lunedì 15 giugno 2020

2020 06 15 – Come e' profondo il mare


2020 06 15– Come e' profondo il mare

E’ notte, in effetti.
Sono sveglio da prima dell’alba, con tastiere dolci e chitarre acide a fami compagnia.
Siamo noi, siamo in tanti,
e ci nascondiamo di notte,
per paura degli automobilisti.
E dei linotipisti.
Che paura tra i secondi e i primi.
Il Covid allenta la presa e lascia il posto alle macerie socio economiche.
E a quei quanti danni dei nipoti delle lynotipe.
Mi sorge il dubbio, anzi ho quasi il sospetto, che ci abbiano scritto vagonate di cazzate.
Serviva ingenerare la paura di massa, per smuovere la massa.
Qualche grado di temperatura, qualche centimetro di mascherina e qualche metro di distanza in più e lo spettro della piaga biblica si riconduce alla poco più che semplice influenza.
Mi e’ doloroso ammetterlo, ma il sospetto e’ che potessero avere ragione gli immunitari di gregge.
Nel dubbio comunque continuo a distanziarmi e recludermi.
La paura rimane.
Ma quella e’ una scelta, seppur subconscia, e non un dato di fatto.
E quindi resto a casa, a lavorare e a vivere.
Insomma, rimane il fatto che me caghi ‘doss.
Frattanto mi fan paura pure gli automobilisti.
I cambiamenti climatici restano, ma nessuno se ne cura già più.
Anzi la rimozione del Covid, psichica e fisica, li rende tutti sollevati dal potere riprendere la macchina.
Eh si, viaggiare: chi se ne frega degli strappi al motore.
Il motore di Gaia continua a girare, infatti, ma proprio come prima da segni di montante insofferenza.
Io la macchina non ce l’ho, e quindi contribuisco meno ad inquinamento vario.
Ma non sono immune, come dal virus, e anche se già mettono mascherine meccaniche alle auto, queste non bastano a bloccare la retroazione indiscriminata.
Colpirci tutti, ma educarci pochi.
Così l’ennesima bomba d’acqua mi ha toccato proprio da vicino e mi allagato casa.
Mi sono trovato “les pieds dans l’eau” in centro a Milàn.
Mi mancavano soltanto i pesci, dai quali discendiamo tutti, che assistessero curiosi al dramma collettivo di questo mondo che a loro indubbiamente doveva sembrare cattivo.
E al dramma mio personale, che l’acqua alta e’ una cosa che ti mette spalle al muro di fronte alla tua piccolezza d’impotenza.
E allora, mentre del virus restano le macerie socio economiche, a casa mia restano quelle edilizie.
Sono stato costretto a impermeabilizzare, ripavimentare, installare stazioni di pompaggio che mi sembra di essere in una centrale idroelettrica.
Bella, perche’ in fondo e’ bella la fatica che l’umanità si industria a fare per controllarla, la natura.
Adesso vivo in un sottomarino giallo che e’ il colore di casa predominante.
Sono pronto per il diluvio universale, ma non so quale sarà la prossima piaga biblica che ci piomberà addosso.
Ho sentito di invasioni di locuste in Sardegna.
E io ho una cavalletta in giardino.
Occhio che alle locuste non gli puoi chiedere il permesso di soggiorno, e migrare migrano dove gli pare.
Ma e’ chiaro che il pensiero dà fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce e certo chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche.
Ma il pensiero è come l'oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare.
E allora ricordiamoci tutti di farlo girare questo pensiero.
Il Covid e’ durato forse troppo poco, ma ci ha indicato la via per un nuovo mondo.
Non continuiamo a bruciare il mare.


Nessun commento:

Posta un commento