: più che una classe privilegiata tasserei, più o meno a caso, mezza
massa democratica.
E in
realtà a volte me lo sono anche sognato.
Un solo
click, e da tutte le società offshore i soldi vengono trasferiti inshore.
Una vera
Cyber-Robin Tax, non come la Nano-Robin tax di qualche tempo fa.
E’ la
versione informatica della a me tanto cara tweet-law. Consecutio istantanea tra
reato di detenzione all’estero e confisca. 2014 07 02 – Tweet law :
consecutio istantanea reato-confisca.
Ricordate
“moneta espropriata” della Rivoluzione meridionale ?
Ho anche
in mente a cosa potrebbero servire questi soldi. Una idea di come potrebbero
essere veicolati verso il bene comune.
Oltre al
piano investimenti di cui qui sotto, potrebbero essere il nocciolo di partenza
di una neo cyber-monetazione basata sul Cybratto. Ma ne parlo più avanti.
Qui
vorrei dire che, come per la patrimoniale inshore, si può anche immaginare una
versione più soft. Forse anche più utile.
Anticipando
delle considerazioni seguenti, si può infatti immaginare che nella cyber war
finanziaria di cui si parlò nel “breviario” (quella tra società detentrici di
riserve occulte contrapposte per "cannonarsi" a colpi di ordini di vendita al
ribasso e di acquisto al rialzo) si sia giunti ad un tale livello di conoscenza
da averle tutte “mappate” in modo da sapere dove sono e quanto valgono.
A questo
punto, a seguito del panico da crash-crunch sistemico, si può facilmente
immaginare un rientro inshore nei rispettivi paesi di pertinenza. Tutti si
renderanno conto che sono più sicuri.
Il
rientro potrebbe avvenire come “valore di riserva” per la banca centrale
nazionale la quale a fronte del deposito di questo importo, emette moneta in
varie modalità, da usare solo in conto investimenti.
Il “depositante
riserva”, beneficerà di parte degli utili originati dall’investimento e della
ripresa di valore delle sue attività sul mercato nel tempo.
Riassumendo
:
1. La società offshore A ha un
patrimonio netto di 100, fatto di azioni, obbligazioni, oro e commodities.
2. Post crunch, il patrimonio
diventa 30 e questo 30 viene certificato come fair value reale (anche il crunch
serve a qualcosa).
3. La società conferisce i 30 in
Banca d’Italia.
4. Banca d’Italia mette i 30 a
disposizione del sistema solo per investimenti a tasso zero, senza passaggi di
intermediazione. Devono arrivare direttamente al settore finale.
5. Dopo 10 anni i 30 sono ritornati
a valere 100 a valore di mercato. Inoltre essendo investimenti hanno dato un
rendimento del 10% annuo, pari al 100% su 10 annui e cioè altri 30 da dividere
fra stato e conferente.
6. A quel punto il conferente
potrebbe anche rientrare in possesso dei 100, a patto che non escano più
dall’Italia Ciò potrebbe essere garantito dalla tracciabilità di movimenti
finanziari e reali.
7. Questa opzione potrebbe essere concessa
in una finestra temporale una-tantum. Chi non aderisce viene confiscato. Una
specie di libero arbitrio gentilmente “guidato” da una metaforica 44 alla
tempia.
8. Ovviamente i capitali rientrati
ed i relativi soggetti proprietari dovranno essere tracciati.
Il
vantaggio di fare rientrare in Italia, in qualsiasi modo, importi rilevanti è
banalissimo.
Noi
sappiamo di avere ricchezza finanziaria inshore per 3.000 miliardi di euro.
E’
plausibile che off-shore ce ne sia almeno altrettanta.
Se
dall’offshore rientrassero 3.000 miliardi in conto investimenti, il mio PIL da
1.500 diventerebbe di botto 4.500. Più della Germania pre crunch.
Ovviamente
poi non dovranno più uscire.
E’ ormai
diffusa la convinzione che larga parte dei problemi del mondo in cui viviamo
dipenda dalla finanziarizzazione dell’economia e da sue devianze collegate. Alcuni
concetti sono oramai di dominio pubblico.
Su tutti,
ad esempio, è oramai noto ai più che la ricchezza globalizzata è distribuita nel
mondo molto male : 90% vs 10% ad esempio.
Ma ecco a
cosa serve la esemplificazione sulla ricchezza delle famiglie italiane: quanta
parte di questa ricchezza mondiale è davvero ricchezza ? E quanta parte invece
è solo ricchezza da circolazione monetaria ?
In
sintesi, come funziona questo sistema finanziario ? Cosa contiene di vero ?
Le
domande sono importanti, perché sul tema veniamo spesso indotti in una sorte di
soggezione e timore reverenziali pensando che dietro a tanti paroloni ci sia
chissà quale sofisticata scienza esatta.
Massa
monetaria, M1, M2, M3, politiche monetarie, moltiplicatori e così via.
Addirittura
negli ultimi anni è stata innalzata anche una barriera linguistica adottando
termini inglesi che sembrano degli dei pagani per quanto vengono idolatrati :
quantitative easing, forward guidance (quest’ultima ad esempio è davvero incredibile:
si tratta di dare annunci sui trend futuri, e così facendo si indirizzano i
mercati. Per le società è penalmente vietato. Per una banca centrale è “alta
finanza”).
Cercherò
di fare un po’ di chiarezza. Iniziando da un punto di base.
Quando si
dice che una banca centrale sta “emettendo moneta” vuol dire un banale
movimento contabile.
Dare Avere
Titoli a Moneta
Per
immettere soldi nel sistema, una banca compera titoli sul mercato secondario che
diventano un suo asset, una attività, e li paga “stampando moneta” che può
essere moneta o debito. Per semplificare diciamo “banconote” le quali sono quindi a tutti gli effetti un debito che la banca centrale ha verso
il resto sistema, al quale arrivano le “banconote” tramite le banche ordinarie
con le quali la banca centrale ha fatto l’operazione originaria. Io ti compro
un titolo e in cambio ti do carta.
L'acquisto
di titoli viene registrato in dare di una voce dello stato patrimoniale della
banca centrale, mentre in avere di una voce allo stato patrimoniale si registra
il debito nei confronti del venditore, la banca ordinaria.
Una carta
in apparenza come quella dei banchieri fiorentini del 1.300: dopo 700 anni
nessuno sembra avere inventato niente di nuovo.
Ma non è
così. Alcune invenzione ci sono state (rinvio al paragrafo “La moneta non serve
più”) . Oggi infatti le banconote sono debiti senza alcuna garanzia, perché non
sono più legati all’oro. Se li chiedo indietro, non ci saranno a disposizione i
10 grammi d’oro equivalenti.
E quindi nessuno
ha la garanzia che la banca centrale abbia stampato carta tenendosi di scorta
un “equivalente oro” per ogni evenienza, non ultimo quello di dovere rimborsare
il debito.
L’unica
garanzia è la credibilità della banca.
Questo è
il principio che tanti (me compreso) contestano alla moneta così come la
conosciamo oggi: non ha nessun legame con nessuna realtà
Già qui,
con le poche precedenti osservazioni, si dovrebbe aprire a tutti un mondo,
articolato in alcuni punti.
- La moneta è un debito
La moneta
è un debito ? Ma come: tutti la vogliono
per sentirsi ricchi e quella invece è un debito? Questa si che è apocalisse,
rivelazione. Se uno ha tanti soldi è perché si porta in tasca tanti debiti, senza
nessuna garanzia reale, e sono debiti che tra l’altro non ha nemmeno fatto lui!
Nemmeno la soddisfazione di lasciare “i buffi” a qualcun altro. Solo il ruolo
sociale di mulo da som(m)a monetaria.
- La moneta è solo un movimento contabile
La moneta
è solo un movimento contabile nei bilanci delle banche centrali e poi di altri
soggetti! Quello delle banche centrali è solo il primo di una catena
progressiva di movimenti che di passaggio in passaggio la fanno rotolare da un
utente a un altro determinando quello che infine pensiamo di conoscere e che
tutti ci riguarda: il sistema finanziario. Lo stercorario finanziario. http://it.wikipedia.org/wiki/Scarabeo_stercorario.
Più “rotolate” fa, più diventa grande. Ma sempre di sterco parliamo. Ricordate
“lo sterco del diavolo”?
