2021
04 25 – Che tristezza di caffè - New deal
Che
pena?
Che
squallore.
Che
pippa di virus.
Che
pippa di gente.
Lo
dicevo io che se durava troppo poco poi non cambiava niente.
Pernacchie
di resilienza.
E
che palle di parola.
Chissà
quanti sanno che vuol dire.
E’
uscito pure il pnrr.
Una
pernacchia di scoreggia.
Che
ridonda pure in erre.
Cifre
a vanvera.
Manipolazione
di speranza.
Più
sei.
Sei
che?
Che
ce ne metti cinque.
Non
lo capisci che al massimo puoi sperare di tornare.
Di
tornare a che?
Torna,
torna.
Tutto
torna,
con
il ri da tornello.
Tutti
in fila lungo il budello.
Oh,
se quadra.
E
come quadra.
Scendo
a comprare il pane.
Tutti
i tavolini pieni di gente.
Tutti
con il caffè.
Generi
di prima.
Necessità.
Compiacimento.
Sorridenza.
Serenitenza.
Ghe
sem cagati ‘dòss,
Ma
e’ finita, dai.
Ce
la siamo chiavata.
Quella
sfiga di demìa.
Stridìo.
Di
gomme.
E
sensazioni.
Un
retrò urla dalla puzza del suo scappamento.
Indemoniato,
posseduto.
E
che cazzo fai.
Ma
non lo vedi che non ci entri.
Porcodio
e porcalamadonna.
Levati
dai coglioni.
Dio
cane.
Devo
andare a lavorare…..
Manco
riaperti.
Già
vecchi liberti.
Uno
che ne passa di là,
non
gli fa manco ba’.
Almeno
lù baù, l’è semper lù.
Quello
della macchina urlata riesce a scappare.
Il
bestemmiatore non lo raggiunge.
E
da dietro gliene suonano e urlano di ogni.
Nella
via già camera a gas.
Sarebbe
già una bella contrappassata.
Ma
lui niente, sta ricercando il suo falsetto.
Non
di certo da tenore.
Un
vibrare di furore.
Il
semaforo clorofilla.
Si
fa verde.
La
fila riparte.
E
io guardo fiero di distanza.
Con
il mio chilo di pane.
Sottobraccio
alla francese.
Stranitamente
sorpreso.
Ma
non è vero.
Lo
sapevo dal principio
Questo
ecco che ci vuole.
L’olocausto
apocalipto.
Brucio
holo, apo calo.
E
che mi resti sol quel chilo.
Poi
chiediamo a chi la guerra,
se
l’è fatta per davvero.
Senza
l’impero del sé,
Si
può campare, oi né.
Ma
senza caffè?
Questo
virus è una pippa.
A
imparare non ci intrippa.
Paroloni
gran proclami,
che
vi pescan come ami.
Qua
ci vuole roba seria.
Tanta
vita di miseria.
Che
ci insegni infine ordunque,
ch’era
meglio la qualunque.
Perso
il treno caro clacson.
Ti
si spegne pure il fòn.
Niente
più parrucca in massa.
Preparatevi
alla messa.
Mentre
tutti lì al caffè.
Con
il loro bel caffè.
Senza
fare manco un beh.
Sollevando
un narghilè.
Una
cosa positiva però c’è.
Se
volessi cheguevare.
Potrei
smetter di rimare.
E
spiazzare il mondo mezzo
Del
caffè con il suo prezzo.
Te
lo lascio già pagato.
Marginale
quello buono.
Che
ti rompa l’equilibrio.
Che
credevi di ludibrio.
Con
il cambio di un agguato.
A
cui mai avei pensato.
Nel
tuo crederti pensante.
Perché
ancora benestante.
Si
con un caffè binario,
sarei
rivoluzionario.
Te
lo bevi e sei di greggi
Te
lo suco e fuorileggi.
Venticinque
a porta aperta,
che
vergogna da liberta.
Kalimmudda ipsum dixit
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