mercoledì 7 ottobre 2020

2020 10 07 – La guerra dei fondi

 

2020 10 07 – La guerra dei fondi

 

Si previde il baccello.

E’ arrivato il bacillo.

Ha portato chiusura, con il noto lockdown, che tanto sembrò di un pc lo shutdown.

5 secondi sul tasto di accensione e il mondo si è fermato.

Di botto.

E’ ripartito, ci hanno detto, ma sotto sotto solo a singhiozzo.

In principio tutti fummo spaventati dalla malattia.

Ma bastò poco tempo a tremar per l’economia.

Avevano messo dei segnali sui mezzi pubblici per calcolar le distanze.

Ieri ho preso il tram e le avevan scordate.

Tutti quegli adesivi posticci, a ricordarci l’urgenza.

Come d’incanto non chiedevano più deferenza.

Deve girare, la ruota del criceto, altrimenti si ferma svelato il segreto.

Riaprono pure le scuole, riempiendoci di fole.

Ci parlano di controllo, come se tutto fosse a posto.

E così, in un perverso nascondino, tutto rimane nascosto.

E’ curiosa la manipolazione di massa.

Prima ci hanno terrorizzato, per poterci manovrare.

E adesso, nella stessa situazione, e’ tutta una gara al minimizzare.

Gira la ruota, gira la ruota.

In questo strano nascondino, tutti orgogliosi dei fondi trovati, come un cane che gioca con l’osso, va tutto rimosso.

Ricostruire dovete, ci dicono a rete.

Crogiuolo di pippe, ad ingrassare le trippe.

Tutto in mezzo, sembra un mare d’Europa di fondi.

Ma a guardare più dentro è solo un laghetto.

Soldi stampati, da qualcun altro, soldi prestati, a fare dell’altro.

Ma come sarà che vadano usati?

Ecco, questo ancor non emerge dai fiati.

Intanto son 200 miliardi, prestati infingardi. A fondo perduto nel bicchier mezzo pieno.

Il sistema Italia vale beni strumentali per 15.000 miliardi. Sono il motore a vapore. Col suo fuoco a carbone da mantenere in vita con questo fiammifero.

E poi come vadano usati: han tutti i primati.

Green deal, digital thrill, school skill, health steel, italian appeal.

Ci manca solo chiù pil, nel senso d’u pil.

Queste sono le ricette, in mezzo alle quali qualche idiota spara ridurre le tasse, o costruire il ponte.

Infrastrutture, oltre quelle della filastrocca del pil.

Si magari. Ma dove prendere i soldi?

E’ vero che negli ultimi decenni l’Italia ha sofferto di una cronica mancanza di investimenti, tanto da arrivare ad investimenti netti negativi. Vuol dire che non abbiamo fatto nemmeno quelli di sostituzione, necessari a mantenere il sistema in condizione di produrre il Pil (questa volta senza u)

Ma la sovranità monetaria è rimasta in Europa, e meno male, che ci comprano il debito che altrimenti noi avremmo continuato ad accumulare, fino al “grande Bot”.

Ce l’abbiamo nei geni, dobbiamo spendere per questioni socio elettorali, soprattutto di consenso elettorale, e votando ogni 3 x 2 ogni volta si doveva imbonire qualcuno.

E poi abbiamo la sindrome del vorrei ma non posso.

Appena ci mettono in mano un pezzetto di “posso”, ecco che noi sbraghiamo mordendoci l’osso.

E l’Europa non ci ha pensato quando ha imposto il 3% annuo di deficit.

Dovevano dire – 3% per chi sta bene, + 3% per chi sta male.

Vuoi vedere che avevano ragione quegli spocchiosi antipatici dei frugali ?

Chissà per quanto ancora, la Bce continuerà a comperare anche macchine usate.

Il debito pubblico è aumentato di 200 miliardi, anche lui come il previsto recovery fund.

Dicono che fosse l’unica cosa da fare. E’ forse vero.

Ma non dicono come si pensi di uscirne. Il debito è sostenibile, dicono. Si, forse, ma da chi? 

“Accattatavillo”, direbbe un indomito speranzoso esortativo piazzista di strada ben consapevole della sua improbabilità.

E quindi in tutto questo, adesso ci troviamo da usare i soldi del “fund”, più di metà da restituire.

A proposito, a beneficio della classe dirigente che così poco capisce di conti, si dice “fand”, che vuol dire fondi, e non “faund” che vuol dire trovato.

Anche se “trovato” risponde meglio a significare la natura reale dei fatti.

Trovato per caso e per grazia ricevuta di un’Europa che pare si sia desta, o forse infine destina.

Allora speriamo che ci commissarino davvero e che controllino come ce li spendiamo questi “fondi noccioline” di cui tutti si riempiono la bocca.

Sarà l’ultimo treno, che dovremo evitare di rapinare come nel nostro far west.

E questa sarà la guerra dei fondi.

Per non affondare ci vorrà qualcuno capace di disegnare l’uso dei fondi e non trattarli da sfondi.

Sfondando il muro di gomma e tornando a fare i fondatori.

 

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