- Il sistema finanziario ha un bilancio
Ma se la
moneta è un movimento contabile, allora esisterà da qualche parte un sistema
contabile in cui essa si muove e che dovrà per forza di cose essere
rappresentato in partita doppia.
Ma vuoi
vedere che tutti quei paroloni alla fine sono riconducibili ad un taumaturgo
principio di base fatto di dare e avere ? Vuoi vedere che si capisce che cosa
vogliono dire ?
- La partita doppia chiarisce tutto
La
partita doppia : bisognerebbe farle un monumento. Chiarisce sempre tutto. Di
seguito vedremo.
- La moneta non esiste
In realtà
è proprio tutto il sistema finanziario che non esiste. E’ un’illusione ottica.
Almeno nel senso che segue.
Una volta
capito che il sistema finanziario viaggia in partita doppia, si può comodamente
farne un bilancio. O per tutto il sistema o per classi di soggetti finanziari.
Ma il
punto fondamentale è che alla fine, il totale di tutti i dare e quello di tutti
gli avere, risulterà uguale.
E questo
è inquietante.Perché qualsiasi azienda può essere valutata in primo luogo “a
patrimonio netto” : la differenza tra attività e passività.
Nel caso
del sistema finanziario italiano (e di tutti gli altri), invece, vedremo che
attivo e passivo sono pari a 14.397 miliardi, 10 volte il PIL e 7 il debito
pubblico.
E di
questi, solo 75 sono fatti di qualcosa di reale: Oro e Cdp (….). Lo 0,5%.
Addirittura meno della riserva frazionaria minima bancaria del 2%, proprio
perché il sistema finanziario non è fatto solo da banche.
Sul
sistema finanziario vale la pena di soffermarsi un po’.
La
tabella che segue si può leggere in verticale (per aggregati di soggetti), o in
orizzontale (per tipo di strumento finanziario). E’ riferita ai dati 2013.
In
verticale.
Società non finanziarie (col. 1 e 2): sono tutte le società
operative. Dare : 1.571 mld. Avere : -3.562 mld. Netto 2.000 miliardi. Sono
debitrici nette, di cui 371 prestiti a breve, 753 prestiti a lungo, e 1.591 per
azioni.
Istituzioni finanziarie monetarie (col. 3 e 4): il sistema finanziario e
bancario. Dare : 4.314 mld. Avere : -4.082 mld. Netto 200 mld : sono creditrici
nette, ma di poco. E’ qui il giro del fumo. Dare circa. 850 mld di depositi
attivi e moneta + 1.100 di titoli a lungo + 620 di prestiti a breve + 1.300 di
prestiti a lungo + 200 di azioni – 1.275 di moneta e -1.578 di depositi passivi
(di altri) – 886 di titoli di altri – 170 di azioni di terzi.
Altri intermediari finanziari (col. 5 e 6) : sistema finanziario e
bancario. Dare : 848 mld. Avere : 733 mld . Netto circa 100 mld. 200 mld circa
di cassa e depositi presso terzi + 121 mld di titoli in portafoglio. + 221 di
prestiti a m/l a terzi + 250 mld di azioni e quote di fondi - 217 di titoli di terzi -280 di prestiti
assunti a breve e m/l – 230 di azioni e fondi di terzi.
Ausiliari finanziari (col. 7 e 8) : depositi e titoli per 205 mld
in dare – 80 mld di prestiti assunti.
Assicurazioni e fondi pensione (col 9 e 10) : Dare 668 mld di cui 427
titoli a m/l, 94 azioni e 91 fondi. Passività : 617 mld di riserve e 60 mld di
azioni. Sono a rischio per la consistenza vs i clienti.
Amministrazioni centrali (col 11 e 12) : Debitori per 230 mld di
moneta e depositi e 2.000 di titoli vari. In Dare 300 mld di prestiti e
depositi. Il netto è il debito pubblico.
Amministrazioni locali (col 13 e 14) : netto avere di 150 mld. Sono
debiti a m/l per lo più, parte del debito pubblico allargato.
Enti previdenziali e assicurativi (col 15 e 16) : netto dare di 90 mld. Sono
depositi attivi per lo più.
Famiglie e enti no prof. per famiglie (col 17 e 18): Dare 3.897 mld e aver 921 mld.
Sono i finanziatori principali del sistema. 1.300 mld di moneta e depositi +
614 di titoli di stato + 916 di azioni +300 di fondi +700 di riserve delle
assicurazioni e + 100 di altri. Al passivo, 690 mld di prestiti + 186 di altri
debiti.
Resto del mondo
(col 19 e 20) :
dare 2.360 mld, avere 1.906 mld. E’ creditore per 500 mld di moneta e depositi
+ 1.000 di titoli pubblici + 200 di altri prestiti + 400 di partecipazioni. Le
passività sono per 400 di titoli, 200 di prestiti 800 di azioni e fondi.
In orizzontale
Oro
: in attivo tra le banche, in passivo con il resto del mondo.
Moneta
: 1.275+150+130 a debito delle banche e amministrazioni centrali. A credito
(utilizzate) per 252 dalle società non finanziarie, 252 da altre istituzioni
monetarie finanziarie, 687 dalle famiglie e 269 da resto del mondo.
Altri depositi : 1.578 +80 a debito delle banche e amministrazioni
centrali. A credito (utilizzate) da altri intermediari per 161, ausiliari
finanziari per 122, famiglie per 517, resto del mondo per 252.
Titoli a m/l (quelli a breve sono quasi zero) : a debito di 140 per le
società non finanziarie (obbligazioni?) 886 per banche e simili, 217 altre
finanziarie, 1.668 Stato e 394 mondo (obbligazioni). A credito (comprate) per
1.086 da banche, 121 da altre finanziarie, 427 assicurazioni e fondi pensione,
614 famiglie e 907 resto del mondo.
Derivati
: curiosamente sono di importo relativamente modesto. Possibile che ve ne siano
off-shore.
Prestiti a breve: sono indebitate, in avere, le società per 371 mld, le
altre finanziarie per 149, gli ausiliari per 75, le famiglie per 59, e l’estero
per 118. Prestano i soldi le banche e finanziarie per 619+34, il mondo per 89.
Prestiti a medio lungo : sono indebitate le società per 753, le finanziarie per
128+53, le amministrazioni centrali e locali per 94+105, le famiglie per 639,
il mondo per 91. Prestano i soldi le banche e finanziarie per 1.321+221, le
amministrazioni centrali per 110, il resto del mondo per 185.
Azioni
: sono emesse da residenti per lo più. 1.591 dalle società, 170 dalle
finanziarie e 485 dal resto del mondo. Sono comprate per 509 dalle società,
209+111 dalle finanziarie, 94 da assicurazioni e fondi pensione, 105 dallo
Stato, 916 dalle famiglie e 395 dal mondo.
Quote di fondi comuni : i debitori (gli emittenti) sono finanziarie per 193 e
mondo per 364 (i fondi sono quasi tutti all’estero per esigenze di evasione e
assenza di controlli). Li detengono le finanziarie per 140 e le famiglie per
308).
Riserve tecniche di assicurazione : sono 700 miliardi di debito
da parte di società e assicurazioni o fondi pensione. I creditori sono le
famiglie per 700 miliardi.
Altre voci
: il grosso (632 mld Dare e 563 Avere) sono crediti e debiti da rapporti
commerciali tra società, e altre voci tra famiglie.
Da tutta
questa esposizione cosa è che balza all’occhio ?
Quello
che è sintetizzato nelle due righe rosse finali della tabella e che riassumo di
seguito.
Tutta la
struttura finanziaria nazionale può essere riassunta come segue.
- Le famiglie sono prestatrici nette (o finanziatrici) di 2.976 miliardi, che poi sono quelli conteggiati nella tabella precedente della loro ricchezza.
- Le società non finanziarie, quelle operative o commerciali, sono debitrici di 1.991 miliardi.
- Lo stato, tra amministrazioni centrali e locali, è debitore di 2.100 miliardi al netto delle riserve.
- In mezzo ci sono tutta una serie di realtà finanziarie o simili aggregate in varie classi, che vivono della segmentazione esistente tra le prime tre.
- Il trasferimento in andata o ritorno tra queste classi avviene con la moneta. Bancaria e non solo cartacea, la quale diventa presupposto di esistenza della casta bancaria, proprio perché si moltiplica da sola.
Se si
potessero mettere in contatto diretto le famiglie con le società e con lo Stato,
ecco che la moneta ritornerebbe al suo ruolo di mero strumento di scambio,
unità di conto, e non di entità autoreplicante.
