In epoca di
indispensabile new deal, con relativa necessità di reinventare il mondo in cui
viviamo, anche il Santo Padre Papa Francesco promuove the Economy of Francesco, evento
internazionale di novembre 2020.
L’evento
incentrato ad Assisi si terrà online a causa della pandemìa in corso.
Economy of Francesco è un movimento di
giovani con volti, personalità, idee che si muove e vive in tutto il mondo per
una economia più giusta, inclusiva e sostenibile e per dare un’anima
all’economia di domani.
Il mondo ha bisogno della creatività e
dell’amore dei partecipanti che come artigiani di futuro stanno tessendo
l’Economia di Francesco, fra il già e il non ancora.
L’idea che qui
di seguito si propone, nel suo principio di fondo, e’ semplicissima. Un sito
internet. Una sorta di Facebook, ma dei cari estinti, in cui pregare,
ricordare, immaginare e condividere coloro la cui anima ha lasciato il corpo
terreno, ma continua a vivere con noi. E così anche in digitale. Un nome
alternativo ad Animemundi, forse troppo altisonante seppur ben calzante, potrebbe
essere Souldoor, “il social medium”, quanto mai evocativo.
Ma il progetto
ha una peculiarità fondamentale, e cioe’ di essere una entità decisamente
ispirata dalle dinamiche del profit, ma con la finalità ultima di redistribuire
tale profit ai bisognosi.
Il tutto con alcune
modalità operative mutuate dalle moderne aziende profit, proprio a fini di
riconversione. In sintesi, nulla di nuovo, se non l’assemblaggio di tante parti
già esistenti ma con una finalità rimodernata.
Tralasciando
discussioni varie, in pochi punti, si delineano le principali caratteristiche di
base del progetto. Ogni aspetto andrà naturalmente approfondito, ma l’intento
attuale e’ dare un quadro generale
perfettibile.
Obiettivi.
Rinnovamento della cultura dei cari estinti
Rinnovamento delle modalità di preghiera
Rinnovamento delle modalità di ricezione di informazioni
sulla fede
Contrasto all’eccesso dei social media
tradizionali
Redistribuzione di reddito globale, nelle
modalità di cui più avanti.
Visitatori.
Obiettivo
parallelo, ma determinante per la sostenibilità da nuova economia, e’ la
creazione di una comunità di fedeli digitalmente virtuosa, ma non virtuale.
Facebook ha raggiunto i 2 miliardi di
visite. Ma parla solo ai vivi.
A regime, in dieci anni, si può ipotizzare 1
miliardo di visite.
Ma fossero anche soltanto 1 milione, sarebbe
un bel risultato.
Contenuti.
Dai
visitatori: ricordi, fotografie, preghiere, condivisioni. Possibili contenuti
istituzionali: letture giornaliere, pubblicazioni, notizie. Riferimenti attività
parrocchiali. Altro da immaginare.
Pubblicità.
La
pubblicità non va demonizzata. Dipende da cosa si pubblicizza. Si ipotizza un
approccio selettivo ad integrazione dei ricavi. Sono ipotizzabili pubblicità a
prodotti editoriali, istituzionali,delle missioni, nazionali e estere, o anche altre
esterne. La pubblicità diretta, comunque, non e’ la fonte principale di entrate.
Dati personali.
Interruzione
dell’attuale ciclo in cui si concede implicitamente l’uso dei dati e gli
operatori ci guadagnano. In Animemundi si può decidere di vendere direttamente i
propri dati personali, ad esempio al 75% del loro valore totale, lasciando il
25% ad Animemundi, la quale si occuperà di negoziare tali dati al miglior offerente
etico.
Vendita traffico.
Analogamente,
interruzione dell’attuale ciclo in cui gli operatori si vendono traffico
reciprocamente. Animemundi può decidere di vendere direttamente il proprio
traffico negoziando con il miglior offerente di cui valutare l’affidabilità
anche etica.
Donazioni.
Nel
mantenimento della tradizione, sono bene accette donazioni, ma anche in moderne
modalità informatiche (carte di credito, paypal, altre) e potranno essere
donazioni generiche o focalizzate su progetti di cui più avanti.
Reimpieghi.
Il
ricavato di tutte le forme di entrate di cui sopra sarà reimpiegato
completamente per finalità di utilità collettive sociali.
Il
reimpiego avverrà principalmente in :
1.
microequity, ovvero microcredito ma senza
interessi, ove possibile garantito da beni strumentali finanziati e concessi
inizialmente in comodato. Anche per importi piccoli, così come immaginata e’
una soluzione immediata e altamente efficace al problema della redistribuzione
dei redditi.
