lunedì 21 luglio 2014

2014 07 22 – Progressività e idea di sviluppo



2014 07 22 – Progressività e idea di sviluppo
Imposizione italiana
Basta con questa storia che in Italia la madre di tutti i problemi è l’imposizione fiscale troppo alta.
A me da l’idea di saccenza demagogica in tema di struttura dello Stato che si governa.
E’ populismo. Al limite, il livello di imposizione è solo una delle tante difficoltà.
Per me, a costo di ripeterlo fino alla nausea, il problema sta in :
  1. evasione e sommerso
  2. come si “spendono”, troppo e male, i soldi pubblici.
Quelli che seguono sono alcuni dati da Fondo Monetario.

Certo che l’imposizione italiana è elevata, ma con le seguenti osservazioni.
La tabella precedente prende in considerazione 63 dei 190 paesi censiti FMI. Sono i paesi con più di 100 miliardi di dollari di Pil/anno. I dati sono poi stati convertiti in euro per comodità.
Il dato di entrate (e di uscite) del FMI include anche i contributi previdenziali, per questo arriva a 720 miliardi rispetto ai 400/450 di sole entrate fiscali a cui siamo abituati, e forse esclude alcune altre voci di entrate marginali. Ma va bene così : è un dato omogeneo per tutti i paesi e quindi confrontabile.
In termini di percentuale di entrate dello Stato sul PIL in Italia siamo al 48% (sempre per il Fmi). Siamo al 10° posto. E’ vero che siamo in alto, ma basta guardare la tabella per capire che siamo in buona compagnia.
Inoltre se anche si ipotizzasse un taglio di imposte di 150 miliardi (irrealizzabile) che ci porti dal 48 al 38 %, saremmo sempre nella Top 20.
In termini di importo per abitante (calcolato come totale entrate/60 milioni) siamo a circa 12.000 euro a persona. Bambini e anziani compresi, naturalmente.
Siamo al 15° posto. Ma anche in questo caso basta guardare la tabella per capire che siamo sempre in buona compagnia.
Insomma secondo me bisogna mettersi l’anima in pace: le tasse esistono e vanno pagate.
Il modello zero tasse e tutti i servizi non esiste e non è nemmeno utopizzabile.
Per lo meno io non riesco a immaginarlo.
E non capisco come qualcuno continui ad usarlo come leva di manipolazione collettiva.

Modello di consumi
Concentrarsi sull’imposizione vuol dire perseguire implicitamente un modello di crescita basato sui consumi. Quelli interni in primo luogo. Vale a dire non generati da esportazioni o da turismo, ad esempio.
E’ un modello che nella nostra situazione è impossibile. Irrealizzabile.
Facciamo un’ ipotesi, più realistica del taglio di oltre 100/150 miliardi (dal 48% al 38% di cui sopra): tagliamo le tasse del 10%.
Che sarebbe tantissimo.
Risparmiamo sulle 3 principali, IRE IRES e IVA (il cui totale è di 320 miliardi anno : 173, 40, 107), 30 miliardi di tasse all’anno.
Diciamo che, tutti inebriati da queste nuove fiscali mirabilie, ci spendiamo tutto senza pensarci.
Dopo pochi giorno però il “fiscal miracle” smette di palesarsi.
E noi siamo costretti ad andare a fare i conti.
E,….oh cazzo!: ma 30 miliardi su 60 milioni di persone faceva solo 500 euro a testa.
E sono finiti subito.
L’anno dopo, ammettendo che questi 500 euro me li diano ancora, col cavolo che me li spendo.
Già che la bella vita da modello televisivo comunque non la posso fare, cerco di risparmiarli.
Che non si sa mai.
Anche se valgono solo 4 ceci.
E così la crescita per consumo se ne va a puttane alla velocità della luce.
E intanto abbiamo sfasciato un altro pezzo di Stato.

