2022 02 22 – Aperture e
chiusure
Per www.parolebuone.org : apertura
Quando e’ iniziato il Covid ero appena uscito da un ricovero.
Ricovero e’ clausura.
E io era come se avessi anticipato l’esperienza di due anni di
lockdown e limitazioni.
Ho esultato all’idea che il Covid cambiasse le nostre abitudini.
Meno mobilità.
Meno consumi.
Meno presunto benessere.
Meno droga sociale in genere.
E così via.
Poi sono arrivati i primi morti.
E tutti giù chiusi in casa.
E io ancora chiuso nel mio bozzolo a festeggiare l’arrivo del
nuovo mondo.
Col passare del tempo la chiusura diventava sempre più
abitudine.
E io escludevo controindicazioni, tutto pieno di soddisfazione
per la novità che mi sentivo congeniale.
Passarono i mesi e poi gli anni e arrivò il momento di cedere al
vaccino per potere riuscire a uscire in quella tanto denigrata normalità di
prima.
E uscìi per andare in ufficio la prima volta.
Mi ricordai che all’uscita dal ricovero mi disserro che mi
dovevo abituare alla non clausura.
E io pensavo che i matti erano loro.
Voglio uscire, basta varcare la soglia ed e’ fatta.
Invece appena fuori mi sentìì tutto il peso della neurosfera
gravare su di me centro di gravità per la mente.
Ricordo una sensazione di peso alterato che mi zavorrava il giro
dell’isolato, accompagnato da un operatore che mi continuava a dire che era
normale.
Ecco, l’uscita dal lock down mi ha dato la stessa sensazione.
Il cambio di spazio comportava un cambio di gravità che mi
faceva voglia di tornare all’ambiente leggero e coperto perche’ chiuso protetto.
Ma poi e’ passato, direte voi.
E invece no.
Adesso coltivo un sogno autarchico.
Apertura zero, praticamente
Chiuso sotto il tetto di casa, immagino cosa serva per non
uscire più di casa.
E lo faccio in condizioni estreme, con l’incubo di non avere più
soldi.
Penso che bisogna pagare il condominio, e si può evitare che non
credo mi possano sfrattare.
E’ casa mia.
Niente luce, seguiamo i ritmi naturali e ci disintossichiamo anche
dai media spazzature.
Del gas si può fare a meno.
Senza caldo e cucina non so perche’ mi viene in mente sempre il
dottor Zivago.
Il giardino lo adibisco a orto, almeno le patate dovrebbero
uscire.
E poi il tocco di genio.
Mi servono proteine, ci metto le galline.
Chissà come me la riderei a portarle al guinzaglio a fare la
passeggiata dell’isolato tra lo stupore dei piccolo borghesi di zona.
Nel frattempo causa attacchi d’ansia mi hanno dato degli
antidepressivi.
Evidentemente la mancanza di apertura non da soddisfazione che
dura.
E autarchico non si può essere, se non nei sogni.
Quindi mi tocca essere sociale.
E riprendere a contribuire a sorreggere la neurosfera onde
evitare che il cielo ci cada sulla testa.
Non chiuso per ferie.
Aperto post ferie.
Ma disadattato.
Kalimmudda ipsum dixit
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