sabato 17 ottobre 2020

2020 10 17 – Istruzione ? Tzu no mi, ma mi anca si.

 

2020 10 17 – Istruzione ? Tzu no mi, ma mi anca si.

 

Uè, sciura Pina.

L’ha sentì alla televisiù?

L’hanno ditto che l’è arrivàda l’onda granda.

Ma non semo minga giù in teronia.

Gh’avemo minga il mare.

Che onda l’è?

Ma lei lo sa como se ciama?

Tzu no mi.

Ma deve essere una bruta storia di ascionanse.

Ecco, forse tzunomi.

O tsunami.

E dai e dai anche da noi è arrivata la seconda ondata.

Proprio mentre ci crogiuolavamo nel nostro tipico italianismo alla “semo i più furbi, come l’hamo gestita bene, alla faccia dei francesi che le balle ancora gli girano”, è partito il tiro al piccione al grafico più bello.

E sono tutti uguali.

Dopo le scuole, tutti in erezione degna di un priapismo quotidiano, neppure mattutino, che ammalarsi ci si ammala alla Totore: a tutte l’ore.

E minimizzano.

Tutto sotto controllo.

Faremo i locdaun selettivi, come dei cecchini antivirus: si e chi e cosa selezioniamo?

Quattro discoteche, un paio di bar fino alle 18 e tre ristoranti fino alle 24?

Qui continuano con la minimizzazione del “stiamo a vedere cosa ci tocca”.

Legittimando una immunità di gregge implicita, come influencer da effetto esposizione e ripetizione.

A furia di ripetere che è tutto sotto controllo la gente ci crede, fino a quando davanti allo tsunami si ricrede, rivalutando infine la fede, se non la buona fede.

E che Dio ce la mandi buona.

D’altronde siamo un paese di santi.

Vuoi che non ce ne sia uno che ci da una mano?

San Genna’: fammi vincere alla lotteria. Figlio mio, io te facissi pure vincere, ma tu ‘o biglietto almeno te lo vuoi accatta’?

A me sembra che stavolta non si scherza un cazzo.

Partita a tradimento, l’onda rotola imperiosa ed impetuosa davvero come uno tsunami.

2000, 4000, 6000, 8000, 10000.

E meno male che per ora è lineare. Cresce tanto, ma sempre allo stesso andamento.

Seppur andamento come vento, non più brezza come fu a inizio anno.

Basta poi pensare all’estero e ci si prospetta la realtà dello tsunami virale.

Ma ce l’avevano detto.

In autunno arriva la seconda ondata.

Ma mica ci avevano detto che sarebbe stata come un invencibile grande y felicisima armata.

E intanto hanno perso i mesi di tregua.

Invece di prepararci, abbiamo struzzato la testa nemmeno sotto la sabbia, solo girandola dall’altra parte.

Una cosa in particolare mi fa incazzare, che le balle ancora mi girano.

In principio furono i francesi.

Mia figlia in Francia ci vive e ci va a scuola e in classe hanno avuto già due o tre casi.

Mandati a casa, tutta la classe è rimasta in classe, e che Dio abbia fede lui stesso nelle mascherine.

Ma noi seguiamo a ruota, o a rota se preferite le assuefazioni.

Allora anche da noi adesso si accorgono che le scuole sono assembranti.

E poi ci sono gli autobus per arrivarci.

Ma le scuole non si potevano tenere chiuse?

No, non è possibile.

C’è la questione sociale.

E poi i genitori non possono pagare le babysitter.

E poi tanto i giovani guariscono subito.

Si, tirandosi dietro uno strascico da untori fino a quando compaiano i monatti.

La scuola e l’istruzione in genere sono un settore che non genera PIL incrementale immediato (su quello futuro è un altro discorso), e quindi non vincolano la questione economica, oltre la sanità che però ovviamente va tenuta aperta a meno di non optare per una iperbolica immunità di gregge terminale a tappeto.

E la difesa, che però serve a caricare i suoi camion di morti e presto a mantenere l’ordine pubblico nelle strade. Come in Iraq.

Ma tornando alle scuole, per meglio dire, non intendo chiuse in senso classico.

E’ che come sempre chi decide è di una lentezza esasperante che in fondo sa di presa per il culo.

Non mi venite a dire che non si può, perché io sono in smart working da mesi e garantisco che si può benissimo, anzi meglio, che non c’è traffico, trasferimenti, smog e così via.

Certo, bisognava prevedere degli ammortizzatori per i lavoratori, ma tanto a tenere aperte le scuole li pago lo stesso e non ho ricavi immediati in ritorno.

Allora ecco che parlano tanto di digital deal.

Ecco come nei tre mesi di tregua avrebbero dovuto riconvertire la scuola.

Invece di pensare a imbiancare o mettere i banchi singoli, si doveva verificare e dotare tutti di dispositivi adeguati.

Vale a dire PC non telefoni, che sul telefono ci ciatti non ci studi mica, ovviamente in connessione alla rete compresa nel prezzo.

E non parlo solo di bonus e incentivi, pur opportuni se mi impongo per legge.

Intendo obbligo di proprietà agevolato.

Mica tutti ce l’hanno un PC funzionale, non lo sapevate?

Restava il problema, annoso in Italia e soprattutto al Sud, del digital divide che non so se risolvibile in 3 mesi, ma segnalo che esistono strumenti che vengono usati, nelle zone scoperte dai major player, che danno comunque l’accesso alla rete a intere piccole comunità.

Si parla tanto di digital deal, poi alla prima occasione buona di fare qualcosa, si opta per il speriamo in Ill.

Infine una nota di nostalgica archeologia industriale.

Certo se avessimo avuto ancora l’Olivetti sarebbe stato più facile fare una convenzione, e probabilmente quelle generazioni di illuminati lo avrebbero fatto per il bene del paese, cosa che non è nei geni di una catena di spacciatori tecnologici come quelle oggi in voga.

Ricordiamocelo alla prossima tentazione di privatizzazione e snazionalizzazione.

Allora, per questo tanto agognato digital deal, che parta davvero, che ci sia una classe dirigente di illuminati a farci vedere una luce.

Senza di essa tutti i deal di propaganda del rilancio, e non solo quello digital, resteranno soldi sprecati che lasceranno solo debito a cui saremo impiccati dal primo conquistadore di Invincibile Grande y Felicisima Armada che passi per le nostre lande e che magari sta già aspettando godendosi l’inerzia nazionale.

Pronto ad istruirci solo di imbonerie da conquistatore.

Allora non si sa mai che a qualcuno venga in mente di privatizzarle, per quattro spiccioli ovviamente, scuole ed istruzione, necessarie a mediare soprattutto in era di social media che a imbonire disgregare e manipolare ci pensano già abbastanza da soli.

L’istruzione è il vaccino, e questa volta non è una metafora.

Ma si può fare anche moderna.

Magari per il periodo che serve.

O forse una volta abituati e organizzati ci si accorge che quel limite di periodo non serve più.

 

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