2021 10 01 - Il meme del salto evolutivo
C’è
un aspetto collettivo in tutta questa vicenda del virus.
Ma
va’?
Forse
non è quello che sembra.
Forse
è un aspetto positivo.
Collettivo
e positivo.
E
pure evolutivo.
Il
ricambio generazionale ideativo.
A
furia di parlare di cronaca o metacronaca non lo ho tenuto in debita rilevanza.
Quando
fui folgorato di manìa parlavo in continuazione di civiltà dell’intelletto.
Avevo
toccato la mente universale, di cui noi fossimo parziale rete neurale.
Ovvero
parlavo di una coscienza collettiva slatentizzata e pervasa tra tutti che
avrebbe infine reso il mondo perfetto nel suo essere profuso di conoscenza e
pensiero per tutti, appunto.
Avrebbe
regnato incontrastato il principio del pensiero marginale.
Chiunque
avesse avuto una idea positiva la avrebbe condivisa, senza nemmeno volerlo.
E
tutti la avrebbero adottata semplicemente perché ragionevolmente positiva.
La
stessa sarebbe poi stata vagliata nella pratica e infine rigettata o incorporata
nel conscio collettivo.
Immaginate
le reiterazioni diffuse alla velocità della luce.
Le
storia del cervello di specie usato in minima percentuale sarebbe giunta alla
fine.
Ci
saremmo trovati con 10 miliardi di cervelli in interconnessione telempatica, con
una conoscenza globale cosciente e asimbolica pervasa.
Cane
essere cane sempre e ovunque.
E
basta.
Con
un po’ di altri principi di fondo, tutto essere tutto.
E
insieme con questi la telempatìa propria della natura umana che è
fondamentalmente, dalle fondamenta, sociale, ovvero buona.
L’amore.
Restava
il problema dell’inconscio, collettivo e no, che poteva remare contro.
Ma
presto sarebbe evoluto dalla sua latenza e sarebbe divenuto cosciente,
smettendo di rompere i cugghiuni.
Nel
collettivo non c’era più subconscio, elaborato nel costante iperveloce continuo
interscambio di pensieri, parole opere e missioni.
Slatentizzato
di massa.
Non
ci sarebbe potuta essere nemmeno appropriazione di conoscenza, proprio per la
condivisione alla velocità della luce.
Il
che comportava il dominio della ragione pura.
La
civiltà dell’intelletto, appunto.
In
pratica l’esempio prototipale era il giovane web, che non è un traguardo ma
solo un test, che proprio perché concepito dimostrava la esistenza e natura della
ragione pura stessa, come in uno specchio riflesso.
Al
tempo stesso l’evoluzione non è lineare, ma è un processo a salti, il che mi
faceva chiedere quando sarebbero avvenuti i salti per arrivare ad un utilizzo percentuale
del cervello che supportasse la telempatìa.
Quando
è arrivato il Covid la mia prima reazione è stata: ecco è arrivata la punizione
divina.
Subconscio
malandrino proiettivo ancora latente potente.
Subito
dopo infatti, mi sono detto, guardandomi intorno, che era una occasione unica
per imparare dai nostri errori, non solo materiali ma soprattutto ideativi,
desubconsciandoli in una sorta di analisi di massa da risveglio della ragione.
Un
esame di coscienza di massa.
Per
avviare una revoluzione, la cui mia personale versione era la Refaso, revoluzione
delle farfalle di sopramezzo, ma ognuno avrebbe dovuto farsi la sua, in
coscienza.
Che
poi avrebbero potuto e dovuto coincidere.
La
mia era una visione comportamentale economica e sociale, quindi subordinata rispetto
a questioni di massimi sistemi della mente.
Nell’intelletto
della mente, infatti, servono filosofi, sociologi, psicologi, artisti, genti in
senso lato, non finanzieri ed economi, pensavo.
Ma
in fondo quello che chiede l’intelletto collettivo poi sono questioni pratiche,
ambiente, lavoro, società, redditi, evoluzione, tutta roba figlia
dell’economia.
Aveva
senso anche la Refaso, dunque, era una di quelle idee innestabili, e magari
marginale, e riconoscibile in quanto tale.
Oggi
dunque siamo verso il tutti “vaccinati e mangiati”.
Pronti
al viaggio.
E
dico tutti, nella convinzione che ci sia già abbastanza intelletto in
profusione per evitare la rivoluzione.
Tutti
mica solo qui nel nostro west, dove vaccinando si e vaccinando no, il terreno è
pronto.
A
parte qualche subconscio libertario che crede di dovere essere libero senza
chiedersi quanto mai lo fosse prima.
Ma
sono questioni di psicologia di individuo o di massa, che non mi pertinengono.
Impertinenti.
Bisogna
essere determinati, e non lasciarci trascinare dalla paura del mancato negativo.
Aprire
la mente ai segnali e messaggi del positivo, inteso contagiante se non contagio.
Profeta
positivo.
Se
ci ricordiamo che siamo tutti profeti del nostro quadrante di universo e di vita,
allora la rete è sufficiente e non serve ancora e subito la telempatia.
Basta
farle girare, le pensative.
Per
ora.
Peccato
però, me la sarei vista volentieri la telempatia, sempre se non lo ho già fatto
o sto facendo.
Forse
dunque è davvero già l’era del Brucomente.
Probabilmente
dipende da come alimentiamo il conscio collettivo, oltre che di buone
intenzioni piene di inconscio coi suoi sub e retro, ormai retrò.
Se
poi considerate che i vaccini ci hanno dentro pezzi di genetica, e non sappiamo
come si assemblerà la sua complessità in futuro, tra caos e ordine un disegno emergerà.
Lo
fa sempre.
Magari
esiste già un disegno perchè sia ora un salto evolutivo collettivo positivo.
Se
siamo fortunati si risvegliano le cellule immaginative.
E
nel ricambio generazionale crescono farfalle.
Così
ieri le nuove generazioni manifestavano per il clima.
Non
per il passi verde.
Un
conscio collettivo generazionato e dalle idee chiare.
Multi
tutto.
Coi
suoi memi “green & social”.
Tipo
così, grazie alla doppietta Ap in ricambio mutazionale: Toi Pa
.
Giovani
incomprensibili in bielorusso mutanti dal bosco dei Bielski
.
Se
non è un salto generazionale sinaptico questa qua…
[09:17, 2/10/2021] Alice Paganessi: https://youtu.be/aRbTWc5RxKg
RispondiElimina[09:18, 2/10/2021] Alice Paganessi: <“Essaiere” è un canto tradizionale yoruba nigeriano che è stato insegnato ad Anselmo durante un laboratorio di body percussion. È un canto che parla di speranza, la traduzione inglese dice: “Make the world good, the next generation is coming”. Ma il fatto che le persone ne comprendano il testo non è il punto centrale della ragione per la quale abbiamo deciso di prenderci la responsabilità di proporlo. Crediamo racchiuda un significato più profondo e ancestrale che non ha bisogno di parole per essere comunicato >
[09:18, 2/10/2021] Alice Paganessi: MAKE THE WORLD GOOD,
THE NEXT GENERATION IS COMING