Perché il
problema dei passaggi tra aggregati è che ogni volta, ad ogni passaggio,
contabilizzo lo stesso importo sia in dare che in avere.
E’ con
questo meccanismo che il settore arriva a valere 14.000 miliardi, 10 volte il
PIL complessivo italiano. Se invece conto solo il PIL del settore finanziario,
questo vale 270 miliardi/anno e questi 270 mld (il 18% del PIL totale)
“poggiano” su circa metà del valore dell’intero settore finanziario: su 6/7.000
miliardi di attività e passività.
Possiamo
dirlo : il castello di carte non è nemmeno un investimento ben produttivo. Con
la metà dei soldi totali (7.000/14.000) faccio girare soltanto un quinto del
PIL.
Ma questo
dipende anche dal fatto che sono sempre gli stessi soldi che girano. O meglio
che rimbalzano.
Un po’
come se due società si fatturassero reciprocamente lo stesso importo 10 volte
avanti e indietro.
Così
facendo mica creano ricchezza. Fanno solo “ammujna” http://it.wikipedia.org/wiki/Facite_ammuina
.
E
comunque per queste due società commerciali sarebbe un reato penale.
Per uno
Stato o sistema o banca centrale invece è “alta finanza, se non politica
monetaria”.
Tanto è
noto e vero che si chiama moltiplicatore monetario (paragrafo più avanti).
Vorrei
fare una notazione sulla questione degli ordini di grandezza.
In
particolare su quelli che riguardano i dati che vengono comunicati a tutti noi.
Prendendo
ad esempio il piano BCE da 300 miliardi da destinare ad investimenti.
Non
voglio entrare nel merito del piano, ma solo dell’ordine di grandezza.
La UE fa
11.000 miliardi di PIL. Noi 1.500. Circa il 14%.
Che su
300 miliardi per investimenti farebbe circa 40 miliardi per l’Italia.
A fronte
di un sistema finanziario di 14.000 miliardi.
Io sono
convinto, e di seguito si trovano alcune idee, che sia necessario un nuovo,
radicalmente diverso, sistema monetario.
E ciò non
può essere realizzato a “cucchiainate”.
Dopo
secoli di onorato servizio la moneta non serve più. Il Dio danaro è morto.
Quanto espresso
sopra, in particolare nei punti da 1 a 4 sulla struttura finanziaria a inizio
pagina, è un fatto noto.
Quello
che non è noto ai più, invece, è che la moneta che conosciamo oggi non serve
più.
Non è, in
potenza, più indispensabile. Già oggi.
Anche
prima di arrivare allo scambio di psicoquanti della civiltà dell’intelletto (2014 08 05 – Ramadan e
Fioretti. Psichiatria quantica, ricomposizione di opposti, new economy,
speranza e civiltà dell’intelletto), esiste già una buona approssimazione.
E di
conseguenza si può anche pensare di vivere senza le banche, almeno in buona
parte. O almeno in transizione.
Ciò è
invece ben noto agli appartenenti alla casta, che fanno di tutto per
nasconderlo ai più.
Anche se
è un po’ lunga da leggere, serve una piccola cronistoria, che comunque è molto
(troppo) sintetica. Si trova qui di seguito.
La moneta
nasce per facilitare il commercio. Quello fisico, reale.
Prima dell'introduzione del denaro, l'unico modo per scambiare
delle merci
era il baratto,
ovvero lo scambio diretto di beni contro beni.
Il baratto, però, era una modalità sì semplice, ma soggetta ad alcuni problemi
fondamentali.
La
soluzione di scambiare a credito, largamente praticata fra tribù diverse,
presupponeva rapporti consolidati, di solito non facili da instaurare né da
mantenere. Lo scambio più semplice invece richiedeva invece l'immediata contiguità
temporale delle consegne ma per questo era ovviamente necessario che entrambe
le merci fossero disponibili nello stesso tempo e nello stesso spazio. Ad
esempio: arance contro grano non si può fare.
Inoltre
lo scambio di beni o servizi contro altri beni o servizi tipicamente risulta
funzionale in economie caratterizzate da ridotta
frequenza delle transazioni.
Qualora
il venditore non desiderasse ricevere, in cambio del bene ceduto, il bene che
gli viene proposto, può rifiutare lo scambio oppure accettare il bene proposto
per poi rivenderlo ad altri in cambio di un bene gradito oppure di un bene che
a sua volta consenta di ottenere quanto desiderato.
Così
il venditore può ottenere il bene desiderato solo dopo una serie di scambi (baratto multiplo),
che non facilitano la compravendita di beni e servizi: l'assenza di un mezzo di
pagamento di diffusa accettazione frena certamente gli scambi (scarsa efficienza allocativa), impedendo così anche
l'evoluzione della specializzazione
produttiva e il conseguente aumento di produttività
(scarsa efficienza nella
produzione).
Inoltre
in assenza di moneta è quasi impossibile il risparmio.
Chi produce un bene deve consumarlo o venderlo prima che deperisca (si pensi ai
generi alimentari) e solo una piccola parte dei beni può essere conservata e
consumata in futuro.
In
più il baratto diventa difficile da realizzare per beni indivisibili. Un
esempio può essere offerto dai capi di bestiame vivo.
All'aumentare
della frequenza degli scambi, diventa perciò necessario che subentri in gioco
un mezzo
1. accettato in pagamento da tutti gli
operatori economici,
2. che conservi il proprio valore nel tempo
(altrimenti verrebbe meno parte dell'accettazione) e
3. sia facilmente divisibile.
Nel
tempo, dal baratto diretto si passò dunque al baratto mediato, attraverso l'uso
di una terza merce.
Che
nel mondo occidentale ben presto fu individuata in lavorazioni di alcuni
metalli, di cui il più noto è l'oro.
La
moneta dunque è una forma di pagamento astratta ed evoluta ovvero una contropartita
di un bene o servizio che sostituisce il baratto e offre al contempo un'ampia
flessibilità d'acquisto di qualsiasi altro tipo di bene, anche frazionario, al
prezzo del suo rispettivo valore, che, come è noto, è determinato
dall'interazione di quattro fattori:
1. costo
di produzione,
2. utilità,
3. domanda
e
4. offerta.
I
primi beni a fungere da mezzo di scambio ("moneta" in senso lato)
presentano probabilmente i caratteri
1. della
non deperibilità,
2. della
notevole disponibilità e diffusione (negli scambi),
3. della
facile verificabilità della loro qualità.
·
la prima caratteristica favorisce la tesaurizzazione
in attesa di scambi futuri desiderati ma incerti;
·
la seconda caratteristica garantisce una diffusa
accettazione (che a sua volta ne accresce ulteriormente la diffusione,
innescando un meccanismo moltiplicativo);
·
la terza caratteristica riduce le incertezze
legate al pagamento e aumenta quindi l'accettazione di tali beni come mezzo
liberatorio di pagamento.
Tali
caratteristiche sono comuni a vari beni che sono stati usati come mezzi di
pagamento anche fino alla metà del Novecento dai popoli senza scrittura: vari
tipi di metalli (non solo oro ed argento, ma anche rame e ferro), il sale, le conchiglie (cauri), il tè,
pezze di tessuto, pietre in diverse forme (nel mediterraneo neolitico
l'ossidiana era il più diffuso mezzo di scambio).
Anche
alcune grandi civiltà hanno continuato ad utilizzare beni come moneta fino a
tempi recenti.
Il
caso più tipico è il Giappone, dove il riso è rimasto l'unità di conto dei
grandi feudi fino all'abolizione degli stessi, nel 1868.
Ma
anche la Cina ha utilizzato dei veri e propri lingotti, i tael d'argento, fino
agli anni trenta del Novecento.
Con
riferimento a questi primi strumenti di pagamento, consistenti di fatto in beni
con un proprio valore intrinseco, si usa l'espressione moneta
merce.
Solo
successivamente si affermano, come strumenti di pagamento i metalli preziosi,
in considerazione soprattutto della loro notevolissima resistenza rispetto al
trascorrere del tempo.
I
metalli vengono utilizzati come moneta merce nella forma di lingotti o sbarre,
o anche polvere.
Tuttavia
questo sistema di pagamenti dà luogo a due inconvenienti.
1. Innanzitutto
chi riceve il lingotto in pagamento si deve accertare che esso abbia il peso
dichiarato. E perciò si deve sempre portare dietro una bilancia per effettuare
il controllo.
