2023 06 25 – Il teatro dell’estinzione
Chissà,
chissà.
Domani.
I
russi, i russi.
Gli
americani.
Così
risuona il sottinteso profetico di Futura.
E
ascoltatevela un po’ di poesia d’attualità.
Così
vi armate.
Per
leggere un po’ di dichiarazioni, titoli e constatazioni degli ultimi due
giorni.
In ordine rispecchio di confusione.
E aggiornamento cronologico inverso.
Tutte
col bollino Ansia, largo circa.
La
Wagner si ferma a 200 km da Mosca.
Lukashenko:
ho mediato io con Prigozhin.
Prigozhin,
quartier generale a Rostov preso senza sparare.
Putin
alla Russia: chi ha tradito sarà punito.
Il
fallimento dello Zar: rischi di escalation nella guerra.
Mosca
si blinda: il sindaco dice state a casa.
Zelensky, subdelira e dice che è solo l'inizio, e l'Ucraina attacca a est.
Il
Cremlino non perseguirà le milizie ribelli e il loro leader andrà in
Bielorussia.
La
presa di Rostov mentre Kiev dichiara prese posizioni nel Donbass occupate dai
russi dal 2014.
Chi
è Yevgeny Prigozhin, lo chef di Putin che ora sfida lo zar.
E
la brigata Wagner, che fa tanto
valchiria da Apocalypse now.
Le
cronache pietroburghesi raccontano che tutto è cominciato da un chioschetto di
hot dog, Yevgeny Prigozhin non aveva neanche 30 anni ed era appena uscito di
galera.
Un
altro parvenu geopolitico fatto signore della guerra.
Fino
al notizione che Putin dichiara alla nazione che non si ripeteranno gli eventi
del 1917.
Parla,
credo in particolare, di quelli culminati nella rivoluzione che fu parte del
lungo e complesso processo della Rivoluzione russa.
Il
24 ottobre i bolscevichi cominciarono ad occupare i punti nevralgici della
capitale, senza incontrare quasi resistenza. Il passaggio della città nelle
mani degli insorti fu quindi abbastanza pacifico, ed avvenne senza che la
cittadinanza, e nemmeno gli zar e il governo, se ne rendessero conto.
Ma
oggi mi sa che Putin è molto più vigile.
E
dichiara il tradimento mercenario.
Il
che mi sembra un paradosso.
Se son mercenario è perché mercifico.
Allora
mi sono fatto una domanda.
Oltre a quella madre.
Di quanto fosse tutto un teatro, un film da cinema.
In
tutto questo quanto c’entrano gli americani.
E
gli inglesi.
Adesso
mi è più chiaro a cosa potesse servire la Brexit.
Mentre
l’Europa tituba in ogni decisione o sanzione, e meno male soprattutto se si
parla di elargire bombe, i britannici possono giocare a fare il braccio armato degli
americani.
I
quali potrebbero benissimo avere immaginato che la Russia è solo un po’ più
grande del Nicaragua.
Ma
in fondo basta pagare.
Quelli
sono mercenari.
E
gli americani, del “compro pretendo” sono campioni.
C’è
solo una concorrenza importante di cui tenere conto.
Nel
1917 non c’erano le testate nucleari.
Che
oggi sono sparse un po’ ovunque.
E che Putin assicura implicito, e forse ottimistico, essere sotto controllo.
Fino
a che si tratta del suo.
E
se invece no, in fondo chi se ne frega.
Una
botta di fungo e via.
E
ripartiamo scarafaggi.
In
questo dramma di teatrino dell’estinzione.
Dove
tutto concorre per il bene, certo.
Salvo
errori ed incidenti.
Kalimmudda
ipsum dixit.
Futura. Di nuovo a
ridondanza poetica che fa bene.
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