2024 01 01 – E un altro anno
E’
arrivato o se ne è andato.
Si
è ammazzato o l’hanno ucciso.
Resta
il punto tollerante.
Tollerando
si sta in pace.
O
forse è il contrario.
Come
sia sia, questo è il tema dell’augurio.
E
a me tocca tornare a fare il serio.
Un
altro anno si è ammazzato.
Il
prossimo promette male.
Un
anno sbronzo, un anno stronzo.
Mi
son pure sentito il discorso del Presidente.
Guerre,
violenze, giovani.
Ma
faccio sempre fatica a non trovare vuote le belle parole.
Belle
perché sono belle.
Ma
sempre di uno Nato bombarolo alla difesa di attacchi di Stato.
Presidente è importante.
Tu
manco mi conosci però tu mi rappresenti.
A
me e tutta l’altra gente.
Allora
volgo il fiato a ponente.
E
con fortuna mi rivolgo oltremonte.
Scopro
uno sprazzo di vera grandeur di manovalanza di poesia.
Presidente,
belle le parole perché sono belle, ma quelle di poesia vanno più dritte al
cuore fin dai bambini.
Invece
di cagare il cazzo di vuota retorica, ti propongo il cineforum.
Raccontatela
a scuola questa nostra storia.
Che
serva a rinfrescare memoria di quelli che eravamo.
E
di quelli che ora siamo.
Intanto
ripartiamo dai botti.
Che
paura che avevate, quante cose sono state vietate.
Poi
ho capito, quando il cane si è nascosto.
L’unico,
o uno dei pochi, che tra bicchierate ed abboffate deve aver pensato a Gaza o
all’Ucraina.
Non
si vedevano luci nascoste sotto la scailain.
Ma
si sentivano raffiche di scoppi.
Ecco
come ci si doveva sentire in quelle vite da cani.
Ma
sono certo che se lo è ricordato solo il cane.
Tutti
gli altri a festeggiare.
Incuranti
della memoria.
Benedetto
sia questo mondo.
Il
migliore mai avuto.
Ma
non basti Presidente.
Serve
che a cambiare sia la gente.
Allora
vi dirò che cosa fare.
A
reti unificate.
Inculcate
nel profondo della mente, come eravamo da poveri.
Si
apriranno i cuori.
Alla
pace e tolleranza.
Senza
vuota parola ma in urbana presenza.
O
forse basta affacciarsi alla finestra giusta.
Una
finestra di pace.
Per
trovare chi prega in pace su tappeti bianchi mentre pudici veli di rosa vegliano
sui bambini a giocare.
In
una pace di mille colori.
Vivere
in alto dà questo privilegio.
A
volere guardare con distacco ci si accorge che basta poco per vivere in pace.
Senza
bisogno di tante vuote parole.
Kalimmudda
ipsum dixit
Heal the world, lo cantava pure quel lui.
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