mercoledì 16 luglio 2014

2014 07 16 – Primo intermedio : avanzo + 160



2014 07 16 – Primo intermedio : avanzo + 160.
Il titolo evoca i riferimenti cronometrici sportivi.
Penso allo sci in particolare: sport assommante capacità di governo di leve, forze di gravità, centrifughe e centripete relative a un “sistema sciatore” in equilibrio dinamico instabile. Mi pare calzante.
Perché si, siamo in una corsa contro il tempo in cui le forze da governare sono molteplici e spesso antagoniste. Come i muscoli che servono per sciare.
Oggi vorrei soffermarmi su una sommatoria intermedia.
Siamo partiti, in questo viaggio nei conti pubblici italiani, con le ipotesi della prima tabella qui sotto (quella in rosso e verde).
Dopo una serie di ragionamenti e analisi sono stati prodotti i post in azzurro nella seconda parte di tabella.
La somma di essi fa 160 miliardi in più, rispetto allo stato attuale di bilancio.
E 60 miliardi di euro in più rispetto alle ipotesi iniziali rosse e verdi.
La conoscenza produce davvero materia, quindi. Nello specifico soldi. Materia monetaria.
Oggi le ipotesi iniziali mi sembrano molto più realistiche di quando si è cominciato.
Incredibile a priori, o no ?


Le principali variazioni sono le due seguenti.
  1. Evasione.
 + 40 miliardi. Avevo ipotizzato 10 miliardi di recuperi in più, poi guardando i dati di evasione mi sono convinto che si debba recuperare molto di più di 12,5 attuali + 10 miliardi ulteriori. Obiettivo almeno + 50. Come si fa ? Qualche idea l’ho già data.
Ma che ce lo dica anche l’esercito preposto.
Oggi noi abbiamo 60.000 persone in Guardia di finanza, che costano circa 4 miliardi di euro all’anno a cui aggiungere 40.000 persone in Agenzia delle Entrate di cui non ricordo il dato puntuale, ma che è verosimile costino in proporzione circa 3 miliardi di euro. Totale 7.
Per recuperare 12 miliardi di quel mare magnum ? Tanto varrebbe chiudere baracca e burattini.
  1. Regioni e Comuni
Anche in questo caso ero partito con l’idea di recuperare 10 miliardi dalle regioni e 5 dai comuni.
L’analisi prodotta arriva a 35. + 20 miliardi.

Ulteriori margini
Comuni.
Nei 35 miliardi delle regioni non si contempla il taglio del numero di Comuni, per il quale ipotizzavo di passare da 8.000 a 4.000 con un teorico ulteriore risparmio tra 2 e 4 miliardi (a costo medio per Comune rispettivamente di 500.000 e 1.000.00 di euro).

Le partecipazioni statali.
Ho prodotto un’analisi, ma non ho quantificato l’importo recuperabile. La Corte dei Conti ha parlato di 26 miliardi di costi all’anno.

Hammer review.
I post legati alla spending review producono 25 miliardi di risparmi nella tabella di cui sopra. In realtà nel post ne raggiungevo 23 applicando un “algoritmo democratico”.
Esiste un altro modo di fare i budget. E’ quello che si basa su quella che a me piace chiamare “procedura a martellate”.
Consiste nell’”andarci dentro con la scure”, nella convinzione di avere buona sensibilità per capire dove ci siano margini di risparmio. E imporre il da farsi. Poco democratico, in effetti.
Si basa sulla certezza, di cui anche in seguito, che i tagli a priori apparentemente “impossibili”, una volta realizzati non compromettano il funzionamento di tutto il sistema. Il sistema trova in se la capacità di riassestarsi. Di adattarsi.
Io l’ho fatto questo esercizio. Sulle stesse tabelle che producevano i 23 miliardi. E sono arrivato a un importo tra 35 e 40 miliardi, che su 450 miliardi di costi Stato sono sempre e comunque marginali.
Non le allego sia perché forse ci farò un post, sia per non rimbambire tutti di numeri.

