giovedì 18 gennaio 2024

2024 01 18 – Generoso genitore

 2024 01 18 – Generoso genitore

 

Per www.parolebuone.org su www.shareradio.it – Generosità

 

Generosità è qualità di chi ha nobiltà d’animo.

L’origine viene da genus, stirpe.

Si manifesta soprattutto come altruismo, disinteresse, prontezza al sacrificio e anche al perdono,

Quindi chi ha nobiltà e grandezza d'animo la avrebbe per linea di stirpe.

Signori si nasce, generosi si è nati, pronti a rinunciare ai propri interessi, per nascita.

Mah, a me mi pare una strunzata, però.

Come spesso faccio, attingo al campionario dal vasto repertorio di lossico familiare.

Per me generosi si nasce a prescindere dalla stirpe.

Mio pater familiae, una volta divenuto ricco, meglio non sapere come, divenne noto per la sua generosità.

Ma pochi la percepivano strumentale, e quindi non realmente generosa.

Niente si fa per niente.

Ma l’effetto grandezza annebbiava la vista di tutti.

Era uso girare con grandi mazzette di soldi casomai si trovasse in situazioni che richiedevano munificenza.

Partiamo delle mance da 200 euro al cameriere, saltando la fila orgogliosi del disappunto dei clienti

Mi diede una lezione di vita: le mance devono essere grosse e preventive, dopo non servono a niente.

Un giorno eravamo in taxi con il tassinaro che ci raccontava le sue sventure.

Doveva aggiustare la macchina perchè ci doveva lavorare, ma non aveva i soldi. Mio padre chiese quanto costasse e armeggiando con la tasca delle mazzette tirò fuori 10.000 euro.

Il tizio promise che li avrebbe restituiti e mio padre tirò fuori una delle sue massime di filosofia monetaria.

Non si preoccupi, è la mancia.

Se presti soldi a qualcuno considerali un regalo, potrai solo essere sorpreso.

L’ultimo esempio della escalation fu in letto di morte.

Quando per la prima volta chiese a me di lasciare una mancia di generosità.

Fu tenero: se riesci e ti sarà possibile vorrei che lasciassi una certa casa a un certo personaggio.

Ellamadonna, va bene tutto, ma una casa addirittura,

Pensai alla preghiera di Tommaso Moro e gliela lasciai.

Signore donami un’anima santa che non si crucci per quella cosa troppo invadente chiamata Io.

Fu il terzo insegnamento. Io non servo più, l’io non serve più. E non mi crucciai.  

Ebbi la sensazione di avere fatto felice qualcuno senza doppi fini.

Così potrei citarne a bizzeffe.

E come credevo, nemmeno lo consideravo un grande uomo, perché in fondo bravo solo a pagare

Perlomeno così lo vidi io per tanto tempo

Bisogno di dimostrare il suo riscatto sociale.

Bisogno di insegare cosa è la tirchieria di tanti ricchi veri che lui conosceva.

Bisogna di fare lo sborone, tout court.

Così per tanti anni, considerai mio padre un arricchito, abbisognante di conferma.

Lui mi diceva che disprezzavo tutto quello per cui avevano lottato tanto.

Ma io non lo disprezzavo. Come nemmeno le mance.

Io disapprovavo l’ordine di grandezza e il dissimulato feudalesimo.

Ci si poteva fare qualcosa di utile per tanta gente con quelle cifre.

Invece di giocare a fare il messia monoporzione.

E lui stava zitto, con chissà quali segreti da nascondere.

Fino a che morì, con una fiumana di gente e con tanto di benedizione papale e arcivescovile.

Con l’enigmatico messaggio che la mano destra non sappia cosa fa la sinistra.

Nella vita è opportuno adottare un comportamento riservato, anche quando si pratica del bene.

Soprattutto quando si tratta di carità e beneficenza, non è necessario fare sfoggio delle proprie azioni.

Scopri così che la buone azioni papali di mio padre non erano le mancette, ma molto più oscure azioni ritenute vaticanamente buone e utili.

La mancette paterne dovevano nascondere ben altri meccanismi psicologici.

Chi fosse mio padre non l’ho ancora scoperto.

Ma lo promuovo generoso.

Per generosità.

Ed editto papale.

 

Kalimmuda ipsum dixit

Padre nuestro

Sfumare pure se ritenete

 



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