2020
12 20 - L’insostenibile leggerezza dell’essere
Ondivaga Diurna Congrega ha estratto il bussolotto.
Come
per i numeri al lotto
.
E’
uscita la parola leggerezza.
E
mi è uscito questo criptico titolo.
Come
?
Già
usato?
Ah.
Già.
Mi
sa che l’ho pure letto.
Kùndera,
kundèra, kunderà.
Un
essere presente, passato, futuro.
E
allora adesso che ci attacco alla leggerezza?
Lo
so io cosa ci vuole.
Qualche
nesso circonflesso,
che
ti arrotoli prefisso.
Col
cervello in stupidèra,
riderà
pure Kundèra.
Che
a ridirla proprio tutta,
sfracellava
la minchietta.
Leggerezza
una pippetta.
Insostenibile
se letta.
Ho
esaurito associazione.
Mo’
ci vuole il trovatone.
Che
faremo anche stavolta ?
Rinvieremo
in giravolta.
Sempre
al virus maledetto,
rivolgiamo
il nostro affetto.
Leggerezza
natalizia,
chiusi
in casa che delizia
Ci
hai scassato già da pasqua.
Niente
feste solo acqua.
Ma
che ci volete fare.
Sempre
essere vivère.
Mica
il nostro, satanassi.
Io
parlavo del bacillo.
E’
vivente pure quello.
Creaturina
pur divina,
che
si faccia la festina.
Ed
allora in leggerezza,
concludiamola
in bellezza.
Caro
virus Buon Natale.
Non
ritornerai pasquale.
Se
ci provi ti bruciamo.
Nel
vaccino ti affoghiamo.
Resta
solo il capodanno.
Chiusi
in casa a non far danno.
Ripartiamo
il giorno uno.
Tutti
quanti e non certuno.
Per
un anno non tremendo.
Che
rinasca un po’ strisciando.
Rinviandoci
al rimando.
Leggerezza,
che bellezza.
Basta strizza, che monnezza.
Kalimmudda ipsum dixit
Semper lù
Nessun commento:
Posta un commento