2023 10 12 – Ma non è che bastava qualcosa tipo una open net di free kibbutz?
Attenzione.
Io
ogni volta che qualcuno parla di questioni di Palestina o Israele, mi trovo
sconcertato dalla facilità con cui gli argomenti vengono trattati.
E
spesso “archiviati”.
Pesa
un macigno di memoria che non oso nemmeno nominare.
Ed un mondiale senso di colpa che pone Israele in una sorta di stato di legittimazione più o meno conscia.
Che poi diventa giustificazione ad ulteriori
nefandezze.
Credo
però sia un dato acclarato quello che quel macigno esiste.
E
nessuno sembra potere o volere realmente aprire la porta della rimozione.
Sigillata
alla meno peggio in quanto non sigillabile.
E
sempre ammesso che sia possibile e utile poterla o volerla aprire.
Ma
io mi permetto di credere di si.
In
realtà qualcuno altro che la porta della psicanalisi sociale di massa la
farebbe aprire volentieri, c’è.
Sono
i palestinesi.
Segregati,
massacrati, deportati, occupati e infine proprio incazzati.
Prevedibile,
direi.
Ma
non cadete in tentazione di paragoni azzardati.
L’olocausto
è uno.
Così
però mi chiedo se nei decenni non si sia persa una grande occasione.
Una
qualche forma di esperimento sociale.
Non
so bene.
Ma
di convivenza civile e pacifica.
Utile
da trovare per tutto il mondo polveriera.
Una
qualche replica di un modello cellulare e territoriale a dir poco affascinante
che è quello dei Kibbutz.
https://it.wikipedia.org/wiki/Kibbutz
Certo,
il modello è più facile da digerire se non te lo applico sui tuoi terreni, e
badate bene che nel mio lessico non parlo nemmeno di territori.
Così
evito forse anche di dovere armare ogni israeliano come se fosse un rambo.
Ma
adesso il problema è fermare le schegge impazzite.
E
poi il problema della proprietà era strutturalmente accantonato con una
magnifica proprietà collettiva.
Si
dovrebbe forse pensare a qualche alternativa sociale al modello classico di uno
stato centrale armato fino ai denti a guardia di altri interessi geopolitici.
Ma
alla fine cosa sono queste “comuni”?
Recita
Wikipedia
Comunità
agricole a gestione collettiva.
Sorte
in Palestina a opera del movimento sionista a partire dal 1909-10 e affermatesi
poi nello Stato di Israele.
In
senso più concreto, il terreno su cui ciascuna comunità è stanziata e l’insieme
di beni e strutture che ne fanno parte e che sono proprietà collettiva dei suoi
membri.
Il
kibbutz è una forma associativa volontaria di lavoratori, basata su regole
rigidamente egualitarie e sul concetto di proprietà collettiva.
A
me piace pensarli come cellule.
Ma
di un tessuto comune.
Mi
raccomando.
Cellule
ma senza riferimenti terroristi.
Mi
sembra bello.
Possibile
che non ci abbia pensato nessuno?
Ma forse oramai siamo solo nel regime della rabbia più cieca.
Kalimmudda
ipsum dixit
La
dedica musicale è questa.
Il
silenzio del rispetto.
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