domenica 1 novembre 2020

2020 10 31 - www.animemundi.org - New deal

www.animemundi.org

In epoca di indispensabile new deal, con relativa necessità di reinventare il mondo in cui viviamo, anche il Santo Padre Papa Francesco promuove the Economy of Francesco, evento internazionale di novembre 2020.

L’evento incentrato ad Assisi si terrà online a causa della pandemìa in corso.

Economy of Francesco è un movimento di giovani con volti, personalità, idee che si muove e vive in tutto il mondo per una economia più giusta, inclusiva e sostenibile e per dare un’anima all’economia di domani.

Il mondo ha bisogno della creatività e dell’amore dei partecipanti che come artigiani di futuro stanno tessendo l’Economia di Francesco, fra il già e il non ancora.

L’idea che qui di seguito si propone, nel suo principio di fondo, e’ semplicissima. Un sito internet. Una sorta di Facebook, ma dei cari estinti, in cui pregare, ricordare, immaginare e condividere coloro la cui anima ha lasciato il corpo terreno, ma continua a vivere con noi. E così anche in digitale. Un nome alternativo ad Animemundi, forse troppo altisonante seppur ben calzante, potrebbe essere Souldoor, “il social medium”, quanto mai evocativo.

Ma il progetto ha una peculiarità fondamentale, e cioe’ di essere una entità decisamente ispirata dalle dinamiche del profit, ma con la finalità ultima di redistribuire tale profit ai bisognosi.

Il tutto con alcune modalità operative mutuate dalle moderne aziende profit, proprio a fini di riconversione. In sintesi, nulla di nuovo, se non l’assemblaggio di tante parti già esistenti ma con una finalità rimodernata.

Tralasciando discussioni varie, in pochi punti, si delineano le principali caratteristiche di base del progetto. Ogni aspetto andrà naturalmente approfondito, ma l’intento attuale  e’ dare un quadro generale perfettibile.

 

Obiettivi.

Rinnovamento della cultura dei cari estinti

Rinnovamento delle modalità di preghiera

Rinnovamento delle modalità di ricezione di informazioni sulla fede

Contrasto all’eccesso dei social media tradizionali

Redistribuzione di reddito globale, nelle modalità di cui più avanti.

 

Visitatori.

Obiettivo parallelo, ma determinante per la sostenibilità da nuova economia, e’ la creazione di una comunità di fedeli digitalmente virtuosa, ma non virtuale.

Facebook ha raggiunto i 2 miliardi di visite. Ma parla solo ai vivi.

A regime, in dieci anni, si può ipotizzare 1 miliardo di visite.

Ma fossero anche soltanto 1 milione, sarebbe un bel risultato.

 

Contenuti.

Dai visitatori: ricordi, fotografie, preghiere, condivisioni. Possibili contenuti istituzionali: letture giornaliere, pubblicazioni, notizie. Riferimenti attività parrocchiali. Altro da immaginare.

 

Pubblicità.

La pubblicità non va demonizzata. Dipende da cosa si pubblicizza. Si ipotizza un approccio selettivo ad integrazione dei ricavi. Sono ipotizzabili pubblicità a prodotti editoriali, istituzionali,delle missioni, nazionali e estere, o anche altre esterne. La pubblicità diretta, comunque, non e’ la fonte principale di entrate.

 

Dati personali.

Interruzione dell’attuale ciclo in cui si concede implicitamente l’uso dei dati e gli operatori ci guadagnano. In Animemundi si può decidere di vendere direttamente i propri dati personali, ad esempio al 75% del loro valore totale, lasciando il 25% ad Animemundi, la quale si occuperà di negoziare tali dati al miglior offerente etico.

 

Vendita traffico.

Analogamente, interruzione dell’attuale ciclo in cui gli operatori si vendono traffico reciprocamente. Animemundi può decidere di vendere direttamente il proprio traffico negoziando con il miglior offerente di cui valutare l’affidabilità anche etica.

 

Donazioni.

Nel mantenimento della tradizione, sono bene accette donazioni, ma anche in moderne modalità informatiche (carte di credito, paypal, altre) e potranno essere donazioni generiche o focalizzate su progetti di cui più avanti.

 

Reimpieghi.

Il ricavato di tutte le forme di entrate di cui sopra sarà reimpiegato completamente per finalità di utilità collettive sociali.

Il reimpiego avverrà principalmente in  :

1.      microequity, ovvero microcredito ma senza interessi, ove possibile garantito da beni strumentali finanziati e concessi inizialmente in comodato. Anche per importi piccoli, così come immaginata e’ una soluzione immediata e altamente efficace al problema della redistribuzione dei redditi.

