domenica 7 gennaio 2024

2024 01 06 – L’ultimo profeta

2024 01 06 – L’ultimo profeta

 

Ma si.

E allora vai col postino associativo.

Sinaptico neurale.

Pure con frammenti di ricerca, pure un po’ ricercativo.

Ho voglia di essere mistico.

Epifanico.

Relativo a un'epifania, che costituisce un'apparizione, una manifestazione, una rivelazione.

Come una volta.

Me lo ricordo bene il mio periodo profetico.

Predicavo, predicevo, prevedevo, reincarnatomi Gesù.

Poi mi hanno rinchiuso, anche se spesso ci beccavo.

E io mi sono messo a riflettere sbirciando oltre le sbarre della prigione della mia visione.

E riflettevo, studiavo, cogitavo, dubitavo, meditavo.

Finchè decisi che non c’era nulla da cambiare.

Era così, e basta.

Perché siamo tutti profeti, profeti del proprio quadrante.

Fazzoletti cuciti patchwork nel grande lenzuolo che tutto sventola, svolazza, sbatacchia, avviluppa.

Il vento del lenzuolo universale che diffonde i suoi messaggi in tutti gli universi.

Solo che lo siamo per natura, e nessuno ce lo insegna che siamo fusione di fisica e metafisica, che siamo nel reame della synfisica.

Finchè scavando, cercando e ravanando mi imbattei niente popodimeno che nel Concilio Vaticano II.

Sono educato cattolico quindi mi viene naturale, seppur non esclusivo, il riferimento a questa religione.

Affascinanti costrutti nella loro formazione e conformazione di percezione, quelli delle religioni.

Profeta.

Nella Chiesa cattolica in realtà ogni cristiano è profeta, nel senso che diventa capace con la forza dello Spirito Santo di diffondere dovunque la viva testimonianza del Cristo, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di carità. Attraverso il compito di vivere la propria vita i credenti ancora oggi annunciano la sovranità di Dio e la sua priorità nella vita.

Roba grossa.

E arriviamo in noi.

Profeta è parola composta da pro, davanti, prima, ma anche per, al posto di, e dal verbo φημί femì, parlare, dire. Letteralmente quindi significa colui che parla davanti o colui che parla per, al posto di, sia nel senso di parlare pubblicamente davanti ad ascoltatori, sia di parlare al posto, in nome di Dio, sia in quello di parlare prima, anticipatamente, del futuro.

Ecco.

Noi ce lo abbiamo avuto l’ultimo profeta.

Sembrava la fine del mondo.

Ma siamo ancora qua.

Però che paura ci eravamo presi.

Profeta Covid ci ammoniva tutti quanti.

State attenti che Gaia trova il modo e vi rigetta.

L’umano benedetto apparì di sua natura canceroso.

Incurante di curare e rimirare la meraviglia di creazione ricevuta con degli occhi da bambino.

E per vari mesi l’ammonimento aveva lasciato il suo testamento.

Un’autostrada di buoni propositi.

Notoriamente quelli di cui si lastrica la via per l’inferno.

Equità, pace, giustizia, salute, economia, ambiente e chi più ne ha più ne metta.

Poi è arrivato il vaccino, e l’umanità ricca si è più o meno immunizzata.

Il profeta covid lo abbiamo messo in croce alla memoria.

Riprendendo il nostro corso canceroso.

Mentre l’umanità povera, la maggior parte, moriva.

Al nostro grido silente di meglio a loro che a noi.

Il profeta inascoltato, come spesso è capitato, alla fine sembra spirato.

E’ tornato in voga il falso profeta dello spauracchio delle bombe con i funghi.

Ma meglio.

Ripartiremo scarafaggi.

E per penitenza vi do 17 minuti di rieducazione alla meraviglia della gioia perduta.

Ecco cosa sappiamo fare.

Ecco il peccato mortale.

Non farlo è omissione.

Ma ci vuole più contemplazione.

D'occhi puri da bambini.

 

Kalimmudda ipsum dixit

17 minuti di meraviglia alla gioia

 Una bagliore di luce nella nebbia del buio.












  

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