2.
Adozioni a distanza e/o di prossimità
(nazionali, per intendersi), che sono pure opere di carità
3. Altro
da immaginare.
Revospesa.
In
merito alle forme di reimpiego, e con riguardo anche al punto “Contenuti”, si
promuoverà anche un nuovo modello di spesa che si immagina dettagliato in un
sito www.revospesa.it. Il
concetto di fondo e’ convertire la spesa in consumi superflui in “consumi
sociali”, tra cui quelli definiti “reimpieghi” anche tramite convenzioni con
società e catene distributive, reindirizzando, tramite la “piattaforma” di cui
più avanti, a nuovi panieri di beni. Sintetizzando : invece del 3x2 saponette
profumate, si passerà al 2x2 + 10 euro di donazioni come sopra definite e poi
reimpiegate.
Quindi
anche frazionariamente.
Il
modello deve diventare culturalmente viralmente “trendy”.
Territorialità.
La
gestione e organizzazione dell’impiego e della raccolta fondi sarà
territoriale, basato sulle reti di strutture già esistenti, parrocchie o missioni.
L’attività on line infatti può essere www, ma il reimpiego no, e richiede
strutture di appoggio.
Educazione.
Per
il microequity sarà predisposta una struttura, o almeno una figura di
riferimento a livello parrocchiale o di missione, come già avviene in vari casi,
che valuti cosa finanziare e dia supporto su cosa fare. E’ importante educare
alla economicità e non al fondo perduto della pur benemerita pura carità.
Piattaforma.
Sarà
disponibile on line la situazione di tutti gli incassi, di tutti i progetti
finanziati e del relativo stato di avanzamento e di tutti i progetti
finanziabili, anche frazionariamente.
La
logica infatti sarà quella del social lending e del crowd funding.
La
piattaforma dovrà rispettare i canoni del progetto ed indicare con trasparenza
dati e informazioni necessari e ancora da definire.
Il principio deve essere quello della
tracciabilità e trasparenza costanti.
Sintesi.
In
quattro punti, possiamo dire che il progetto si fonda sul concetto, una volta
concepito anche come mercato, di :
1. Comunità
nell’ambito della quale risponde a esigenze
di:
2.
Rinnovamento
3.
Redistribuzione
4.
Circolarità
E
questo e’ new deal, già necessario da decenni, ben oltre la sua versione
opportuna “digital “ e quella pur indispensabile “green”, e oggi imposto da
quel “Virusimperiale”, che a me sembra
tanto se non una punizione almeno una lezione divina, o forse divina lezione,
di cui un giorno saremo grati.
Un
piccolo avvertimento che ci dimostra la fragilità del mondo che crediamo ci sia
dovuto così come lo abbiamo creato. E ci da l’occasione di cambiare.
“La
vita e’ gentile” mi ha insegnato qualcuno. Non smette mai di insegnarci. Con
tanta amorevole dolcezza, anche se come a tutti i bambini, può sembrare
durezza.
Forse
non e’ la citazione più ecclesiastica possibile, ma molto efficace, che cantava
Freddie Mercury, con la sua divina voce da cherubino, eppure gran peccatore.
Is this the world we created, we made it on our own. Is this the
world we devasted, right to the bone. If there’s a God up in the sky looking
down, what can He think of what we’ve done to the world that He created.
E
torniamo alla vile pecunia. Facebook, con 2 miliardi di visitatori produce 20
miliardi di euro all’anno di utili. E da impiego a 50.000 persone. Averne anche
una decima parte (2 miliardi di utili), risolverebbe una quantità di problemi
personali inimmaginabile.
Il
microequity per definizione finanzia le attività di piccolo taglio. Se
ipotizziamo una media di 10.000 euro a progetto, che e’ altissima per i paesi
in via di sviluppo, ma non disprezzabile nemmeno qua da noi, si finanzierebbero
200.000 progetti ogni anno. Ciò vuol dire coinvolgere e aiutare 1 milione di famiglie
ogni anno.
Se
poi si pensa a Revospesa, vale il solito principio per cui se tutti, o almeno
500 milioni, di benestanti del pianeta spendessero 10 euro al giorno in più in
cose socialmente utili. e in meno in superfluità, almeno buona parte del
problema della fame nel mondo sarebbe risolto. E ciò senza danneggiare i
consumi totali. Ah, il totale fa 1,8 miliardi all’anno.
Forse
finora nessuno li ha invogliati.
Forse
fino ad oggi e’ mancata la piattaforma adeguata.
Per concludere
la chiosa.
Animemundi e’ economia
delle anime al servizio delle vite.
Claudio
Aroldi Antonio
Moro
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