2023 03 05 – La solitudine dell’epistemologo
Ieri
un caro amico mi magnificava le mirabilie della emergente intelligenza
artificiale.
Un
software capace di assemblare un testo complesso, di senso compiuto, in pochi
secondi sulla base di alcune parole chiave.
E
vabbè.
Era
previsto che il web da strumento di connessione diventasse tool di ricerca,
prima elementare e poi semantico, fino a evolversi in vera e propria rete
neurale in principio locale ma un giorno globale.
Il
primo pensiero che mi è venuto è stato : ecco qualche altra generazione di
scrittori disoccupati.
Non
fraintendetemi, come per le grandi opere, io sono un feticista di ogni forma di
scienza, ma ogni tanto ho il vizio del dubbio, al grido di dubito ergo sum.
Così
mi sono ricordato dei miei periodi di concepimento della civiltà
dell’intelletto in forma di psichiatria quantistica.
Che
era fatta non di una rete di computers, ma da 8 miliardi di cervelli in
connessione telempatica. Quelli che uploadavano e downloadavano informazione
dalla neurosfera alla velocità della luce. O meglio, alla velocità del
gravitone.
E
così facendo permettevano di imparare e diffondere conoscenza, fino al giorno
della completa illuminazione di ogni umano, divenuto infine senziente di tutto
quanto contenuto nel qbit primigenio.
Insomma
una vera rete iperneurale capace di ragionare, imparare e insegnare, sulla base
di schemi neuronali contenenti tutta l’informazione presente nell’uovo del big
bang.
Una
fluttuazione quantistica del campo del vuoto non vuoto, ma pieno di tutto in
potenza.
Così
mi documentati, e riportai nel solito blog, non solo di fisica, ma di reti,
informatica, genetica, nanotecnologie, teoria dell’informazione, quella delle
singolarità, e chi più ne ha più ne metta.
Vorace
come un’idrovora ceravo l’intelletto.
Diventai
anche oggetto di osservazione, se non di studio, a campione, al dipartimento di
neuroscienze.
Finché
un giorno mi irradiarono di radiazione elettromagnetica, allinearono gli spin
delle particelle del mio cervello, poi rilasciarono la radiazione e si misero a
fotografare lo spettro di colori con cui le particelle tornavano al loro spin
originale.
Con
lo stesso principio, tra l’altro, si possono indurre comportamenti, ma non
preoccupatevi, stavo solo facendo lo sborone. Era solo una cosiddetta risonanza
magnetica. Scienza.
Ne
uscì un referto che parlava di alcune zone del cervello in stato di necrosi
neuronale o non so che.
Io
mi spaventai pure, e mi sentii anche in colpa, pensando a tutti gli abusi che
avevo perpetrato, ma loro mi rassicuravano che era solo il naturale processo di
invecchiamento.
E
poi nel frattempo la scienza aveva scoperto una fonte di staminali proprio
dietro il bulbo olfattivo.
Comunque
io la chiamo sindrome della videocassetta, pensando a mio padre che non
riusciva a farla partire.
Mi
resi conto in pochi istanti che ero diventato vecchio.
E
la scienza non è mestiere per vecchi.
Ma
credo che ci sia un mestiere per vecchi sapienti, a patto che si tengano sempre
aggiornati a mente aperta.
Ed
è quello dell’epistemologo.
Il
filosofo della scienza.
L’analista
e controllore della corretta evoluzione del pensiero della neurosfera.
Sempre
allerta a memi ingegnosi o pericolosi.
Il
guardiano della complessità di tutta la conoscenza che abbiamo.
Questo
avrei voluto studiare.
Ma
i padri, mio ed eterno, avevano altri piani.
E
mi concessero, in una notte di luna piena, di vedere tutta la creazione e la
relativa forza dominante.
Io
credevo fosse l’intelletto in radiazione elettromagnetica.
Invece
non bastava, ci voleva, prima, la leggera gravità della forza dell’amore.
Amore
che move il sole e le altre stelle.
E
io seppi che “per amore, per amore, tutto è sempre stato solo per amore”.
Ma
dubitando dubitando, non sono sicuro che quel tutto contemplasse una replica
della mente umana al silicio, quando ne abbiamo a disposizione 8 miliardi a ciò
predestinati.
Fatto
salvo qualche caso in cui in effetti certe teste sono piene solo di sabbia
silicea.
E
così concludo.
Mentre
sono sempre solo.
Anima
mia/noi siamo come dici/generazione/di aquile infelici.
Salsita!
La danza delle viole. Funambolici
Vargas. Canzoniere copernicano
Kalimudda
ipsum dixit
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