sabato 16 agosto 2014

2014 08 16 – Sistema Italia. Import e export.



2014 08 16 – Sistema Italia. Import e export.
Prima di affrontare il 3° tema della trilogia, Pil, Occupazione e Investimenti, l’occupazione, vorrei fare alcune considerazioni sulla bilancia corrente dei pagamenti
Quella che segue è una tabella di riassunto, tratta da una bellissima Sintesi del Rapporto ICE 2013-2014
L’ITALIA NELL’ECONOMIA INTERNAZIONALE – ICE-ISTAT.
E’ molto accurato e approfondito.
Se lo si legge tutto, ci si fa una cultura su flussi internazionali, sistemi paese, competitività, tassi di cambio e altro. Dopodichè, ci si ritrova al punto di partenza. 


Sono 12 anni che tanto esportiamo, tanto importiamo.
In quegli stessi dodici anni la Germania si è portata a casa 2.000 miliardi di soldi. Non di parole.
Il problema a me pare piuttosto chiaro
Non solo siamo un paese di gelatai, pizzaioli (senza offesa) evasori e palazzinari.
Il vero problema, è che siamo anche un paese di pensatori.
Tutti concentrati ad inseguire il pensiero più bello, a giudicare gli altri, a credere di saper pensare, di potere sapere cosa si deve fare, così sulla “punta delle dita”. Senza studiare, senza documentarsi, senza avere esperienza.
Ricordate quando una volta si diceva che gli italiani sono tutti commissari tecnici della nazionale ? Ecco, non vale solo per la nazionale. Siamo così in tutto.
E pensando, pensando, ci dimentichiamo di fare. O aspettiamo che qualche “delegato immaginario” lo faccia al nostro posto.
Tanto che siamo anche disposti a mandare in televisione un esercito di “opinionisti” di dubbia competenza, se non intelligenza. A cui deleghiamo la distillazione finale di ciò che è bene e ciò che è male.
Io questa modalità di essere l’ho riscontrata personalmente al Manifesto, e in parte in Radio Popolare.
Siccome siamo democratici, tanti se non tutti, credono di dovere dire la propria, senza minimamente curarsi di sapere se la propria abbia senso o no.
Il problema è che mentre noi pensiamo, gli altri fanno.
E non solo: su questa nostra evanescenza gli altri ci contano.
E’ l’imperialismo delle idee. Quello per cui un hamburger diventa miracolosamente meglio di una pizza.
Anche se io ho grande rispetto per entrambi, che sono tutte e due forme di alimentazione proletarie, se capisco che mangiando più pizze aiuto l’Italia e quindi me stesso, cerco di farlo.
E nel nostro caso della bilancia dei pagamenti, mentre noi pensiamo gli altri ci vendono, o meglio ci imbottiscono, di ogni ben di dio.
A fronte di 1.000 miliardi di consumi, ne abbiamo quasi la metà (400) di importazioni. Non crediate che sia l’energia che importiamo. Quella costa solo 70 miliardi. (Vedi tabella in coda)
Ma se siamo tutti pensatori come mai nessuno ha pensato che se non compero le Nike forse potrò continuare a mangiare per tanti anni ancora ?

Allora, io voglio cercare di ribadire alcuni suggerimenti pratici, senza arrotolarmi in pippe mentali sulla competitività, la Cina, i grandi flussi.
Ma trattando l’Italia davvero come se fosse una somma di sistemi microeconomici.
Il che, abbandonando l’enfasi semantica che pure ci piace tanto, vuol dire trattare  l’Italia come un’azienda.
E visto che credo che siano buone idee, ripeto anche quelle che ho già espresso, sperando che me ne vengano di nuove.
  1. Più agricoltura nazionale
Minor importazioni agricole, più agricoltura nazionale. Anche usando i migranti, in modo da risolvere due problemi in uno.
  1. Minori importazioni
Penso a Pubblicità Progresso battente: omnipresente, subliminale, manipolatoria. Visto che non posso mettere dazi, facciamo formazione su cosa è la bilancia commerciale. Alla faccia della globalizzazione, che combatteremo con la forza delle idee e non con le imposizioni.
Io la Pubblicità Progresso la trovo fantastica in generale, bellissime quelle per l’Europa, uno strumento potentissimo. Usiamola di più. Fate voi, con gli esperti di comunicazione.
Basta che funzioni. E se la pubblicità funziona per qualsiasi cosa, perché non dovrebbe funzionare in questo caso che è pure vero ?
In coda allo scritto c’è un tabella con il riepilogo della bilancia corrente per settore e una colonna di possibili aggiustamenti della situazione attuale.
  1. Sell centers
Si possono mettere in atto varie idee, senza investimenti particolari. Il peggio che può capitare è che si da una speranza e un occasione ad alcuni dei nostri milioni di disoccupati.

