2023 12 27 – La casa è felice
E
io che ho sempre mal sopportato le case.
Estremi
simboli di consumanesima borghesità.
Così
me le hanno insegnate.
A
chi ce l’ha più grossa.
Mentre
invece nascono tane.
E
servono da nidi.
Da
cui spiccare il volo.
Nascondigli.
Contro
le onde del logorìo della vita.
Ma
che pirla.
Così
vado per citazioni di alta poesia.
Non
scimmiottiamo il perfetto.
Di
nuovo cambiano le cose.
Cambio
posto e chiedo scusa.
Cambio
umore, numero e quartiere.
Fintanto
che nessuno è come me.
Ed
invece eccola qua.
A
sorpresa.
La
casina di gioia.
Mi
ci trovo per caso.
O
per costruzione di un amore.
Un
giorno avrà più di cento bambini.
E
certamente due porte.
Una
in faccia al sole.
E
l'altra che ci pioverà sempre forte.
E’
una casina di gioia perché è proprio costruita di gioia.
Di
lavoro, di tempo, di fatica, e di miriadi di piccoli gesti d’amore.
Da
molto prima che ci arrivassi io.
Io
l’ho solo riconosciuta nido.
Per
reimparare a volare.
Non
più tana di paure.
Sta
in una corte di palazzi tremanti di vita fremente.
A
volte così tanto che da immobile diventa mobile.
Ma
non bisogna dirlo alla padrona, se no se la sogna smossa di notte in un altro
quartiere.
La
corte sta in un quartiere brulicante di vita.
E’
un barrio metropolitano.
Io
non ci sono più abituato.
Ma
è quello che avrei sempre voluto.
Almeno
prima di dovere essere ufficialmente intossicato di lentezza.
Ieri
ho visto e non letto un cartello tradotto in ben più di dieci lingue.
Melting
pot.
Roba
che adoravo da giovane.
Prima
che mi richiudessero nelle trincee della mia mente.
Realizzo
così che io vivo e dormo in una casa di quartiere dormitorio.
Gente
che esce la mattina da brava.
E
torna la sera, nell’orgoglio del suo benessere opulento creduto guadagnato se
non dovuto.
Ma
qua siamo nella limitrofica cerchia della stazione centrale.
Che
assorbe e rilascia sprazzi di vita.
E
la piazza e’ una meraviglia di circo massimo pronto per la battaglia navale di antiche
galere romane.
Insomma
alla fine quelle certe decine di metri quadri di vicinanza al cielo stanno qua.
Ben
più leggera della mia mausoleica casa di
radice
Che
dire.
Grazie
all’accoglienza di una famiglia intera di pace, a partire dal nome di giudice
che non giudica.
Famiglia
di forza in una casa felice.
Fatta
così.
Costruita
di quotidiana faticata felicità.
La
casa di Daniela.
Kalimmudda
ipsum dixit
Con
la doppietta che tanto piace al giudice che non giudica.
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