2023 07 24 – Manifesto contro la dilatata spazialità dei siti web
C’è
qualche imbecille che ha lanciato una moda, già da un po’.
Eppure
è gente che ci studia.
Per
cui ci sarà pure una ratio.
Magari
la dilatazione spazio pubblicitaria.
Ma
è una razio del cazzo.
Soprattutto
se è per realtà istituzionali di pubblica utilità.
In
principio, o forse poco dopo in posticipo, furono quei bei siti compatti.
Nella
prima scrollata di home page c’era già tout ce que il fallait voir.
Potevo
poi scrollare in un basso di dettagli.
Ma
solo se lo volevo, non perché costretto.
Intanto
in alto avevo già visto tutto.
Vedere.
Questa
è la chiave.
Ma
bisogna avere qualche nozione di neuroscienze.
Mica
solo di design e bannerizzazione.
Ho
capito che così ogni notizia mi si insinua lasciando interstizi tra i miei
neuroni.
Aprendo
la porta a spazzatura di banneroni.
Ma
il quadro di insieme se ne va a puttane.
E
qui scoprirete più avanti che non parlo di un sito qualunque.
Ma
della principale fonte nazionale di informazione globale.
Ed
in generale dei pubblici siti istituzionali.
Quando
io avevo un sito internet, gestivo i rapporti con Google per raccogliere
pubblicità.
Tra
le altre cose, una che ritengo indicativa che mi insegnarono quei cervelloni, è
che i banner in alto a sinistra costavano più degli altri, inclusi quelli uguali
ma a destra.
Perché
i neuroscienziati di Google non pensavano alla simmetria del design.
Ma
a roba tipo il valore delle manchette di un quotidiano.
E
soprattutto al fatto che l’immagine si innestava nell’occhio a partire da sinistra
verso destra.
Così
leggiamo noi.
E
come noto la prima “impressione”, con tutte le sue opportune virgolette, è
quella che conta.
Dopo
un po’ l’occhio si stanca di spostarsi a destra e l’impressione diventa meno
efficace.
Se
Google fosse mussulmano il ragionamento varrebbe a partire da destra verso
sinistra.
Oggi
è uguale, ma si parte dall’alto e poi si scrolla in basso, e dai e dai e dai,
fino addirittura a dovere finire su altre pagine.
Sarà
che ci hanno studiato, ma per me, e non solo, è la moda dei cretini del solito
consumanesimo.
Ogni
passaggio di vista sovrascrive gli altri e dopo poco mi sono già dimenticato
dell’inizio.
Protesto
quindi formalmente contro la dilatata spazialità dei siti web.
Vi
ricordo che mentre la lettura scrollata viaggia alla velocità del dito, quella
della lettura lineare a voce va alla velocità della meccanica del suono.
Si,
ma quella dell’immagine vi si flasha impressa nel cervello alla velocità della
luce.
Nidificandosi
tra le sinapsi giuste, al proprio posto tra gli schemi neuronali.
Così
resto nudo e poi protesto.
Manifesto.
Uno
è l’esempio principe di recenti rovinati nuovi siti che voglio citare.
Anche
il sempre istituzionale www.rai.it non scherza un
cazzo.
Ma
il vero giraballe principale è www.ansa.it.
Lo
usavo per aggiornarmi sulle notizie.
All
in one, bello, flashante, immersivo, riassuntivo.
Mo’
mi tocca l’onanico scrollare di un dolce su e giù.
Meno
male che per lo meno tutto questo shiftare evoca un beneaugurale shifting da
destra a sinistra.
Ah
già, ma io non sono mica mussulmano.
E
quindi mi tocca restare nella tradizione.
Scrollando
da sinistra a destra.
Stancamente
relegata in posizione subordinata.
La
sinistra.
Nonostante
le sue sinistre verità.
Metafore.
Diceva
un neruda.
Kalimmudda
ipsum dixit
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