domenica 4 ottobre 2020

2020 10 02 –R-E-S-P-E-C-T

 2020 10 02 –R-E-S-P-E-C-T

 

Mi solleticano con un “parla di rispetto, per sé e per gli altri; la gentilezza”.

Bello parlarne.

A sapere cosa sia, questo rispetto.

Che poi ci si mette anche quell’associazione con gentilezza a complicare le cose.

Così rispetto sembra parente stretto di bontà.

Ma lo sarà sempre….?

Qua bisogna “etimarsi”, sprofondarsi negli etimi; ma la Treccani li sorvola e non ci aiuta granchè.

Rispètto (respètto) [latino respĕctus  «il guardare all’indietro; stima, rispetto»].

1. Sentimento e atteggiamento di riguardo, di stima e di deferenza, devota e spesso affettuosa, verso una persona: rispetto verso o per i genitori, i superiori, le persone anziane.

2. Sentimento che porta a riconoscere i diritti, il decoro, la dignità e la personalità stessa di qualcuno, e quindi ad astenersi da ogni manifestazione che possa offenderli.

Queste non sono etimologie, sono constatazioni di significato.

Eppure c’è un “guardare all’indietro” che dovrebbe insospettire.

Ma intanto che non sappiamo, chi di noi non ci si riempie la bocca?

Dal genitoriale “tu non hai rispetto per niente, quando io ero giovane…..” Cosa? Ti facevi le canne di nascosto senza alcun rispetto, o no ?

Al gergale nazionalslang “dai fratello, bella li cioè cazzo figa io ti rispetto un casino”.

Allora torniamo agli etimi.

Etimologia dal latino: respectus, da respicere guardare indietro, composto di re-indietro e spicio-guardare.

Ancora quel guardare indietro,….

E i latini ci capivano.

Magari non quanto i greci, ma se non altro per loro ereditarietà, dato che rispetto era anche λόγος.

Allora ho trovato una definizione di derivazione etimologica che mi pare proprio bella.

Non è farina del mio sacco, quindi è in corsivo.

Evitiamogli oscuri terreni del rispetto come osservanza e del 'rispetto a'.

Miriamo al cuore.

Rispetto. Sentimento e atteggiamento che nasce dalla consapevolezza del valore di qualcosa o di qualcuno; in conseguenza,osservanza; nella locuzione prepositiva 'rispetto a', in confronto a qualcosa o qualcuno.

Si chiede rispetto, si porta rispetto, si merita, si incute, si esprime, si manca di rispetto.

Ma, ancora, che cos'è questo rispetto, che affolla tanto i nostri discorsi, che ora si strascica fra sfumature stolidamente orgogliose, che ora incede fra altre di umiltà vibrante e nobile?

Il rispetto è il guardarsi indietro.

Si procede, ed è avanti che si guarda, tutta avanti è la nostra attenzione.

Ma il rispetto è quel momento di dubbio, di ricerca, di riflessione che ci ferma un attimo.

Voltandoci, abbandonando un istante la prospettiva della nostra corsa, del nostro volo, ci si apre tutto ciò che sta dietro, ci si presenta tutto ciò che viene lasciato indietro, quell'enorme cattedrale di sentimento, di pensiero, di valore che non esiste fuori dalle considerazioni del rispetto.

Il rispetto non ha il tono assoluto della dignità, si confà male ad usi strepitosi, orgogliosi e cerimoniali.

È un fenomeno intimo, di volizione spontanea.

Non si può chiedere: il rispetto se lo chiedi si stronca.

Chiedendo, richiamando si può suscitare stima, riguardo, consapevolezza, ma la cifra del rispetto sta in quell'istantanea, spontanea, intima volontà di voltarsi - e che solo per modo di dire - si porta, si merita, si ha.

Forse il rispetto si può soltanto 'fare'.(https://unaparolaalgiorno.it/significato/rispetto).

Non so chi siano gli autori.

Spero non siano neonazisti.

Il punto cruciale è dunque la consapevolezza del valore di qualcosa  e di qualcuno, anche se per vederli dovete voltarvi e guardare indietro.

Ma il succo è attribuire valore, dunque.

Ovviamente attribuendolo a dovere.

Vedete che così le locuzioni a cui siamo abituati assumono un senso più chiaro.

Ripeto, speriamo che gli autori di cui sopra non siano neonazisti, col web non si sa mai.

Perché resta il fatto che quando mami Aretha reclama rispetto, non altrettanto ne meritano i nazisti dell’Illinois, e io non ho mai potuto sopportare i nazisti in genere, figurarsi quelli dell’Illinois.

Quindi, massimo rispetto per quella generazione blues, come per tutte le altre perdute e no, anche se per guardare avanti spesso non si sono guardate indietro.

Ma se la tolleranza è stretta parente proprio del rispetto, allora ricordatevi che per difenderli, tolleranza e rispetto, certe volte bisogna intollerare, o irrispettare qualcosa.

E così si chiude il cerchio.

E il rispetto non è solo gentilezza e bontà del principio, ma è anche deterrente intelligenza valoriale, che poi altro non è che λόγος.

Con una dedica speciale agli assembratori seriali, visto che siamo pur sempre in periodo di Covid 4x4.

R-E-S-P-E-C-T

 

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