Totale ulteriori margini inespressi
+4+26+15 = 45 miliardi in più rispetto ai 160.
Che ci porterebbero a 205.
Come si vede, quando si inizia a cercare, le strade poi si manifestano.

Sistema globale
Oggi ho letto due notizie, di seguito riportate in stralcio, che mi hanno fatto sperare che forse il pensiero stia davvero circolando più che in passato.
E magari anche che l’Italia possa diventare un modello per tutti. Sempre se non fallisce prima.

La prima notizia.
Il debito degli Stati Uniti dovrebbe raggiungere il 106% dell'economia entro il 2039 dal 74% di quest'anno. E' la stima del 'Congressional Budget Office'. Per avviare le finanze federali su un sentiero più sostenibile, bisogna "aumentare il fatturato, tagliare la spesa" o trovare soluzioni virtuose combinate. "La natura del debito è insostenibile - si legge in una nota di previsioni - se non saranno fatti cambiamenti sostanziali al programma sanitario e sulla 'Social Security', la spesa per questi programmi raggiungerà una percentuale sempre maggiore del Pil nel futuro, arrivando a livelli mai visti in passato".
Bene: rispetto alla pluridecennale storia del nostro bilancio criminale italiano, c’è qualcuno che capisce di doversi muovere per tempo.
Bene secondo me anche che la via indicata sia spiccatamente “micro contabile”, ragionieristica : “aumentare il fatturato, tagliare la spesa”.
Sembra tremendo tagliare la spesa di programmi sanitario e Social Security, eppure io sono convinto che quando una cosa sembra impossibile, esista sempre un altra via per raggiungere l’obiettivo. Magari più difficile. Ma alla fine efficace. Teoria dello scoiattolo. La chiamo così. Nello specifico penso a tagli “di aggiustamento” che non compromettano il funzionamento complessivo.
La seconda notizia
Nel silenzio generale, approfittando della febbre per i Mondiali di Calcio, il Parlamento tedesco ha approvato un piano che costringerà i creditori e i correntisti a salvare le banche. Un progetto di legge che richiama alla memoria il piano di un prelievo forzoso citato dal Fmi in un suo report che ha fatto molto discutere. Secondo l'organizzazione internazionale, imporre un prelievo dai conti correnti delle banche europee superiori ai 100 mila euro sarebbe stato sufficiente per mettere per sempre alle spalle la crisi del debito europeo. Un po' come è successo a Cipro. Mercoledì scorso l'aula parlamentare tedesca ha approvato un piano che prevede il salvataggio delle banche a partire dal 20015, un anno prima di quanto richiesto dall'Europa per mettere al sicuro il settore bancario e evitare nuove eventuali crisi di panico. C'è un solo problema etico: è giusto fare pagare i correntisti per gli errori del management o per crisi del sistema finanziario per cui loro non hanno colpe?
Ecco, io continuo a dirlo.
La soluzione a tutti i problemi mondiali è li a portata di mano. Sono i soldi off-shore. La massa monetaria fantasma.
Certo anche il prelievo forzoso in-shore su importi “grandi” (anche se 100.000 euro non sono un grande patrimonio, di sicuro chi vive in povertà non ce li ha) ha la sua logica.
Lo ipotizzavo anche io nel piano per l’Italia. E’ la patrimoniale progressiva.
La chiamano “prelievo forzoso” per fare meno paura.
Io comunque continuo a pensare a:
  1. Una patrimoniale off-shore in conto capitale una-tantum
  2. Una emersione globale del sommerso che venga quindi cooptato nelle singole economie di Stato.
  3. Una ridistribuzione delle risorse così ricavate, o di risorse ricavate in altro modo.