2. Inoltre
c'è il rischio che il metallo non sia puro e perciò chi riceve il pagamento
deve altresì portarsi dietro una "pietra di paragone" od altro
strumento per verificare la purezza del metallo.
Non
tutti però condividono questa visione "rettilinea" della nascita
della moneta in seguito alle esigenze dell'economia di scambio/mercato.
In
ogni caso per una esposizione completa, come già detto, si rimanda a : http://it.wikipedia.org/wiki/Moneta
Qui
ci interessa arrivare ai giorni nostri, ma con un minimo di consapevolezza
sulla complessità della questione.
I cinesi
(pare) trasformarono la moneta in carta
moneta. Era concetto simile a quello delle lettere di debito (o credito) dei
banchieri fiorentini. Entrambe (banconote o lettere) erano un debito come la
nostra moneta di oggi.
Chi le
aveva in mano poteva andare da un corrispondente che gli dava oro o monete in
cambio di carta, perché sapeva che il corrispondente di partenza aveva ricevuto
l’oro in deposito a fronte del quale aveva prodotto la carta.
A partire
dal Settecento e soprattutto nell'Ottocento, dopo l'affermazione del sistema
aureo, le banche centrali cominciano ad "emettere" moneta cartacea,
ovvero iniziano a stampare banconote in serie (titoli di credito nei confronti
dei depositi in oro detenuti dalla banca) per un ammontare maggiore rispetto
alla capacità di copertura aurea delle banconote stesse.
Questa
procedura (per certi versi rischiosa, dal punto di vista della solvibilità) è
incoraggiata fondamentalmente da due fattori:
- da un lato la considerazione del fatto che in realtà il "circolante" maggiormente e stabilmente diffuso negli scambi è ormai rappresentato dalle banconote (le effettive conversioni in oro effettuate dai possessori di banconote sono diventate molto rare);
- dall'altro lato la possibilità di ottenere elevati profitti, attraverso gli interessi dei prestiti effettuati in banconote di nuova emissione.
Il
Sistema Aureo
Con
l'avvento dell'era industriale diventa importante disporre di monete in quantità sufficiente a soddisfare le esigenze
di economie in forte crescita.
Contemporaneamente
il diffondersi del benessere amplia il numero dei soggetti che possono
risparmiare.
Conseguentemente,
intorno al 1870, nascono le cosiddette "banche commerciali". aperte
al pubblico ed organizzate in società per azioni, che raccolgono il pubblico
risparmio e prestano denaro, sotto forma di depositi bancari oltre che di
banconote.
L'oro si
trasforma gradualmente in riserva, uscendo dai commerci per entrare nei
forzieri delle banche centrali.
Viene
usato per regolare i deficit delle bilance commerciali. Quello che oggi si fa
con i cambi: svalutazioni e rivalutazioni (ndr).
Poco per
volta si fa strada la regola secondo cui le autorità monetarie possono emettere moneta fino ad un valore
massimo pari ad alcune volte il valore
dell'oro detenuto. L'argento perde importanza come metallo monetario e
diventa un bene rifugio per i privati.
Le
autorità monetarie possono così regolare la quantità di moneta in funzione dei
propri obiettivi di politica monetaria, mentre le riserve di metalli preziosi
servono a regolare i saldi nella bilancia dei pagamenti.
Tale
sistema, noto come sistema aureo (o tallone aureo o gold standard), viene
adottato in un congresso internazionale nel 1867 da tutte le principali
economie occidentali.
Tale
sistema ha il vantaggio di rendere più flessibile la creazione di moneta e
tuttavia ha il limite che, in presenza di un Paese con una bilancia dei pagamenti costantemente in deficit, devono essere
presi provvedimenti per evitare che si esauriscano le riserve di tale Paese.
Il
ricorso alla svalutazione è la risposta, che però si ripercuote anche sul
valore delle altre monete, provocando situazioni di instabilità che si
diffondono rapidamente dall'economia in difficoltà alle economie ad essa
collegate.
Tuttavia,
gradualmente alcune monete diventano riferimento per le altre. Le banche
centrali di molte Nazioni, cioè, operano in modo da mantenere un cambio stabile
con la valuta di riferimento.
In particolare
si forma un'area della sterlina, che si estende su cinque continenti.
Altre
monete forti, quali il marco, il dollaro e lo yen, rimangono estranee all'area
della sterlina e creano proprie aree monetarie, di più ridotte dimensioni.
Infine,
varie nazioni dell'Europa sudoccidentale si allacciano al franco francese e
danno vita alla maggiore area indipendente dalla sterlina: l'Unione monetaria
latina, composta da Francia, Italia, Spagna, Belgio, Svizzera, Grecia, cui si
aggiunsero molti altri paesi.
Bretton
Woods
La
sequenza di svalutazioni prodottesi per fronteggiare la crisi del 1929 mette in
crisi il sistema aureo e le aree monetarie che esso aveva creato.
La
soluzione che viene escogitata durante la Conferenza di Bretton Woods del 1944
durante la fase di creazione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, consiste
nel prevedere finanziamenti da parte dei paesi in surplus (primo fra tutti, gli
USA) a favore dei paesi in deficit.
Le
riserve in oro delle singole banche centrali perdono il ruolo di primo piano
giocato fino a quel momento e lasciano spazio al dollaro, come moneta alla base
del sistema monetario internazionale.
Pertanto
le riserve delle banche centrali
saranno da allora in poi costituite soprattutto da riserve valutarie (prevalentemente in dollari)
nonché da titoli di stato esteri.
A sua
volta, però, il dollaro rimane convertibile in oro e la Federal Reserve
conserva buona parte delle riserve auree mondiali nel
"forziere-fortezza" di Fort Knox, nel Kentucky.
L'abbandono
di ogni legame con l'oro
Anche il
sistema di Bretton Woods non regge alla prova del mercato e di una economia che
diventa sempre più complessa e nella quale operano interessi sempre più
consistenti.
La fine
della convertibilità del dollaro in oro viene decretata dal presidente
statunitense Nixon quando appare chiaro che il sistema è troppo oneroso per gli
USA.
Si passa
così nel 1971 ad un sistema di cambi flessibili: i deficit non generano più
flussi di oro o di altri beni a favore del paese in surplus, ma danno luogo a
svalutazioni delle monete.
Teoricamente
qualunque metallo può essere riserva o materiale di conio della moneta.
Quando la
moneta inizia a essere stampata su carta o su un supporto metallico che non ha
un valore (se fuso e rivenduto) pari a quello nominale, quantità dello stesso
materiale vengono accumulate a riserva.
Il
passaggio alle riserve si ha quando l'oro o il metallo di conio non è
disponibile in quantità sufficienti per le monete che si vogliono emettere.
Da questo
punto in poi la moneta ebbe ancor più briglia sciolte (ndr).
In
sintesi estrema le possiamo riassumere come segue. Se ben ricordo.
I monetaristi
La moneta
crea la domanda. Se ho i soldi voglio comprare. E per conseguenza se io stato
voglio “creare benessere” “stampo” un sacco di moneta (che se ricordate, è un
debito) e il sistema se la spenderà.
Finchè
continuo a stamparne ogni anno di più tutto funziona (salvo il fatto che la
moneta è osmotica: tende ad attaccarsi dove c’è altra moneta). “Cresce”
l’economia, fondamentalmente perché ci sono più soldi da spendere e fare
girare.
Addirittura
per i monetaristi uno Stato non può fallire finché può continuare a stampare
soldi e qualcuno se li prende. Mi pare di ricordare che esiste solo un limite
dato dalla piena occupazione e produzione.
Questo a
me evoca un’altra categoria. Quella dello Stato o sistema pusher.
I keynesiani
Per loro in
principio la moneta quasi non contava nulla.
La teoria
è che è la domanda aggregata che produce la necessità di moneta.
Alla
quale lo stato farà fronte con gli strumenti di politica monetaria.
Mi piace
di più. Perché è più reale.
Anche se
neppure questa risolve il problema della lievitazione del sistema finanziario,
che dipende dal paragrafo seguente.
In
tutte le economie il moltiplicatore monetario ha un valore superiore a 1, il
che vuol dire che l'offerta di moneta è maggiore della base monetaria o, in
altri termini, che l'offerta di moneta, oltre che dalla base monetaria, creata
dalla banca centrale, è costituita dalla cosiddetta moneta bancaria,
creata dalle banche raccogliendo depositi e concedendo prestiti o acquistando
titoli (prestiti e titoli che, nel loro complesso, costituiscono il credito
bancario).