2.      Adozioni a distanza e/o di prossimità (nazionali, per intendersi), che sono pure opere di carità

3.      Altro da immaginare.

 

Revospesa.

In merito alle forme di reimpiego, e con riguardo anche al punto “Contenuti”, si promuoverà anche un nuovo modello di spesa che si immagina dettagliato in un sito www.revospesa.it. Il concetto di fondo e’ convertire la spesa in consumi superflui in “consumi sociali”, tra cui quelli definiti “reimpieghi” anche tramite convenzioni con società e catene distributive, reindirizzando, tramite la “piattaforma” di cui più avanti, a nuovi panieri di beni. Sintetizzando : invece del 3x2 saponette profumate, si passerà al 2x2 + 10 euro di donazioni come sopra definite e poi reimpiegate.

Quindi anche frazionariamente.

Il modello deve diventare culturalmente viralmente “trendy”.

 

Territorialità.

La gestione e organizzazione dell’impiego e della raccolta fondi sarà territoriale, basato sulle reti di strutture già esistenti, parrocchie o missioni. L’attività on line infatti può essere www, ma il reimpiego no, e richiede strutture di appoggio.

 

Educazione.

Per il microequity sarà predisposta una struttura, o almeno una figura di riferimento a livello parrocchiale o di missione, come già avviene in vari casi, che valuti cosa finanziare e dia supporto su cosa fare. E’ importante educare alla economicità e non al fondo perduto della pur benemerita pura carità.

 

Piattaforma.

Sarà disponibile on line la situazione di tutti gli incassi, di tutti i progetti finanziati e del relativo stato di avanzamento e di tutti i progetti finanziabili, anche frazionariamente.

La logica infatti sarà quella del social lending e del crowd funding.

La piattaforma dovrà rispettare i canoni del progetto ed indicare con trasparenza dati e informazioni necessari e ancora da definire.

Il principio deve essere quello della tracciabilità e trasparenza costanti.

 

Sintesi.

In quattro punti, possiamo dire che il progetto si fonda sul concetto, una volta concepito anche come mercato, di :

1.      Comunità

nell’ambito della quale risponde a esigenze di:

2.      Rinnovamento

3.      Redistribuzione

4.      Circolarità

E questo e’ new deal, già necessario da decenni, ben oltre la sua versione opportuna “digital “ e quella pur indispensabile “green”, e oggi imposto da quel “Virusimperiale”,  che a me sembra tanto se non una punizione almeno una lezione divina, o forse divina lezione, di cui un giorno saremo grati.

Un piccolo avvertimento che ci dimostra la fragilità del mondo che crediamo ci sia dovuto così come lo abbiamo creato. E ci da l’occasione di cambiare.

“La vita e’ gentile” mi ha insegnato qualcuno. Non smette mai di insegnarci. Con tanta amorevole dolcezza, anche se come a tutti i bambini, può sembrare durezza.

Forse non e’ la citazione più ecclesiastica possibile, ma molto efficace, che cantava Freddie Mercury, con la sua divina voce da cherubino, eppure gran peccatore.

Is this the world we created, we made it on our own. Is this the world we devasted, right to the bone. If there’s a God up in the sky looking down, what can He think of what we’ve done to the world that He created.

E torniamo alla vile pecunia. Facebook, con 2 miliardi di visitatori produce 20 miliardi di euro all’anno di utili. E da impiego a 50.000 persone. Averne anche una decima parte (2 miliardi di utili), risolverebbe una quantità di problemi personali inimmaginabile.

Il microequity per definizione finanzia le attività di piccolo taglio. Se ipotizziamo una media di 10.000 euro a progetto, che e’ altissima per i paesi in via di sviluppo, ma non disprezzabile nemmeno qua da noi, si finanzierebbero 200.000 progetti ogni anno. Ciò vuol dire coinvolgere e aiutare 1 milione di famiglie ogni anno.

Se poi si pensa a Revospesa, vale il solito principio per cui se tutti, o almeno 500 milioni, di benestanti del pianeta spendessero 10 euro al giorno in più in cose socialmente utili. e in meno in superfluità, almeno buona parte del problema della fame nel mondo sarebbe risolto. E ciò senza danneggiare i consumi totali. Ah, il totale fa 1,8 miliardi all’anno.

Forse finora nessuno li ha invogliati.

Forse fino ad oggi e’ mancata la piattaforma adeguata.

Per concludere la chiosa.

Animemundi e’ economia delle anime al servizio delle vite.


 

 

Claudio Aroldi                                                                                         Antonio Moro

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