domenica 7 novembre 2021

2021 11 06 – Ora et elabòra

2021 11 06 – Ora et elabòra

Per www.parolebuone.org

Parola buona: elaborazione

In realtà elaborazione collettiva, ma così erano due parole.

Non so se vale lo stesso.

Come sempre mi colpisce la notizia.

150.000 presenze al salone del libro.

Geniale quel “sembra che ogni italiano voglia scrivere il suo libro”

Non so che tipo di figura retorica sia, ma figura bene e per niente retorica.

In ogni caso mi evoca Leopardi quando disse, o scrisse non so bene, che oramai c’era così tanta gente che scriveva che si sarebbe dovuto pagare chi leggesse.

Va bene così.

Consegnare alla neurosfera forme espressive disparate è un passo verso la civiltà dell’intelletto.

Dal bisogno di leggersi dentro, a quello di condividere la scoperta di quello che dentro ci abbiamo scoperto.

Un abbozzo di uscita dal bozzolo del brucomente, grazie alla vittoria delle cellule immaginative su quelle brucali.

Un principio di sfarfallio delle coscienze.

Un risveglio.

Quando iniziò la pandemia, prima ancora nello stato di epidemia, ricordo che scrissi che era l’occasione  per cambiare modello di vita.

A patto che durasse abbastanza da reimprintare gli schemi neuronali della nostra scala dei bisogni.

Forse, anzi quindi, sta veramente succedendo qualcosa.

Dopo mesi sembrano perdere vigore sia i proclami sui numeri dei contagiati e vaccinati che le polemiche e la loro recezione e manipolazione di massa.

Ma cosa succede esattamente ?

La collettiva elaborazione di un dato di fatto che inconsciamente tutti speravamo sparisse.

Come gli struzzi con la testa nel buco.

E invece non sono sparito, disse il leone allo struzzo.

E ci ha obbligato  a cercare altrove, prima di tutto dove avevamo a disposizione in abbondanza.

Dentro di noi.

Dove tanti hanno scoperto un universo, di cui siamo fatti, che prima era latente.

Ciò ha portato a riscoprire valori di fondo più profondi, per il semplice fatto di avere avuto il tempo per andare in profondità.

Non credo che i movimenti degli attivisti si sarebbero sviluppati con tale forza se la coscienza fosse stata imbottita di tranquillanti da consumismo, antidoto alla paura di morire divenuta bisogno di appropriazione, derivata dall’istinto di sopravvivenza.

Invece la presenza costante della morte, volenti o nolenti non più ricacciabile nell’inconscio, ha obbligato ad evolvere quella che riteniamo vita.

Anche i movimenti di protesta , forse un po’ confusi in effetti, testimoniano un empito vitale  che il mondo anestetizzato non aveva.

O aveva dimenticato da decenni.

A me ricorda il 68 e coda, che pure non ho vissuto.

Questo è quello che credo io, per lo meno.

Ovvero la mia elaborazione individuale, parte conscia di quella collettiva

Come ci sono arrivato?

Beh, questo è facile.

Con il processo sopra descritto, che potremmo sintetizzare come segue.

Ora et elabòra.

E poi imagine .

Col suo radiovisivo (hi hi hi) capolavoro di video originale.

 Imagine

Kalimmudda ipsum dixit 



1 commento:

  1. Il brucomente stenta a farsi strada. Il link a imagine video originale si è bloccato e protetto. E dire che dovrebbe essere patrimonio dell'umanità. Ma tranquilli, basta cercare su youtube un altro link a "imagine" original video 1971.

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