L'effetto
moltiplicativo trova la sua spiegazione nel processo circolare che si innesca
tra banche e loro clienti.
Questi
ultimi depositano la liquidità in eccesso, rispetto a quella che desiderano
detenere, presso le banche, le quali, a loro volta, la ridistribuiscono al
pubblico sotto forma di prestiti o acquisto di titoli;
Il
pubblico, però, trattiene solo una parte della liquidità così ricevuta,
depositando nuovamente il resto presso le banche, sicché il processo continua a
ripetersi, creando ad ogni passaggio nuovi depositi che, andandosi a sommare a
quelli già esistenti, aumentano l'offerta complessiva di moneta.
Va
notato che la nuova moneta non viene creata dalla singola banca, che si limita
a raccogliere depositi ed a concedere prestiti o acquistare titoli, ma dal
sistema bancario nel suo complesso.
Il
tutto può essere illustrato con un semplice esempio numerico:
1. poniamo
che il pubblico riceva moneta per 1.000 euro, ne trattenga il 10% e depositi il
resto presso le banche
2. queste
avranno, quindi, 900 euro di depositi in più, dei quali una parte, poniamo il
20%, terranno come riserva e il resto, 720 euro, impiegheranno concedendo
prestiti;
3. il
pubblico, ricevuti questi 720 euro, ne tratterrà il 10% e depositerà il resto
presso le banche, che vedranno quindi i loro depositi aumentare di ulteriori
648 euro, i quali, andandosi a sommare ai precedenti 720 euro, porteranno
l'aumento complessivo a 1.368 euro,
4. che
sommato ai 1.000 euro di incremento iniziale della base monetaria determina un
aumento complessivo della quantità di moneta pari a 2.368 euro;
5. ciò
vuol dire che, dopo questi cicli, 1.000 euro di incremento della base monetaria
hanno già generato un aumento più che doppio dell'offerta di moneta.
Poiché
il processo si può ripetere più volte, ad ogni ciclo successivo si avrà un
ulteriore aumento dei depositi e, quindi, dell'offerta di moneta (seppur via
via decrescente).
E’ questo
il motivo per cui il sistema (ad esempio il Sistema-Italia) vale 14.000 miliardi
rispetto a 2.000 di debito o 1.500 di PIL.
A
prescindere dalle preferenze personali credo che risulti chiaro a tutti quale sia
lo spirito che ci ha portato dove siamo oggi.
Comunque
questa è una situazione da cui non si esce con qualche piccolo aggiustamento.
Siamo
arrivati al punto in cui ci si deve inventare una nuova Bretton Woods, che sia
sensata e duratura.
Secondo
me si deve invertire il paradigma monetarista.
La
domanda da porsi, quindi, è : “quanta moneta serve per fare girare una
economia?”
Ovviamente
se adotto un approccio “demand-driven” la risposta è che ogni volta che un
soggetto vuole comprare 1 euro di qualcosa, gli serve 1 euro per pagare.
E se la
banca centrale potesse stamparglielo
istantaneamente on demand avremmo trovato la chiave per seppellire
definitivamente il Dio danaro di oggi.
E con
lui, seppelliremmo anche l’approccio di “moneta dal lato dell’offerta” .
Avremmo
messo un primo piede nel regno della Domanda : quello dove si compra una cosa
perché serve e non perché me la “offrono”.
Tutto qua.
Vicini
alla civiltà dell’intelletto.
Un limite
a questo ragionamento in passato è sempre stato quello della velocità di circolazione della moneta http://it.wikipedia.org/Velocità
di circolazione della moneta
La
velocità di circolazione della moneta è la frequenza media con cui un'unità di
moneta è spesa in uno specifico periodo di tempo. Tale concetto mette in relazione:
- le dimensioni dell'attività economica con
- una data offerta di moneta.
E’ una
delle variabili che determinano l'inflazione.
Se, per
esempio, in un'economia molto piccola, in cui ci sono solo 50 euro in tutto, un
contadino (dotazione iniziale: 10 euro) e un meccanico (dotazione iniziale: 40
euro) acquistano, nel corso di un anno, merci e servizi l'uno dall'altro nelle
tre seguenti transazioni:
• il meccanico compra grano dal
contadino per 40 euro;
• il contadino spende 50 euro per far
riparare il trattore dal meccanico;
• il meccanico acquista un gatto dal
contadino per 10 euro;
allora
100 euro hanno cambiato mano nel corso dell'anno, sebbene ci siano solamente 50
euro in questo piccolo sistema economico.
Questo
livello di 100 euro è possibile poiché ciascun euro è stato speso in media due
volte nell'anno; ciò equivale a dire che la velocità della moneta è stata pari
a 2/anno
Cosa è
che cambia, oggi secondo me ?
Cambia
che c’è internet che viaggia alla velocità della luce.
E’ per
questo che parlo di relativismo monetario : alla
velocità della luce 1 euro diventa ubiquo.
E
l’esempio della microeconomia di cui sopra può replicarsi n volte fino ad una
dimensione globale, senza che la moneta
debba realmente circolare e quindi senza creare l’inflazione che deriverebbe
dal fatto di avere una domanda ripetuta tante volte, ma in realtà fondata sempre
sulla base monetaria di partenza.
Il dato
di fatto è che la questione della velocità di circolazione della moneta non
esiste più.
Ogni euro
è potenzialmente qui e altrove.
Alcune
configurazioni esistono già, ma sono frazionate e mantenute di nicchia.
Ad
esempio, se A, ha bisogno di 1 euro in prestito, ci sarà un B istantaneamente
connesso che potrà prestarglielo. Ricordate il social lending ?
Ne
parliamo più avanti, ma sintetizzando: se viaggia alla velocità della luce,
l’informazione che A ha soldi da prestare è disponibile live, ed ecco che
crolla l’esigenza delle partite di giro dei debiti e crediti reiterati viste nei
paragrafi sulla struttura del sistema finanziario e sul moltiplicatore
monetario.
Non è più
necessario che A depositi i soldi in banca e poi chi vuole un prestito (B) vada
nella stessa banca che lo finanzi.
A può prestare
i soldi a B direttamente, saltando i passaggi e quindi evitando la moltiplicazione
monetaria.
Ma non
solo: anche per le transazioni ordinarie, quelle di acquisto e vendita per
capirsi e non solo quelle “finanziarie”, i passaggi sarebbero istantanei e la
moneta in circolo potrebbe essere di pari valore di quello dell’economia reale.
Si deve
immaginare che al centro del nuovo sistema ci sia una o più “centrali di compensazione” specifiche, che
“nettino” i saldi tra più piattaforme, ognuna delle quali rappresenti uno
strumento per una tipologia di transazione reale.
O
qualcosa del genere.
Di seguito
ho ipotizzato e identificato 4 di queste piattaforme reali che idealmente
coprono buona parte dell’insieme della attività economiche e finanziarie di
base necessarie.
Il
concetto di fondo è che la centrale compensa ogni euro in dare con ogni euro in
avere, e in sintesi può arrivare a definire una sorta di valore istantaneo
dell’intero sistema : il suo controvalore di cassa.
La
centrale di compensazione potrebbe funzionare sugli stessi principi e circuiti di
quelle attuali:
La
compensazione (in inglese clearing) è un meccanismo che permette alle banche e
alle istituzioni finanziarie membri di una camera di compensazione di regolare
tra loro i rapporti di dare e avere generati da transazioni finanziarie
effettuate sui mercati o di scambio di assegni o denaro tra banche.
Una
transazione si realizza mediante l'acquisto di una parte e la vendita di una
controparte generando un debitore e un creditore.
La
compensazione si realizza aggregando tutte le posizioni di acquisto e di
vendita avvenute su un prodotto o titolo detenuto da ciascuna delle due parti e
calcolando il saldo netto che ogni parte deve dare o prendere, cercando di minimizzare lo scambio finale
di denaro o beni.
Una volta
lo scambio avveniva fisicamente in una stanza o camera convenuta: la camera di
compensazione.
Oggi il
tutto avviene in modalità informatica. Lo scambio comunque non avviene direttamente
tra le due parti ma tramite l'ente che gestisce la camera e quindi si pone a
garanzia della transazione, assumendosi il rischio di insolvenza.
