2023 07 02 – Luce nera e porte oscure
Queste
sono cose serie.
Le
notizie che mi intrippano.
Sarà
che sulle percezioni universali ci ho passato una vita di diletto dilettante.
O
sarà che l’universo spesso me lo sento dentro.
Sta
di fatto che leggo.
Ma
cosa volete indagare su che cosa ci sia.
Prendete
un numero infinito a piacere di singolarità di buchi neri.
Il
numero di singolarità nascoste dentro se stesse sarà sempre maggiore di infinito.
Infinito a potenza infinita dà infinitissimo.
Dove non passerà un filo di luce.
Lasciandovi
nello scuro dell’infinita oscurità.
Insomma.
Se
in fondo a un buco nero c’è il pieno di infinito con la sua infinita conoscenza
contenuta in un singolo infinito qbit, e se mettete in fila infiniti infiniti
oscuri, allora ecco che troverete la trama delle porte di un ribollente infinito multiverso tutto tinto di oscuro.
Sicuro.
Al 95%.
Ma
la fisica in matematica ancora non ce la può fare.
Oggi
è finita.
Speriamo
in Euclide, e ci metto pure la e finale che suona meglio.
E fa pure indovinello.
Al
contrario, la percezione della dimensione dell’amore universale della creazione
è onnipresente e attraversa permeabile tutto l’universo.
E' percezione della mente, secondo alcuni della stessa sostanza di quella universale.
Proprio
come una coperta di intessuta nera luce oscura che tutto avviluppa.
In
certa dominante materia della cui presenza ci accorgiamo solo attraverso i suoi
effetti gravitazionali.
Il
gravitone, o anima del purgatorio.
E’
sempre questione di gravitone.
Quello
che viaggia nella neurosfera per tutto l’universo alla velocità della luce.
Nel
campo gravitazionale il cui funzionamento universale ci è ancora oscuro.
Neurosferico.
Ma che pure lo sappiamo.
Scopri
il gravitone e sarai Dio, lessi una volta.
Oggi
non lo vedete ancora, almeno credo.
Ma
questo non vuol dire che non ci sia.
Anzi,
il punto è che come “particella” mediatore della forza di gravità, non può non
esistere.
E se riuscissi a governarlo eccomi astronomy domine.
A quel punto una domanda.
Era meglio un atto
di mistero della fede o la fredda disciplina dell'appropriazione della scienza.
Comunque
roba grossa, per cui val la pena di lanciarsi qualche satellite privato come già
l’astropetardo di Musk.
Ma
io preferisco una rete pubblica.
Per
cui ho lanciato anche io una rete satellitare, ma per tutti.
Con
la mia astrobarca Katagea.
Da
cercare nei meandri della mia ontologia fitta in weblog.
Seguendo
scalette di spettrali indici di colori.
Con
abbondante rinvio all’iperspazio degli iperlink.
Strumenti
o veicoli connettivi parte di quel processo che portò alla rivelazione della primavera della Synfisica
Ma
torniamo allo spazio e alla sua rete naturale e artificiale.
Più
che preferirla tale, che sia pubblica è proprio una obbligatoria necessità.
Insomma,
l’appropriazione indebita del pubblico mistero proprio no.
Perciò
questa spezzettatura di concorrenza nella ricerca è irritante.
Qualcuno
già pensa alla propria egemonia.
Ma
il merchandising del buco nero privato ariproprio no.
Comunque
un post di blog da 3 minuti non è lo strumento
Seppure
evocativa navigatrice abbreviazione di weblog, giornale di bordo sul web.
Evidentemente
l’infinito si illumina di immenso.
Probabilmente.
Ma
se provate ad inseguirlo per acchiapparlo quello vi sguiscia via.
Questione
di osservazione quantistica, in effetti.
Collasso
della funzione di probabilità in certezza particolare.
Evviva 'o gatto.
E’
perché voi non siete infiniti.
Ma
potete lasciarvi accelerare per lasciarvi fluire.
Dalla
meditazione in stasi dovete passare alla dromologia in fasi.
E
affidarvi alla fedele contaminazione della neurosfera.
Una
pagina, dunque, non è abbastanza.
Oppure,
più probabile, è già troppo.
Serve
un veloce vigilare.
Per
cogliere ogni minimo segno di pace.
Con
lo sguardo del rapace.
Se
mi rilasso, collasso.
O
no?
Kalimmudda
ipsum dixit
Learning to fly, to a ribbon of black
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