In qualche modo mi pare di essere coerente, o almeno confinante, coabitante, con l’idea di James Tobin. http://it.wikipedia.org/wiki/Tobin_tax che resta sempre affascinante.
La Tobin tax, dal nome del Premio Nobel per l'economia James Tobin, che la propose nel 1972, è una tassa che prevede di colpire tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli (penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine, a quei tempi non esistevano gli strumenti derivati), e contemporaneamente per procurare entrate da destinare alla comunità internazionale.
L'aliquota proposta sarebbe tra lo 0,05% e l'1%. I suoi sostenitori affermano che ad un tasso dello 0,1% la tassa Tobin garantirebbe ogni anno all'incirca 166 miliardi di dollari, il doppio della somma annuale necessaria per sradicare dal mondo la povertà estrema.

Buttarsi per imparare a nuotare.
Di una cosa sono convinto.
Sembra tutto difficile, ma si tratta di buttarsi e imparare a nuotare.
Una volta fatte :
  • le strutture di singoli bilanci nazionali;
  • l’integrazione off-shore;
  • la distribuzione di ricchezza di Tobin.
Ne saremo tutti contenti.

Imagine.
Provate a immaginare.
Lo 0,1% di Tobin garantirebbe 166 Miliardi di dollari che secondo Wikipedia sarebbero il doppio di quanto serve a sradicare la povertà estrema.
E l’1 % ? Invece che 166, i miliardi diventerebbero 1.660.
Ci facciamo il giardino dell’Eden planetario.
Imagine, cantava uno.


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Tobin tax
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La Tobin tax, dal nome del Premio Nobel per l'economia James Tobin, che la propose nel 1972, è una tassa che prevede di colpire tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli (penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine, a quei tempi non esistevano gli strumenti derivati), e contemporaneamente per procurare entrate da destinare alla comunità internazionale.
L'aliquota proposta sarebbe tra lo 0,05% e l'1%. I suoi sostenitori affermano che ad un tasso dello 0,1% la tassa Tobin garantirebbe ogni anno all'incirca 166 miliardi di dollari, il doppio della somma annuale necessaria per sradicare dal mondo la povertà estrema. I suoi detrattori sostengono che la cifra realmente incassata sarebbe molto minore visto che il grosso delle transazioni finanziarie sono fatte per lucrare sulle micro variazioni dei prezzi e sarebbero insostenibili con la tassa. Si cita l'esempio del tentativo svedese[1] effettuato nel 1984 di applicazione di una tassa simile che portò ad incassi inferiori del 75% di quanto preventivato a causa della diminuzione del numero di transazioni. La Svezia cancellò la tassa nel 1992.
Nel 1972, poco dopo lo scandalo Watergate in cui rimase invischiata l'amministrazione Nixon, e poco dopo che Nixon aveva ritirato gli Stati Uniti dal sistema di Bretton Woods, Tobin suggerì un nuovo sistema per la stabilità valutaria internazionale, e propose che tale sistema includesse una tassa internazionale sulle transazioni in valuta straniera. Tobin ricevette in seguito il Premio Nobel per l'economia nel 1981, e il suo nome rimase legato per sempre a questa proposta, che rimase dormiente per più di 20 anni. Nel 1997 Ignacio Ramonet, redattore di Le Monde diplomatique, rinnovò il dibattito attorno alla Tobin tax con l'editoriale "Disarmare i mercati". Ramonet propose di creare un'associazione per l'introduzione di questa tassa, che venne chiamata ATTAC (Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie per l'Aiuto dei Cittadini).

