sabato 13 gennaio 2024

2024 01 13 – Affresco di barrio

 2024 01 13 – Affresco di barrio

 

Passeggio il cane nel mio di fresco occupato barrio metropolitano.

E’ quel mio cane razzista dissimulato, travestito di bianco pelo antifascista.

L'insegna delle marchette è ancora al suo posto.

Penzola rossa d’amore in attesa di una mignotta col suo cliente, pescado del dia alla guatemalteca.

Gente di mille colori è indaffarata in ciondolanti far niente, in una inconsapevole danza di nessi acausali.

Siamo ancora in sincronia, ne arriva una ventata, e’ tutto collegato.

Forse sono gli stormi di piccioni che a volo radente planano tra gli stessi due alberi della strada maestra.

Pur osservatore etologista non riesco a capire chi glielo fa fare, ma so che se lo fanno c’è un motivo.

E muovendo l’aria smuovono la distribuzione di massa della  gravità, volando con pensieri e parole.

La sincronicità si manifesta, mentre penso alla parità di genere della distribuzione di cretini al mondo.

Ne arriva una, chiusa nel suo piccolo mondo astratto dal contesto degli accadimenti locali celati.

Apre bocca e rivela uno di quei cervelli che mettine dieci in una scatola di scarpe e  resta ancora posto

Chiede ai pulotti municipali perchè non sia risolta la vitale questione delle deiezioni di cane.

Il municipale trattiene a stento una risata e tira un’occhiata seria ai suoi di cani, che hanno altro da fare.

Sembrano cani girovaghi che bighellonano con aria indifferente, mentre usmano a chilometri distanti.

Fiutano con dissimulata giocosa intensità, ci sono addestrati, e giocano con la loro capacità di identificare odori fino a 100.000 volte superiore di quella dell'uomo: sono i cani antidroga.

Sono i poliziotti che prefriamo, portati dalla polizia dei poveri, la municipale, che sarà pure povera, ma il cannone in divisa ce l’ha sempre appresso lo stesso, fascisticamente.

Il cane invece non e’ fascista per natura, al massimo bimordace.

Mentre ci penso ecco una nuova zaffata di sincronicità e arriva una fascista.

Campionario di sproloqui griffati e ingioiellati fino al classico questo non è più un quartiere, è una favela.

Ahiahiahi ecco l’onda, e porta l'armi.

Sento puzzo con ribrezzo, questo e’ olezzo di fascista, si distingue tra la piazza.

Il popolo le rimbalza che se le scippano il borsellino fanno bene che e’ tutta un insulto alla miseria.

La favela è un concetto da maneggiare con rispetto, e magari averla prima vista.

Ma d’improvviso arrivano i rinforzi, in questa malcelata guerra urbana.

Arriva la Polizia, quella vera.

Invisibili vedette dello spaccio allarmano, lanciano e poi si rintanano nella indifferenza simulata.

Volano schisci tutti insieme come colonia di marmotte all’arrivo dell’aquila icona di fascista potenza.

Partono le perquise.

Il cellulare vomita divise .

E una, due, tre, quattro.

Qualcuno in borghese si raduna come pecore dal pastore, il tenente da minchia signor tenente.

Alla fine si accrocchia un capannello di una quindicina di agenti.

Certo che la sicurezza urbana è importante.

Magari però un’indole fascista fa perdere la misura.

L’antidroga municipale continua imperterrita a bighellonare.

Mentre l’accrocchio di pulotti circonda due consumate mignotte non esattamente arrizzacazzi.

Quello alto in grado urla che le marchette devono farle da un’altra parte.

Strategia della dislocazione del problema.

Alla fine se ne vanno, sia le une che gli altri.

Per un giorno.

Mentre i cani usmano e fiutano fino a pomeriggio inoltrato.

Ho il sospetto che non abbiano trovato niente.

D’improvviso parte una scarica di fuochi d’artifico.

Il mio cane se la fa addosso, mentre quelli poliziotto usmano e fiutano imperterriti.

Pare che i fuochi al giovedì siano il segnale che la droga e’ arrivata.

Forse è leggenda metropolitana.

Tipo il dio c’e’ della droga in offerta di certe scritte.

Il giorno dopo tornano pure le mignotte.

Mi aspetto rinforzi di poliziotti.

Sia per droga che per mignotte.

Che sortiranno flebili effetti.

Ma va bene così.

Almeno torneranno a dare spettacolo quei magnifici cani.

Quelli con l’unica divisa che certi amici forse sopporterebbero, la pettorina insignita.

E pensare che basterebbe legalizzare.

Comunque in un paio dei ben peggio barri di Guatemala io ci sono stato.

E non mi e’ successo niente.

Anzi mi hanno scherzato un agguato per poi ridere dicendomi di stare tranquillo.

Porquè el barrio non e’ così male, senor.

Ma questa e’ un’altra storia.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Cuidad, peligroso esta el barrio sin el perro

 

El perro de la seguridad



 

Nessun commento:

Posta un commento