Per la
massa di capitali movimentati annualmente, le principali stanze di
compensazione sono Clearstream ed Euroclear (e la loro controllata SWIFT –
ricordate le dichiarazioni della Russia di cui al breviario di guerra ? ),
società di diritto privato (non di natura bancaria), con sede legale nel
Lussemburgo.
A queste
si aggiunge per le transazioni in medio-oriente la Asian Clearing Union, nata
nel 1974 a Teheran.
Meccanismo
della compensazione
Di
seguito un esempio semplificato di compensazione su di un bonifico: La banca A
deve trasferire x € dal conto di Alice al conto di Bob presso la banca B
attraverso la camera di compensazione C.
1. A contatta C e gli chiede di
trasferire x € verso il conto di Bob presso B.
2. C contatta B per sapere se la
transazione è possibile, dopo aver verificato la disponibilità sul conto in A.
3. C addebita x € sul conto di A e
accredita x € sul conto di B e conferma ad A e B la realizzata transazione.
4. A addebita x € sul conto di
Alice.
5. B accredita x € sul conto di
Bob.
Quindi la
camera di compensazione si comporta come una meta-banca degli organismi finanziari.
Per i
titoli finanziari il meccanismo è identico, avendo i titoli al posto del
denaro.
Di
seguito si vedrà perché serve questa breve sintesi sulle centrali di
compensazione attuali.
Mi piace
chiamarlo così: tra cyber-baratto e cerbiatto. Di per sé immagine di innocenza
e non più di demone.
Il
principio è molto semplice.
E’ moneta
dal basso.
Come ho
detto in precedenza ogni volta che un soggetto vuole comprare 1 euro di qualcosa,
gli serve 1 euro per pagare e la banca centrale lo può “stampare” istantaneamente
on demand.
Ovvero li
ha già messi a disposizione, nell’ipotesi di cui al paragrafo “Dotazione
iniziale”.
Ma sintetizzando, entrerà in circolo solo la
moneta indispensabile.
Bisogna
fare attenzione : non è uno strumento di pagamento on-line quello che ho in
mente.
Non è
Pay-pal, che alla fine si traduce in un flusso verso e dai circuiti
interbancari delle carte di credito. http://it.wikipedia.org/wiki/PayPal. Pay-Pal potrebbe essere solo un veicolo anche
per Cybratto.
E’
piuttosto una sorta di moneta universale, che nasce nelle attività reali e si
riassume in centrale di compensazione in base all’incrocio tra:
- Domanda di beni e servizi
- Offerta di beni e servizi
- Domanda di capitale
- Offerta di capitale
In tale
modo si determina una sorta di valore
dell’economia globale (o di quella locale pilota) costantemente aggiornato e quindi un valore unitario di una moneta globale
riportato su base del singolo individuo.
Il quale valore unitario nascerebbe dal valore globale
dell’economia / 7 miliardi di persone.
Sono
sicuro che qualcuno ci ha già pensato, di monete alternative o cyber o
elettroniche ce ne sono davvero un sacco. Centinaia, forse migliaia
Ma
secondo me, di seguito c’è qualche accessorio in più. E se invece non fosse una
novità ed esistesse già, tanto meglio.
Penso
infatti ad un nuovo innesto: la cyberpartitadoppia unipersonale.
Qualcosa
del tipo che ogni soggetto, persona fisica, giuridica o stato venga “valutato”
live e on-line in base al suo stato patrimoniale e conto economico, i quali
sono a loro volta riassumibili nella cassa finale, che in un mondo senza
crediti e debiti sarà di valore pari al patrimonio netto.
In questo
modo ciascuno diventa, quindi, una componente
di base della massa monetaria collettiva.
Per
capirci qualcosa bisogna iniziare con le cose semplici.
Immaginate
4 categorie di base tipiche di transazioni reali finanziarie, più una quinta
transazione che è la dotazione iniziale.
- Vendere beni, servizi o lavoro e conseguente incasso
- Acquistare beni, servizi o lavoro e conseguente pagamento
- Prendere a prestito soldi per investimenti (quindi non indebitarsi per i consumi)
- Raccogliere soldi per investimenti, cioè per acquisto di beni durevoli ad utilità pluriennale
- Creare una dotazione iniziale di moneta
La
transazione 5 la lasciamo per dopo, al paragrafo dotazione iniziale
Devo
osservare che negli ultimi tempi non ho seguito a pieno il settore web, per cui
mi sarò sicuramente perso delle evoluzioni importanti, ma lo scopo di questo
scritto è trarre e offrire spunti.
Di
tecnici molto più esperti di me è pieno.
Qui di
seguito immagino l’utilizzo delle seguenti piattaforme già esistenti o no, per
i 4 punti di cui sopra. Ma potrebbero essere altre.
E’ l’incrocio di
tutte e 4 su di un'unica piattaforma compensativa (si
veda quanto già al punto “compensazione) che consente di dare una buona
approssimazione di un intero sistema finanziario e monetario.
- Modello Offerta. Ebay: la conosciamo tutti. EBay è una piattaforma web (marketplace), di fatto molto simile ad un sito di e-commerce, che offre ai propri utenti la possibilità di vendere e comprare oggetti sia nuovi sia usati, in qualsiasi momento, da qualunque postazione Internet e con diverse modalità, incluse le vendite a prezzo fisso e a prezzo dinamico, comunemente definite come "aste online". http://it.wikipedia.org/wiki/EBay
- Modello Domanda. Aipei : la avevo immaginata io nel 2010. Aipei era l’italianizzato di IPay. Non so se nel frattempo è stata copiata. Di sicuro so che se cerco Ipay sul web spuntano un sacco di link. Comunque era una marketplace dove si offrivano soldi per acquisti: “ho 1 euro, chi mi vende 2 o + kg di pasta?”. In qualche modo assomigliava a quei siti che offrono il confronto tra polizze assicurative, con la differenza che non era monosettore e che si concludeva la transazione con l’acquisto on line. Si immagini più in dettaglio: “ho 50 euro e voglio fare la spesa di una settimana per 3 persone : chi mi da più cibo?"
- Modello Prestiti. Social-lending: Questa forma di prestito è riconducibile ai prestiti personali non finalizzati, una delle tipologie più utilizzate di credito al consumo che, in quanto tali, non prevedono garanzie a protezione del prestatore contro il rischio di default. Con il social lending, chi presta denaro e chi lo riceve mediamente percepisce o paga una quota di interessi più favorevole rispetto a quella proposta dalle istituzioni finanziarie tradizionali. Ciò è possibile perché i costi di intermediazione sono ridotti, in quanto il prestatore e il richiedente (il contraente del prestito) vengono messi in relazione diretta e le aziende intermediarie, operando su web con servizi altamente automatizzati, hanno costi ridotti. http://it.wikipedia.org/wiki/Social_lending
- Modello Investimenti. Crowdfunding Il crowdfunding (dall'inglese crowd, folla e funding, finanziamento) o finanziamento collettivo in italiano, è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. È una pratica di micro-finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Il termine trae la propria origine dal crowdsourcing, processo di sviluppo collettivo di un prodotto. Il crowdfunding si può riferire a iniziative di qualsiasi genere, dall'aiuto in occasione di tragedie umanitarie al sostegno all'arte e ai beni culturali, al giornalismo partecipativo, fino all'imprenditoria innovativa e alla ricerca scientifica. Il crowdfunding è spesso utilizzato per promuovere l'innovazione e il cambiamento sociale, abbattendo le barriere tradizionali dell'investimento finanziario. Negli ultimi anni, sempre più spesso è stato invocato come una sorta di panacea per tutti i mali e un'ancora di salvezza per le economie colpite dalla crisi finanziaria.[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Crowdfunding
Il punto
è che se incrocio Ebay con Aipei ottengo il mercato dei beni perfetto: capace
di matchare la Domanda di beni imponendo un prezzo massimo dal lato compratore (quindi
sarebbe una domanda non inflazionista, o inflazionista quanto sostenibile) con
l’offerta al prezzo massimo ricavabile da parte dell’Offerta tra i vari
componenti della Domanda aggregata.
Ogni
volta che si chiude una transazione, si generano un dare e un avere dei due soggetti,
che vanno ad aggiornare i relativi Cyber-bilanci uni personali.
Alcuni
problemi potrebbero essere:
- le capacità fisiche di calcolo, data l’aggregazione di molti soggetti
- il costante aggiustamento del prezzo del bene in oggetto.
