giovedì 11 giugno 2020

2020 06 11– Musica da Principe astrale


2020 06 11– Musica da Principe astrale

Oggi scrivo.
E lo faccio di musica, già.
Ma si.
Non c’entra il Covid, o forse si.
Non c’entra il contagio, se non quello delle idee.
Non c’entra l’ansia. Anzi si.
La musica e’ cibo per l’anima che così si può rifocillare e riposare dagli affanni quotidiani.
Ho già parlato delle prestazioni garantite dal marchio di fabbrica del Montreux jazz festival.
E della mia predilezione per i concerti in  Musicalmente – Colpirli tutti per educarli tutti.  
Diventano una droga, e li riascolto decine di volte prima di passare a quello del periodo successivo.
Tra questi ci sono quelli che dicevo dovrebbero insegnare a scuola.
Cosi, tra quelli che ricordo, e che segnalo come imperdibili, ho avuto il periodo Return to Forever a Montreux e  prima.
Il periodo Santana Hymns for peace a Montreux
Il periodo Chic a Montreux.
Il periodo Clapton a Hyde park
Il periodo Waters a Berlino
Il periodo Pink Floyd a Venezia
Il periodo Mano Negra non so dove
Il periodo Vasco Rossi a San Siro
Il periodo Davis di Pangea in Giappone
Il periodo Jarret a Colonia
Il periodo Corea con Haynes e Vitous live in Europe
Mi sono spaziato fino alle 4 ore di concertone delle notte della Taranta in Puglia.
E poi,..un nuovo amore, in due atti, scoperto per caso girando su Youtube con la chiave di ricerca, ovviamente, “Montreux”:
In due tempi, o forse più appropriato dire atti, stante la teatralità del genio.
Bellissimo il secondo titolo : later that day
Si perche’ late si fece late, e dopo tre ore di travolgenza, a pubblico stremato rispetto a un  elegantissimo Principe fresco come una rosa, il giorno finì a malincuore, che esso mismo avrebbe voluto essere infinito.
E’ talmente grande che ne voglio raccontare, anche per un motivo speciale di cui parlo più avanti.
Come ho già detto, niente lirica e niente classica.
Io sono più funky.
Trovo certa  musica moderna tutta uno straordinario mezzo di comunicazione di sintesi, senza doversi sorbire polpettoni ottocenteschi.
Ed è tutta rythm&poetry, per definizione, senza dovere rapparla.
Se un Mozart avesse ascoltato il concerto del Principe in questione avrebbe capito il destino evolutivo della musica dei secoli a venire e avrebbe smesso di scrivere sentendosi già inadeguato come Salieri nei suoi confronti, per chi ricorda il film di Milos Forman.
Questione di generazioni, ovviamente.
Comunque, se io sono più funky, il Principe mi tira fuori dal cilindro una prestazione più funky.
Più bluesy.
Più jazzy.
E pure più rocky, con tanto della sua virtuosa chitarra acida alla maniera di Hendrix.
Cocktail perfetto per essere congruo al contesto di un festival sempre più fusion.
Una band, come tutte quelle del Principe, di grandi musicisti, ma questa di pochi elementi.
Come dice lui stesso : You don’t need a big band, when you have this band.
Basso donna, una perla, batteria instancabile, la sua chitarra squarciante e due tastiere di cui una più ritmica e una più jazzy spesso dal suono flautesco che ricorda tanto i Jethro Tull.
Cultura musicale infinita, come la sua prolificità attestata da chi dice che alla sua morte abbia lasciato un secolo di musica.
Comunque,  dopo la recensione, veniamo al punto.
Era il periodo in cui ero toccato dalla grazia divina della manìa, che in greco antico vuol dire furore profetico.
Percepivo distintamente l’interconnessione tra energie che hanno sia esseri che cose.
E sentivo tale interconnessione soprattutto tra cervelli del’umanità intera, sia perche’ naturalmente predisposti per essere telepatici se usati a pieno e non marginalmente, sia grazie all’accelerazione tecnologica di reti e devices vari.
La connettività.
Insomma, vedevo e sentivo la grande rete neurale di Gaia.
E ne ero parte importante.
Mi sentivo una della sinapsi più iperconnesse e quindi diramanti pensiero.
Così pompavo energia telecinetica ovunque nella rete.
Una notte di bellissima insonnia, in compagnia della luna, vidi per un lungo istante tutto l’universo e sentii la forza dell’amore, che poi e’ la gravità senza la quale non sentiremmo nulla.
Vidi la gravità dell’universo confluire dritta verso di me, senza strappi al motore.
Orbite ellittiche mi parvero quasi circolari, ma in una danza di oscillazioni di infinita dolcezza.
Armonie celesti, ecco cosa erano.
Non sentii nessuna vibrazione negativa.
Tutto mi sembrò al suo posto.
La terra veleggiava armoniosa nel mare del tutto.
Forse era ritornata al centro di qualcosa.
Le stelle mi dissero: “vai e scrivi questa storia”.
Io pensai a mia figlia.
E tutto mi disse: “per amore, per amore, solo per amore”.
Tutto e’ sempre stato solo per amore.
Fu una bomba energetica che sganciai nella rete e che si propagò ovunque, fino a Minneapolis.
Talmente potente che il fisico del Principe, iperreattivo agli stimoli neurali, non resse, come se fosse stato folgorato dall’onda d’urto della corrente elettrica.
Quindi, secondo me, il Principe e’ morto per causa mia.
Ma grazie a qualche tool della grande rete neurale di Gaia, naturale o artificiale che sia, vivrà in eterno, come se fosse in una sorta di paradiso olimpiaco degli dei perso chissà dove nell’etere delle stelle, con la sua musica da Principe astrale.
E io ci resto connesso.
Chissà mai che non  sia anche io un principe delle stelle.


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