Volere è potere
Voglio raccontare due mie esperienze personali, che non sono nemmeno tanto micro.
Ma sono rappresentative del fatto che se si vuole fare una cosa bisogna solo farla.
Start-up biodiesel Novamont
La prima si riferisce sempre alla mia prima esperienza lavorativa. Quella in Montedison quando facemmo lo start-up della società che faceva il biodiesel. Non voglio stare a ripetere tutta la storia, che ho già raccontato più volte.
Se ci ripenso, mi dico che era impossibile, eppure l’abbiamo fatta davvero. Tra l’altro per un motivo molto semplice. E cioè che soprattutto per quel che mi riguarda io non avevo sovrastrutture e siccome nessuno mi aveva detto che non si poteva fare, io non contemplai nemmeno tale possibilità.
Magari era pure impossibile, ma visto che non lo sapevamo è stata possibile.
Sembra poco ? Non è così. L’essenza è che se una cosa si vuole fare, la si fa.
Se volete convertire il tutto in psichiatria quantica, se non attribuisco importanza al pensiero negativo, quello svanisce da solo. Alcuni la chiamano anche forza del pensiero positivo. E’ sempre la stessa cosa: se pompo onde su quella frequenza, essa attirerà ulteriori flussi positivi e alla fine prevarrà.
Società commerciale estera concimi in Italia
La seconda esperienza riguarda una società francese di un signore che si chiama Roullier, Groupe_Roullier, che fa prevalentemente concimi. Una delle migliori realtà che io abbia conosciuto.
I concimi sono un settore riservato alle grandi aziende statali che sono tradizionalmente in perdita.
E questo signore invece guadagnava un sacco di soldi. Aveva applicato il concetto di specialty (prodotto di nicchia) ad un settore tradizionalmente di commodities (prodotti di massa). Ma il punto non era solo questo.
Il punto era che aveva capito che doveva fare percepire questo valore aggiunto ai clienti, in modo da vendere i prodotti al prezzo che lui aveva calcolato essere quello che dava un utile aziendale per lui soddisfacente.
E per fare ciò aveva creato un modello basato sulle reti di vendita prima ancora che sul prodotto. I venditori dovevano essere “committed” al suo modello e vendere ad un margine mai inferiore al limite che lui imponeva.
Ogni settimana io, che ero il controller, facevo la classifica dei venditori in base al margine che avevano prodotto. Non ci interessava quanto vendevano, o i prezzi o che prodotto.
Ci interessava quanto facevano guadagnare e lo calcolavamo ogni settimana. Se dopo sei mesi non avevano guadagnato abbastanza da ripagare i loro costi, li licenziava. Se dopo 12 mesi non avevano ripagato anche tutti gli altri costi, li licenziava.
Poco importa che in Italia non si potesse licenziare. Lui li aveva talmente cooptati nel meccanismo, che se non riuscivano, se ne andavano da soli. Perché l’azienda doveva funzionare. E lo avevano capito anche loro.
Il punto di tutto ciò però è un altro.
Questo signore aveva capito che la prima e più importante cosa da fare era avere personale di vendita competente e partecipativo. Tanto cha appena iniziata l’attività in Italia, subito dopo l’Amministratore Delegato aveva voluto il responsabile del personale. E solo dopo, tutti noi.
Che non contavamo quasi nulla, giustamente.
A lui importava solo della rete di vendita, appunto.
Ricordo un giorno, che a seguito delle insistenti lamentele della rete sul fatto che i prodotti erano troppo cari, il signor Roullier prese il suo aereo privato e venne in Italia.
La rete era tutta contenta, perché erano sicuri che avrebbe ascoltato le loro ragioni.
Rimasero per ore tutti in una sala conferenze ad esprimere il loro dissenso, spiegare perché non riuscivano a mantenere i prezzi. E così via.
Dopo parecchie ore, il signor Roullier chiese la parola e disse solo : “Ho capito, tra 15 minuti il mio aereo riparte. Da domani,… continuiamo tutto come prima. Chi non è soddisfatto può andarsene.”
Restarono tutti stupiti, non fecero nemmeno in tempo ad essere contrariati, mentre lui se ne andava.
E sapete cosa successe ?
Dopo pochi mesi la rete arrivò a funzionare perfettamente come un orologio svizzero.
Ecco : la leadership.
Ma sopratutto la consapevolezza che volere è potere.
Certo, certe volte per instradare l’energia verso configurazioni positive, ci vuole un aiutino. A volte l’aiutino consta nel non dare alternative. Aiutare gli indecisi, si diceva una volta.
E io continuo a insistere sui sell center.
Se si entra in questo ordine di idee si possono fare un sacco di cose.

