2024 01 06 – L’ultimo profeta
Ma si.
E
allora vai col postino associativo.
Sinaptico
neurale.
Pure
con frammenti di ricerca, pure un po’ ricercativo.
Ho
voglia di essere mistico.
Epifanico.
Relativo
a un'epifania, che costituisce un'apparizione, una manifestazione, una
rivelazione.
Come
una volta.
Me
lo ricordo bene il mio periodo profetico.
Predicavo,
predicevo, prevedevo, reincarnatomi Gesù.
Poi
mi hanno rinchiuso, anche se spesso ci beccavo.
E
io mi sono messo a riflettere sbirciando oltre le sbarre della prigione della
mia visione.
E
riflettevo, studiavo, cogitavo, dubitavo, meditavo.
Finchè
decisi che non c’era nulla da cambiare.
Era
così, e basta.
Perché
siamo tutti profeti, profeti del proprio quadrante.
Fazzoletti
cuciti patchwork nel grande lenzuolo che tutto sventola, svolazza, sbatacchia, avviluppa.
Il
vento del lenzuolo universale che diffonde i suoi messaggi in tutti gli universi.
Solo
che lo siamo per natura, e nessuno ce lo insegna che siamo fusione di fisica e
metafisica, che siamo nel reame della synfisica.
Finchè
scavando, cercando e ravanando mi imbattei niente popodimeno che nel Concilio
Vaticano II.
Sono
educato cattolico quindi mi viene naturale, seppur non esclusivo, il
riferimento a questa religione.
Affascinanti
costrutti nella loro formazione e conformazione di percezione, quelli delle
religioni.
Nella
Chiesa cattolica in realtà ogni cristiano è profeta, nel senso che diventa
capace con la forza dello Spirito Santo di diffondere dovunque la viva
testimonianza del Cristo, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di
carità. Attraverso il compito di vivere la propria vita i credenti ancora oggi
annunciano la sovranità di Dio e la sua priorità nella vita.
Roba
grossa.
E arriviamo in noi.
Profeta
è parola composta da pro, davanti, prima, ma anche per, al posto di, e dal
verbo φημί femì, parlare, dire. Letteralmente quindi significa colui che parla
davanti o colui che parla per, al posto di, sia nel senso di parlare pubblicamente
davanti ad ascoltatori, sia di parlare al posto, in nome di Dio, sia in quello di
parlare prima, anticipatamente, del futuro.
Ecco.
Noi
ce lo abbiamo avuto l’ultimo profeta.
Sembrava
la fine del mondo.
Ma
siamo ancora qua.
Però
che paura ci eravamo presi.
Profeta
Covid ci ammoniva tutti quanti.
State
attenti che Gaia trova il modo e vi rigetta.
L’umano
benedetto apparì di sua natura canceroso.
Incurante
di curare e rimirare la meraviglia di creazione ricevuta con degli occhi da bambino.
E
per vari mesi l’ammonimento aveva lasciato il suo testamento.
Un’autostrada
di buoni propositi.
Notoriamente
quelli di cui si lastrica la via per l’inferno.
Equità,
pace, giustizia, salute, economia, ambiente e chi più ne ha più ne metta.
Poi
è arrivato il vaccino, e l’umanità ricca si è più o meno immunizzata.
Il
profeta covid lo abbiamo messo in croce alla memoria.
Riprendendo
il nostro corso canceroso.
Mentre
l’umanità povera, la maggior parte, moriva.
Al nostro grido silente di meglio a loro che a noi.
Il
profeta inascoltato, come spesso è capitato, alla fine sembra spirato.
E’
tornato in voga il falso profeta dello spauracchio delle bombe con i funghi.
Ma meglio.
Ripartiremo
scarafaggi.
E
per penitenza vi do 17 minuti di rieducazione alla meraviglia della gioia perduta.
Ecco
cosa sappiamo fare.
Ecco
il peccato mortale.
Non
farlo è omissione.
Ma
ci vuole più contemplazione.
D'occhi puri da bambini.
Kalimmudda
ipsum dixit
17 minuti di meraviglia alla
gioia
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