- la localizzazione geografica efficiente, o più semplicemente: dove c’è domanda e dove c’è offerta e quel prezzo sub.1 fino a dove è valido ?
Social
lending e crowd funding invece sono abbastanza auto esplicativi.
Servirebbero
per i punti 3 e 4 : prestiti e investimenti.
E
sarebbero particolarmente indicati per operazioni di microcredito o microequity, proprio per il piccolo taglio delle
operazioni di questi ultimi.
Forse sarebbe
impensabile finanziare la TAV a botte di pochi euro per volta. Almeno per ora.
O forse
sarebbe impossibile proprio perchè “il mercato” si accorgerebbe di una
eventuale intrinseca inutilità ?
Io
personalmente anni fa mi ero molto appassionato alla storia di Zopa, talmente
geniale che in Italia la chiusero.
Sulla 5a
transazione bisogna osservare che se si vuole convertire l’attuale sistema
finanziario in maniera veloce, non si può immaginare di aspettare anni per
avere la dotazione iniziale nata dal basso.
In
particolare, quanto tempo ci vorrebbe perché un risparmiatore che guadagni
1.000 euro al mese, accumuli abbastanza capitale (risparmio) per potere
finanziare 25.000 euro di macchinari di un artigiano ?
Ecco che allora bisogna immaginare una dotazione
iniziale.
In questo
modo il sistema funzionerebbe a pieno regime da subito.
Un
esempio di cyber monetazione piuttosto noto è Bitcoin . Al paragrafo seguente
si trova un riassunto.
Ma Bitcoin
è comunque una moneta dal lato offerta, almeno per quanto risulta dal paragrafo
seguente (vedere mining). Anche se è comunque una bella invenzione,
Un
‘opzione per me suggestiva è quella di dedicare una bella fetta della
patrimoniale offshore ad una vera bit monetazione di sistema parallela.
Banca
d’Italia potrebbe dedicare 1.000 miliardi di riserva equivalente recuperata
off-shore (e già certificata a fair-value come si diceva in precedenza) da
mettere a disposizione di un nuovo mercato monetario italiano.
Prima
di proseguire ecco alcune considerazioni sul caso Bitcoin. Servono a rendersi
conto dell’argomento.
A
differenza della maggior parte delle valute
tradizionali, Bitcoin non fa uso di un ente centrale: esso utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che
tengono traccia delle transazioni, e sfrutta la crittografia
per gestire gli aspetti funzionali come la generazione di nuova moneta e
l'attribuzione di proprietà dei bitcoin.
La
rete Bitcoin consente il possesso ed il trasferimento anonimo delle monete; i dati
necessari ad utilizzare i propri bitcoin possono essere salvati su uno o più personal
computer sotto forma di "portafoglio" digitale, o mantenuti
presso terze parti che svolgono funzioni simili ad una banca.
In
ogni caso, i bitcoin possono essere trasferiti attraverso Internet verso
chiunque abbia un "indirizzo bitcoin".
La
struttura peer-to-peer della rete Bitcoin e la mancanza di un ente
centrale rende impossibile per qualunque autorità, governativa o meno, di
bloccare la rete, sequestrare bitcoin ai legittimi possessori o di svalutarla
creando nuova moneta.
In
Bitcoin la quantità di valuta in circolazione è limitata a priori, inoltre è
perfettamente prevedibile e quindi conosciuta da tutti i suoi utilizzatori in
anticipo[18]
L'inflazione
da valuta in circolazione non può quindi essere utilizzata da un ente centrale
per ridistribuire la ricchezza tra gli utenti.
Il numero totale di bitcoin tende asintoticamente al limite di 21 milioni. La disponibilità di
nuove monete cresce come una serie
geometrica ogni 4 anni; nel 2013 è stata generata metà delle possibili
monete e per il 2017 saranno i tre quarti
La
rete Bitcoin crea e distribuisce in maniera completamente casuale un certo
ammontare di monete all'incirca sei volte l'ora ai client che prendono parte
alla rete in modo attivo, ovvero che contribuiscono tramite la propria potenza
di calcolo alla gestione e alla sicurezza della rete stessa.
L'attività
di generazione di bitcoin viene spesso definita come "mining", un
termine analogo al gold mining (estrazione di oro).[18]
La
probabilità che un certo utente riceva la ricompensa in monete dipende dalla
potenza computazionale che aggiunge alla rete relativamente al potere
computazionale totale della rete.[30]
Inizialmente il client stesso si occupava di svolgere i
calcoli necessari all'estrazione dei Bitcoin, sfruttando la sola CPU.
Tornando
a riprendere dalla fine del paragrafo “Dotazione iniziale”, osservo quanto
segue.
1.000
miliardi sono 16.666 euro a testa, che potrebbero essere messi a disposizione
di ogni italiano gratuitamente (circa 50.000 a famiglia).
Ognuno diventerebbe
quindi una piccola banca, in qualche modo un “libero battitore di moneta”,
perché starà comunque a lui decidere se prestare oppure no o a chi.
Ma potrà anche
decidere se spendersi o no la dotazione iniziale, nel qual caso i soldi arriveranno
prima o poi a qualcuno che invece li risparmia fino a che non sa cosa farsene
del risparmi e allora li presta a qualcun’altro.
Ma
secondo me è improbabile che tutti “corrano ai consumi” dopo un biblico
“crashcrunch” e relativa rivoluzione.
Diamo per
scontato che il livello di consapevolezza sia cresciuto e tanti, se non tutti,
vorranno impiegare la dotazione in maniera utile e redditizia.
Tenerla in
conto Cybratto, infatti, non sarà efficiente perché non esisteranno tassi di
interesse, e quindi i 16,666 non renderanno nulla.
A quel
punto interverrebbe il circuito Cybratto che sarebbe quindi già capace di
aggregare prestatori e investitori su importi tangibili.
Mentre il
lato “cyber mercato fisico” funzionerebbe già comunque per i piccoli importi.
Nel
paragrafo “Cybratto” ho ipotizzato e identificato 4 piattaforme reali che
idealmente coprono buona parte dell’insieme della attività economiche e
finanziarie di base.
In mezzo
a queste, c’è la centrale di compensazione.
In ogni
istante la piattaforma di compensazione saprà dirmi :
- dove e per che beni c’è domanda inevasa.
- Dove e per che beni c’è offerta invenduta.
- Dove ci sono saldi di cassa (risparmio) a disposizione per prestiti.
- Dove ci sono richieste di finanziamento e per che investimenti.
Risulterà
chiaro, che in questo sistema elettronico non c’è bisogno della centrale di
compensazione che conosciamo oggi, perché ogni transazione è pagata on-line e
quindi non lascia dietro di sè’ ne crediti ne debiti.
La
centrale, invece, deve rendere possibile il “match”:
- tra domanda e offerta di beni e servizi.
- tra domanda e offerta di prestiti e investimenti.
In
pratica, deve svolgere la funzione di
allocazione delle risorse (moneta) il più efficientemente possibile.
E deve
“controllare” le transazioni evase e quelle inevase sulle singole piattaforme.
La
sintesi di questo lavoro, sarà quella di nettare ogni Dare e Avere e creare una
istantanea fotografia del sistema, di
cosa eventualmente “aggiustare” ed infine di dove sta “il grano”.
Sarà una
costante fotografia, si.
Ma questa
volta, la fotografia non ruberà l’anima.
Sarà
l’anima.
Per
potere essere “affidatari” dei 16.666 bisogna solo dare l’ok a farsi fare il
bilancio da caricare nella “centrale di compensazione partita doppia”.
E qua
interverrà il legislatore: “te li devi prendere, non puoi dire di no”.
Sarà da
valutare se inserire anche gli immobili in questi bilanci uni personali. In
ogni caso sono già censiti nei vari
Catasti per cui sono già
visibili.
Io penso
che vadano considerati, anche se non sono vera ricchezza liquida, e ciò per un
motivo semplice.
Nel
tempo, Cybratto contabilizzerà un accumulo del risparmio ed è verosimile che
chi lo accumula voglia anche comperarsi una casa, non solo finanziare imprese.
A quel
punto se io travaso moneta dal conto “cassa” al conto “case”, quest’ultimo non può essere “fuori sistema” altrimenti provoco
un crollo immediato, una svalutazione, della mia Cybermoneta.
Il
singolo bilancio viene poi risucchiato nel consolidato di sistema
istantaneamente, e in questo modo viene regolarmente monitorato dalla centrale
di cui sopra.