Modello di investimenti, con una buona notizia
Continuo a insistere.
C’è solo una via, secondo me : investimenti.
E non consumi.
I quali devono arrivare per conseguenza.
E soprattutto devono essere strutturali. Definitivi.
Ma per far investimenti servono i soldi.
E si ritorna a quanto già scritto finora nei post precedenti.
Io non vorrei più questa Italia che svende qualsiasi cosa.
Ho sentito dell’intenzione di una nuova ondata di privatizzazioni in vista. Si parla delle municipalizzate. Siamo quindi nell’area delle partecipazioni dello Stato, che sono troppe. Ma io credo che sia sbagliato. Le municipalizzate sono preposte all’erogazione di servizi irrinunciabili di prima necessità. E in quanto tali, questi servizi devono essere remunerativi per ordine naturale delle cose. Si parla di luce, gas, acqua, rifiuti. Liberarsene perché mal gestite è delittuoso. Si provi ad esempio a pensare al collegamento con la notizia ENI di cui qui sotto: dall’estrazione al fornello o all’impianto industriale. Filiera completa = valore inestimabile. Le partecipazioni da eliminare, delle quasi 8.000 esistenti, sono altre.
Ma in ogni caso, io vorrei un’Italia che compra.
Che compra aziende straniere e ci manda a lavorare persone italiane.
Che compra impianti, macchinari e attrezzature.
Che finanzia direttamente chi deve comprarle, ad esempio a “tassi di sistema” prossimi a 0% e non a tassi bancari.
Che spenda in ricerca e sviluppo.
Che assuma cervelli e scienziati a bizzeffe.
E così via.
Questo che segue nei due link sotto riportati è, secondo me, parte del modello vincente.
Ed è finalmente una buona notizia, proprio per la sua rilevanza quantitativa.
L’ENI fattura 120 miliardi all’anno, e fa un MOL del 20%. 20-25 miliardi circa.
Vale in borsa 70 miliardi di euro
Investe tra i 10 e i 15 miliardi all’anno www.eni.com - investimenti tecnici
E da occupazione a più di 80.000 persone, anche se non tutte italiane. Contando i familiari, vuol dire 250.000 persone “sistemate”.
E senza considerare l’indotto.
E non è mica l’unico esempio di eccellenza italiana.
Perché non dobbiamo riuscirci con tutto lo Stato?
Immaginate infine di fare la proporzione: se Eni fa tutto questo con 10/15 miliardi di investimenti all’anno, cosa potremmo fare investendo un avanzo di Stato di 100 miliardi all’ anno?

Proporzionalità e Progressività
Tornando alla fiscalità.
Ho sentito di recente qualcuno di questi giovanotti politicanti predicare di nuovo una imposizione ad aliquota fissa per tutti. A volte ritornano, le brutte idee.
Si chiama principio della proporzionalità. http://it.wikipedia.org/wiki/Proporzionalità
In contrapposizione a quello per cui chi più guadagna più paga.
Che è sacrosantamente cosa buona e giusta
Ed è sancita dalla nostra costituzione.
Wikipedia-La progressività è una caratteristica dell'ordinamento tributario italiano; l'art. 53 della Costituzione dispone in tal senso: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività".
Il che ci fa già capire che questi giovanotti non sanno davvero niente del paese che dovrebbero governare.
Oppure che nelle loro idee di riforme istituzionali ci sia anche l’articolo 53 della Costituzione.
Ma è più probabile che siano indotti in errore da una forma di pensiero deviato. L’imposta proporzionale al 20% infatti esiste già : ma è l’IVA. Solo un po’ di confusione tra consumi, redditi e chissà cos’altro, quindi.
O forse facevano confusione con le modalità di sistema elettorale. Mi pare plausibile, vista la naturale predisposizione della classe politica italiana a passare il tempo per lo più a fare elezioni, accordi, e simili.
Forse hanno loro insegnato a pensar ad elezioni proporzionali e adesso ogni volta che aprono la bocca, neanche fossero pappagalli, esce solo “prroporzionale”.
Come il cadenzato, feroce, “cambio dollari” del Baarìa di Tornatore.
Elezione : “prroporzionale”
Tassazione : “prroporzionale”
……zione : “prroporzionale”.

La Progressività aggiustata
Persone fisiche
Io invece penso che si debba cercare di alleggerire la pressione, ma sui più deboli. Questo si.
E soprattutto in periodi che continuo a ripetere essere drammatici, credo sia giusto che i ricchi paghino di più.
Perché i ricchi o benestanti in Italia ci sono. E ce ne sono a frotte. Non serve l’Istat per capirlo. A fronte di 10 milioni di poveri, Milano è già mezza vuota.
Per questo ipotizzavo nel nostro “piano strategico” 5 miliardi in più di entrate, ma da progressività.
I ricchi se ne andranno dall’Italia ?
Se si sentiranno davvero, una buona volta, ben governati non credo.
D’altronde se fino ad ora, per 50 anni e più, sono rimasti vuol dire che all’Italia ci credono.
Una idea che ho io è che si debba comunque provare ad adattare un po’ il sistema degli scaglioni e relative aliquote, ma non è cosa semplice.
Naturalmente per fare qualsiasi cosa bisogna prima guardare la distribuzione delle entrate per tipologia e fascia di contribuenti.
Si riporta anche una tabella ricapitolante gli scaglioni tratta dal link seguente.

