2023 02 22 – Naturalia naturaliter
Il
signore dei merli.
Ho
deciso di attribuirmi questa onorificenza.
Sprazzi
di primavera non bastano a diventare frutti.
Ma
sprazzano.
Questo
si.
Naturalia
naturaliter c’è sempre da imparare.
Naturalmente.
Così
dopo la teoria dello scoiattolo, che potete provare anche a cercare e che ci ha
insegnato che c’è sempre un’altra via, naturalia mi insegnano, guarda un po’,
la stessa cosa.
Abito
in centro a Milano, con il lusso di un piccolo giardino.
Che
di recente è divenuto popolato assai.
Si,
ci sono passati anche gli scoiattoli, ma oramai Milano sembra un bosco alpino,
e quello che dovevo imparare dal roditore l’ho imparato già anni addietro.
Nel
ritiro della mia solitudine allora mi fermo a contemplare la soluzione alla fame
nel mondo.
C’è
sempre un’altra via, diciamo che diceva lo scoiattolo, d’altronde.
Mi
fa compagnia una famiglia di merli.
Di
cui mi piace pensare di essere il signore.
In
senso signorile, mica prioritariamente feudale.
Non
so se sapete che sono addomesticabili.
Io
lo scoprii tra i merli di un castello di certi amici dei miei, dove
proliferavano questi volatili.
La
famiglia e congiunti si sono stabiliti da me, e mi piace l’idea che sia per
scelta.
Ma
la realtà potrebbe essere diversa.
Forse
sono qui per spegnare i morsi della fame.
Tutto
avviene con una curiosa danza quotidiana.
Nel
giardinetto zen, davanti alla finestra, la famiglia di merli passa la giornata in
modo inusuale.
Saltano.
C’è
un albero pieno di bacche, su cui saltano confidenti in una tosta fine
d’inverno.
E’
strano.
Gli
uccelli sono fatti per volare.
Ma
questi saltano.
Finchè
a furia di osservarli capisco la grandezza del disegno universale.
Sono
fatti per volare, ma se serve a dar mangiare, possono anche saltare.
Il
punto è che gli uccelli volano quando dispiegano le ali, attivando
inconsapevoli quel mirabolante effetto di fisica che chiamiamo portanza.
Quella
degli aerei.
La
forma delle ali, e la spinta iniziale, li porta in un volo a planare, che è
quello che tanto ci affascina dai tempi di Icaro, dovuto alla combinazione tra
spinta e differenziali di pressione tra superficie superiore e inferiore delle
ali.
Insomma,
i miei merli danno una sbattuta di ali, si alzano in volo e poi invece di
planarsene via, beccano una bacca e tornano a terra dove si saziano in questo
curioso baccanale.
L’albero
adesso è quasi nudo.
E
io non sono il signore di nessuno.
Spero
che il baccanale sia stato congruo alle aspettative.
E
i miei merli si siano addomesticati da soli.
Spesso
ripeto loro che mi chiamo Claudio.
Confido
che mi cinguettino un ciao di rimando.
E
che qualcuno trovi il modo di usare le naturalia per dar da mangiare a chi non
ne ha.
Saltapicchierello.
Kalimmudda
ipsum dixit
La pertinenza del volo a planare
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