martedì 27 aprile 2021

2021 04 25 – Che tristezza di caffè - New deal

2021 04 25 – Che tristezza di caffè - New deal

 

Che pena?

Che squallore.

Che pippa di virus.

Che pippa di gente.

Lo dicevo io che se durava troppo poco poi non cambiava niente.

Pernacchie di resilienza.

E che palle di parola.

Chissà quanti sanno che vuol dire.

E’ uscito pure il pnrr.

Una pernacchia di scoreggia.

Che ridonda pure in erre.

Cifre a vanvera.

Manipolazione di speranza.

Più sei.

Sei che?

Che ce ne metti cinque.

Non lo capisci che al massimo puoi sperare di tornare.

Di tornare a che?

Torna, torna.

Tutto torna,

con il ri da tornello.

Tutti in fila lungo il budello.

Oh, se quadra.

E come quadra.

Scendo a comprare il pane.

Tutti i tavolini pieni di gente.

Tutti con il caffè.

Generi di prima.

Necessità.

Compiacimento.

Sorridenza.

Serenitenza.

Ghe sem cagati ‘dòss,

Ma e’ finita, dai.

Ce la siamo chiavata.

Quella sfiga di demìa.

Stridìo.

Di gomme.

E sensazioni.

Un retrò urla dalla puzza del suo scappamento.

Indemoniato, posseduto.

E che cazzo fai.

Ma non lo vedi che non ci entri.

Porcodio e porcalamadonna.

Levati dai coglioni.

Dio cane.

Devo andare a lavorare…..

Manco riaperti.

Già vecchi liberti.

Uno che ne passa di là,

non gli fa manco ba’.

Almeno lù baù, l’è semper lù.

Quello della macchina urlata riesce a scappare.

Il bestemmiatore non lo raggiunge.

E da dietro gliene suonano e urlano di ogni.

Nella via già camera a gas.

Sarebbe già una bella contrappassata.

Ma lui niente, sta ricercando il suo falsetto.

Non di certo da tenore.

Un vibrare di furore.

Il semaforo clorofilla.

Si fa verde.

La fila riparte.

E io guardo fiero di distanza.

Con il mio chilo di pane.

Sottobraccio alla francese.

Stranitamente sorpreso.

Ma non è vero.

Lo sapevo dal principio

Questo ecco che ci vuole.

L’olocausto apocalipto.

Brucio holo, apo calo.

E che mi resti sol quel chilo.

Poi chiediamo a chi la guerra,

se l’è fatta per davvero.

Senza l’impero del sé,

Si può campare, oi né.

Ma senza caffè?

Questo virus è una pippa.

A imparare non ci intrippa.

Paroloni gran proclami,

che vi pescan come ami.

Qua ci vuole roba seria.

Tanta vita di miseria.

Che ci insegni infine ordunque,

ch’era meglio la qualunque.

Perso il treno caro clacson.

Ti si spegne pure il fòn.

Niente più parrucca in massa.

Preparatevi alla messa.

Mentre tutti lì al caffè.

Con il loro bel caffè.

Senza fare manco un beh.

Sollevando un narghilè.

Una cosa positiva però c’è.

Se volessi cheguevare.

Potrei smetter di rimare.

E spiazzare il mondo mezzo

Del caffè con il suo prezzo.

Te lo lascio già pagato.

Marginale quello buono.

Che ti rompa l’equilibrio.

Che credevi di ludibrio.

Con il cambio di un agguato.

A cui mai avei pensato.

Nel tuo crederti pensante.

Perché ancora benestante.

Si con un caffè binario,

sarei rivoluzionario.

Te lo bevi e sei di greggi

Te lo suco e fuorileggi.

Venticinque a porta aperta,

che vergogna da liberta.


Kalimmudda ipsum dixit






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