domenica 6 marzo 2022

2022 03 06 – L’11 da paura

2022 03 06 – L’11 da paura

E’ sabato, il giorno 11 di guerra.

Mi pare.

La gente europea in pace si mobilita a fare shopping.

Come se niente fosse.

Forse c’è anche qualche 11 che gioca a calcio.

Io almeno ho provato a portare vestiti caldi, vista la neve in TV, per evitare quella sensazione di vergognami e pulirmi la coscienza.

Non li hanno voluti, per ora.

Serve cibo e medicine

Con mio stupore, ansiolitici.

D’altronde una bomba non è mai intelligente, anche se “dronata”, ma ti crea ansia di sicuro.

A me la creavano le urla delle sirene di Kiev, da Milano, figuriamoci una pioggia di bombe chiusi in metrò.

Quindi razione K di ansiolitici per tutti

Ma non è questo l’11 di cui volevo parlare.

Si certo l’11 giorni sembra un eternità, ma cosa è di fronte alla morte creata da una centrale nucleare o da una guerra mondiale.

Il vero 11 criminato è un altro, però.

Tutti compatti, o quasi, i nostri governo e parlamento hanno così stracciato un’ennesima volta l’inequivocabile articolo 11 della Costituzione repubblicana 

«L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».

Non per caso inserito tra i Principi fondamentali della Carta.

E non contenti stessa fine è riservata al disposto della legge 185/90 che disciplina l’esportazione e importazione di armamenti.

Nel frattempo, con sorprendente rapidità e noncuranza sono stati infranti, uno dopo l’altro, i tabù, le carte costituzionali e i solenni impegni ereditati dopo il grande mattatoio della seconda guerra mondiale.

Nel dibattito parlamentare sulla guerra in Ucraina la Costituzione è stata rimossa.

Mai richiamata né nell’intervento del presidente del Consiglio, né nella risoluzione approvata con il concorso di maggioranza e opposizione.

In fondo può comprendersi.

Non è facile coniugare lo scontro armato con il diritto, e la guerra assieme al suo «ripudio».

Ben presente invece la Nato, richiamata nel discorso rivolto alle Camere per ben sei volte.

C’è allora da chiedersi se, in caso di guerra, i principi costituzionali debbano essere sostituiti con i vincoli internazionali dei grandi arsenali.

Di nuovo senza quasi opposizione e reazioni critiche, o almeno adeguatamente preoccupate, nei parlamenti, nei media, nella società.

Dal riarmo della Germania, alla rinuncia della neutralità della Finlandia, alla incauta e ripetuta evocazione della Terza guerra mondiale da parte di Biden, alla minaccia nucleare apertamente agitata da Putin e dal suo ministro degli Esteri.

Tutto ciò peserà sul futuro, assieme all’inevitabile catena di odi e rancori, che la guerra, comunque vada a finire, lascerà in eredità.

Perché è questo il tremendo e immondo potere che ogni guerra ha: di creare i presupposti per la sua replicazione, a distanza di anni o di secoli.

A meno che non la si butti davvero, una volta per tutte e per sempre, fuori dalla Storia.

Si vis pacem, jetta bellum

«Patria, si fa chiamare lo Stato ogniqualvolta si accinge a compiere assassini di massa».

(Friedrich Dürrenmatt)

http://www.vita.it/it/blog/diritti--rovesci/44/ Sergio Segio

https://ilmanifesto.it/la-mediazione-in-guerra-non-passa-attraverso-la-nato/


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