2022 01 20 – Preparazione
Preparazione
e studio ci fanno trovare pronti a saltare su cavallo in corsa e affrontare imprevisti
di sorta.
Quando
ero piccolo non capivo l’importanza della preparazione.
Mi
affidavo piuttosto all’improvvisazione.
Mi
fidavo di un talento latente che sentivo nascosto tra le pieghe della mente.
Il che vuol dire che non studiavo mai.
Quando
mi interrogavano erano frequenti voti improbabili come uno, due, a volte zero.
Io
tornavo verso il mio compagno di banco, sogghignandoci, e una volta a tiro ci
dicevamo : “embeh, anche questa ce la semo levata”.
Beata
gioventude.
Iniziai
a capire che dovevo prepararmi quando arrivai all’università.
Al
primo esame ero preparatissimo, tranne che per qualche pagina finale di un
mattone illeggibile.
Scienza
della frustrazione.
Mi
interrogarono su quelle pagine e mi bocciarono.
Alla
seconda prova saltai le stesse pagine, forse per sfida, e di nuovo mi chiesero quelle
e mi bocciarono.
Lo
schema neuronale si infisse nella mia mente.
Imparai
soprattutto che è meglio non sfidare i numi della preparazione.
Sono
piuttosto cazzimmosi.
E
attraverso la neurosfera sanno tutto.
Comunque,
preparare vuol dire apprestare prima.
Apprestare
è un derivato di “praesto “e cioè a
disposizione.
Insomma
mi devo procurare a disposizione prima.
Prima
che mi serva.
Dopo,
diventa un rappezzare.
Questa
sfasatura temporale è quella più difficile da far capire.
Mia
figlia ha 18 anni e dice che vuole studiare medicina.
Allora
devi studiare, le dico.
Ti
devi preparare; soprattutto preoccupato di essere il suo primo paziente.
E
invece niente.
Spera
che medicina scenda con lo spirito santo come scienza infusa.
Un
giorno sarà così: civiltà dell’intelletto.
Intanto
e vabbè, anche questa ce la saremo levata, che vi devo dire.
Se
penso a ritroso a quando mi sono iniziato a preparare, la risposta non è a
scuola o al lavoro o nelle disgrazie.
La
realtà è che la preparazione profonda mi è servita dal manicomio.
Ho
dovuto preparami postumo a quello che mi era
successo.
Imparando
a preparare il mio intelletto, sia in senso lato sia a possibili scivoloni
ulteriori.
Ma
ho deciso di saltare sul cavallo in corsa e cavalcare l’imprevisto.
Che
mi comunicava talmente forte che non poteva non volere dir qualcosa.
Assolutamente
non volevo essere esoterico o peggio ancora “new mind”.
E
mi preparai, per 5 anni o più, studiando di tutto, fisica dalla quanta alla
astro. Biologia, genetica, psicologia, neuroscienze e poi non ricordo nemmeno
più.
Ci si prepara per dimenticare, dice il saggio.
Così si libera l’anima.
Ci
ho “vinto” mie teorie, proesie, sofie e infine una ontologia privata, un ambiente
semantico, dentro cui adesso mi muovo a piacimento consapevole dell’influenza
che esercita su quello che mi circonda e su me stesso.
Anche
se sembra che non si veda, tutto è collegato e ogni pensiero incide sulla
gravitazionante neurosfera.
Intriso
della forza dell’amore che move il sole e pure i cuori.
La
preparazione è atto d’amore, dunque?
Si,
certamente.
E
adesso mi sento preparato a sufficienza.
E
anzi diffido di chi chiama preparazione l’avidità di sapere.
Ci
vuole fede a prepararsi.
In
fondo è un viaggio nel mistero.
Il
mio cavallo non galoppa più, ma trotta e danza come in una gara di dressage.
Un
amore elegante non solo potente.
Ma
io so che quella preparazione mi fa affrontare non tanto le difficoltà, quanto
l’interezza delle mie esperienze, con la serenità di chi è pronto a qualsiasi
evenienza, finanche, infine, alla morte.
D’altronde
solo camminando tanto si trova l’imbocco in qualche porta dell’universo.
Per
concludere vi smorzerei e vi direi : preparazione, mica cazzi!
E un omaggio alla baracca 52, non come bombardiere, se non di lovvosfere.
Kalimmudda preparavit
sorpresam
https://www.youtube.com/watch?v=WtdRv6GT9Zg
RispondiEliminaThe power of love