2021 10 06-Vita
Per www.parolebuone.org
Oi
vita, oi vita mia, no? Non vi va bene?
Allora
vi frego io, anonimo dal codice youtube, e parto dalla solita chiosa musicale: https://www.youtube.com/watch?v=9GVcymr7iGo
Prendo
tempo.
Mi
chiedo cosa è la vita.
E
non mi aiuta nemmeno il vocabolario.
Mi
parla di sistemi complessi.
Di
Dante che cita quel satanasso di Aristotile col suo meta: vivere è l’essere de
li viventi.
Ero
buono anche io.
Bella
eh, perché bella, ma io sono sempre li.
Allora
ti scopro un dialogo simpatico
Pontifica
un tizio: l'etimologia della parola vita è da ricondursi alla radice ariana
giv- ed, in particolare, al sanscrito g'ivathas = vita, dove la g' aspirata è
stata sostituita dalla v nel latino arcaico vivita che, a sua volta, si è
contratta nel latino vita.
Unknown
dice: si sccussa …..ma quindi, la parola sanscrita, che cosa voleva dire?
Tizio
scrive, seccato: come ti ho già riportato nel post, la parola sanscrita
g'ivathas = vita. Anche la radice indoeuropea giv- riconduce all'idea di “stato
di attività della sostanza organizzata”, in altri termini, all'idea di
"forza vitale".
Gli
manca qualche passaggio logico e messa così mi aspetto Hitler, ma
sintetizziamo. Etimologia dal latino: vita, da un arcaico vivita; parallelo al
greco bios e al sanscrito givathas, sostanza organizzata.
Ci
mancava pure la bios, che sembra quella dei pc.
In
realtà qualcuno dice che la vita sia l'unica bolla di resistenza contro il
caos, l'unico sistema capace di mantenere costante il livello di entropia al
proprio interno.
L’unica….:
e dici cazzi.
Ecco
i sistemi complessi.
Ordine.
E
ci voleva tanto.
La
vita è ordine.
Tanto
è vero che noi siamo esseri sociali, il che vuol dire che ci ordiniamo tra di
noi.
Sapete,
come gli storni in stormo, siamo fatti per volare insieme e non sbatterci
addosso, con poche dinamiche di base.
Ancestrali.
Troppo
lontani : attenti ai falchi e quindi si torna in stormo
Troppo
vicini : manca l’aria per dispiegare le
ali e precipito
Torniamo
alle parole buone.
Ordine:
era vita.
Mi
piace la sponda, e quindi la vita non so cosa sia, ma sociali siamo esseri
sociali.
E
lo saremo sempre più mano a mano che l’evoluzione procederà a renderci
telempatici sociali per ordine naturale delle cose.
Quando
fui folgorato di manìa parlavo in continuazione di civiltà dell’intelletto.
Avevo
toccato la mente universale, di cui noi fossimo parziale rete neurale.
Ovvero
parlavo di una coscienza collettiva slatentizzata e pervasa tra tutti che
avrebbe infine reso il mondo perfetto nel suo essere profuso di conoscenza e
pensiero per tutti, appunto. Sociale, no?
La
storia del cervello di specie usato in minima percentuale sarebbe giunta alla
fine.
Ci
saremmo trovati con 10 miliardi di cervelli in interconnessione telempatica,
con una conoscenza globale cosciente e asimbolica pervasa.
E
insieme con questi, la telempatìa propria della natura umana che è
fondamentalmente, dalle fondamenta, sociale, ovvero buona.
L’amore
di cui è capace il nostro cuore, quale forza da studiare in fisica.
Più
sociale di così!
Restava
il problema dell’inconscio, collettivo e no, che poteva remare contro, ad
esempio alimentando falsi bisogni come un compagno di rete.
Ma
presto sarebbe evoluto dalla sua latenza e sarebbe divenuto cosciente,
smettendo di rompere i cugghiuni.
Nel
collettivo non c’era più subconscio, elaborato nel costante iperveloce continuo
interscambio tra tutti di pensieri, parole opere e missioni.
Slatentizzato
di massa, allora tutti sapranno valutare anche le emozioni con la ragione pura.
Nel
frattempo non basta essere in rete, ci vogliono gli strumenti per giudicare,
vero.
Io
sono un fautore del distanziamento, ma è sicuramente colpa del mio vissuto, il
che mi porta a giudicare, come tutti, ma io lo faccio a distanza.
Anche
se mi rendo conto che il barista di vita mi da uno scambio vibrale diverso dal
solubile a casa.
Quindi
il lock down mi ha fatto piacere. E non mi ha creato bisogno di contatto di stormo.
Ma
non è sociale, evidentemente.
E
a malincuore devo dire che non è umano e quindi non è vita
E
capisco che non diventa facile evitare i falchi della rete.
Uno
storno solitario può sempre essere preda del gheppio di turno, di qualsivoglia
natura.
Quindi
la mia vita scorre così, ma non è un modello da seguire.
E
la sera per fortuna quando cerco di dormire non provo ne ira ne malignità.
Solo
un po’ di dignità e parecchia singolarità.
E
una antecchia di curiosità, per la vita di ogni domani.
Anche
se piena di virtualità.
Che
in effetti pretende notorietà, subconscio tranello di socialità.
Kalimmudda ipsum dixit
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