martedì 15 agosto 2023

2023 08 15 – E teniamolo pure vivo, ma almeno con un po’ di letteratura fine. Fine

2023 08 15 – E teniamolo pure vivo, ma almeno con un po’ di letteratura fine. Fine

 

Almeno con un po’ di letteratura fine, mica due faccine, fine.

Dice che se uno fa un blog poi lo deve tenere vivo.

Sembra una forma di spaccio e dipendenza.

L’influenzato non può essere abbandonato.

E allora teniamolo pure vivo, questo blog.

Anche se non c’è niente di nuovo da dire.

E la cronaca interessa poco, e solo nella misura in cui non sottenda strutturali dinamiche dominanti.

E c’amma fa’.

Ricordiamo allora un po’ di letteratura fine, mica quella dei cellulari con le vostre due faccine. Fine.

Male non potrà farvi più del virus del consumanesimo.

"Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d’Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Eudeno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all’orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. I Normanni bevevano calvadòs.

Il Duca d’Auge sospirò pur senza interrompere l’attento esame di quei fenomeni consunti.

Gli Unni cucinavano bistecche alla tartara, i Gaulois fumavano gitanes, i Romani disegnavano greche, i Franchi suonavano lire, i Saracineschi chiudevano persiane. I Normanni bevevano calvadòs.

Tutta questa storia, disse il Duca d’Auge al Duca d’Auge, tutta questa storia per un po’ di giochi di parole, per un po’ d’anacronismi: una miseria.

Non si troverà mai via d’uscita?”

Ecco, ho dato sfogo alla mia turpe voglia, come se fossi in una imperdibile Via Paolo Fabbri 43

Intanto.

Le guerre guerreggiano.

Il clima caldeggia, a volte galleggia.

I migranti invece affogano, sempre.

I poveri sottomezzano, i sopramezzo vacanzano.

E i normanni? I normanni bevono calvadòs.

In ogni caso la situazione storica appare poco chiara.

In realtà ci sarà un giorno in cui saprò scrivere davvero tanto incipit come quello de I fiori blu.

Ma per ora devo solo tenere in vita quello che sembra un malato terminale: il blog.

Quindi ve lo siete beccato tutto, senza hyperlink.

Perché è un chef d’oeuvre, un capolavoro.

E perché la situazione socio storica appare davvero poco chiara.

Il paese sembrerebbe inquieto

E un po’ di letteratura fine potrà compensare meglio delle Kessler il consumanesimo delle vostre due faccine, fine.

Dopodiché stante la generale stabile confusione vogliamo parlare di cronaca?

E parliamone allora.

C’è la questione Bardonecchia.

Manna dal cielo per il paternalismo, in realtà maternale, fasista.

Dissesti idrogeologici da sanare.

Ricostruzioni istantanee da promettere.

Cambiamenti climatici da contrastare.

Allora mi sono dato una letta a Wikipedia, patrimonio umanitario dove c’è davvero tutto il mondo.

Pur anche Bardonecchia, leggetelo.

E mi sono ricordato che ci sono stato.

Sta in mezzo ad un sacco di acque di torrenti incrociati, pure incazzosi.

Ma è oggettivamente un cesso di posto infarcito di speculazione edilizia di quella della frontiera del benessere conquistato per tutti.

Estrinsecatosi in progetti di cementificazione diffusa venduti come investimenti e comprati col risparmio convertito in inutile mattone.

La cultura del mattone, non solo della prima casa, ma pure della seconda e della terza.

Che tante mafie ha fatto arricchire.

Poi è un bellissimo borgo antico pieno di storia, come tutta Italia.

Dove sputi per terra e salta fuori un reperto.

E mi dispiace molto umanamente per gli abitanti colpiti.

Ma vi dirò.

Un mondo senza Bardonecchia è possibile.

Ciò premesso forse vi urto.

Era meglio non tenerlo in vita, il blog?

 

Kalimmudda ipsum dixit

Letteratura fine, mica due faccine, fine

 


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