Reddito imponibile
Aliquota
Irpef (lorda)
• fino a 15.000 euro:
23%
23% del reddito
• da 15.001 a 28.000 euro:
27%
3.450 + 27% sulla parte oltre i 15.000 euro
• da 28.001 a 55.000 euro:
38%
6.960 + 38% sulla parte oltre i 28.000 euro
• da 55.001 a 75.000 euro:
41%
17.220 + 41% sulla parte oltre i 55.000 euro
• oltre 75.000 euro:
43%
25.420 + 43% sulla parte oltre i 75.000 euro

Situazione attuale Irpef dipendenti
Anticipo le conclusioni.
E’ difficile trovare soluzioni.
Come sempre.
Per cui in primo luogo, diffidate da chi ve le propone a portata di mano.
Son per lo più venditori di fumo.
Nella tabella seguente sono riassunti i dati utili.

La parte più debole della popolazione, ovviamente è quella che paga l’IRPEF su scaglioni di reddito fino a 15.000 euro, sui quali 15.000 euro si pagano 3.181 euro (Col. V – linea rossa). Sono un bel 265 euro al mese pagati, per la fascia 15.000 euro. Per le fasce più basse si guardi sempre la Colonna V.
Ma comunque parliamo di 7,8 milioni di persone (Col. D1 – linea rossa).
Se qualcuno dovesse avere paura che l’Italia diventi un paese povero, gli direi di svegliarsi: siamo già un paese pieno di poveri.
I 7,8 milioni sono solo quelli che pagano l’Irpef da dipendenti. Non contano i disoccupati, i pensionati e gli indigenti vari.
Il totale imponibile Irpef, che come noto è componente fondamentale del nostro sistema fiscale, è pari a 427 miliardi di euro (Col. E) , ed è pari a circa 1/4 del PIL. Riguarda  20 milioni di contribuenti (Col. D).
Si tenga presente che i dati di cui in seguito non tengono conto di detrazioni e varie altre istanze. Ci riferiamo solo all’ossatura del sistema di scaglioni. Serve come base per fare dei confronti sulle ipotesi seguenti.
Il totale Irpef teorico è di 117 miliardi (Col. Z). 27,4% dei 427 miliardi di imponibile.
Ad ogni modo si vede ad occhio quali sono le fasce di maggior contribuzione: nella Col. Z si notino i dati “più lunghi”.
Se ci riportiamo alla colonna con il numero di contribuenti progressivo (Col. D1) si vede che 16 dei 20 milioni di persone guadagnano meno di 30.000 euro e sono quelli che pagano il 49,7 % dell’Irpef totale.
Se aggiungiamo quelli fino a redditi di 55.000 euro arriviamo a 19,3 milioni di persone, che pagano il 77% dell’Irpef totale.
A 55.000 euro, si pagano quasi 17.000 euro di Irpef. Il 31%.
Ovviamente in tutto questo discorso mancano i contributi previdenziali.
Storia nota, ma secondo me fa sempre bene ricordarselo e vederlo nel quadro di insieme.

Ipotesi variazione aliquote Irpef dipendenti
Come dicevo, trovare una soluzione è difficile.
Ricordo che ipotizzavo maggiori entrate da progressività per 5 miliardi di euro.
Sulle persone fisiche non sono riuscito ad immaginare nulla in tal senso.
Anzi. Il risultato della mia simulazione è di 5 miliardi in meno di Irpef. E non risolve i problemi di potere di acquisto.
Bene, vuol dire che bisogna sempre verificare e toccare con mano le proprie asserzioni.
Bisogna fare i conti, voglio dire. E vale anche per me.
Forse sulle persone giuridiche si troverà qualche margine. Si rinvia a quanto di seguito.
In ogni caso ho provato a fare l’esercizio di ridistribuire e rivedere le aliquote come in tabella seguente. Le nuove aliquote sono quelle con intestazioni colorate . Colonne. G,H,I,L,M

Come detto, ho cercato di mantenere comunque l’importo totale di entrate prossimo ai 117 miliardi di cui sopra.
Ma così facendo il margine di manovra diventa minimo. E comunque non ci sono riuscito : arriviamo a 112 miliardi.
Ciò, è principalmente dovuto a quanto detto prima sulla distribuzione dei redditi per  fasce di reddito.
Se 19 milioni di italiani mi danno il 77% di Irpef è chiaro che se taglio le aliquote su quel 77% l’effetto sarà devastante.
Salta subito all’occhio che non c’è nulla di risolutivamente determinante. Ridurre le aliquote del primo scaglione dal 23 al 20%  comporta Irpef per 2.800 euro invece di 3.200 euro per lo scaglione a 15.000 euro. Sono 35 euro al mese.
Non oso nemmeno pensare “meglio che niente”. Anche se è vero che se si riuscisse a trovare qualche altro margine e si iniziasse a sommare +35 +80 + x + y forse sarebbe diverso.
Ad esempio una possibile iniziativa potrebbe essere quella di “spostare” gli scaglioni, che è prassi già adottata in passato.
Va comunque anche notato che le aliquote dei 2 scaglioni più elevati, sopra i 75.000 euro di reddito, sono state portate al 55%.
Ora, io approvo ogni forma di redistribuzione di ricchezza.
Certo però che il 55% è tantissimo, e io fatico a immaginare sia quelli ipotizzati che ulteriori rialzi per questi 750.000 “ricchi”.
In conclusione, mi sento di dire che non ho trovato nessuna buona soluzione.
Ma almeno adesso ho più conoscenza. Se facessero tutti così sarebbe meglio. O no?

