2023 05 14 - Indignazione
Per
www.parolebuone.org su www.shareradio.it . Indignazione.
Ma
cosa è questa pervasiva indignazione.
In
cui tutti, chi più chi meno, ci crogioliamo così spesso.
“Stato dell’animo indignato, risentimento vivo per cosa che
offende il senso di umanità, di giustizia e la coscienza morale”, Treccani
dixit.
Come
ci piace sentirci buoni.
Ipocriti,
ma si.
Puntiamo
il dito ai cattivi.
Censori
universali.
E
viene anche facile, che di ragioni ve ne è in abbondanza.
L’ultima
che ho risentito è quella dei bambini con la maglietta rossa.
Affogati
si, ma riconoscibilmente colorati.
Così
ogni giorno qualcuno protesta per la sua suscettibile sensibilità.
Questa
è la realtà.
Ci
si indigna per sé stessi.
Inutile
negarlo.
È
questione di egoismo.
Ma
forse perché si tratta di reazioni senza consapevolezza.
Spesso.
Fenomeni
superficiali, privi di profonda coscienza.
Si
dice che lo scandalo che ci trasforma è quello consapevole.
Ma
affinché così sia si dovrebbe averlo provato, almeno di striscio, sulla propria
esperienza.
Altrimenti
manca l’azione.
E
così indignarsi è facile.
Tanto
poi ci abituiamo a qualsiasi cosa.
Io
per esempio mi indigno un casino.
Sono
bravissimo a puntare il dito.
Guerre,
scandali, torti.
Indignazione:
ma cosa mi dà diritto?
In
che senso sarei degno?
Chi
non è responsabile di qualcosa, non foss’altro che per stile di vita, almeno in
senso di omissioni?
Che
geniale lucida porzione di preghiera.
Che
solo con l’età si illumina di senso.
Eppure
dirò una banalità, ma si.
Meglio
indignarsi comunque.
Che
essere indifferente.
L’indignazione
chiama moti d’amore.
Non
fosse altro che per reiterazione.
Segnalo
poi con curiosità che indignazione vuol pure dire “infiammazione, irritazione di parte del corpo”.
Mi
sembra indicativo, in particolare se riferito al corpo dell’anima.
Alla
fine, dunque, devo rivalutare l’indignazione anche non troppo consapevole.
Trovo
sia sentimento positivo, potente motore infine scevro di inconsapevole perbenismo.
Abbiamo
quindi diritto di indignarci.
E
soprattutto dovere di farlo.
E
di ricondurre l’indignazione ad atto di cura d’amore.
Poi
non tutti siamo pervasi di santo purismo?
E
chi se ne frega.
Piano
piano la civiltà dell’intelletto si fa strada anche attraverso i suoi meandri
inconsapevoli.
Insomma,
meglio indignarsi, magari a caso o pure a vanvera, piuttosto che no.
È
comunque atto d’amore e di cura.
Come
bene potrà spiegarvi un degno d’amore Cyrano, scelto in versione umanamente
incespicante.
Kalimmudda
ipsum dixit
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