1.1         Indice

Poiché una nazione che agisse da sola troverebbe molto difficile applicare questa tassa, si sostiene che sarebbe meglio gestirla, mediante un'istituzione internazionale, come una tassa globale da applicare a tutti i mercati finanziari (regolamentati e non) nei quali queste transazioni hanno luogo. Una tassazione globale eviterebbe una fuga degli investitori e degli speculatori verso i mercati a tassazione più favorevole, e fenomeni di arbitraggio per trarre beneficio dai differenti regimi fiscali dei vari Paesi.
La gestione di questa tassa da parte delle Nazioni Unite risolverebbe il problema e darebbe all'ONU una grande fonte di sovvenzionamento, indipendente dalle donazioni degli stati membri. Ci sono state comunque iniziative a livello nazionale riguardanti la tassa.
L' idea della Tobin tax è stata oggetto di molte discussioni in Europa nell'estate del 2001. Il 15 giugno 2004, la Commissione Finanze e Bilancio del Parlamento Federale Belga approvò l'implementazione della Spahn tax (versione della Tobin tax proposta da Paul Bernd Spahn). In base a questa decisione il Belgio introdurrà la Tobin tax se tutte le nazioni dell'eurozona introdurranno una legge simile.
In Canada è stata ampiamente rianimata grazie agli sforzi degli attivisti canadesi negli anni 1990, e nel marzo 1999 la Camera dei Comuni canadese passò una risoluzione diretta al governo per "promulgare una tassa sulle transazioni finanziarie in concerto con la comunità internazionale."
Nel Sud America la Tobin tax è stata appoggiata dal presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, e da quello venezuelano Hugo Chávez, che ha recentemente annunciato che sta attualmente studiando un'applicazione di tale tassa.
In Italia, l'associazione ATTAC raccolse 180.000 firme a favore di una legge di iniziativa popolare per l'introduzione di un'imposta sulle transazioni valutarie. La proposta, redatta con il contributo dell'economista Emiliano Brancaccio, venne depositata in Parlamento nel luglio 2002. È entrata in vigore venerdì 1º marzo 2013 in modo più limitato rispetto alle indicazioni della Unione europea[2].
Ad aprile del 2011 mille economisti di varie nazionalità pubblicano su "The Guardian" un appello rivolto al G20 a favore dell'introduzione della Tobin tax.[3]

1.2         L'idea originale e il movimento antiglobalizzazione

In un'intervista[4] rilasciata nel luglio 2001[5] a Radio Popolare James Tobin prese le distanze dal movimento antiglobalizzazione. «Ci sono agenzie, gruppi, che in Europa hanno usato la Tobin Tax come un tema di più ampie campagne, per ragioni che vanno ben oltre la mia proposta. È stata fatta diventare una sorta di pietra miliare di un programma antiglobalizzazione». Questa presa di posizione di Tobin venne citata dall'allora ministro degli Esteri italiano Renato Ruggiero nel corso di un dibattito parlamentare alla vigilia del vertice G8 di Genova, il 12 luglio 2001. Successivamente Tobin ribadì le sue distanze dal movimento antiglobalizzazione anche in un'intervista rilasciata a Der Spiegel nel settembre 2001.[6] Comunque Tobin continuò a sostenere la validità della sua proposta (anche se alcuni oppositori della tassa sostennero il contrario).
Non ho assolutamente niente in comune con questi ribelli antiglobalizzazione. Naturalmente sono compiaciuto; ma il plauso più forte sta arrivando dalla parte sbagliata. Guardi, io sono un economista, e come molti economisti, io sostengo il libero scambio. Inoltre, io sono a favore del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale, dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. Questi hanno preso in ostaggio il mio nome ... La tassa sulle transazioni in valuta estera venne concepita per ammortizzare le fluttuazioni dei tassi di cambio. L'idea è molto semplice: ad ogni scambio di valuta in un'altra, una piccola tassa verrebbe applicata - diciamo lo 0,5% del volume della transazione. Questo dissuade gli speculatori poiché tanti investitori investono i loro soldi su una base a brevissimo termine. Se questi soldi vengono improvvisamente ritirati, le nazioni devono aumentare drasticamente i tassi di interesse per far sì che le loro valute restino attraenti. Ma alti tassi d'interesse sono spesso disastrosi per una economia nazionale, come hanno dimostrato le crisi degli anni novanta in Messico, sud-est asiatico e Russia. La mia tassa restituirebbe qualche margine di manovra alle banche emittenti delle piccole nazioni e sarebbe una misura di opposizione ai dettami dei mercati finanziari.
Tobin osservò che, mentre la sua proposta originale aveva il solo scopo di porre un freno al traffico in valuta estera il movimento antiglobalizzazione aveva evidenziato le entrate da tasse con cui volevano finanziare i loro progetti per migliorare il mondo. Egli si dichiarò non contrario all'uso di queste entrate da tassazione, ma sottolineò che non era l'aspetto importante della tassa.
ATTAC e altre organizzazioni hanno riconosciuto ciò, e mentre considerano ancora come supremo l'obiettivo originale di Tobin, pensano che la tassa potrebbe produrre fondi disponibili per i bisogni di sviluppo del sud del mondo, e permettere ai governi, e quindi ai cittadini, di reclamare parte dello spazio democratico concesso ai mercati finanziari.

