‘O
padrone nun va’ due soldi,
dice
sempre ‘e fatica’
e
nuje ce magnammo o limone
per
due soldi ca nce da.
Così
cantava Pino Daniele.
E
oggi mi ritrovo ad ascoltarlo mentre sono dovuto rientrare in ufficio perché il
mio padrone così desidera.
Poveretto
si sente solo, e a i tempi del Covid vuole tutti accanto a se.
Non
è nemmeno desiderio di controllo.
E’
che si sente espropriato della sua porzione di proprietà umana.
Sono
fatti così i padroni.
Credono
che sia tutta roba loro.
E
così ti obbligano a bardarti di mascherina e armarti di coraggio ed affrontare
l’aria densa di virus.
Si
perché che sia passata non ci crede nessuno.
In
giro non c’è quasi un’ anima e viene il dubbio che i dati di minor contagi
siano solo dovuti al fatto che nessuno ci si espone, al contagio.
Ma
prima o poi …..
E
così obbediamo al sciurpadrùn.
In
fondo l’è semperlu che ci da la pagnotta.
Ah,
hops, no.
Mi
sono sbagliato.
Non
è nemmeno lui il pagnottaro.
E’
lo stato che ci paga la CIG.
Mentre
lui al massimo rispetta la sua natura.
E
fa il ricottaro.
A
proposito si chiama così perché la ricotta viene su da sola, senza bisogno di
fare quasi nulla se non scaldare il latte..
Basta
avere il capitale di una vacca.
Da
mungere, intendevo.
Così
ai tempi del Covid, il padrone ricottaro vive sulle spalle di noi povere
mignotte.
E
si arroga il diritto di chiederci due prestazioni a settimana e un vestito
nuovo al mese, come a Napoli nel settecento.
Altro
che Covid.
Qui
ci aspetta la sifilide.
Morale.
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