martedì 2 giugno 2020

2020 06 03 – Musicalmente – Colpirli tutti per educarli tutti.


2020 0603– Musicalmente – Colpirli tutti per educarli tutti.

Musicalmente è il nome di un programma musicale della televisione della Svizzera italiana che negli anni ’70 e ’80 ospitava artisti da tutto il mondo tra cui molti dall’Italia.
Se si voleva guardare un bel concerto li lo si trovava.
C’erano passati tutti.
Era un marchio di qualità, di musica prevalentemente leggera.
Un po’ come il Montreux jazz festival.
Anche li ci sono tutti, non solo jazzisti, ma anche altri grandi che con il jazz erano obbligati a cimentarsi per coerenza con il contesto.
Che poi vorrei tanto sapere cosa sia questo jazz e relativo contesto.
Secondo me nessuno lo sa veramente; però è una cosa che si sente.
Tecniche sopraffine, armonie dissimulate, melodie camuffate, tanti assoli infiniti ed in generale un cocktail trascinante quando non strabordante in certo autoreferenziale jazz free, troppo free.
Il punto comunque è che se non eri congruo al contesto non ti ci invitavano nemmeno al festival.
E così ci si trovano tutti i grandi della musica in delle band dalle performance spesso incredibili.
E dunque osservo che in periodo di lock down, la musica è tornata ancora più in auge, per me e per tanti.
Chi la pompa dalle finestre, convinto di dovere farsi notare per dimostrare di esistere nella sua reclusione.
Chi la canta in coro dai balconi, convinto che la partecipazione sia libertà, come direbbe Gaber al contrario.
Chi ne fa oggetto di culto, e la venera nel silenzio dei suoi spazi interni, soprattutto la classica.
Chi si attacca alla radio, che non  si vede, lascia il fascino del mistero e poi e’ “mobile, always on”
Ma c’e’ anche chi non ci capisce un cazzo e si prodiga nell'arte del disturbo, convinto di farti un piacere.
Sono soprattutto loro i miei educandi.
Nel mio piccolo anche io mi nutro di musica, e la tengo spesso in sottofondo di quello che faccio, ma altrettanto spesso non  riesco a trattenermi dal rendere partecipe il vicinato, in particolare quando pesco delle chicche.
D’altronde ho studiato piano per  dieci anni e anche se a suonare sono sempre una pippa, l’orecchio musicale mi e’ rimasto  e per fare certe cose di orecchio ce ne vuole  e a me piace pensare di saperlo usare a proposito.
Non ho una gran cultura musicale, ma poco dopo che nacquero i cd e ne accumulai un bel po’, sulle ali dell’entusiasmo tecnologico, io partii per due mesi in montagna con tre valigie piene di detti cd e me li masterizzai tutti.
Mi ci feci una cultura.
Erano mille, dalla leggera al jazz.
Niente lirica e niente classica.
Io sono più funky.
Trovo la musica leggera tutta uno straordinario mezzo di comunicazione di sintesi, senza doversi sorbire polpettoni ottocenteschi.
Ed è tutta rythm & poetry, per definizione, anche e soprattutto senza doverla rap-pizzare.
E poi ci sono i concerti.
I miei prediletti.
In particolare quelli fiume, che vorresti non finissero mai e che quando lo fanno ti lasciano con quella sensazione strana, mista di troppo pieno e troppo vuoto al tempo stesso.
Nelle loro strutture sono come dei romanzi, da leggere da cima a fondo e ritorno.
Ce ne sono alcuni che dovrebbero fare studiare in ogni scuola, istituendo veri corsi di musica e non semplici lezioni.
La musica è cultura molto meno vincolata di altre forme espressive, ragion per cui è più diretta al cuore, capace di innamorarsene.
E come tutti sanno, quando ci si innamora si tendono a fare cose non ordinarie.
Deve essere questione di vibrazioni armoniche e sincronie melodiche che tutti emaniamo nel nostro personale spettro vibrale.
Sincronia e follia.
Così a me capita di non riuscire a trattenermi e certe volte mi ritrovo a pompare musica fuori dalla finestra a volumi impossibili.
Mi piacciono assai i bassi quando sono molto alti.
Trovo geniale la scena di The Italian Job quando un protagonista si compra uno stereo così potente da spogliare una ragazza con i bassi.
Ecco certe volte i miei bassi sono così alti da spogliarle tutte nel raggio di centinaia di metri.
Ma lo faccio a fin di bene.
Diffondo cultura musicale in giro per la città.
Dovrebbero pagarmi, non protestare.
Ma perdonateli, perché essi non sanno quello che fanno.
Quando chiamano la polizia.
E allora io persevero.
Sono in missione per conto di io.
Musicalmente.
Colpirli tutti, di onde, per educarli tutti.
Anche questo e' mondo da virus.

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