E’ forse
utile provare a seguire qualche schema
contabile di base, per riassumere un minimo la logica di base.
Sono a
fine scritto, ultima pagina. Alla dotazione iniziale del soggetto A di 16.666 seguono
alcune transazioni di base. Altri
soggetti servono a rendere più verosimili le casistiche.
Mi rendo
conto che sono estremamente banali, ma credo che proprio per questo rendano
l’idea.
Sono anche
dati approssimativi.
Non
tengono conto delle reali proporzioni tra singolo e mercati.
Il “giro
moneta” è ipotizzato solo una volta per ogni transazione, mentre a regime, dopo
la prima immissione di cassa, questa continuerà a girare avanti e indietro,
assestando il sistema su di un dato valore.
Ma
comunque alcuni punti si possono notare.
Il
bilancio iniziale è quello di un soggetto “uni personale”
Ogni
passaggio ha un dare e un avere di cassa : totale 110.
Ma se
invece seguo l’andamento della colonna stock progressivo, non supera mai i 16,66, tranne
che alla fine ma perché le ultime transazioni fanno un salto di scala dimensionale
(18). Quando si chiudono si torna a 16,66.
Ciò
vorrebbe dire che il sistema non è mai in eccesso o in fabbisogno di cassa (moneta)
più di questo importo, che poi è quello di partenza.
Tutto
molto approssimativamente, naturalmente.
Se
considero poi la velocità di circolazione e la parcellizzazione degli importi,
posso dire con ragionevole certezza che in qualsiasi istante ci sarà qualcuno
(o un insieme di alcuni) che potrà accrescere o avere bisogno (utilizzare) di quel
saldo.
Tutto ciò
può avvenire anche usando sistemi tipo Pay Pal, che potrebbe fornire la
piattaforma di pagamenti su cui fare viaggiare le transazioni. Ma è solo parte
di tutto il disegno. Perché Pay-Pal non crea moneta. Ha sempre un movimento finale
verso o dai circuiti delle carte di credito. Quindi è moneta elettronica tradizionale, strettamente legata a quella
tradizionale.
Nel
nostro caso, no. L’unità di conto sarà basata sulla riserva uni personale (quella dei 16.666 euro
a testa), che in realtà, dietro, ha una riserva reale parcheggiata in banca
centrale.
Ma questa
non resterà “tal quale”. Cioè non resterà la riserva originaria di 16.666 euro,
bensì sarà la stessa aggiustata dei progressivi movimenti contabili uni
personali.
La somma
di queste “isole di base monetaria
personali”, sarebbe praticamente la rappresentazione istantanea di quanto
vale il sistema.
Provate a
immaginare visivamente: un cruscotto aggiornato on-line in cui vedo i miei
16.666 euro in moto costante oscillante intorno alla media o alla mediana di
16.666. Basandosi sempre su un rapporto tra valore totale del sistema e numero
di soggetti componenti il sistema.
Come
quando si osserva l’utilizzo della CPU, tanto per capirsi.
La moneta
della civiltà dell’intelletto era lo psicoquanto.
Qua ci
siamo molto vicini : un sistema
monetario costituito da tante uni-sinapsi contabili in costante reciproco
flusso di andata e ritorno di bitmoneta.
In
transizione quindi, la moneta attuale, l’Euro, potrebbe continuare ad esistere ma su due circuiti.
- Il Neuro, su piattaforma Cybratto, con i suoi 1.000 miliardi di “socio-moneta” garantiti da 1.000 miliardi di riserve ex off-shore già a fair value.
- Il Nanoeuro, con quello che resta del PIL e del settore finanziario da 14.400 miliardi. Per questo lo chiamo Nanoeuro. Vuol dire Euro a valori post “crash crunch”.
Nel
tempo, avverrà un travaso sempre maggiore da 2 a 1.
Considerando
però che i 1.000 miliardi di moneta Cybratto potrebbero anche essere
sufficienti da soli a far girare un PIL, che se si ricorda il breviario di
guerra, era già sceso a 1.000 miliardi pari a 2/3 del valore pre-“crashcrunch”
Tutto ciò
potrebbe anche sembrare un delirio.
Ma non
credo che lo sia. Al massimo una visione.
Molte
cose sono solo spunti o accenni.
Sicuramente
molte cose sono da approfondire o correggere.
Probabilmente
mancano alcuni nessi logici e anche
contabili.
Ma secondo me un mondo senza finanza e senza soldi attuali è
già possibile.
Basta focalizzarsi su web ed elettronica.
E secondo
me qualcuno ci ha già pensato.
Que viva
el Cybratto.
Tabella
esemplificativa
Dare
|
Avere
|
Cassa D
|
Cassa A
|
Netto
|
Progressivo
|
||||
A bilancio iniziale cassa ex off-shore
|
Cassa
|
17
|
16,7
|
16,7
|
16,7
|
||||
A bilancio iniziale debito (teorico) vs
Stato o patrimonio netto
|
17
|
Debito
|
16,7
|
||||||
16,7
|
|||||||||
A lavora e matura stipendio da B
|
2
|
Ricavi
|
16,7
|
||||||
A incassa stipendio da B
|
Cassa
|
2
|
2
|
2
|
18,7
|
||||
B paga stipendio a A
|
2
|
Cassa
|
-2
|
-2
|
16,7
|
||||
B prende i soldi dal PN (utile)
|
Costo = <utili
|
2
|
16,7
|
||||||
16,7
|
|||||||||
C compra cibo da D
|
Costo
|
5
|
16,7
|
||||||
C paga cibo a D
|
5
|
Cassa
|
-5
|
-5
|
11,7
|
||||
C vende cibo ad E
|
3
|
Ricavi
|
11,7
|
||||||
C incassa cibo da E
|
Cassa
|
3
|
3
|
3
|
14,7
|
||||
14,7
|
|||||||||
A compra cibo da C
|
Costo
|
2
|
14,7
|
||||||
A paga cibo a C
|
2
|
Cassa
|
-2
|
-2
|
12,7
|
||||
C vende cibo ad A
|
2
|
Ricavi
|
12,7
|
||||||
C incassa cibo da A
|
Cassa
|
2
|
2
|
2
|
14,7
|
||||
14,7
|
|||||||||
Mercato C compra cibo da mercato D
|
Costo
|
5
|
14,7
|
||||||
Mercato C paga cibo a mercato D
|
5
|
Cassa
|
-5
|
-5
|
9,7
|
||||
Mercato C vende cibo a mercato E
|
7
|
Ricavi
|
9,7
|
||||||
Mercato C incassa cibo da mercato E
|
Cassa
|
7
|
7
|
7
|
16,7
|
||||
16,7
|
|||||||||
Mercato C Deposita in banca F gli utili
|
Banca
|
2
|
16,7
|
||||||
Mercato C Deposita in banca F gli utili
|
2
|
Cassa
|
-2
|
-2
|
14,7
|
||||
Banca F incassa
|
Cassa
|
2
|
2
|
2
|
16,7
|
||||
Banca F ha debito
|
2
|
Debiti per dep.
|
16,7
|
||||||
16,7
|
|||||||||
Banca F
presta a B - prestito
|
Cred. x prest.
|
18
|
16,7
|
||||||
Banca F
presta a B - pagamento
|
18
|
Cassa
|
-18
|
-18
|
-1,3
|
||||
B riceve cassa
|
Cassa
|
18
|
18
|
18
|
16,7
|
||||
B ha un debito
|
18
|
Debito
|
16,7
|
||||||
Banca F incassa interessi - ricavo
|
3
|
Ricavi
|
16,7
|
||||||
Banca F incassa interessi
|
Cassa
|
3
|
3
|
3
|
19,7
|
||||
B Paga interessi - cassa
|
3
|
Cassa
|
-3
|
-3
|
16,7
|
||||
B paga interessi - costo
|
Costo
|
3
|
16,7
|
||||||
16,7
|
|||||||||
Società B incassa prestito
|
Cassa
|
18
|
18
|
18
|
34,7
|
||||
Società B ha un debito
|
18
|
Debito
|
34,7
|
||||||
Società B compra macchinari
|
Impianti
|
18
|
34,7
|
||||||
Società B paga macchinari
|
18
|
Cassa
|
-18
|
-18
|
16,7
|
||||
16,7
|
|||||||||
TOTALE - post dotazione iniziale
|
110
|
110
|
55
|
-55
|
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