2020 04 19 – Il nuovo
mondo nell’era del virus
A febbraio 2020 mi sono ritrovato per l’ennesima volta
ricoverato in reparto psichiatria.
Ci sono entrato con le solite sensazioni di costrizione e
reclusione a cui fortunatamente sono oramai abituato.
A ripensarci oggi c’e’ da rimpiangerlo, il reparto.
Appena uscito mi sono ritrovato la sorpresa del coronavirus.
Dopo qualche settimana ho dovuto constatare una costrizione
e una reclusione di massa, diciamo www.
E di nuovo mi dico meno male che ci ero abituato.
In ogni caso già dal nome che gli hanno dato mi evoca una
dominanza regale.
Insomma un virus con
tanto di corona deve per forza essere dominante, e questo dominante lo e’ di
sicuro.
Cinicamente parlando, ci ha obbligato a constatare che
bastano alcune decine di migliaia di morti per mettere in ginocchio tutto il
mondo.
Siamo niente nell’immensità del tutto e adesso ne abbiamo la
prova empirica. Polvere siamo…
Al tempo stesso non posso non pensare alle punizioni divine
e dirmi che ce lo siamo meritato.
Ambiente, guerre, fame, morti ovunque in un’era in cui
abbiamo a disposizione conoscenza per risolvere qualsiasi problema come mai in
passato.
Il virus siamo noi.
Ma la terra e’ un organismo vivente che vive di vita propria
e che oltre alla capacità di adattarsi ha la malaugurata tendenza innata a sopravvivere.
Ed ecco allora che devo constatare che il virus siamo noi
umani e la terra ci da la prova inconfutabile della sua vitalità, organizzando
un colossale rigetto di massa.
E questa e’ solo la prova generale.
Sempre cinicamente, osservo che i poveri morti da Covid-19
sono un’inezia di fronte ad un cancro da 8 miliardi di umani.
Se non cogliamo l’occasione e non recepiamo il messaggio la
prossima reazione di Gaia sarà infinitamente più grande e allora ci troveremo
proiettati nell’era dell’apocalisse per davvero.
E quindi ?
Quindi restiamo a casa, finche’ possibile senza distruggere
definitivamente l’economia, che come noto e’fatta per girare, e senza la quale
nel lungo periodo siamo tutti morti.
Ma poi traiamo insegnamento dall’emergenza e rendiamola
sostenibile questa economia.
Constatiamo come sia facile risparmiare l’ambiente in primo
luogo. Non serve un secolo per riparare i danni. Bastano un paio di mesi, il
cielo si pulisce e gli animali tornano a convivere con noi.
E constatiamo come l’emergenza ci renda tutti uguali, uniti
in mille modi, anche essi testimoni del fatto che le divisioni sono solo figlie
di un’idea, soppiantabile facilmente da un’altra idea più adatta al contesto in
cui si sviluppa. Evoluzione naturale delle idee.
Ma poi un paradosso: speriamo che il virus resista
abbastanza a lungo da costringerci a rendere strutturali certe nuovamente
diffuse attitudini comportamentali.
Se l’emergenza dura solo qualche mese, infatti, poi
coglieremo l’occasione per rimuoverne il dolore dai nostri ricordi e
ritorneremo come prima.
Caro virus, dunque, grazie.
Ci indichi la strada per un nuovo ordine del nostro mondo.
Insomma, vedo una fusion tra il “we have a dream” e il “yes
we can”.
E allora facciamolo.
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