2023 07 19 – Rammolliti del caldo
Generazioni
di rammolliti dal ka.
Generazioni
di rammolliti del ka.
Ho
capito.
La
decadenza di una civiltà si misura in chilovattora.
E
sesamo, e rucola, e susci.
58
milioni di gigamegasuperipervattora.
Non
sono gli italiani residui.
Sono
il picco dei consumi di energia elettrica.
Condizionatori.
Non
nel senso di influencers.
Il
mio si è rotto.
Qua
ci vuole un po’ di vita dura.
Altro
che paura.
E
chi lo sa se ne ho bisogno.
Tanto
la vita è solo un sogno.
Schizzi
di stupidera.
Si
sa l’effetto che fa.
La
calura.
Dà
in testa alla testa.
Che
calore dice la chiattona.
Saglienno
‘i gradi nun ce la fa.
Ma
c’è sempre un’altra via.
Di
vedere le cose.
Sintomi
di decadenza.
La
memoria si raffredda.
E
si fa finta che non sappia.
Non
tiratemi fuori i cambiamenti climatici.
Avrà
pure ragione l’Onu.
Ma
se oggi viaggiamo a quaranta ieri non eravamo mica a venti.
Quando
eravamo piccoli aspettavamo il solleone.
Ci
anticipava le vacanze estive.
Fino
all’alba di una partenza.
Tutti
stipati come elefanti in una cinquecento.
Stretti,
sudati alla volta del meridione.
Coi
finestrini chiusi.
Non
per spararci nel freddo.
Condizionatori
non ce ne erano mica.
Ma
per non fare entrare il caldo.
Questione
di prospettive.
Ricordo
la cattedrale dell’autosole.
Gente
che doveva lavorare.
Colate
di asfalto fumante.
In
un caldo dal bagliore accecante.
Che
direbbero loro di noi?
Era
pane e mortadella e un fiasco di vino.
Carboidrati, proteine, zuccheri a lunga conservazione.
Inconsapevole buonumore a pancia piena, e basso costo.
Senza
sesamo, senza rucola, senza susci.
Che
tra l’alto è pure mediterraneo.
Prima
che il sole si levasse, noi si festeggiava ad alici crude marinate.
Pesce azzurro popolare, mica pinna gialla imperiale.
Marinate
al sole della macchia.
Dalla
vegetazione bruciata.
Cresciuta
poco alla kalimma del sole.
Ma capace
di farlo senza acqua.
Così
abbiamo fatto la consueta trasmissione radio, ottantratrigesima puntata Odc
Ovoidale.
Un
caldo africano.
Un
caldo d’inferno.
E
lo sappiamo tutti.
E
una domanda sponte mi sorge.
Senza
condizionatori.
In
quanti chilovattora si misura la capacità di soffrire.
E
di accettare la sofferenza che fa parte del vivere.
Mentre
per ora decadiamo lentamente, come radioattivi.
Non
più capaci nemmeno di reggere un po’ di caldo.
Se
già adesso non ci stiamo più dentro allora siamo cotti e fritti.
Da
questo si misura la decadenza di una civiltà.
Sesamo,
rucola, susci e chilovattori condizionatori.
Da
Roncobilaccio in su.
O
forse a testa in giù.
Kalimmudda
ipsum dixit
E
pure,
Ndr.
Inzevato di citazioni, se vi pare
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