2022 03 06 – L’11 da paura
Mi pare.
La gente europea in
pace si mobilita a fare shopping.
Come se niente fosse.
Forse c’è anche qualche
11 che gioca a calcio.
Io almeno ho provato a
portare vestiti caldi, vista la neve in TV, per evitare quella sensazione di
vergognami e pulirmi la coscienza.
Non li hanno voluti,
per ora.
Serve cibo e medicine
Con mio stupore,
ansiolitici.
D’altronde una bomba
non è mai intelligente, anche se “dronata”, ma ti crea ansia di sicuro.
A me la creavano le urla
delle sirene di Kiev, da Milano, figuriamoci una pioggia di bombe chiusi in
metrò.
Quindi razione K di
ansiolitici per tutti
Ma non è questo l’11
di cui volevo parlare.
Si certo l’11 giorni sembra
un eternità, ma cosa è di fronte alla morte creata da una centrale nucleare o
da una guerra mondiale.
Il vero 11 criminato è
un altro, però.
Tutti compatti, o
quasi, i nostri governo e parlamento hanno così stracciato un’ennesima volta
l’inequivocabile articolo 11 della Costituzione
repubblicana
«L’Italia ripudia la
guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
Non per caso inserito
tra i Principi fondamentali della Carta.
E non contenti stessa
fine è riservata al disposto della legge 185/90 che disciplina l’esportazione e
importazione di armamenti.
Nel frattempo, con
sorprendente rapidità e noncuranza sono stati infranti, uno dopo l’altro, i
tabù, le carte costituzionali e i solenni impegni ereditati dopo il grande
mattatoio della seconda guerra mondiale.
Nel dibattito
parlamentare sulla guerra in Ucraina la Costituzione è stata rimossa.
Mai richiamata né
nell’intervento del presidente del Consiglio, né nella risoluzione approvata
con il concorso di maggioranza e opposizione.
In fondo può
comprendersi.
Non è facile coniugare
lo scontro armato con il diritto, e la guerra assieme al suo «ripudio».
Ben presente invece la
Nato, richiamata nel discorso rivolto alle Camere per ben sei volte.
C’è allora da
chiedersi se, in caso di guerra, i principi costituzionali debbano essere
sostituiti con i vincoli internazionali dei grandi arsenali.
Di nuovo senza quasi
opposizione e reazioni critiche, o almeno adeguatamente preoccupate, nei
parlamenti, nei media, nella società.
Dal riarmo della
Germania, alla rinuncia della neutralità della Finlandia, alla incauta e
ripetuta evocazione della Terza guerra mondiale da parte di Biden, alla
minaccia nucleare apertamente agitata da Putin e dal suo ministro degli Esteri.
Tutto ciò peserà sul
futuro, assieme all’inevitabile catena di odi e rancori, che la guerra,
comunque vada a finire, lascerà in eredità.
Perché è questo il
tremendo e immondo potere che ogni guerra ha: di creare i presupposti per la
sua replicazione, a distanza di anni o di secoli.
A meno che non la si
butti davvero, una volta per tutte e per sempre, fuori dalla Storia.
Si vis pacem, jetta bellum
«Patria, si fa chiamare lo Stato ogniqualvolta si accinge a
compiere assassini di massa».
(Friedrich Dürrenmatt)
http://www.vita.it/it/blog/diritti--rovesci/44/
Sergio Segio
https://ilmanifesto.it/
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