domenica 19 febbraio 2023

2023 02 20 –Я звучу не по-русски

2023 02 20 –Я звучу не по-русски

 

In tutto questo protrarsi di informazione o pseudo tale sull’endemìa bellica, nessuno si cura di un’altra parte offesa.

Quando il conflitto cominciò parlai con una cara amica russa dell’impatto popolare che l’impopolarità di un manipolo di gerarchi avrebbe generato a danno di un popolo intero.

Erano i primordi.

Mi raccontò dello sgomento tra i suoi amici.

Di una diffusa dissociazione dalla guerra che per nulla sentivano loro.

Della paura che il conflitto dilagasse.

E di quella delle conseguenze delle sanzioni.

Di una generale incredulità di fronte ad uno scenario da decenni precedenti.

In fondo, fino a pochi decenni prima questa sarebbe stata una guerra civile.

Ed in termini extra statali, questa era una guerra tra popoli fratelli.

Poi sono passati i mesi e io ho perso i contatti.

Ma non credo che la percezione di massa russa sia cambiata.

Così mi è venuto in mente di scrivere questo appello.

Citando o parafrasando la celeberrima frase di Kennedy rivolta ad un popolo strappato in due.

Fu un grande incoraggiamento morale per gli abitanti di Berlino ovest, che vivevano in una enclave all'interno della Germania Est dalla quale temevano un'invasione.

«Duemila anni fa l'orgoglio più grande era poter dire civis Romanus sum, sono un cittadino romano. Oggi, nel mondo libero, l'orgoglio più grande è dire 'Ich bin ein Berliner.' Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole 'Ich bin ein Berliner!'»

Ecco, oggi stavo guardando il video qui sotto riportato e non ho potuto non notare il diverso gioioso stato di un popolo in festa per un concerto in piazza Rossa.

I Beatles, icona pop a testimoniare una novella comunanza culturale di popoli.

Seppur in quella occasione presente anche Zar Putin, nemmeno un sorriso gli scappò.

E mi sono sentito di dire una cosa.

Non tanto “Io sono un ucraino”, che sarebbe una oscena banalità.

Quanto piuttosto un incoraggiamento per la popolare cosiddetta parte avversa.

Che queste parole possano essere spoken as “words of wisdom”.

E riconducano tutti alla ragione.

Il popolo lo fa già, I presume.

Perciò io non sono un berliner, che non rischio di avvallare la memoria di qualsivoglia obsoleta dicotomia.

E non sono un ucraino.

Troppo facile a parole.

Io confido nel potere della neurosfera.

Che diffonda pensieri e parole di saggezza, come sussurrava mother Mary.

E mi dichiaro.

“Я звучу не по-русски”.

Che se il traduttore imperiale non tradisce, o censura, vuol dire questo.

“Io sono un russo”.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Let it be - Red Square

 

  

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