2020 0603– Musicalmente – Colpirli tutti per educarli
tutti.
Musicalmente
è il nome di un programma musicale della televisione della Svizzera italiana
che negli anni ’70 e ’80 ospitava artisti da tutto il mondo tra cui molti dall’Italia.
Se
si voleva guardare un bel concerto li lo si trovava.
C’erano
passati tutti.
Era
un marchio di qualità, di musica prevalentemente leggera.
Anche
li ci sono tutti, non solo jazzisti, ma anche altri grandi che con il jazz
erano obbligati a cimentarsi per coerenza con il contesto.
Che
poi vorrei tanto sapere cosa sia questo jazz e relativo contesto.
Secondo
me nessuno lo sa veramente; però è una cosa che si sente.
Tecniche
sopraffine, armonie dissimulate, melodie camuffate, tanti assoli infiniti ed in
generale un cocktail trascinante quando non strabordante in certo
autoreferenziale jazz free, troppo free.
Il
punto comunque è che se non eri congruo al contesto non ti ci invitavano
nemmeno al festival.
E
così ci si trovano tutti i grandi della musica in delle band dalle performance
spesso incredibili.
E
dunque osservo che in periodo di lock down, la musica è tornata ancora più in
auge, per me e per tanti.
Chi
la pompa dalle finestre, convinto di dovere farsi notare per dimostrare di
esistere nella sua reclusione.
Chi
la canta in coro dai balconi, convinto che la partecipazione sia libertà, come
direbbe Gaber al contrario.
Chi
ne fa oggetto di culto, e la venera nel silenzio dei suoi spazi interni,
soprattutto la classica.
Chi
si attacca alla radio, che non si vede, lascia
il fascino del mistero e poi e’ “mobile, always on”
Ma
c’e’ anche chi non ci capisce un cazzo e si prodiga nell'arte del disturbo,
convinto di farti un piacere.
Sono
soprattutto loro i miei educandi.
Nel
mio piccolo anche io mi nutro di musica, e la tengo spesso in sottofondo di
quello che faccio, ma altrettanto spesso non riesco a trattenermi dal rendere partecipe il
vicinato, in particolare quando pesco delle chicche.
D’altronde
ho studiato piano per dieci anni e anche
se a suonare sono sempre una pippa, l’orecchio musicale mi e’ rimasto e per fare certe cose di
orecchio ce ne vuole e a me piace
pensare di saperlo usare a proposito.
Non
ho una gran cultura musicale, ma poco dopo che nacquero i cd e ne accumulai un
bel po’, sulle ali dell’entusiasmo tecnologico, io partii per due mesi in montagna
con tre valigie piene di detti cd e me li masterizzai tutti.
Mi
ci feci una cultura.
Erano
mille, dalla leggera al jazz.
Niente
lirica e niente classica.
Io
sono più funky.
Trovo
la musica leggera tutta uno straordinario mezzo di comunicazione di sintesi,
senza doversi sorbire polpettoni ottocenteschi.
Ed
è tutta rythm & poetry, per definizione, anche e soprattutto senza doverla
rap-pizzare.
E
poi ci sono i concerti.
I
miei prediletti.
In
particolare quelli fiume, che vorresti non finissero mai e che quando lo fanno
ti lasciano con quella sensazione strana, mista di troppo pieno e troppo vuoto
al tempo stesso.
Nelle
loro strutture sono come dei romanzi, da leggere da cima a fondo e ritorno.
Ce
ne sono alcuni che dovrebbero fare studiare in ogni scuola, istituendo veri
corsi di musica e non semplici lezioni.
La
musica è cultura molto meno vincolata di altre forme espressive, ragion per cui
è più diretta al cuore, capace di innamorarsene.
E
come tutti sanno, quando ci si innamora si tendono a fare cose non ordinarie.
Deve
essere questione di vibrazioni armoniche e sincronie melodiche che tutti
emaniamo nel nostro personale spettro vibrale.
Sincronia
e follia.
Così
a me capita di non riuscire a trattenermi e certe volte mi ritrovo a pompare
musica fuori dalla finestra a volumi impossibili.
Mi
piacciono assai i bassi quando sono molto alti.
Trovo
geniale la scena di The Italian Job quando un protagonista si compra uno stereo
così potente da spogliare una ragazza con i bassi.
Ecco
certe volte i miei bassi sono così alti da spogliarle tutte nel raggio di
centinaia di metri.
Ma
lo faccio a fin di bene.
Diffondo
cultura musicale in giro per la città.
Dovrebbero
pagarmi, non protestare.
Ma
perdonateli, perché essi non sanno quello che fanno.
Quando
chiamano la polizia.
E
allora io persevero.
Sono
in missione per conto di io.
Musicalmente.
Colpirli
tutti, di onde, per educarli tutti.
Anche
questo e' mondo da virus.
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