2023 05 21 – Guerra dolcenera
Per
chi non lo sapesse, dolcenera gioca sull’assonanza col Polcevera, fiume che
alluvionò Genova non ricordo quando.
La
riporto come testimonianza solidale e anche come incoraggiamento: Genova non è
morta.
Forse
non è nemmeno il caso di fare letteratura.
Ad
essere onesti ci si dovrebbe mobilitare tutti.
E
prepararsi ad andare a spalare il fango che resterà.
Firenze,
Genova, Irpinia, e chi più ne ha.
Modelli
di solidarietà.
Altro
che scrivere.
Fa
solo parte di quella capacità di sterile indignazione di cui già parlammo.
Indigniamoci
pure, dunque, per il generale nazionale dissesto idrogeologico.
I
cambiamenti climatici.
La
scarsa cura del territorio.
Ma
è doveroso e utile, intanto, riportare le imponenti cifre del disastro, fonte Ansa.
“I
numeri in Emilia-Romagna sono spaventosi.”
Circa
cento i Comuni coinvolti, il triplo rispetto al terremoto del 2012.
Oltre
36mila persone costrette a lasciare la propria casa e trovare alloggio o da
amici e parenti o nei centri d'accoglienza.
Le
strade chiuse sono circa 500, mentre sono 305 le frane censite.
Gli
allagamenti sono diventati quasi impossibili da contare.
Praticamente
tutta l'area che va da Bologna al mare è stata colpita.
Metà,
quella in pianura, è finita sott'acqua, l'altra metà, quella in collina e
montagna, è funestata dalle frane. L'allerta rossa rimane attiva anche per oggi
domenica.
Impressionante
quella testimonianza di una donna che ricordo a memoria.
“In
pochi minuti l’acqua è arrivata al primo piano.”
E
si è lasciata dietro 14 morti.
Un
impressionante bollettino di guerra dettagliato si trova
al link appena evidenziato.
Oggi
dovrebbe essere l'ultimo giorno di pioggia e dal pomeriggio è atteso il sole.
Le
piene dei fiumi sono in esaurimento, ma rimane altissimo il rischio di frane.
Nelle
prossime ore nelle aree colpite dall'alluvione arriverà la presidente del
Consiglio Giorgia Meloni, che ha deciso di anticipare il suo rientro dal
Giappone dove era impegnata nel G7.
E’
scontato, lo so, ma meno male che lo ha fatto.
Serve
anche il conforto istituzionale.
Che
speriamo sia fattivo e duraturo.
C’è
da fare l’ennesima ricostruzione che speriamo non resti come sempre a metà.
Magari
a vantaggio di ladri e mafie di turno.
Per
una volta tifiamo per i fascisti in unità nazionale e che magari ci
strabilieranno di capacità organizzative.
Con
uno straziante cuore in mano.
Quello
di chi ha perso tutto.
Donna in lacrime, la mia casa non
c'è più.
Io
non ho mai vissuto niente del genere.
Ma
ricordo mio suocero quando raccontava che tornato a casa dalla guerra, della
sua amata casa natìa aveva trovato solo la facciata.
Volenti
o nolenti la casa è un valore, e se non andiamo a spalare almeno proviamo a
immaginare, che poi vuol dire pregare, come possa essere trovarsi al suo, loro,
posto.
Sarà
pure in forma light, ma è solidarietà anche quella.
E
oramai dovreste sapere che si spande per tuto il campo gravitazionale della
neurosfera.
Io
mi scuso, vergogno, ma di più non riesco a fare.
Però intanto segnalo che l’algoritmo
sciacallo ha già tirato fuori un criminale sito da bandire, se non peggio, con una pubblicità
che propone:
Kalimmudda
ipsum dixit
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