2023 02 03 – Opere d’arte
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E’
davvero troppo vasto, l’argomento arte.
Così
mi sento impossibilitato a coglierne l’essenza.
A
darne definizioni o significati.
Decido
di ignorare la consueta traccia degli editori delle parole buone.
E
vado di scrittura a mano libera.
Senza
canovacci improvviso quello che viene.
Una
jam session semantica.
O
forse dialettica, chissà.
Ecco,
già mi perdo nei meandri delle parole.
Figuriamoci
nei significati profondi.
Navigo
in una accozzaglia di banalità e luoghi comuni.
I
quali, però, spesso diventano tali in quanto veri.
E
in quanto veri sono belli, a volte come perle di opere d’arte.
Una
cosa però la voglio dire.
L’onnipresenza
della creazione artistica pervade ogni regno, che sia vegetale, animale o
umano.
Così
è opera d’arte una pianta che germogli, come un alveare fabbrica di miele, fino
a quelle forme espressive proprie dell’essere umano, sempre alla ricerca della
bellezza.
Questo
è il mestiere dell’artista.
Costruttore
e raccoglitore di bellezza.
Che
testimonia la presenza divina.
Se
è bello è buono, diceva la kalocagatìa.
In
qualche modo, la capacità di cogliere l’essenza divina nella sua onnipresenza.
Ecco
che l’artista è quello che “io vedo la divinità che è dentro ogni cosa”.
Io
vedo dentro di te, citando l’opera d’arte di Avatar.
Ma
torniamo in noi.
E
non alla indefinibile arte.
Io
non sono un’artista.
Questa
è una certezza.
Non
so dipingere o disegnare.
Non
so scolpire o nemmeno intagliare.
Non
so creare, in qualsivoglia forma di genere.
Ho
provato col pianoforte, da giovane.
Dieci
anni di classica per arrivare a suonare, male, la marcia alla turca di Mozart.
Così
un giorno dissi a mio padre : "Papà, io non sono buono".
"Regaliamo
lo Schimmel a chi può farne buon uso".
Lui
mi ascoltò.
E
lo Schimmel finì alla scuola per bambini ciechi in via Conservatorio.
Ci
passavo davanti tutti i giorni andando alle elementari.
E
mentre camminavo, che quello lo sapevo fare, ascoltavo note e melodie uscire
dalle cieche finestre.
Mi
consolavo dicendo che avevo fatto un’opera buona, creando l’occasione per
diffondere il bello.
Forse
quella fu una occasione in cui fui davvero artistico.
Poi,
anni dopo, arrivò la pazzia.
E
io scoprii il genio farsi opera d’arte.
Era
la mia vita che in qualche modo e per alcuni istanti, era diventata opera
d’arte.
Una
bellezza.
E
che volete.
Cose
da pazzo.
In
produzione d’artista.
Voi
siete i pazzi.
Kalimmudda
ipsum dixit
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