2022 03 26 – Due anni con passione
Mi
raccomando, “con”. Passione.
Seppur
immersi in un “di”. Passione.
Due
anni con passione, intrisi di passione.
Quando
sono uscito da un ricovero oramai più di due anni fa mi son trovato la sorpresa
del covid.
Sembrava
uno scherzo all’inizio, tanto da non richiedere nessuna resilienza, ma un
semplice “àdda passa’ ‘a nuttata”.
E
poi mi sembrava l’occasione per cambiare modo di vivere, senza ancora l’anelito
al ritorno alla normalità.
Quasi
una vacanza forzata, come in colonia estiva, dalle nostre cattive abitudini
comportamentali.
Poi
passò il tempo, che seppure io sia convinto che non esista, e sia solo una convenzione,
invece non concorda.
Mano
a mano che si snocciolavano i giorni qualcosa rodeva da dentro quello stato di
semplice attesa, preparandoci ad un accumulo di sempre maggior necessità di
resilienza.
Il
castoro della resilienza richiedeva e preparava la sua diga, rosicchiando una pillola
qua e una pillola la. Dove la trovava.
Resilienza
e’ un parolone da professori, che per questo non amavo, in quanto “facente
forbito”.
E
poi chi di noi del volgo l’aveva mai sentita?
Bypassando
la definizione in psicologia, trovo indicativa quella della tecnologia dei
materiali, dove indica la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, il
cui inverso è indice di fragilità.
Ma
è anche capacità di riprendersi dai traumi, dote che il materiale non credo
abbia contrariamente alla psiche.
Solo
che a volte il trauma è erosivamente castorico, come detto.
Così
mi si presentò, non ricordo nemmeno come, l’opportunità di una onda diurna, che
tra l’altro mi evocava la diga del castoro che si tuffa nel suo lago, e iniziai
a scribacchiare le mie impressioni sulla questione covid.
Altro
che castori e dighe.
A
fare outing sull’onda ho scritto un paio di centinaia di articoletti, alcuni
pure buoni, scoprendo un subconscio sotto pressione, tirato fuori con la forza
della comunità.
Il
solo fatto di avere dei radio ascoltatori comunitari a cui raccontare qualcosa,
mi psicanalizzava da solo .
Obiettivo
di resilienza divenne l’appuntamento regolare con Onda Diurna Community, che
parafrasai in quella che divenne la rubrica Ondivaga Diurna Congrega, con quei
quattro dell’ave Maria a condurre una improbabile quanto terapeutica, ritmica, regolare
trasmissione radio.
A
me ha aiutato molto questa pillola , più delle chimiche, o forse oltre alle
chimiche, ad arginare la marea dell’ansia subconscia.
Poi
d’un tratto mi resi conto che ci eravamo incanalati lungo il sentiero delle
Parole Buone, pillole di resilienza, per l’appunto, che servivano a focalizzare
riflessioni su un concetto specifico, contro il derivare della mente tra i
flutti delle onde, senza àncora a cui aggrapparsi.
Ad
un tratto, non ricordo bene quando, il sentiero mi spuntò come àncora di salvataggio ad uno
stato d’animo perennemente negativo, inizialmente nel subconscio poi emerso nel
“sonconscio”.
E
fu www.parolebuone.org
su www.shareradio.it.
Fino a che sembrò che l’emergenza Covid fosse
terminanda, e la pressione si fece più lieve, testimoniata da una scrittura più
leggera, forse eterea.
Alla
fine avevamo imparato la resilienza sul campo, e tutto sembrava prodromico al
ritorno alla tanto denigrata normalità.
Con
una pillola.
Fino
a che un genio si inventò una guerra scappata.
E
la pillola non bastò più.
La
terapia saltò di scala.
E
divenne un’endovena di resilienza.
Da
cercare chissà dove.
Forse
la cazzimma che ho nei geni mi soccorre.
E’
giunta l’ora della radiovisione.
Con
orrore dei 4 dell’ave Maria.
Kalimmudda ve salutat estemporaneo
https://www.youtube.com/watch?v=ImAejGApJV0
Peligro
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