2024 01 13 – Affresco di barrio
Passeggio
il cane nel mio di fresco occupato barrio metropolitano.
E’
quel mio cane razzista dissimulato, travestito
di bianco pelo antifascista.
L'insegna delle marchette è ancora al suo
posto.
Penzola
rossa d’amore in attesa di una mignotta col suo cliente, pescado del dia alla guatemalteca.
Gente
di mille colori è indaffarata in ciondolanti far niente, in una inconsapevole danza
di nessi acausali.
Siamo
ancora in sincronia, ne arriva una ventata, e’ tutto collegato.
Forse
sono gli stormi di piccioni che a volo radente planano tra gli stessi due
alberi della strada maestra.
Pur osservatore etologista non riesco a
capire chi glielo fa fare, ma so che se lo fanno c’è un motivo.
E
muovendo l’aria smuovono la distribuzione di massa della gravità, volando con pensieri e parole.
La
sincronicità si manifesta, mentre
penso alla parità di genere della distribuzione di cretini al mondo.
Ne arriva una, chiusa nel suo piccolo mondo astratto dal contesto degli
accadimenti locali celati.
Apre bocca e rivela uno di quei cervelli che mettine dieci in una scatola di scarpe e resta ancora posto
Chiede ai pulotti municipali perchè non sia risolta la vitale questione delle deiezioni di cane.
Il
municipale trattiene a stento una risata e tira un’occhiata seria ai suoi di cani,
che hanno altro da fare.
Sembrano
cani girovaghi che bighellonano con aria indifferente, mentre usmano a chilometri
distanti.
Fiutano
con dissimulata giocosa intensità, ci sono addestrati, e giocano con la loro
capacità di identificare odori fino a 100.000 volte
superiore di quella dell'uomo: sono i cani antidroga.
Sono
i poliziotti che prefriamo, portati dalla polizia dei poveri, la municipale,
che sarà pure povera, ma il cannone in divisa ce l’ha sempre appresso lo stesso,
fascisticamente.
Il
cane invece non e’ fascista per natura, al massimo bimordace.
Mentre
ci penso ecco una nuova zaffata di sincronicità e arriva una fascista.
Campionario
di sproloqui griffati e ingioiellati fino al classico questo non è più un
quartiere, è una favela.
Ahiahiahi
ecco l’onda, e porta l'armi.
Sento
puzzo con ribrezzo, questo e’ olezzo di fascista, si distingue tra la piazza.
Il
popolo le rimbalza che se le scippano il borsellino fanno bene che e’ tutta un
insulto alla miseria.
La
favela è un concetto da maneggiare con rispetto, e magari averla prima
vista.
Ma
d’improvviso arrivano i rinforzi, in questa malcelata guerra urbana.
Arriva
la Polizia, quella vera.
Invisibili
vedette dello spaccio allarmano, lanciano e poi si rintanano nella indifferenza
simulata.
Volano
schisci tutti insieme come colonia di marmotte all’arrivo dell’aquila icona
di fascista potenza.
Partono
le perquise.
Il
cellulare vomita divise .
E
una, due, tre, quattro.
Qualcuno
in borghese si raduna come pecore dal pastore, il tenente da minchia signor
tenente.
Alla
fine si accrocchia un capannello di una quindicina di agenti.
Certo
che la sicurezza urbana è importante.
Magari
però un’indole fascista fa perdere la misura.
L’antidroga
municipale continua imperterrita a bighellonare.
Mentre
l’accrocchio di pulotti circonda due consumate mignotte non esattamente
arrizzacazzi.
Quello
alto in grado urla che le marchette devono farle da un’altra parte.
Strategia
della dislocazione del problema.
Alla
fine se ne vanno, sia le une che gli altri.
Per
un giorno.
Mentre
i cani usmano e fiutano fino a pomeriggio inoltrato.
Ho
il sospetto che non abbiano trovato niente.
D’improvviso
parte una scarica di fuochi d’artifico.
Il
mio cane se la fa addosso, mentre quelli poliziotto usmano e fiutano
imperterriti.
Pare
che i fuochi al giovedì siano il segnale che la droga e’ arrivata.
Forse
è leggenda metropolitana.
Tipo
il dio c’e’ della droga in offerta di certe scritte.
Il
giorno dopo tornano pure le mignotte.
Mi
aspetto rinforzi di poliziotti.
Sia
per droga che per mignotte.
Che
sortiranno flebili effetti.
Ma
va bene così.
Almeno
torneranno a dare spettacolo quei magnifici cani.
Quelli
con l’unica divisa che certi amici forse sopporterebbero, la pettorina insignita.
E
pensare che basterebbe legalizzare.
Comunque
in un paio dei ben peggio barri di Guatemala io ci sono stato.
E
non mi e’ successo niente.
Anzi
mi hanno scherzato un agguato per poi ridere dicendomi di stare tranquillo.
Porquè
el barrio non e’ così male, senor.
Ma
questa e’ un’altra storia.
Kalimmudda
ipsum dixit
Cuidad, peligroso esta el barrio
sin el perro
El
perro de la seguridad
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