Irpef dipendenti ipotesi flat 20%
Di questa ipotesi ho già accennato prima.
Il dato “interessante” è che costerebbe più di 30 miliardi di euro.
Il totale Irpef passa da 117 miliardi della prima analisi a 85 di questa (20% su 427 miliardi di imponibile).
Ne beneficerebbe la parte di contribuenti sopra i 55.000 euro di imponibile, per i quali (quelli dell’ultima fascia, non tutti) si pagherebbero circa 11.000  euro invece dei 17.000 attuali.
Il beneficio riguarderebbe 750.000 contribuenti circa. Quelli più “ricchi”. Effetto opposto a quello che ricerca e determina la progressività.
Per gli altri (quelli che oggi pagano il 23%) sarebbe intangibile.
Valgono infatti le stesse osservazioni fatte in precedenza e qui riportate.. Salta subito all’occhio che non c’è nulla di risolutivamente determinante. Ridurre le aliquote del primo scaglione dal 23 al 20%  comporta Irpef per 2.800 euro invece di 3.200 per lo scaglione a 15.000 euro. Sono 35 euro al mese.
Pensare quindi di rilanciare i consumi in questo modo per me è impossibile. Mentre sarebbe una certezza il disastro statale.
La si può vedere anche in un altro modo: se taglio veramente di 30 miliardi di Irpef quanti di questi 30 miliardi saranno poi spesi ? E quante tasse in più mi porteranno ? Questo è il calcolo che si dovrebbe fare.
E’ molto verosimile però, che non avvengano travasi totali.
In ogni caso, data la sua natura pro-ricchi, sarebbe ulteriore fattore di divergenze sociali.


Società
Mi sono sempre chiesto perché le società non paghino in maniera progressiva.
Qui di seguito si riportano le aliquote fisse (proporzionali) storiche dell’Ires, che dal 2008 è al 27,5%.
Non sono sicuro, ma vista la tragedia industriale italiana, mi pare di potere dire che il taglio dal 37%, o anche solo dal 33% al 27,5%, non sia servito a niente.
Periodo d'imposta
2014    27,5% IRES
2008    27,5%  IRES
2007    33%     IRES
2006    33%     IRES
2005    33%     IRES
2004    33%     IRES
2003    34%     IRPEG
2002    36%     IRPEG
2001    36%     IRPEG
2000    37%     IRPEG

Mentre penso che se si strutturasse l’imposta facendo pagare il 10/15 % ad esempio fino a 100.000 euro di utile, e poi a crescere per redditi più alti, si farebbe una cosa utile per il nostro tessuto di piccole medie imprese.
Anche in questo caso bisogna prima conoscere bene la distribuzione delle entrate.
E qui si incontra un problema. L’open data già indicato per l’IRPEF non è cliccabile per le società di capitali.
Analisi dei dati ires - anno d’imposta 2012.  Società di capitali: in allestimento (pubblicazione prevista per il 15 gennaio 2015)
Sono disponibili i dati degli enti non commerciali, definiti come ‘enti pubblici e privati diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato, che non hanno per oggetto esclusivo e principale l’esercizio di attività commerciali’. L’aspetto peculiare di tali soggetti è che, pur essendo assoggettati all’IRES, determinano i singoli redditi in base alle norme esistenti per le persone fisiche; infatti il reddito complessivo è costituito da redditi fondiari, di capitale, di impresa e diversi, prodotti per il periodo d’imposta.
Io questo lo trovo incredibile.
Dopo 2 anni ancora non abbiamo le analisi per la gran parte dei circa 40 miliardi di Ires.
Abbiamo solo un campione di circa 100.000 enti, non rappresentativo del totale, corrispondente a 580 milioni di euro di imposta.
In ogni caso nelle ultime 4 colonne della tabella precedente, si è comunque tentato di fare un’ipotesi di progressività.
Gli importi di differenza di tassazione però non possono essere realmente utilizzati, perché come si osserva nella colonna “% media”, il 27,5% teorico non risulta mai. Intendo dire che al massimo si paga il 20% e non il 27,5%.
Ciò è probabilmente dovuto alla non rappresentatività del campione.
L’unica conclusione che si può trarre con certezza, però, è che una ridistribuzione progressiva dell’imposizione si potrebbe in teoria fare.
Ma senza dati reali non la si può “indovinare”.

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