Bilancia corrente 2013. Esportazioni e importazioni
Settore - dati 2013
Exp
Imp
Bilancia
Rettifiche
Prodotti dell'agricoltura
5.973
-12.652
-6.679
5.000
Prodotti industria estrattiva - oil & gas
1.195
-59.339
-58.144

Prodotti alimentari, bevande e tabacco
27.468
-28.037
-569
10.000
Prodotti tessili
9.400
-6.156
3.244
2.000
Articoli di abbigliamento
17.785
-11.553
6.232
5.000
Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili
9.391
-4.388
5.003
2.000
Calzature
8.395
-4.437
3.958
1.000
Legno e prodotti in legno e sughero no mobili
1.510
-2.879
-1.369

Carta e prodotti di carta
6.203
-6.288
-85

Coke e prodotti petroliferi raffinati
16.355
-12.232
4.123

Sostanze e prodotti chimici
25.514
-34.667
-9.153

Articoli farmaceutici e chimico-medicinali
19.625
-20.569
-944

Articoli in gomma e materie plastiche
13.897
-8.517
5.380

Vetro, ceramica, materiali non metallici per l’edilizia
9.321
-3.170
6.151

Prodotti della metallurgia
27.312
-28.406
-1.094

Prodotti in metallo
18.172
-6.758
11.414

Computer, apparecchi elettronici e ottici
12.272
-22.171
-9.899

Apparecchi elettrici
20.227
-12.874
7.353

Macchinari ed apparecchi meccanici
71.597
-22.282
49.315

Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi
26.447
-24.148
2.299
5.000
Altri mezzi di trasporto
10.716
-5.253
5.463
5.000
Mobili
8.356
-1.575
6.781

Prodotti delle altre industrie manifatturiere
7.443
-6.870
573

Gioielleria, bigiotteria e pietre preziose lavorate
6.048
-1.911
4.137

Altri prodotti
9.182
-12.196
-3.014

Totale
389.804
-359.328
30.476
35.000

1          Groupe Roullier


1959
Fondateurs
Daniel Roullier

Données clés
Henri Boyer
Actionnaires
Daniel Roullier
Chimie, agrofourniture
Timac Agro, Florendi Jardin, Timab, Magnesitas Navarras, Timab Phosphates, BiotechMarine, Setalg, CIPAV, Hypred, Agriplas1, CAN2, Pâtisseries Gourmandes, Charcuteries Gourmandes, Halieutis, William Houde Ltée
Effectif
6 400 (2012)

Données financières
3,1 milliards € (2012)
Le Groupe Roullier est une société fondée en 1959 à Saint-Malo par Daniel Roullier. Elle est spécialisée dans la production et la transformation chimique de nutriments et d'aliments pour les plantes, les animaux et les hommes.
L'entreprise se développe notamment dans les domaines de l'agrofourniture (métier historique du groupe), de l'agrochimie ainsi que de l'agroalimentaire et des technologies marines, c'est-à-dire dans la production de produits minéraux industriels, de produits pour le jardin, de phosphates alimentaires, les biotechnologies marines ou encore dans l'exploitation et la transformation des algues.
À ses débuts, l'entreprise n'était composée que d'une dizaine de collaborateurs. Aujourd'hui, l'entreprise est implantée dans 46 pays et compte près de 7 000 employés.
Daniel Roullier et sa famille sont classés 29e fortune de France avec 1 800 M€ de fortune3.

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