1.3         Dibattito sulla tassa e critiche

Le opinioni sono divise tra chi ritiene che la Tobin tax migliorerà l'economia delle nazioni che sono danneggiate dalla speculazione finanziaria e i difensori degli obiettivi della globalizzazione, che credono che essa vincolerà la globalizzazione in modi che sono in conflitto con le politiche di istituzioni economiche come l'Organizzazione Mondiale del Commercio e la Banca Mondiale, e che quindi deve essere rigettata. Altri sostengono che la tassa promuoverà la globalizzazione ma ne limiterà gli effetti negativi.
Fra gli stessi economisti non è ancora chiaro quanto l'idea della Tobin Tax sia appoggiata o meno[7][8]. In tal senso spicca la netta posizione a favore dell'imposta fatta dall'economista Avinash Persaud.[9]
Un sostegno inatteso alla Tobin tax è arrivato dallo speculatore multimilionario George Soros, il quale ha dichiarato che, mentre la tassa va contro i suoi interessi personali, crede che la sua introduzione avrà effetti positivi sull'economia mondiale.
La rubrica "City Notebook" del quotidiano britannico The Guardian del 30 agosto 2001, pose il caso contro tale tassa in termini diretti. In essa si diceva che gli speculatori sulle valute sono "un gruppo eccezionalmente utile, lavorando giorno e notte, rischiando il loro benessere per fornire una cosa chiamata liquidità. Senza liquidità, i mercati si prosciugano, i prezzi diventano volatili e i beni diventano difficili da muovere." Con la Tobin tax in vigore, continuava l'editoriale, quell'utile lavoro non verrebbe conseguito. "Il risultato netto è che tutti i soggetti coinvolti — produttori, contrattatori, acquirenti — diventano più poveri, non più ricchi".

1.3.1   High frequency trading

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Per approfondire, vedi High frequency trading.
Altra critica riguarda la concreta applicabilità di una tassa all'High frequency trading, un sistema di transazioni che avvengono in tempi di millesimi di secondo. Tuttavia, la tassa è già applicata da anni in mercati dove si pratica l'HFT (a partire dalla Borsa di Londra).
Un limite può risiedere, nel caso specifico, nel modo in cui la tassa viene congegnata: per essere efficace contro l'High frequency trading, la tassa deve colpire tutte le transazioni intermedie e non solo le transazioni a fine di un determinato periodo. Inoltre, bisogna tenere conto del fatto che gli effetti perturbativi prodotti sul mercato dal trading ad altra frequenza sono determinati non solo dalle transazioni concluse ma anche dalle proposte di transazione prodotte inserite, con alta frequenza, nel sistema dei mercati dai software HFT.
L'attuale disciplina italiana (legge 228/2012 e il suo decreto attuativo del 21/02/2013) prevede un meccanismo, da molti considerato facilmente eludibile, per colpire l'HFT con un'aliquota pari allo 0,02%.

 

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